La Medusa di Romina Casagrande su “L’Alto Adige”

da: L'Alto Adige
L’Alto Adige
5 dicembre 2014

Casagrande, stregata dalla Medusa e dal romanzo storico

Venne disapprovato e osannato, condannato e glorificato. Frazionò critica e pubblico, frantumò l’opinione comune. Come tutte le cose che segnano un punto di rottura. Fece scalpore: ed è quanto cerca, in fondo, ogni artista. Ci riuscì Théodore Géricault con il dipinto La zattera della Medusa (Le Radeau de la Méduse), realizzato nel 1818-19. Da quel quadro monumentale, intenso, dal retropalco di quell’epico naufragio ha attinto Romina Casagrande per il suo nuovo libro. Meranese, classe 1977, laureata in Lettere a indirizzo classico, si divide fra i ruoli di insegnante e di scrittrice. Ha esordito con “Amalija” nel 2011, dopo tre anni è già il suo quinto libro, “La Medusa” (Arkadia Editore). Nessun timore nell’affrontare il pubblico, sembrerebbe. «A dire il vero, malgrado fossi attratta dalla scrittura, all’inizio mi sembrava qualcosa di così “alto”, mi creava un certo rispetto reverenziale». Quasi si schernisce, Romina, quando le si domanda da dove comincia la sua storia. L’energia per dare inchiostro alla propria vena, sussurra, l’ha trovata in un momento in cui suo padre ha dovuto affrontare una malattia. Scrivere le ha dato sfogo e appagamento. Prima impegnandosi nel genere fantastico, prendendo spunto dalle leggende altoatesine. Poi, avvicinandosi al romanzo storico. Un percorso che approda a “La Medusa”. Quando parla del suo lavoro uscito qualche mese fa, diventa un fiume in piena: «La Medusa albergava nei miei pensieri da quindici anni. Mi ero confrontata con il dipinto e la sua vicenda all’università nel corso di una specializzazione in Beni culturali. Ero subito rimasta affascinata dalla storia raccontata da Géricault con il pennello, avrei voluto indagarne la psicologia, ma le cose della vita mi hanno fatto rimandare l’appuntamento». Ma se un appuntamento lo vuoi davvero, prima o dopo scocca l’ora «e ho casualmente rincontrato quel dipinto un anno fa. A suo tempo ero anche andata a Parigi per ammirarlo dal vivo, al Louvre, e a Parigi sono tornata». Per incrociare nuovamente quella strada, la strada per dare parole a quanto il pittore narrò olio su tela dentro una cornice di sette metri per cinque. Ovvero la storia della fregata francese Méduse che nel giugno del 1816 s’incaglia al largo delle coste della Mauritania durante un viaggio verso il Senegal, delle scialuppe che salvano i passeggeri più illustri mentre i “non privilegiati” vengono abbandonati al loro destino, della zattera sulla quale cercano disperatamente di scamparla: un microcosmo di sofferenza, una questione di sopravvivenza. Passano tredici giorni prima del momento in cui il battello Argus scorge la zattera. I superstiti sono un manipolo di uomini sfiniti, decine i morti, vittime della fame, della sete, della disperazione. La notizia desta sensazione in Francia, scuote le opinioni, le morali e la politica. «Il giovane Géricault – spiega l’autrice – viene assorbito dalla vicenda e ne scorge la possibilità di affermarsi come pittore. Nelle pagine si entra a fondo nella sua esistenza e nei suoi pensieri, quelli di un uomo che quando comincia a dipingere il suo capolavoro per il Salone Annuale di pittura si estranea dal mondo. Attorno a lui orbitano vari personaggi. Il libro mantiene una nota fantastica, sfila lungo una trama romanzata ma ha una solida base storica». Il romanzo si sviluppa su due piani temporali narrativi, Senegal 1816 e Parigi 1818. I fatti narrati sgorgano da una documentazione che poggia su fonti letterarie e storiografiche, rintracciate grazie alla collaborazione con il dipartimento di storia dell’arte dell’Università di Roma. Ed è così che tra il bodoir di Madame e la polvere delle Salpêtriere, l’ospedale psichiatrico, gli acrobati del circo, riti vodoo e leggi sulla tratta degli schiavi si muovono personaggi come il giovane Liz e il piccolo Titù, il bambino senza voce, «costretti loro malgrado a recuperare un passato orrendo e guardare negli occhi la propria Medusa». Domenica il libro verrà presentato alla libreria Mardi Gras di Bolzano, alle ore 16, con la lettura di alcuni passi a cura di Isabella Repole e l’accompagnamento musicale di Daniel Faranna.

(Simone Facchini)


Arkadia Editore

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