Bruciati vivi

Un estratto del romanzo di Daniela Stallo

 

 

 

 

 

SETTEMBRE

 

 

 

12 settembre, giovedì
Ventinovesimo anno che spiego l’argomento, non certo la ventinovesima volta, perché le volte, in effetti, sono il doppio o poco meno. Più classi prime in ogni anno scolastico, così lo ripeto anche a distanza di un giorno, se non l’ora successiva. Stesse parole da ventinove anni.

Primo argomento, primo giorno di scuola, non faccio tante storie, loro non hanno il quaderno, dico di strappare un foglio, che poi lo ricopieranno, niente presentazioni né conoscenza della classe, nessun augurio, nessuna frase di circostanza. Neppure il mio nome, dico, si informeranno. Nessuna confidenza.
Vado alla lavagna, loro guardano, per il momento in silenzio.

 

norma giuridica → regola obbligatoria

precetto → comando o divieto → è vietato fumare

dobbiamo pagare le tasse
+
sanzione → pecuniaria, detentiva, accessoria

 

Copiano, qualcuno strabuzza gli occhi, qualche miope si sforza.
Copiano e non chiedono spiegazioni.
Non si sentono ancora autorizzati a commentare, devono osservare l’ambiente, noi insegnanti siamo estranei e loro non si fidano, non sanno se alle superiori funziona come alle medie. Chiedono se preferisco un quaderno a righe o a quadretti, rispondo che sono liberi di scegliere, in fondo non me ne potrebbe fregare meno.
Lo domandano da ventinove anni, nelle prime, qualcuno chiederà se ho la laurea, se rimarrò fino in quinta, ma fra qualche giorno, quando avranno deciso se gli vado a genio. Non rispondo a nessuna domanda.
Ansia, stamattina, arriva puntuale, è sempre un debutto sul palcoscenico.
Nell’ultimo quarto d’ora, test d’ingresso, si valuta il livello raggiunto alle medie. Dal cortile la bidella rompe il silenzio e urla a quell’altra che ha comprato una bicicletta per cinquanta euro.
Alla fine della lezione saluto una collega che rientra oggi, farfuglia di problemi e di ospedali, buon per te, dico, hai evitato quindici giorni di riunioni e discussioni inutili.
Lei non pare apprezzare il commento che, forse, non era opportuno.
Oggi, qualche anno fa, sarebbe stato il momento di ritirare i registri personali e portarli nel cassetto. Era bello. Alla novità non mi ci abituo.
Vado via, per oggi è già troppo.
Sulla strada del ritorno, il caldo di settembre. L’aria condizionata in auto non funziona, è la quarta estate, questa che finisce, senza climatizzatore, hanno chiesto più di mille euro per sistemarlo, una spesa sprecata per una macchina tanto vecchia. Così vado con i finestrini abbassati. Il sudore si fa molle tra le spalle e lo schienale. Sul sedile si è formato un alone opaco. Entra aria calda e anche la ventola ne sputa a soffi. Guido più veloce perché si crei corrente, non funziona. Un’ora con queste manovre.
Al supermercato l’aria condizionata toglie il fiato. Compro frutta e due merluzzi, insalata e un barattolo di maionese in offerta. Poi acqua.
A casa spalanco le finestre, ma viene dentro l’afa. Accendo il condizionatore, sul divano provo a respirare. Thomas torna per il pranzo, ma soprattutto per una doccia. L’aria condizionata non gli piace, in negozio deve tenerla accesa tutto il giorno e non la tollera più. La spegniamo e si addormenta per dieci minuti in un calore insopportabile.
Quando ti lascio per un paio di giorni la lavastoviglie, poi manca tutto, sale e brillantante.
Torna al lavoro.
Guardo intorno e non capisco come sia possibile, un nuovo inizio di anno scolastico, una sferzata innaturale. Non posso credere che in questo clima debba ripetere le solite cose.
Telefono ai miei genitori per sapere se sopportano il caldo. Non rispondono, certamente sono andati a passeggiare. Mangeranno un gelato. Mi riprometto di richiamare, ma poi non ne ho voglia.


Arkadia Editore

Arkadia Editore è una realtà nuova che si basa però su professionalità consolidate. Un modo come un altro di conservare attraverso il cambiamento i tratti distintivi di un amore e di una passione che ci contraddistingue da sempre.

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