Intervista a Luigi Cancrini, curatore della prefazione del nuovo libro di Michela Capone “Ascoltami”.

da: L'Unione Sarda
L’Unione Sarda
27 settembre 2014

 

Incontri culturali. Rassegna “GustiDiversi” a Cagliari: confronto sui figli dei divorziati. Storie di “nuovi orfani” divisi fra mamma e papà.

 

L’occasione del confronto col professor Cancrini è stata la presentazione del libro del giudice Michela Capone, “Ascoltami. Le parole dei figli spezzati” che racconta le storie dei figli dei separati. Quando un matrimonio si rompe succede quasi sempre così: papà e mamma diventano due bambini capricciosi e puerili, i figli si trasformano in adulti responsabili e saggi. Ci vuole pure qualcuno che, se gli altri perdono la testa, la sua continui a mantenerla ben salda sul collo. Certo, crescere anzitempo e farsi carico di tanta sofferenza, che è solo una manciata d’anni che si è al mondo, lascia conseguenze. Alle volte, un certo disincanto, fino al cinismo, verso le relazioni tra umani, altre volte, un’identità sbrindellata che va in frantumi alla prima difficoltà. A far pensare è che la questione non riguarda un numero marginale di famiglie, al contrario, come sostiene lo psichiatra e psicoterapeuta Luigi Cancrini, la quantità di separazioni conflittuali aumenta vorticosamente e sempre più pressante è l’esigenza di un aiuto terapeutico sia per i genitori sia per i bambini. Tra gli esperti più autorevoli a livello internazionale sulle dinamiche familiari, il professor Cancrini, fondatore negli anni Settanta, del Centro Studi di Terapia familiare e relazionale, è stato ospite l’altra sera della Locanda dei buoni e cattivi per la rassegna “GustiDiversi”, il mercoledì letterario dedicato alla saggistica e alla narrativa che abbiano per tema il sociale. L’occasione è stata la presentazione del libro del giudice Michela Capone, “Ascoltami. Le parole dei figli spezzati”, pubblicato da Arkadia, che racconta le storie dei figli dei separati. La difficoltà maggiore nelle separazioni conflittuali, secondo l’accademico romano, «è il contenimento del dolore che questa ferita procura alla coppia». Una mareggiata che erode ogni possibilità di ragionare in maniera serena su quanto è successo. «La separazione è un lutto che consegna ai bambini, loro malgrado, il compito di arginare la disperazione dei genitori». I ragazzi imprigionati nelle separazioni conflittuali, dice Cancrini, «si fanno più adulti dei loro padri e delle loro madri, si preoccupano per loro, mettono da parte i loro bisogni per tamponare quelli dei genitori». E anche in questo caso, «il fatto che i ruoli del maschile e del femminile in casa, non sono più distinti come una volta, inasprisce il conflitto». Fino a pochi anni fa non c’era bisogno di scegliere, i figli erano affidati alla madre e punto. Oggi che i papà cambiano i pannolini e cantano le ninne nanne come le mamme, nei bambini «dover star con l’una anziché con l’altro genera una lacerazione profonda». Non è una soluzione efficace neppure l’istituto dell’affido congiunto, secondo il professor Cancrini, perché, nella pratica, «esso è usato più come strumento di rivendicazione dei diritti del genitore che come strumento di tutela del bambino». Insomma, padre e madre si contendono il figlio come un bene che non intendono più condividere, anziché considerare le sue richieste e organizzarsi a partire da quelle. E siccome, quando si sposa una persona, si sposa anche la sua famiglia, e i nonni non sono più quelli di una volta, intorno alle separazioni, lamenta Cancrini, «si formano delle vere e proprie tribù». Avviene, in altre parole, una regressione collettiva allo stadio selvaggio, in cui anche le famiglie d’origine della coppia, con gli amici al seguito, partono lancia in resta l’una contro l’altra. Il bambino, intanto, assiste impotente «allo sfaldamento di quel guscio protettivo e rassicurante che dovrebbe essere la sua famiglia. A causa della lunghezza dei processi poi, il disagio può durare per anni». Tempo addietro, si era indicato nella mediazione familiare una via per ricomporre i litigi di coppia in una maniera che salvaguardasse la serenità dei bambini. Secondo l’accademico romano, è difficile valutare l’efficacia di questo tipo d’interventi, volti soprattutto a ricordare, ai mariti e alle mogli, che si può smettere di stare insieme, ma si è genitori per sempre. Il fatto è, chiosa Cancrini, che «quando un legame affettivo si rompe le emozioni negative prendono il sopravvento e fino a quando non si elaborano e assorbono, feriscono, e talvolta distruggono».

(Franca Rita Porcu)


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