“Syria. Quello che i media non dicono” su Rinascita

da: Rinascita
Rinascita
20 giugno 2013

È, anche, una guerra mediatica quella siriana. Un conflitto nato prima sulla carta stampata che nelle strade. Quando si parla del ruolo che l’informazione ha avuto e ha nella crisi siriana, il pensiero va alle prime avvisaglie del conflitto: era il 2011 e le agenzie battevano spesso notizie riguardanti proteste all’Università di Damasco sedate con estrema violenza dalle forze dell’ordine. Bastava una telefonata ai contatti in Siria, che guarda caso proprio all’Università svolgevano la loro vita quotidiana, per apprendere che nulla di quel che le agenzie avevano diramato corrispondeva al vero. Ma restava, nel circuito mediatico mainstream, la versione “originale”, quella delle proteste popolari messe a tacere con violenza da un regime dispotico. La guerra è iniziata così, con l’arma della non-informazione. Un metodo trasformatosi poi in vera e propria dis-informazione studiata a tavolino, con i video postati in Rete dai ribelli o dai loro sostenitori che mostravano luoghi non identificabili nei quali si svolgevano manifestazioni anti-Assad o immagini di cadaveri attribuiti ai rastrellamenti dell’esercito siriano. Tutto funzionale a far “digerire” all’opinione pubblica la versione di una nuova “primavera araba”, un nuovo movimento popolare di opposizione al sanguinario dittatore. Così non era, o molto, ma molto, parzialmente. Le proteste ci sono state ed erano civili, l’opposizione in Siria chiedeva un cambiamento, ma la guerriglia è altra cosa, un dato supplementare e in gran parte non siriano, frutto del sistematico e progressivo ingresso nel Paese di miliziani, di jihadisti votati alla guerra santa contro Assad. Così si è trasformata una richiesta di maggiori diritti in un guerra importata nella quale oggi rischia di venire disintegrato il mosaico di etnie e religioni la cui pacifica convivenza aveva sempre caratterizzato la società siriana. Un’accurata e documentata fotografia di queste mistificazioni mediatiche, delle sue conseguenze e del miope comportamento occidentale nei confronti della situazione siriana è fornita dal libro “Syria. Quello che i media non dicono” edito da Arkadia, “un saggio che si legge come reportage” nato dal contributo di diversi giornalisti, alcuni dei quali sono andati sul campo, in Siria, per verificare quanto riportato dai media mainstream. Il libro è curato da Raimondo Schiavone, raccoglie un suo “diario”, uno sguardo sulla Siria nel quale unisce le sue esperienze dirette della situazione del Paese, compreso un colloquio con il presidente Assad, e un’analisi critica della risposta italiana alla richiesta d’aiuto di Damasco, con la vicenda dei tre parlamentari siriani ai quali nell’autunno 2012 il ministri Terzi negò il visto per venire in Italia a discutere di una soluzione pacifica del conflitto. Alessandro Aramu, Talal Khrais e Antonio Picasso forniscono al libro i loro contributi, il primo con una prefazione che inquadra geopoliticamente le ragioni del conflitto siriano, Alessandro Aramu con una analisi sulla “mala informazione” che tanta parte ha in questa guerra e Antonio Picasso con un reportage incentrato sulla condizione dei cristiani, prime vittime di questa crisi. Il libro è stato presentato a Roma il 18 giugno nella sede della Stampa Estera e al circolo Arci della Garbatella.


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