La Nuova Sardegna: il quinto volume di Feste e Sagre in Sardegna

da: La Nuova Sardegna
La Nuova Sardegna
6 luglio 2012
Dalla Sartiglia di Oristano ai carri allegorici di Tempio

 

Ai primi di febbraio si tiene a Gergei, paese della Trexenta ai piedi della Giara di Serri, la festa di San Biagio, che si distingue perché il comitato organizzatore, “s’obreria”, è composto di bambini; e perché s’incentra nella benedizione de “is sessineddus”, cestini ricolmi di dolci e frutta secca così chiamati perché confezionati con gli steli di un’erba acquatica chiamata “sessini”. I cibi che vi sono contenuti divengono un toccasana per i mali della gola, dei quali il santo è guaritore. Le celebrazioni di Gergei sono le uniche a carattere non carnevalesco di cui si parla nel quinto volume della collana “Feste e sagre in Sardegna”, pubblicata dalla “Nuova”, che sarà in distribuzione da domani con il giornale (176 pagine, euro 7,90). Tutto il resto delle pagine è dedicato alle esibizioni delle maschere e agli altri divertimenti del Carnevale che si svolgono in febbraio e in marzo: gli autori dei testi, Michele Pio Ledda, e delle foto, Antonio Meloni – che hanno lavorato per incarico dell’editore Arkadia di Cagliari -, ci conducono in 17 tra paesi e città dell’isola. Solo chi è già molto esperto della materia può non provare meraviglia nello scorrere le pagine del volume: accanto alle manifesatzioni più generalmente conosciute ne vengono illustrate infatti molte altre che sono rimaste sinora confinate nella singola località, o sono frutto del recupero recente di tradizioni abbandonate qualche decennio fa. Tra le più note ci sono quelle che si svolgono nei centri maggiori, la Sartiglia di Oristano in primo luogo, alla quale si aggiungono la “Sartigliedda”, disputata dai bambini con cavallini della Giara, e la Sartiglia “di canna”, dove i più piccoli vengono dotati di un cavalluccio ricavato, secondo un’antica tradizione, da alcuni pezzi di canna. Sì, perché il cavallo è una componente essenziale dei tornei che coinvolgono i cavalieri di tutte le età nel tentativo di infilzare una stella mentre sono in corsa. A Tempio Pausania il pubblico accorre invece per assistere alla sfilata dei carri allegorici, accompagnati naturalmente dai gruppi in maschera, sempre fantasiosi, allegri e scanzonati. Il modello è probabilmente il Carnevale di Viareggio, ma i tempiesi si sono poi resi autonomi, e hanno imparato a realizzare le grandi macchine teatrali e i fantocci che prendono di mira di volta in volta i personaggi del mondo della politica, dello spettacolo e dello sport. Ma ci sono anche maschere di alcuni centri minori che sono ormai conosciute da un pubblico vasto, se non altro perché da anni partecipano ai grandi raduni del folklore isolano come la “Cavalcata” di Sassari e la sfilata per la festa del Redentore a Nuoro. È il caso dei “mamutones” di Mamoiada, che si muovono al ritmo dei loro campanacci e sono accompagnati dagli “issocatores”, capaci di prendere di mira una persona e di colpo raggiungerla col lancio di un loro laccio (la “soca”). Nel loro lungo giro per le contrade dell’isola Ledda e Meloni ci conducono poi alla ricognizione di altre manifestazioni di una certa notorietà, come “sa carrela’e nanti” di Santu Lussurgiu, le esibizioni dei “boes” e dei “merdules” di Ottana o quella dei “tumbarinos” di Gavoi; ma anche di tante altre, tutte da scoprire, a Orani e ad Austis, a Samugheo, a Seneghe, a Sinnai…


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