Per sempre lasciami. Di Michela Capone

da: l'Unione Sarda
L’UNIONE SARDA
Libri in Sardegna. Novità
24 novembre, pagina 51

 

L’aguzzino in famiglia

Silenziosa e minuta, Lucia frequenta l’Istituto Tecnico ed ha una sola amica, Bea. Soffre d’asma, l’alunna biondina che troppo spesso si sente male. Sviene, piange, poi si riprende e s’infila in bagno per riemergerne più pallida e muta. Conseguenze della sua malattia dicono i compagni. Ma al professore di matematica tutti quei malori sembrano avere altre cause e cautamente indaga. Non è la difficoltà di respiro ad atterrare Lucia con tanta frequenza. Subisce violenza continuata da suo padre Basilio, falegname e ubriacone. E botte e fame, sequestri e minacce.

È una storia vera quella raccontata con sensibilità e rispetto da Michela Capone che nelle pagine di “Per sempre lasciami”, edito da Arkadia, analizza anche i meccanismi che legano i seviziati ai loro torturatori. Lucia viene ricoverata in ospedale, dove le diagnosticano una crisi di panico e da lì scrive una lettera a nessuno. Si sente tradita, ma anche traditrice. Si sente vittima e colpevole. Indegna d’amore. In famiglia ognuno sa ciò che accade di notte e di giorno, ma la paura della furia di Basilio fa zittire la madre, i fratelli, la zia, i vicini. Nessuno vede, nessuno parla tutti difendono l’energumeno che affama i figli e picchia la moglie anche quando e sobrio.

La difficoltà più grossa per l’assistente sociale che tenta di intervenire è l’atteggiamento di Lucia. Che non mangia, non dorme, non studia, perché il padre le ha stracciato i libri e tuttavia non vuole lasciare i parenti. Ci vogliono i carabinieri per portarla via, verso una casa famiglia, in una stanza a sei letti condivisa con altrettante compagne recalcitranti come lei ad accettare i colloqui con gli psicologi e i loro consigli. «Si sentivano salvate e al tempo stesso giustiziate e derubate», annota Michela Capone, che ben s’intende di simili dolenti argomenti in quanto Giudice del Tribunale dei minorenni. La ripresa è faticosa, Lucia oscilla tra il rimorso per aver disintegrato la famiglia e il desiderio di vendetta. Paura e solitudine, sensazioni costanti, sono la punizione della sua inadeguatezza. La condanna di Basilio a nove anni di reclusione non scioglie il groviglio della sua anima. «Cercherò di perdonarti, di liberarmi di te». Ma si firma “Tua per sempre”.

(Alessandra Menesini)


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