I rifugi della memoria

Un estratto dal romanzo di José Luis Cancho

Mentre scrivevo queste memorie, ho pensato a lungo se citare i nomi di quelli che hanno condiviso con me alcune tappe della mia vita. Alla fine, tranne che per i quattro poliziotti e per alcuni scrittori, ho deciso di non menzionare nessuno. Però vorrei dedicarle a quelli con cui ho vissuto l’avventura – così coinvolgente, così istruttiva – della lotta politica e, in qualche caso, della permanenza in carcere. Alcuni di loro sono scomparsi: José Serrano, Jorge León, Fernando Urdiales, Jesule Castro, Nazario Aguado, Agustín Acosta, Ramón Belategui, Juan Huertas, Jesús Reguilón, Antonio Montesino, Javier Palacín… Altri sono ancora vivi: Miguel Casado, Joaquín Castrillón, Florencio Hermosa, Ovidia Vinuesa, Alfredo Gutiérrez (Jarry), Fernando Valiño, Miguel Ángel Verdugo, Juan Carlos Valle (Karlotti), Francisco Herrera, Carmen Bolaños, Benito Hernández, Arantxa Sanz Aguirre, Gerardo Cancho, Miguel y Maribel, Carlos Vadillo, Fernando y Soledad, Chema Elena, Jovita Briones, Quique Herrera, Pura García, Marciano Esteban García, José María Calleja, Mario Barajas, Marco Mira, Carlos Castro, Fernando Estrada, Javier Gil, Carlos Azcona, Jorge Simón, Gonzalo Tejerina (el guaje), Jorge Letamendía, Marta Campoy Fernández, Valentín Merino, Elías Cedrún, Mary Roscales, Pedro Zamorano, Francisco Sanz, Alfonso Cuesta (el desaparecido), Sergio Gaspar e tanti altri.

 

 

I

 

 

Invecchio, e il mio vocabolario si impoverisce. Mi sento come se stessi imparando una lingua straniera. Mi consolo pensando a Beckett, che scelse il francese come lingua letteraria e diceva: «Scrivo in francese per rendere ancor più povera la mia scrittura, per lavorare a partire dall’impotenza». Il mio rapporto con le parole è confusionario, mi ci vuole del tempo per trovare quelle che cerco. Anche il dizionario non mi aiuta: il più delle volte non so da che lettera cominciare a cercare. Ma c’è di peggio: come in una regressione all’infanzia, ho dei dubbi sulle basi dell’ortografia e della sintassi. Tutta questa confusione mi fa disperare. Decisamente ho cominciato a perdere la memoria; non so dire fino a che punto. Mi è venuto da pensare che i miei problemi di espressione abbiano a che fare con il ribrezzo che provo per tutto ciò che riguarda le chiese e l’arte sacra. Mi sembra pure che dipenda dal fatto che non vado al cinema da anni, e precisamente da quando si usa il nuovo sistema per il sonoro. Nelle sale il volume è assordante. Tutto questo è un po’ assurdo. Più cose smetto di fare (andare al cinema, visitare chiese, viaggiare…) meno parole mi si affacciano in testa. È come una condanna che, oltre a non finire mai, diventa sempre peggiore con il passare dei giorni. Il mondo si riduce alle cose essenziali: dormire, passeggiare, leggere, mangiare… Be’, non tengo particolarmente neanche alla cucina. Con lo stesso ritmo con cui semplifico e restringo il mio linguaggio, riduco anche gli alimenti. Non fumo, non bevo, non guido, non viaggio. Con tutte queste rinunce non c’è da meravigliarsi se dimentico le parole. Ricordo l’epoca in cui fumavo. Ero in carcere. Fumavo sigarette di tabacco biondo senza filtro che tingevano di giallo le dita. Appena uscito dalla prigione ho abbandonato le sigarette. E non ho più fumato. Il tabacco mi fa pensare automaticamente alla galera. La rinuncia a bere ha un’altra spiegazione, ma uno ha un bel voler giustificare l’assenza di vizi: tutta questa astinenza è sospetta. Julio Ramón Ribeyro nel suo La tentazione del fallimento ha scritto: «Non mi fido affatto della gente che non fuma e non assaggia neanche un bicchiere di bevande alcoliche. Deve essere gente terribilmente piena di vizi». A me l’alcol e l’amore fanno venire il mal di testa. L’amore è stucchevole come un vino troppo dolce. La mia unica passione è l’indifferenza. Il mio proposito è scrivere dal punto di vista di un morto. In almeno un’occasione lo sono stato: morto. 


Arkadia Editore

Arkadia Editore è una realtà nuova che si basa però su professionalità consolidate. Un modo come un altro di conservare attraverso il cambiamento i tratti distintivi di un amore e di una passione che ci contraddistingue da sempre.

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