“Il parruccaio di Maria Antonietta” su Il Messaggero Veneto

da: Il Messaggero Veneto
Il Messaggero Veneto
26 ottobre 2016

Il “gobbo” di Raunceroy, parruccaio della regina. Parigi capricciosa nel merletto letterario dello scrittore udinese che si presenta alla Moderna

“Il parruccaio di Maria Antonietta” accattivante titolo per il nuovo romanzo di Alberto Frappa Raunceroy che si cimenta con la risaputa fine della regina di Francia sulla quale sono stati versati fiumi d’inchiostro. Ma è il protagonista, Jules-Henri Salomon, detto Salamandre, ad aggiungervi un nuovo tassello, una finzione così ben congegnata da confondersi con la realtà. Salamandre si presenta quale creatura difforme e umbratile e, per tortuose vicende, diventerà il parruccaio della regina. Frappa Raunceroy crea un personaggio dalla fisicità che ricorda le creature deformi di Goya, figure che balenano nelle ombre di un fondo bituminoso dove squarci di luce illuminano dettagli sinistri, dove domina il sonno della ragione. Salamandre crea parrucche fiabesche che provengono da un mondo brulicante di insetti ed è con le loro elitre che compone smaglianti alchimie. La vicenda è tanto ricca di dettagli e di dati storici da assomigliare a un diario apocrifo; si crea una sorta di sospensione di incredulità: tutto è verosimile, il lettore è coinvolto in pure sensazioni, le descrizioni riescono a creare orrore, inquietudine, visioni di cupa fantasia barocca quasi venisse rispolverato il vecchio espediente letterario del “sublime”. La vicenda è colta in scene notturne e con inquadrature ardite: magazzini oscuri, scale tortuose, cordami e botole: il Piranesi, si direbbe. E’ questo il cuore oscuro della città dove si muovono prostitute, vecchie malvissute, avidi commercianti e persino il boia, una corte dei miracoli che tanto era piaciuta anche a Victor Hugo, un repertorio di nefandezze che ricorda le incisioni di Hogarth. A contrasto, gli ultimi sussulti sfarzosi del regno di Luigi XVI, dame capricciose e aristocratici che si muovono sul crinale della storia, un limen che l’autore ha già indagato scrivendo dell’ultimo doge nel romanzo Il Serenissimo borghese. Ed ecco Maria Antonietta, l’autrichienne, epitome di ogni frivolezza e dissipazione, che corre verso la catastrofe in un parossismo di eleganze, circondata da sarte, gioiellieri, parruccai, in un sentore di scandali e odio. Frappa Raunceroy la descrive nel momento più alto e tragico, quando è prigioniera nella Torre del Tempio. Per un corto circuito del destino, il parruccaio Salamandre la può incontrare, venerare, amare forse. La regina, sofferente, non più bella, si affida a lui per un ultimo sprazzo di vanità. Il parruccaio la vorrebbe salvare, le acconcia i capelli incanutiti e per brevi momenti ridesta in lei la grazia altera che la caratterizzava. Come in ogni romanzo denso di storia e mistero abbonda un trovarobato sorprendente ed ecco pomate e tabacchiere, fialette di liquidi salvifici e scialli, cuffie, ciprie e profumi, reliquie intrise di sangue, dediche cifrate e bigliettini postumi rivelatori di ciò che non è stato.

(Federica Ravizza)


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