Quando in catalogo spunta lo straniero

da: L’Unione Sarda
Quando in catalogo spunta lo straniero
L’Unione Sarda
18 febbraio 2012, p. 52

 

Affetti da esterofilia compulsiva, contagiati dalla voglia di infarcire il catalogo di nomi che terminano con una consonante, contaminati dalla smania di scalare le classifiche dei grandi magazzini del libro come solo gli autori stranieri sanno fare. Niente di tutto questo, semmai editori che nutrono una sacrosanta brama di confronto o, più egoisticamente, con l’ardente voglia di pubblicare ciò che piace a se stessi e potrebbe attrarre i lettori. Sono le case editrici sarde che hanno scelto di puntare su uno spicchio di mercato succoso e, spesso, amaro. Che alla produzione isolana e nazionale affiancano una collana senza confini – figuriamoci ostacoli linguistici – attraverso la traduzione di opere che nei loro paesi d’origine hanno alle spalle i colossi dell’editoria. E intravedono nelle storie in arrivo dall’Europa dell’est una carta vincente. Ma cosa spinge un settore quasi sempre in affanno a misurarsi con un mercato così vasto?

Maestrale. In vent’anni di attività e un ricchissimo catalogo, Il Maestrale ha inanellato dieci autori importati. Puntare sulla qualità per la casa editrice nuorese significa investire in narrazioni che parlano della Sardegna. Così è stato con Ernst Jünger e “Terra sarda”, con Lawrence di “Mare e Sardegna”, più di recente con il thriller della spagnola Margarida Aritzeta (“La valigia sarda”), Patrick Chamoiseau (da “Tezaco”, traduzione di Sergio Atzeni già pubblicata da Einaudi nel 1994 a “Una domenica in cella”) che della Sardegna si è più volte dichiarato innamorato.

«Le difficoltà di proporre un testo tradotto sono tantissime soprattutto se si cerca di investire su requisiti precisi – spiega l’editore Peppe Podda, che tra una ventina di titoli pubblicati ogni anno manda alle stampe uno o due titoli stranieri –. Ci siamo misurati perfino con l’insolito Giappone raccontato da Eiki Matayoshi e in primavera punteremo ancora sulla Sardegna con Petru Dumitriu, autore romeno de “Le sourire sarde” con il titolo, ancora provvisorio, “La prima pietra”. Teniamo duro, ma per una piccola casa editrice stare al passo delle sorelle più grandi e potenti non è semplice se si parla di distribuzione».

Arkadia. Riccardo Mostallino Murgia, ad esempio, ha dovuto correggere il tiro. Quando la sua Arkadia ha visto la luce, tre anni fa, aveva deciso di allargare gli orizzonti. «Siamo partiti con una visione troppo ottimistica, ma se non si ha una buona collocazione in fatto di distribuzione è inutile investire solo sugli stranieri, sprecare nomi come Marie-Agnès Michel (“L’allegria dei ratti”) o Anna Tolu Pouget (origini sarde ma francese a tutti gli effetti, autrice di “Gli anni della speranza”), meglio continuare a costruire una rete che ci permetta di visionare prodotti e stabilire contatti e nel frattempo cercare buoni inediti nazionali». Corteggiata da un grosso distributore, per ora Arkadia viaggia da sola prediligendo il rapporto diretto con i librai e puntando tutto sui festival e le presentazioni, e opzionando qualche autore straniero da pubblicare entro il 2012.

Angelica. Un percorso lastricato da tante mattonelle variopinte è quello che dal 2005 accompagna Angelica Editore casa editrice con sede a Tissi che per identificare la collana dedicata alla narrativa ha scelto proprio gli azulejos. Lucia Angelica Salaris, fondatrice e curatrice, ha messo su un catalogo formato per la maggior parte da titoli stranieri. «Un pallino che mi porto dietro dai tempi dell’Università – spiega – ho sempre avuto la percezione che ci fosse un mondo sconosciuto ai lettori italiani, così ho cominciato a cercare testi che attraverso i canali tradizionali della letteratura non arrivavano. Ma poi confrontarsi con la presenza nelle librerie è un’altra faccenda. I piccoli editori vengono snobbati dai distributori più grossi e allora bisogna impegnarsi in prima persona e appoggiare la promozione del libro». Anche se nel catalogo hai nomi come Adriana Lisboa (“Rakushisha” e “Sinfonia in bianco”), considerata la più promettente scrittrice brasiliana della nuova generazione, Premio José Saramago Giovani 2003, o Maurice Gee (“Crimestory”), uno dei più importanti scrittori neozelandesi pubblicati dalle principali case editrici inglesi (Penguin e Faber & Faber).

Aìsara. Settanta titoli in catalogo, redazine tutta femminile, dal 2008 Aìsara manda negli scaffali dodici titoli firmati André Héléna fino all’ultimo “Massacro all’anisette”. «Siamo in crescita ma non abbiamo registrato l’exploit sperato, le librerie chiudono, l’editoria digitale avanza ma non ha ancora fatto barcollare gli equilibri di una casa editrice come la nostra – racconta Francesca Casula –. Continuiamo a trovare storie più interessanti, maggiormente vicine alla nostra linea editoriale, tra gli autori stranieri. Pubblichiamo solo un autore italiano all’anno, scelto tra una media di 550 manoscritti. Non cerchiamo investigatori seriali o vampiri ma storie che nessuno ha ancora raccontato. C’è però il rovescio della medaglia: quando si scelgono testi stranieri bisogna fare a meno delle presentazioni e delle interviste, la promozione ne risente, ma noi puntiamo tutto sul libro, non sull’autore». Appena pubblicato “Sono una vecchia comunista” di Dan Longu, Aìsara continua a scommettere sul filone romeno con Ana Maria Sandu, a marzo nelle librerie con “Uccidimi!” e presto uscirà anche “Marito è moglie” del francese Régis de Sá Moreira, già autore di “Il libraio”, e la nuova fatica dello spagnolo Pablo d’Ors.

(Grazia Pili)


Arkadia Editore

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