“L’ombra di Kafka” su Anobii
La recensione di Effe Elle
Effe Elle ha scritto una recensione
Un appartamento, tre coinquilini, Cristina, Fabio, Giulia, la tesi su Kafka e un falsario
Mica capita spesso una recensione scritta quasi direttamente dall’autore. Alba del resto è laureato in filologia moderna a Catania e insegna lettere alle superiori a Torino. Scrivere gli viene facile e se lo troviamo al secondo prodotto narrativo in sei anni, ritiene di avere parecchio ancora da dire. Tanto che, nel presentare un romanzo così originale, personale, per niente già visto nello sviluppo dell’intreccio, ha voluto farlo precedere da “L’inizio” e chiudere da “Uscire di scena” (titoli del capitolo d’avvio e del finale), in cui di fatto recensisce il suo lavoro.
“Questa è la storia” di Cristina, degli amici di Cristina e della tesi di laurea di Cristina. È la storia di come queste tre storie, inspiegabilmente, siano diventate una sola. Questa è anche la storia di un paio di scarpe penzolanti appese a un filo, di un’edizione apocrifa di Kafka, di un misterioso traduttore e di un matto che affolla le videoteche romane. Soprattutto questa è la storia “di una sublime incazzatura, di un fallimento, di una grossa macchia di caffè, di una serie di incomprensioni che si sciolgono solo nel piacere della lettura, nel perdersi tra le pagine di un romanzo all’alba di un nuovo millennio che sta per cominciare”.
Infatti, si svolge nel 1999, alla vigilia del 2000 e con lo spettro del Millennium Bug.
“Riguarda, questa storia, le vicende personali di Cristina, di Fabio, di Giulia e di alcuni altri personaggi di carta e di finzione che affollano le pagine di questa buffa invenzione. Ma riguarda soprattutto i libri, che fra le buffe invenzioni sono sicuramente quelle più straordinarie con cui ci può capitare di avere a che fare”.
Sì, questo è il romanzo di tre giovani, due ragazze e un Fabio o, se vogliamo, di Giulia che coabita con Fabio che ama la coinquilina Cristina che a sua volta lo considera non più di un amico (generoso a letto) e cerca altri, non per forza bellissimi e sexy.
Oppure, questo è il romanzo di Cristina. Non si considera bella, non è quello che conta per lei, ma per Fabio lo è. Laureanda in lettere – in barba alle attese della mamma, prestigiosa professoressa di chimica che non apprezza gli studi umanistici ed è sempre esigente con la figlia e i suoi risultati – abita in un appartamento in affitto a San Lorenzo, Roma sud, con Fabio e Giulia, l’ultima arrivata, un anno prima, imbarcata e coinvolta, nonostante faccia di tutto per sembrare antipatica.
Non era stato affatto facile trovare una stanza, finché non l’aveva colpita un bigliettino diverso da tutti gli altri, formattati al computer, uguali, precisi, piatti. Quello era l’unico scritto a mano, con grafia femminile, coloratissimo, in tante lingue è con un recapito telefonico. Una camera singola in un bel palazzo d’epoca, a pochi passi dalla sua Accademia di belle arti.
Quando aveva visitato l’appartamento, si era presentata puntuale, com’è solita fare e loro si erano mostrati estremamente cortesi, anche troppo per i suoi gusti. Un concentrato d’insopportabile garbo, mentre lei è un po’ avara di cortesie.
Se Fabio non faceva altro che offrire biscotti, sistematicamente rifiutati, Cristina le aveva mostrato la camera, avvertendola che il termosifone non bastava. Giulia aveva un po’ scioccamente risposto di amare il freddo. “Mi fa sentire viva”. Ogni tanto si comporta in questo modo, le capita di dire cose fuori luogo e di sembrare asociale. Veste solo di nero, non ha mai avuto una storia con un ragazzo, nemmeno una ragazza.
Il romanzo è anche la tesi di laurea di Cristina, su Kafka. Lo scrittore boemo, le sue pagine, la vicenda della distruzione mancata post mortem delle sue opere, un falsario di scritture, vanno al passo con le vicende sentimentali, amicali, relazionali e giovanili dei tre protagonisti, con una marea di comprimari e comparse. Ultimi, due sconosciuti che si chiudono nel bagno, la notte di San Silvestro 1999, nell’appartamento in San Lorenzo mai tanto affollato.
Elle Effe
La recensione su Anobii




