Struggente, commovente, magico, in una parola splendido: questo e tanto altro è “La memoria delle vite” di Massimo Granchi, autore toscano, che ho letto in un soffio e che mi ha lasciato infinte emozioni. Lo scrittore sceglie di narrarci alcune vite con il perfetto escamotage stilistico di farle raccontare, in parallelo, da tre personaggi: Gabriel, la sua amica del cuore Sole e sua madre Liliana. Quando inizia questa “memoria” Gabriel e Sole vivono a Roma, frequentano il quarto anno delle superiori nella stessa classe e hanno un rapporto quasi simbiotico di rara e preziosa amicizia. Goccia a goccia, grazie alle rivelazioni dosate con consapevole lentezza, entreremo nelle loro vite e scopriremo quali scheletri e quanti dolori nascondono Liliana ma anche la mamma di Gabriel, quali rapporti importanti si sono conclusi e perché, quanto sia difficile venire a patti con il proprio passato e come sia difficile costruire il proprio futuro. Alla fine della prima parte (il libro è diviso in tre) avverrà un evento traumatico che cambierà completamente il corso delle vite di Liliana, Sole e Gabriel: standing ovation! Complimenti di vero cuore per l’empatia con cui vengono caratterizzati/e i/le tanti/e co-protagonisti/e, dai condomini di Gabriel e Sole alla mamma di Gabriel, da Alessandro e Paolo, rispettivamente padre e fratello di Sole, a Celeste, l’amica del cuore di Liliana: bravissimo! E complimenti per le descrizioni, dense di amorosi dettagli, dell’isola di Procida in cui si svolge una parte del libro e che diventa una superba coprotagonista; mi ha fatto venire il desiderio di conoscerla: grazie!
Daniela Domenici
Il link alla recensione su Daniela e Dintorni: https://lc.cx/jGhpGk
“Il desiderio imperfetto” di Sebastiano Martini (Arkadia)
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Sebastiano Martini nasce a Parma nel 1978, città dove vive e lavora come avvocato civilista. Ha pubblicato i romanzi Covadonga (Edizioni Leucotea, 2019), La notte dell’acqua alta (Edizioni Ensemble, 2020), Stato passivo (Edizioni Ensemble, 2021), Il mare delle illusioni (Arkadia Editore, 2023), proposto al Premio Strega 2023 da Giovanni Pacchiano, finalista al Premio Letterario di Salsomaggiore Terme e 3° vincitore del Premio Byron di Porto Venere, il saggio narrativo In Costa Azzurra con Fitzgerald – Le illusioni perdute della Riviera (Giulio Perrone Editore, 2024).
Il nuovo romanzo di Sebastiano Martini si intitola Il desiderio imperfetto (Arkadia Editore, 2025). Abbiamo chiesto all’autore di parlarcene…
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«L’idea alla base del mio romanzo», ha detto Sebastiano Martini a Letteratitudine, «era quella di raccontare un sentimento con il quale, in qualche misura, tutti noi lottiamo quotidianamente o, comunque, vi abbiamo avuto a che fare: l’ambizione, in tutte le declinazioni che ad essa conseguono.
É la storia di due bambini, compagni di classe alle elementari, che per una coincidenza del caso si trovano a specchiarsi l’uno nell’altro in una certa attitudine alla sensibilità artistica. Fabrizio matura in sé la convinzione di voler diventare uno scrittore, mentre Enrico sa che la sua strada sarà quella dell‘arte visiva. Crescono insieme, la loro formazione si consuma in parallelo, ma nei caratteri si intravede la loro diversità e la narrazione si concentra sulle vicissitudini di Fabrizio. Egli si imbatte nelle contraddizioni del mondo editoriale, una balena che lo inghiotte e ne consuma i resti a poco a poco.
Sebastiano Martini
L’ambientazione è quella di un piccolo borgo affacciato sul mare, sopra un promontorio incastrato tra Liguria e Toscana. Montemarcello è un luogo quasi mistico, incontaminato, distaccato dalla realtà; non a caso è anche il posto prescelto da uno scrittore di grande fama, per riflettere, davanti al tramonto di un’esistenza.
Il romanzo è strutturato in trenta brevi capitoli che non seguono un ordine cronologico. Ognuno di essi rappresenta in fondo una scena conclusa, autonoma, che potrebbe reggersi con le proprie gambe, sebbene intrecciata alle altre. Ci sono espliciti riferimenti letterari, tra cui l’omaggio a uno scrittore che ha davvero contribuito alla mia formazione letteraria. Raffaele La Capria, l’autore di un romanzo per me imprescindibile, Ferito a morte. In un capitolo de Il desiderio imperfetto egli si incontra con il suo vecchio amico, lo scrittore tanto ammirato da Fabrizio che si trova a Montemarcello. In una giornata d’estate i due anziani letterati scherzano e, come bambini, giocano a provocarsi, ma forse quello è anche il modo di marcare le differenze tra essi, tracciare il bilancio delle loro vite.
In una società come quella attuale, nella quale sono più gli scrittori dei lettori e molto spesso questi ultimi altro non sono che aspiranti del primo gruppo, ho tentato dunque di raccontare una storia che, dietro il pretesto di una critica verso il mondo dell’editoria, ponesse al lettore qualche interrogativo su cosa si nasconda davvero dentro l’ambizione di ognuno. Una pulsione, questa, forse nella maggioranza dei casi mossa soltanto dalla velleità che, in un noto dizionario della lingua italiana, viene appunto definita come un desiderio imperfetto.»
Un brano estratto da “Il desiderio imperfetto” di Sebastiano Martini (Arkadia)
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Con la pancia tutto è più difficile. Alzarsi dal letto; lavarsi, soprattutto le parte intime; vestirsi; allacciarsi le scarpe; salire e scendere i gradini di casa; percorrere le vie che dal borgo portano a Villa De Petri.
L’ultima fatica è passare attraverso il varco nella recinzione del giardino ma, per fortuna, la rete metallica è tagliata, su un lato per circa un metro e alla base che, interrata, non lascia intravedere a occhi distratti la sottile apertura. È ancora così, com’era stata manomessa molti anni prima da lui ed Enrico.
Deve mettersi in ginocchio, sporcarsi, premere con la mano e attraversarla appoggiato sui gomiti, come un soldato. Con la pancia tutto è più difficile, anche perché l’ultima volta che Fabrizio ci era passato il suo ventre non era così gonfio.
Adesso è all’interno della proprietà e non si preoccupa di richiudere quel transito, perché sa di essere solo. Vincenzo De Petri, il grande scrittore, non può essere a casa, ne è sicuro.
Segue lo stradello che porta all’ingresso e si lascia a destra la villa tutta vetri e vedute sul mare. Le bocche di lupo del seminterrato sono chiuse, sigillate da sbarre di ferro. Prosegue nel giardino su un ciottolato pedonale costeggiato da piante d’olivo, di mirto, rosmarino e alloro. Ne avverte il profumo, non può ignorarlo anche se la sua mente è altrove.
Arriva a destinazione, sullo strapiombo, dove ritrova il tavolino quadrato di marmo cementato a terra e due sedie in ferro battuto; rimane in piedi, si sporge e alza lo sguardo.
L’alba è ancora dietro la collina alle sue spalle ma già irradia luce sull’abisso di pace che riempie lo spazio. L’aria morde e salmastra entra nel naso, prende il posto della macchia mediterranea e gli lascia credere, ancora una volta, di trovarsi sulla prua di una nave.
Tiene in mano il manoscritto del romanzo, l’unica copia rimasta, dopo aver cancellato con cura dal computer tutte le altre versioni esistenti, comprese le e-mail inviate. Sfoglia alcune pagine e sorride mentre guarda le osservazioni e i commenti a margine di Ines. Lei non si troverebbe d’accordo, ma oramai Fabrizio ha deciso.
Carica all’indietro il braccio destro, con la mano che trattiene i fogli di quasi un’esistenza, ma ciò che vede ferma il rovescio avvenire. Nel mare, piatto davanti ai suoi occhi, sta per succedere qualcosa. L’acqua prende a ribollire, si gonfia e per la seconda volta nella sua vita accade che la natura interferisca nei suoi piani. Proprio lì, nello stesso luogo di trent’anni anni prima, da quell’affaccio di promontorio incastrato tra Liguria e Toscana.
Era bambino quando accadde l’altra volta, era con Enrico. A dieci anni non comprendi cosa sia giusto e cosa sbagliato e non puoi sapere che entrare nella proprietà altrui è reato.
Quante probabilità ci sono di avvistare una balena dalla costa in quel tratto di mare Ligure?
La schiena grigia affiora come terra che emerge; è ricoperta di incrostazioni, di macchie irregolari; si inarca fino a mostrare l’enorme pinna caudale che, sospesa nel tempo di un ricordo, si alza per poi ricadere piatta sulla superficie dell’acqua. Il cetaceo genera un moto ondoso lungo, prima di inabissarsi e scomparire, mentre lascia il suo unico spettatore nel dubbio che quel balenottero fosse lo stesso della prima volta.
Intanto l’alba di settembre diviene mattina che si riflette sulle onde e Fabrizio non sa più cosa deve fare.
(Riproduzione riservata)
© Arkadia Editore
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La scheda del libro: “Il desiderio imperfetto” di Sebastiano Martini (Arkadia, 2025)
Montemarcello è un piccolo borgo posato sopra un promontorio, incastrato tra Liguria e Toscana, affacciato sul mare. Lì vivono Fabrizio ed Enrico, amici fraterni, cresciuti insieme nell’incanto della natura che li circonda, accomunati dall’attitudine alla sensibilità. Enrico sa, fin da bambino, che diventerà un artista mentre Fabrizio, quasi per caso e a seguito di un episodio familiare – di quelli che deviano il corso delle cose –, si immerge prima nella lettura e poi nella scrittura. Cresce così in lui la consapevolezza di voler diventare uno scrittore. Nel suo percorso di formazione scopre la grande letteratura fatta di ombre venerate e distanti, come quella di Vincenzo De Petri, il famoso autore che trascorre le sue estati in paese, e si imbatte nella figura di Ines, una donna anticonformista, giornalista e critica letteraria, che si offre di aiutarlo a trovare un editore per il suo romanzo. Le ambizioni di Enrico, sospinte dalla sua intraprendenza e capacità di ignorare gli sgambetti della vita, paiono concretizzarsi, mentre i sogni di Fabrizio, più introverso e poco incline a muoversi dal paese, si frantumano nella complessità del mondo editoriale. Una storia di amicizia e di crescita, sullo sfondo di un paesaggio placido e incontaminato.
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Massimo Maugeri
Il link alla recensione su Letteratitudine News: https://tinyurl.com/2rs67hab
L’autrice, in compagnia di Silvio Raffo, sarà al Circolo Culturale “La Piccola Fenice” mercoledì 12 febbraio
piccola fenice
Incontri
12 Febbraio 2025
21:00 – 22:00
Circolo culturale La Piccola Fenice di Varese
Circolo Culturale La Piccola Fenice Via Ammiraglio Francesco Caracciolo, 36
Varese
Portami qui
Mercoledì 12 febbraio 2025 alle ore 21 al Circolo Culturale “La Piccola Fenice”, Renata Asquer in compagnia di Silvio Raffo parlerà del suo libro “Il visconte che amava i gelsi” (Arkadia editore, 2024).
Sinossi: Protagonista di una stagione di rivolgimenti politici a cavallo tra la fine del Settecento e il principio del XIX secolo, il visconte Francesco Asquer di Flumini, giunto quasi alla fine dei suoi giorni, decide di lasciare una lunga lettera al figlio maggiore, da leggere come un testamento spirituale.
La sua esistenza, fatta di politica, amori appassionati, conduzione dei propri affari, viene di volta in volta contrassegnata dai grandi e piccoli avvenimenti della storia, dalla Rivoluzione francese all’epidemia di vaiolo che devasta la Sardegna, dalla rivolta di Palabanda alla carestia del 1812.
Sospettato di giacobinismo, inviso a certi ambienti di corte, Francesco Asquer coltiva anche una viscerale passione per la campagna e per i gelsi, introducendo nella sua attività di bachicoltore tecniche innovative e moderne. E sarà proprio in questo piccolo universo dominato dalla natura che il visconte cercherà di raccogliere le proprie idee per trasmettere alle generazioni future il senso di una esistenza spesa al servizio della patria e della famiglia.
Renata Asquer
Si laurea in Lettere Moderne all’Università Cattolica di Milano, insegna per diversi anni Italiano, Storia e Geografia alle scuole medie di Varese e provincia. Ha collaborato, con articoli letterari, a La Prealpina del Lunedì, Il Corriere del Verbano, Città Magazine, Il Corsivo di Lecce e L’Unione Sarda. Vive e lavora a Varese.
Tra le sue pubblicazioni:
Le biografie romanzate La Triplice anima, Vita di Fausta Cialente (Interlinea 1998) e La grande torre. Vita e morte di Dino Buzzati (Manni Editori 2002); la raccolta di racconti Memorie del labirinto (Manni Editori 2002) e il racconto lungo Treni in transito (Manni Editori 2004); il romanzo storico Le luminarie. Vita di Isabella de Capua Gonzaga (Besa 2005); il romanzo Soldamore (Arkadia editore 2009); il romanzo Dal primo alla zeta (Arkadia editore 2011); il romanzo biografico scritto con Alice Guerrieri L’istante magico-Storia di Giuseppe De Nittis (Elison Publishing 2015, vincitore del Premio Nabokov per inediti nel 2014); il romanzo storico Il segreto dell’estodafo de oro (Palabanda edizioni 2019); la raccolta di racconti Frontiere. Racconti di confine (Ensemble 2020); il racconto Un cuore di pietra nel parco (Historica edizioni 2021, volume 1) e (La Prealpina 4 dicembre 2021); la raccolta di poesie Il cinema del prigioniero (Ensemble 2022); il romanzo storico Il visconte che amava i gelsi (Arkadia editore 2024).
Il link alla segnalazione su Varese News: https://tinyurl.com/2k749ze8
Home / Eventi / La bella virtù di Marisa Salabelle
1 Marzo – 17:00
Biblioteca San Giorgio
Via Sandro Pertini
Pistoia, 51100
La bella virtù di Marisa Salabelle
Sabato 1 marzo 2025, alle ore 17, presso la Sala Manzini della Biblioteca San Giorgio, presentazione del libro La bella virtù di Marisa Salabelle (Arkadia, 2025). Il romanzo, secondo capitolo sulla famiglia dell’autrice, riprende Felice e Maria Ausilia, protagonisti de Gli ingranaggi dei ricordi, seguendoli negli anni del fidanzamento e matrimonio. La figlia Carla rievoca la morte del padre, mentre il nipote Kevin, attraverso la tesi magistrale, ricostruisce legami familiari tra casate campane e indaga su un possibile legame con il santo Giuseppe Moscati. Il racconto alterna quattro voci narranti e si svolge tra gli anni Cinquanta e oggi. Marisa Salabelle, nata a Cagliari nel 1955 e residente a Pistoia, ha insegnato dal 1978 al 2016. Autrice di cinque romanzi, ha esordito con L’estate che ammazzarono Efisia Caddozzu (2015) e pubblicato Gli ingranaggi dei ricordi (2020) e La scrittrice obesa (2022). Incontro all’interno della rassegna Leggere, raccontare, incontrarsi…
Info
Biblioteca San Giorgio
Il link alla segnalazione su Visit Pistoia: https://tinyurl.com/nhjz3bra
Segnalazione
La segnalazione di questa settimana della redazione di Connesse.it è l’ultimo romanzo di Massimo Granchi, “La memoria della vite“, Arkadia Editore. Gabriel è un ragazzo di origine colombiana che vive con la mamma e il fratello minore in un condominio di Roma. Suo padre ha fatto perdere le tracce senza chiarire le ragioni della sua scelta e ha lasciato un vuoto difficile da colmare in famiglia. Nello stesso palazzo vive Sole, la migliore amica di Gabriel che nasconde un passato tormentato nonostante sia allegra e ami la vita. È una sognatrice con molti progetti da realizzare e un legame da ricostruire con il papà. La madre di Sole è Liliana. È una donna emancipata nata al Sud. Ha fondato un’agenzia di badanti nella capitale. Il suo matrimonio è in crisi. Ha un legame profondo con l’isola di Procida dove ha trascorso le estati da bambina ed è lì che vorrebbe tornare. Le vite di Gabriel, Sole e Liliana sono intrecciate molto più di quanto possano immaginare. Un drammatico incidente le cambierà, costringendo i tre protagonisti a percorrere traiettorie esistenziali inaspettate, a rivedere le priorità, ma soprattutto, ad affrontare demoni nascosti dietro scelte ineluttabili. “La memoria della vite” è un romanzo sul significato delle relazioni umane, il coraggio, la speranza e la capacità di rinnovarsi.
L’autore
Massimo Granchi è nato a Cagliari nel 1974. Vive a Siena. È specializzato in Media, storia, cittadinanza. Ha conseguito un Dottorato in Istituzioni e Società. Lavora nel settore pubblico della formazione professionale. Ha fondato l’Associazione culturale Gruppo Scrittori Senesi di cui è presidente e il “Premio Letterario Città di Siena” del quale è direttore artistico. È coordinatore del “Premio Letterario Toscana”, responsabile culturale del Circolo “Peppino Mereu” e vicepresidente del Club per l’Unesco di Siena. I suoi racconti sono stati inseriti in antologie di vari editori. Ha pubblicato i saggi Camillo Berneri e i Totalitarismi (2006) e Siena: immagine e realtà nel secondo dopoguerra 1943-1963 (2010). Ha esordito con il romanzo Come una pianta di cappero (0111edizioni 2013) con cui ha vinto il Premio online “Scrittore toscano dell’anno 2014”. Nel 2015 è uscito il suo secondo romanzo Occhi di sale per Palabanda Edizioni. Il suo terzo romanzo, La bellezza mite (Il Foglio 2017), è stato finalista a vari concorsi nazionali. Con Arkadia ha pubblicato Il principe delle Arene Candide (2020). Nel 2023, per Edizioni Il Papavero, ha scritto il saggio “Etnografia del mondo sardo nella letteratura. Da Grazia Deledda a Salvatore Satta e Marcello Fois (1908-2009)”.
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Monica Traversa ha tredici anni, ha di nuovo la tonsillite, ha il sapore dell’antibiotico in bocca e in riesce a tirare giù nemmeno un po’ di latte. È il sedici marzo del 1978 e la televisione annuncia il rapimento di Aldo Moro, Presidente della Democrazia Cristiana. La madre di Monica è in camera da letto, ha fatto il bagno e tra poco inizierà le telefonate con le amiche, una routine che la figlia conosce e si aspetta, ma una telefonata spezza l’iter ormai noto: “Hanno rapito Luca” dice sua madre con gli occhi sbarrati e le labbra sottili, l’accappatoio bianco aperto. Luca Barnaba è il figlio di una coppia di amici. È un bambino tranquillo, ha dieci anni, il padre è un imprenditore in vista. Lo hanno portato via davanti al cancello della loro villa. Lo dice sua madre, lo ripete la tv. Sua madre esce, lei anche se non sta bene deve cercare di tirarsi su, Rita la governante, la aiuta a vestirsi, a casa loro sta arrivando Dalila, la sorella di Luca, amica “per forza” di Monica: non è un momento facile e ognuno deve fare la sua parte. Monica non ha gli strumenti per comprendere fino in fondo quello che sta accadendo, i suoi tredici anni sono troppo verdi per entrare nel merito, fa domande che non hanno risposte se non scomode, ma grazie a quelle e all’incontro e all’aiuto di Maria Grazia – una giovane giornalista che non si accontenta – tutto cambia… Un romanzo interessante, quello della giornalista e scrittrice barese Anna di Cagno, che rilegge da un punto di vista inedito i complessi anni di piombo del nostro Paese. Attraverso gli occhi e i dubbi di Monica indica, osserva e cerca di capire i rapporti tra gli adulti che le vivono intorno. Ascoltando le parole, interpretando i gesti e decodificando le dinamiche ci rivela debolezze colpe bugie di chi dovrebbe essere un punto di riferimento. Ci mostra una classe borghese, quella alla quale anche lei appartiene, intrisa di perbenismo e ipocrisia: specchio spietato di un’Italia che non sempre fa vedere il suo profilo migliore o – per riprendere la garuffa del titolo (uno dei tiri più complessi del gioco del biliardo) – ci indica quella sponda corta in cui il gioco si può ribaltare.
Elena Torre
Il link alla recensione su Mangialibri: https://tinyurl.com/bdcmdkrp
E’ un lungo monologo l’opera prima di Oscar Nicodemo L’amico incauto di Raskolnikov – Arkadia editore ma è anche un racconto interiore ed esteriore che tocca molte tematiche e molti generi letterari fusi fra di loro in una armoniosa organicità (si va dal racconto erotico, alla suspence story, all’azione, allo psicologico). L’intreccio, ben costruito, è narrato in prima persona dal protagonista Jacopo, giornalista meridionale che ha un approccio etico e coerente con la sua contemporaneità e con il suo territorio di cui denuncia senza paura gli abusi e le irregolarità. Ma incredibilmente la sua rettitudine viene incrinata da una profonda e irrefrenabile passione che esplode nei confronti della moglie di un boss locale e che lo conduce gradualmente anche se in maniera tormentata, sulla strada del crimine in una insospettabile alleanza con una intera gang mafiosa ai fini di un traffico illecito di opere d’arte. Il personaggio di Delitto e castigo compare costantemente nello svolgersi del romanzo come fantasmico alter ego del protagonista: Raskòl’nikov rappresenta del resto, la mente umana che è percorsa dall’istinto fino ad allontanarsi dalla razionalità. L’interrogativo che si impone è dove finisce veramente il bene e dove inizia il male: i confini diventano molto incerti e sottili. Difatti la moglie del boss compie ruberie d’arte per fini benefici. Sembra aleggiare in tutto il libro l’immagine del super-uomo, figura eroica che si pone al di là del bene e del male di Friedrich Nietzsche. Ma la passione verso una donna particolare viene inglobato dall’amore verso la bellezza e la femminilità nella sua essenza che può individualizzarsi in più esseri femminili. E al di sopra di tutto è la madre-terra, la sua radice e la sua sacra arcaicità ad affascinare e catturare interamente, senza ripensamenti nè allontanamenti, la vita del protagonista.
CENNI BIOGRAFICI DELL’AUTORE
Oscar Nicodemo è nato a Salerno, vive e lavora a Capaccio-Paestum. Giornalista che ha collaborato per “Huffington Post” e “Lettera43”. Attualmente, collabora con “Gli stati generali”. È autore di pièce teatrali e di un singolare monologo imperniato sulla figura di Amedeo Modigliani. Impegnato da diversi anni in una entusiasmante ricerca del linguaggio, trae il suo modello di scrittura anche dall’ascolto della musica classica e dalle cromature che infonde alla sua pittura. Uniformare le parole alla musica e ai colori è la sua ossessione. Tra i suoi aforismi: «Lo scrittore è uno che scrive a orecchio, fuori spartito». L’amico incauto di Raskolnikov è il suo romanzo d’esordio e si può anche acquistare online.
Gabriella Taddeo
Il link alla recensione su Quasi Mezzzogiorno: https://tinyurl.com/zewpd4nt