I Disconnessi
Seduto insieme a Violet, prima che esplodesse il buio, sulle sedie di plastica del Bar 2000, beviamo una birra popolare ghiacciata, sperando in ogni sorso di trovare un attimo di tregua dal caldo asfissiante, immobile e afoso di questa estate infinita, prima piacevole e adesso insopportabile, ancora cocente in questa serata di fine settembre.
Ci guardiamo negli occhi, abbiamo un’infinità di cose da dirci ma non sappiamo da dove iniziare, così rimaniamo in silenzio.
La radio propone musica commerciale a palla, poi inaspettatamente Creep dei Radiohead e il ritmo di una canzone che abbiamo cantato insieme decine di volte fanno da sfondo alle nostre parole che finalmente vengono fuori fitte e veloci, piene di un senso e di una percezione differenti dal solito.
Sembrano le stesse parole di sempre, «Sei così dannatamente speciale. E anch’io vorrei essere speciale», ma adesso hanno una nota e un tono leggermente diversi, anche se formano ancora le frasi smarrite e angosciose di noi due, molto confusi, pieni di paura e per sempre innamorati.
Violet mi guarda con i suoi occhi bellissimi.
I suoi capelli lunghi e ricci, di un nero africano, mettono ancora più in risalto le sue iridi azzurre. Sembra che il suo sguardo cerchi qualcosa dentro di me, qualcosa che non trovo più neanche io. Cerca le risposte a tante domande che come mosche fastidiose ci ronzano in testa, confondendoci i pensieri.




