Aprile 2025
Ci addentriamo nella primavera con un gran carico di novità. A partire da Storie della tua vita e altri racconti di Ted Chiang, una serie di racconti che ha definito la fantascienza degli ultimi decenni, in una nuova traduzione in libreria per Ne/oN. Per add invece troviamo sia un saggio che ci parla di tecnologia e come la realtà sta diventando sempre più virtuale, sia il nuovo romanzo per la collana Asia, in cui troviamo sempre macchine e AI a controllare l’umanità. Parliamo di Andrea Daniele Signorelli con Simulacri digitali e Lin Hsin-Hui e il suo Intimità senza contatto. Con Ortica Editrice torniamo a esplorare i temi dell’anarchia e del controllo dello stato con Benjamin Tucker e il suo Libertà individuale. Tratto da una storia vera, il nuovo romanzo di Nadifa Mohamed ci porta a conoscere la vita di Mahmood Mattan, ultimo uomo impiccato a Cardiff, e la sua lotta per la verità e contro il razzismo. I gentiluomini di fortuna, in libreria per Fazi. Per 21Lettere troviamo I principi dello stagno Finn, una storia di fratelli, legami e sfortune scritto da Lars Elling. In arrivo per Bottega Errante Edizioni Il bandito di Michele Marziani con cui torniamo all’inizio del ‘900, alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, sulle montagne della Valsesia, per scoprire socialismo, avventure e banditi appunto. Per Edizioni Efesto invece arriva una commedia per millennial, un mix di ironia e di thriller, con protagonista uno spaesato scrittore parigino a Roma: è Nuovi Sperduti di Valerio Carbone. Di anoressia e adolescenza parla invece Brave ragazze di Hadley Freeman, in libreria questo mese per 66thand2nd. Per e/o leggiamo invece il romanzo di Sandrine Collette, Madelaine prima dell’alba. Un’esplorazione di comunità, sul senso della diverso, della ribellione e dell’ordine delle cose. Torniamo invece negli USA degli anni ’70 con la grandissima e sofferente storia d’amore di Ogni giorno di una vita di Ellen Hawley, in libreria per 8tto Edizioni. Da un dolore corporeo, Maggie Nelson ci porta a esplorare il corpo e la mente, l’onirico e il reale in Pathemata O, la storia della mia bocca, edito da nottetempo. Non possiamo che essere felici per il ritorno in libreria di Ursula K. Le Guin con il saggio I sogni si spiegano da soli, un concentrato di femminismo, riflessioni sul mondo e trame alternative, edito da Sur a cura di Veronica Raimo. Mistero e letteratura fanno invece da cornice a L’ombra di Kafka di Andrea Alba, in libreria per Arkadia, dove una giovane laureanda troverà un’edizione apocrifa de La metamorfosi. Per Wojtek Edizioni invece troviamo, dal 30 aprile, un caleidoscopico romanzo d’esordio che ci parla di esperimenti e abusi su minori: La Luce Inversa di Mota. In libreria per Voland troviamo La mia vita dopo Kafka di Magdaléna Platzová, una storia di fughe, d’amore e di rinascita, a cavallo della seconda guerra mondiale. Parliamo di migrazioni, tra presente e passato, tra Occidente e Oriente, sud del mondo e colonizzazioni, con le Tre isole di William Atkins, in libreria per Iperborea.
La segnalazione su The Bookish Explorer
Nuoro La speranza ultima era una soltanto: che Napoleone Bonaparte accettasse di liberare la Sardegna dal feudalesimo mantenuto in vita dal governo sabaudo, tenendo a battesimo, di contro, «una repubblica sarda sotto la protezione della Francia» sottolinea Adriana Valenti Sabouret. Scrittrice, storica, tra i massimi esperti di un capitolo tanto affascinante quanto ancora trascurato: quello dei sardi che, tra la fine del Settecento e l’Ottocento furono coinvolti nei moti rivoluzionari e nei grandi cambiamenti politici d’Oltralpe. Sì, perché non c’è soltanto Giovanni Maria Angioy, che pure è noto ai più, ma ci sono anche tanti altri sardi che lottarono nel Vecchio continente per l’uguaglianza sociale e il progresso dell’isola. I personaggi sardi che hanno contribuito a cambiare il volto dell’Europa sono davvero una miriade, tutti meritevoli di studio e di attenzione. Sono i “Rivoluzionari sardi in Francia”, questo il titolo della nuova fatica letteraria di Adriana Valenti Sabouret, già autrice di diversi contributi preziosi alla ricostruzione delle vicende storiche dei sardi e della Sardegna. Pubblicato lo scorso dicembre dall’editore cagliaritano Arkadia (collana: Historica), questo nuovo libro sarà al centro dei riflettori questa sera (martedì 22 aprile 2025) in città, da dove partirà in un tour di sei tappe. L’appuntamento di Nuoro, voluto dall’Ans, l’Assemblea natzionale sarda, in occasione di “Sa die de sa Sardigna”, cui seguiranno Santu Lussurgiu (domani), Aritzo (il 24 aprile), Sassari (il 28 aprile), Carbonia (il 29 aprile) e Serramanna (il 30 aprile), si terrà allo Spazio Ilisso, in via Brofferio (dalle 18,30), in collaborazione con l’Associazione folkloristica Santu Pedru: per l’occasione l’autrice Adriana Valenti Sabouret dialogherà con Omar Onnis. Forte di preziose fonti consultate direttamente, ma soprattutto di nuovi documenti ritrovati dopo lunghe ricerche, il saggio apre con un approfondimento illuminante e inedito. Tutto comincia con un memoriale «che abbiamo rinvenuto presso gli Archives du département du Rhône et de la métropole de Lyon, a Lione, in Francia» svela la stessa Valenti Sabouret. Un documento apparso tra gli incartamenti «del cardinale Joseph Fesch, arcivescovo della stessa città e zio di Napoleone Bonaparte». Uno scritto che «contribuisce a focalizzare la figura di Francesco Sanna Corda stimolando nuove considerazioni che arricchiscono gli studi già realizzati da non pochi storici». «Si tratta di un progetto di sbarco in Sardegna firmato François Louis Corda, Francesco Luigi Corda, nome francesizzato riconducibile a Francesco Sanna Corda, parroco di Torralba, figura non secondaria della Sarda rivoluzione (1793-1796): egli, evidentemente, correva molti rischi redigendolo ed esponendosi alle persecuzioni operate dai Savoia nei confronti di coloro che si opponevano al loro dominio. D’altra parte, francesizzare il proprio nome equivaleva a integrarsi nella cultura e nella società francese e a dimostrare di farne parte come un qualsiasi citoyen» sottolinea ancora Adriana Valenti Sabouret. Centrali, in queste vicende, sono le figure di Francesco Cillocco, Gioacchino Mundula, Michele Obino… non mancano, tuttavia, i personaggi non sardi ma comunque strettamente connessi alle vicende degli esuli isolani, evidenzia nella presentazione del saggio Omar Onnis, «dalla stessa Letizia Ramolino Bonaparte a Antoine Coffin (già console francese a Cagliari) e a Joseph Fesch (ecclesiastico di spicco nella Francia napoleonica)». «La ricostruzione del loro ruolo nelle vicende sarde arricchisce il quadro e ne precisa la complessa articolazione, restituendoci la vivacità di quegli anni».
Luciano Piras
L’articolo su La Nuova Sardegna
Giovedì 24 aprile a partire dalle 18,00 presso il Bar Pickwick di via A. Paternostro 49 a Palermo si terrà la presentazione del libro “L’ombra di Kafka” di Andrea Alba edito nell’aprile del 2025 per Arkadia Editore.
A discutere con l’autore ci saranno Mariela Peritore Fabbri ed Ivana Peritore Fabbri curatrici della collana SideKar presso Arkadia Editore. Roma, 1999. Cristina, giovane laureanda in Lingue, lavora a una tesi sulle opere di Kafka e le sue traduzioni italiane, ma la ricerca prende una piega inaspettata quando scopre un’edizione apocrifa de La metamorfosi, firmata da un misterioso traduttore. Seguendo le tracce dell’enigmatico curatore, Cristina scopre che è un falsario, autore di una lunga serie di inganni editoriali. La rivelazione manda in frantumi la sua tesi e la sua autostima. Inizia così per Cristina un viaggio che non solo mette in discussione le sue convinzioni, ma la costringe a riflettere sulla verità e sull’autenticità delle storie che raccontiamo, su chi decide cosa sia reale e su come la finzione possa talvolta prendere il posto della realtà. Quando tutto sembra ormai perduto, una sorpresa arriva all’alba del nuovo millennio.
La segnalazione su La Voce dell’Isola
La bella virtù di Marisa Salabelle
Uno spaccato familiare fornito attraverso punti di vista e di riferimento diversi è al centro del romanzo di Marisa Salabelle “La bella virtù”. In un arco temporale di svariati decenni a cavallo tra il secondo dopoguerra e il primo ventennio del terzo millennio i componenti di una medesima famiglia articolano i propri ricordi, vissuti o ricevuti tramite narrazione da terzi, animati da sentimenti contrastanti: di profonda nostalgia per Felice, anziano professore universitario, di insofferenza contenuta per Maria Ausilia moglie devota di questi; di filiale accondiscendenza verso entrambi per Carla, loro figlia, e di scoperta per Kevin, figlio di quest’ultima e giovane laureato alla ricerca di un filo conduttore comune che possa legare in maniera coerente i rami dell’albero genealogico di famiglia nell’attimo in cui decide di farlo diventare oggetto della sua tesi magistrale. Il racconto si snoda in punta di penna spaziando tra i conflitti di Felice, sensibile al richiamo della vita ma sempre pronto a rendere il suo senso di gratitudine esistenziale per quanto ricevuto in un’ottica marcatamente religiosa; le rivendicazioni di Maria Ausilia, colonna portante di questo nucleo familiare e femminista ante litteram pentita, divisa, come per certi versi accade anche a sua figlia Carla, tra la voglia di spiccare il volo in autonomia e il senso del dovere che la tiene legata a colui che ha scelto come compagno. E infine Kevin, personaggio dissacrante, capace di mantenersi distaccato per analizzare con impegno e indubbia obiettività le vicissitudini dei suoi avi, qualcuno più famoso di qualcun altro, senza concedersi il lusso di parteggiare per nessuno. Il romanzo, seguito de “Gli ingranaggi dei ricordi” procede in maniera fluida conducendo agevolmente il lettore verso l’ultima pagina sino a fargli prefigurare un ulteriore attesissimo prosieguo narrativo.
Via dalla pazza folla di Thomas Hardy
Due giovani ambiziosi cercano di farsi strada nel mitico Wessex hardyano (attuale Dorset); il primo, Gabriel Oak, è già un abile fattore quando incontra Batsheba Everdere, orfana povera e di belle speranze. I due si piacciono ma Batsheba fatica a impegnarsi e ad accettare le profferte serie dell’uomo che a lei vuol votarsi per il resto dei suoi giorni. Il mondo vittoriamo vorrebbe dipingere la ragazza come una volubile coquette che ama irretire gli uomini che le si avvicinano senza mai concedersi, ma Batsheba è molto di più: è pervasa da una gran voglia di affermarsi come donna dal punto di vista professionale a mo’ di suffragetta in anticipo sul flusso della storia. Il destino sembra quasi darle una mano nell’attimo in cui riceve in eredità da uno zio che ha intravisto in lei capacità e intelligenza una fattoria. Diversa sorte, invece, per Gabriel che per circostanze avverse perde il suo gregge ed è costretto a tornare alla sua antica attività di pastore oramai privo dei suoi possedimenti. Batsheba va avanti per la sua strada che però si incrocia più di una volta con quella del suo antico innamorato che le resta accanto anche quando lei sceglie di legarsi al sergente Troy, un uomo che non la ama perché vive nel ricordo di un antico affetto per un’altra donna, la dolce Fanny, da lui ingiustamente trascurato e poi sublimato dal senso di rimorso che lo attanaglia. In questo circolo amoroso sui generis trova posto anche l’innamoramento del fittavolo Boldwood per la Everdene che lo ha reso umano e vulnerabile inviandogli per gioco un valentine. A lei il signorotto di campagna si legherà ossessivamente per la vita sino a compromettersi irrimediabilmente. Nell’eterno gioco delle parti trova giusta collocazione anche il folto microcosmo umano rurale rappresentato dai dipendenti della signora Everdene/Troy che per la loro padrona, tuttavia, non hanno mai parole di biasimo riconoscendone la grande capacità imprenditoriale e l’impegno profuso verso di loro sin dall’inizio perché la tenuta ottenuta in gestione potesse fruttare al meglio conservando la stabilità lavorativa di ciascuno di essi. Un romanzo evergreen di grande impatto capace di ispirare ben due versioni filmiche e un serial televisivo, in cui Thomas Hardy, sapiente architetto nella narrazione e nelle suggestive descrizioni di ambientazioni e territori da lui lungamente amati, si riconferma grande e abile osservatore dell’animo umano scandagliato sino alle pieghe più profonde e insondabili.
Lucia Guida
La recensione su Luciaguida
In un condominio di Roma EUR abitano alcune famiglie: i Mancini, i Bianchi, i Martelli, i Gonzales Rojas. Ognuna di queste famiglie deve convivere con problemi più o meno rilevanti, i problemi della vita di tutti: disturbi fisici o psicologici, legami familiari logorati, figure paterne scarsamente presenti, figure materne cui tutto è delegato. La nostra…
In un condominio di Roma EUR abitano alcune famiglie: i Mancini, i Bianchi, i Martelli, i Gonzales Rojas. Ognuna di queste famiglie deve convivere con problemi più o meno rilevanti, i problemi della vita di tutti: disturbi fisici o psicologici, legami familiari logorati, figure paterne scarsamente presenti, figure materne cui tutto è delegato. La nostra attenzione, però, in questo interessante e avvincente romanzo di Massimo Granchi, La memoria della vite, è focalizzata su tre personaggi: Sole, Gabriel e Liliana, tre voci narranti che si alternano raccontandosi. Sole è una ragazza di diciotto anni, brillante, vivace, un po’ pazza, piena di vita. Gabriel è il suo migliore amico, un ragazzo di origine colombiana, che vive con la madre e il fratello minore: del padre non si sa nulla. Liliana è la madre di Sole, una donna attiva ed energica, il cui lavoro consiste nel procurare badanti a famiglie che ne hanno bisogno: una donna che ama il suo lavoro e lo svolge con attenzione, ma ama anche la sua casa, la sua famiglia, i rapporti con i suoi figli (oltre a Sole c’è Paolo, di qualche anno più giovane) e amerebbe anche avere un rapporto più intenso col marito, col quale l’amore dei primi tempi sembra essersi esaurito. Sole, Gabriel e Liliana raccontano piccole cose della vita quotidiana, si soffermano sulla percezione dei luoghi e degli ambienti, approfondiscono la conoscenza l’uno dell’altro e i rapporti che hanno con gli altri personaggi, con una notevole capacità di introspezione e di analisi. Il clou di questa prima parte del romanzo è rappresentato da una lunga vacanza a Procida di Liliana con i figli e con Gabriel: l’isola, dove la donna ha trascorso molte estati nell’infanzia e nei primi anni di matrimonio, dove ha Celeste, l’amica del cuore, numerosi altri amici e amiche, e una casetta ereditata dalla nonna, con i suoi paesaggi suggestivi e le occasioni di divertimento e di relax che offre rappresenta per tutti un luogo del cuore e un momento rigenerante. Ogni problema sembra avviarsi verso la propria soluzione, anche i rapporti tesi tra Liliana e suo marito, che è rimasto a Roma, sembrano sciogliersi e una nuova possibilità sembra offrirsi alla coppia. Un gravissimo incidente chiude in modo drammatico la prima parte del libro e apre la seconda e poi la terza: nuove e diverse fasi della vita in cui ciascuno si troverà a confrontarsi con una realtà del tutto differente da quella che si sarebbe aspettato e dovrà trovare una strada per affrontare e risolvere i nodi insoluti della propria vita, fino a trovare, nel finale, una nuova e sofferta serenità.
Marisa Salabelle
La recensione su Masticadores Italia
Quanta Sicilia e quanti siciliani per questo numero. In copertina per Scatole parlanti una nostra conoscenza: il giornalista e scrittore nisseno Jim Tatano, collaboratore di SicilyMag con il blog “Sguardi corsari”, che il 24 aprile esce con “Dopo la morte del re“, esilarante e impegno di ricerca storica per una lettura leggera ma molto profonda. Controcopertina per i tipi di FuoriAsse che pubblica “Colpo di scena” della bravissima giornalista Giovanna Caggegi con un connubio tra fatti realmente accaduti e un magistrale lavoro creativo. La forza della Trinacria si impone anche nei flashback e nelle nuove edizioni: dall’autoprodotte “Il labirinto del Caos“ di Marco Messina, al nuovo della collana di Kalos curata da Giusy Sciacca, “Raccoglievamo le more” di Agata Motta, per continuare con la poesia della panormita Emanuela Mannino con “Movimenti” per la pugliese Les Flaneurs, il capolavoro dell’etnea Viola Di Grado “Cuore cavo” in nuova edizione per i tipi de La nave di Teseo. Anche la sorprendente Il ramo e la foglia edizioni lancia un siculo: Domenico Conoscenti con “Manomissione” e la bellezza di una collana unica per Del Vecchio accoglie la straordinaria ricerca di Giovanna Di Marco in “Museo di sabbia“. Ancora tantissimi libri e chiosa finale con la psicoanalisi lunedì 28 aprile per i tipi di Armando.
Buona Pasqua e arrivederci a martedì 29 aprile.
Flashback
Marco Messina, Il labirinto del Caos
Il labirinto del caos intreccia la realtà distorta di un coma profondo con la lotta interiore di un uomo alla ricerca della sua identità perduta. Il protagonista é vittima di un tragico incidente d’auto accaduto a Lexington, in cui rimane coinvolta pure la sorella che muore sul colpo subito dopo l’impatto. L’uomo entra invece in coma per due anni, durante il quale la sua psiche si frammenta in un incubo costante. Nelle oscure pieghe della sua mente, egli dimentica il proprio nome e tutto ciò che costituiva la sua esistenza. Rifugiandosi in un limbo di oblio, si separa dalla dolorosa realtà dei suoi errori e dal dolore per la perdita insopportabile della sorella.
Agata Motta, Raccoglievamo le more, Kalos
Acu’ appatteni? È questa la domanda che Aurelio si sente rivolgere dal cameriere del bar sulla piazza grande del paese. Già, a chi appartiene? Adesso che anche l’ultima persiana della casa dei Vitale è stata chiusa, lui si ritrova spettatore della fine di un ciclo. Forse, solo ripercorrendo la storia dal principio potrà scoprire da dove viene per ricominciare. Sicilia, anni Quaranta. Rodolfo, Annamaria, Antonio, Emma, Palmina, la mamma Maria, il padre Giovanni, lo zio arciprete, la domestica, il maestro di musica e così via, pagina dopo pagina, si presentano al lettore senza filtri, senza intermediazioni. E i fatti, tratteggiati con immagini che si fanno sempre più vivide, parlanti, vengono raccontati attraverso una narrazione puntuale, precisa che restituisce le intenzioni, gli umori, i pensieri di chi si alterna sulla scena. Un universo di personaggi ruota attorno alla famiglia Vitale in un’epoca in cui il fascismo impera e la guerra è vicina. Il guscio protettivo degli affetti in cui ogni eco giunge attutita comincia a incrinarsi. Il ritmo incalza. Il conflitto esplode e il giovane Antonio ne diviene l’attento cronista, mentre la violenza investe le vite di tutti, esistenze sfilacciate tenute insieme da un’abile regia che assembla frammenti di microstorie a tinte forti spesso attraversate dal soffio tiepido della speranza. Singoli pezzi che nel corso della lettura si ricompongono come in un puzzle dando forma al vissuto di un uomo, di una famiglia e di un paese intero.
Giovanna Di Marco, Museo di sabbia, Del Vecchio Editore
Il titolo di questa raccolta di racconti, la seconda straordinaria prova letteraria di Giovanna Di Marco, inquieta e seduce. Quattro parole che segnano i suoi molteplici percorsi, il gioco di rimandi e rispecchiamenti, la fluidità di una scrittura che scivola come la sabbia in una clessidra, perché, come leggiamo nell’exergo di Borges “Né il libro né la sabbia hanno principio o fine”. (Grazia Pulvirenti da letteratitudine.wordpress.com)
Domenico Conoscenti, Manomissione, Il ramo e la foglia edizioni
“Relazioni usurate, fra l’ex insegnante Leonardo e il compagno, o incrinate, fra l’agente Diego e la fidanzata, e fra il sovrintendente di polizia Demetrio e il figlio, si intrecciano all’indagine sull’assassinio di Diego a casa di Leonardo. Le vicende si svolgono in un Paese guidato da un governo di ispirazione clericale, che si avvia verso politiche autoritarie e liberiste, entro una cornice ambiguamente rétro. Tutto inizia con la diffusione di alcune e-mail sulle indagini, divergenti, della commissaria Petrotta col sovrintendente da un lato, e del questore dall’altro, riguardanti anche l’ipotesi di un gruppo eversivo. La trama si snoda tra i capitoli oggettivi delle e-mail e quelli di una voce narrante che cerca di colmare le lacune dei resoconti e i silenzi di chi non può o non vuole farsi trovare. Sullo sfondo, le violenze compiute dalle forze dell’ordine durante una manifestazione dell’anno precedente, in cui sono stati coinvolti, a vario titolo, alcuni dei personaggi. Una narrazione che fonde in un unico arco temporale momenti diversi di un trentennio di democrazia, proponendosi al lettore come un paradossale romanzo storico”.
Jean-Christophe Cataliotti, Mollo tutto e divento osservatore calcistico, Mursia
«Cerca il TIC nel giovane calciatore: tempi di gioco, intensità nella corsa e carattere»
Cosa vuol dire avere passione per il calcio? Come muovere i primi passi? Qual è l’identikit dell’osservatore? Quali sono i campionati da seguire? Dove scoprire i talenti? Come organizzare il lavoro? Quanto guadagna un osservatore? Qual è la settimana tipo di un osservatore esperto? Quali sono i parametri di valutazione dei giovani calciatori? Come si scrivono le relazioni tecniche? Quale carriera oltre lo scouting? Questo manuale detta le linee guida per mollare tutto e diventare osservatori di giovani calciatori, tra consigli pratici e aneddoti di vita vissuta sulle tribune di calcio di tutta Italia. Un volume pensato per tutti coloro che, desiderosi di ritagliarsi uno spazio nel mondo del calcio, aspirano a entrare a far parte dei reparti scouting delle società professionistiche o di quelli degli agenti sportivi.
In generale l’osservatore alle prime armi si professa grande appassionato di calcio, con un passato da calciatore o da allenatore. Alcuni aspiranti osservatori, viceversa, non hanno mai giocato o lavorato nel calcio, ma sono spinti dal desiderio di entrare a far parte del mondo del pallone in quanto animati da un amore viscerale per tutto ciò che è calcio e calciomercato. La passione per il calcio dovrebbe essere il loro motore, la loro stella cometa, ma spesso non sono veri e sinceri appassionati di calcio, pur seguendo la squadra del cuore in televisione e allo stadio, pur leggendo quotidiani calcistici, pur navigando sui siti che offrono news di calciomercato in tempo reale. La passione per il calcio, quella vera, dovrebbe spingere una persona – interessata a fare nel calcio qualcosa di importante – a trascorrere interi weekend sulle tribune a osservare giovani calciatori, con la speranza di scoprire qualche campioncino in erba e segnalare a qualcuno la propria intuizione.
Libro copertina, Dopo la morte del re di Jim Tatano, Scatole Parlanti
Dopo l’assassinio di Umberto I nel 1900, l’ispettore civile Tristano Damone, sospettato di nutrire sentimenti antimonarchici, viene trasferito nel remoto comune siciliano di Ventusa. Lì incontra Marta, una giovane ceramista in fuga dalla famiglia. Osteggiato dalle autorità locali, Damone si muoverà con cautela per celare il vero scopo della sua presenza nel piccolo paese. Con l’aiuto di Marta e di alcuni amici, metterà in scena uno spettacolo per distrarre i suoi nemici e celare una verità che, una volta emersa, potrebbe sconvolgere tutti e cambiare la sorte dell’Italia intera… In libreria dal 24 aprile
L’autore
Originario della nissena Villalba, Jim Tatano è uno scrittore e un giornalista culturale. Ha esordito nella narrativa nel 2009. Ha pubblicato anche un saggio, dei racconti, ha scritto testi teatrali e sceneggiature. Collabora con diverse testate giornalistiche. Dopo la morte del re è il suo sesto romanzo.
Le uscite di venerdì 18 aprile
Viola Di Grado, Cuore cavo, La nave di Teseo
“Cuore cavo” racconta la vita dopo un suicidio: la nostalgia, la solitudine, i rimpianti di Dorotea Giglio, venticinquenne, che dopo la morte continua a esistere e desiderare e a stare accanto alle persone che ha amato, in una dimensione insieme mistica e terrena. Un aldilà ribollente, dove la natura crudele sfalda i corpi mentre l’anima, ostinata, sopravvive e contempla ciò che è stata. In questa sorta di limbo, Dorotea è condannata a incedere e spiare, vagando in un mondo insieme familiare e straniante in cui i vivi non possono più vedere e sentire chi li ha lasciati, ma i morti restano all’erta, impauriti, in ascolto. Un romanzo coraggioso e conturbante, acceso da una scrittura formidabile per originalità e poesia, da uno dei maggiori talenti della narrativa contemporanea.
Emanuela Mannino, Movimenti, Les Flaneurs
Movimenti è una silloge che raccoglie un centinaio di poesie, distribuite in cinque sezioni (Inquietudini, Distanze, Luce, Incontri, Forza). Costituisce l’ideale maturazione dell’ultima raccolta poetica, Eppure, per la continua ricerca di senso esistenziale; al contempo, vuole rappresentare i movimenti dell’anima, con le sue evoluzioni, le poliedricità, le sue sfumature espressive, le sue conquiste, i suoi orizzonti. Attraverso le molteplici inquietudini relazionali e le distanze, nell’incontro con se stessi e con il mondo in zone di luce interiore, tramite le esperienze con l’umano, si tenta di esprimere l’approdo consapevole adulto al punto di equilibrio ermeneutico, la Forza, come voce interiore che tutto può sanare, ricucire e ri-muovere.
Angelo Tartabini, La guida completa delle scimmie. Distribuzione ecologia comportamento, Töpffer
Le scimmie sono le nostre cugine più prossime. Noi, i cosiddetti umani, abbiamo in comune con esse molte caratteristiche morfologiche, genetiche e comportamentali, ad esempio, la forma dello scheletro, dei muscoli, la circolazione del sangue, come funzionano gli organi di senso e in ultimo, il più importante, il Sistema Nervoso Centrale (morfologiche). Per caratteristiche comportamentali non si devono intendere solo quelle più comuni, quali l’alimentazione, la difesa del territorio, l’attività sessuale e la cura per la prole, ma anche quelle più complesse e collegate alle funzioni psicologiche quali la memoria, l’apprendimento e altre attività cognitive ritenute fino a poco tempo fa qualità tipicamente umane, come l’intelligenza, la socialità, l’altruismo, la solidarietà, l’empatia, la vendetta, anche quella trasversale, l’avversione all’iniquità, l’inganno, il contro-inganno, persino l’omosessualità. Accanto a questo non va dimenticato che recentemente si è aperto anche un interesse culturale che ha messo in primo piano l’animale, le scimmie in particolare, con tutte le sue sfaccettature, incluse quelle psicologiche; infatti nel loro volto riviviamo, per esempio, l’alterigia e la malizia dell’uomo e dei nostri pensieri, gli aspetti peggiori della nostra personalità o altri angoli reconditi del nostro sfrenato narcisismo ed egocentrismo. Le scimmie giocano, maneggiano e costruiscono oggetti, si procurano cibo, gestiscono la loro vita con dei modelli sociali… Questa Guida è stata scritta per fornire un’idea complessiva di tutte le specie di Primati non umani distribuite nelle diverse parti del mondo suddivise in due Sottordini, quello delle Proscimmie e delle Scimmie Antropoidi, poi in Famiglie, Generi e Specie e Sottospecie.
Linda Terziroli, La nascita nella letteratura. Viaggio nella narrazione del parto (e dell’aborto), OLIGO
Gravidanza e maternità sono temi ricorrenti. Mentre si parla, e si scrive, spesso di amore, di sesso e di concepimento, è molto più raro trovare pagine dedicate al parto e alla sua nemesi, cioè l’aborto. Questo agile libro è quindi un’utile guida per addentrarsi dentro tematiche poco diffuse, ma di vitale importanza e grande attualità; attraverso passi scelti ed efficaci commenti, l’autrice propone un viaggio nella letteratura mondiale dall’antica Grecia ad Annie Ernaux alla scoperta di narrazioni, spesso misconosciute ma di grande forza, riguardanti il venire al mondo.
Questo saggio è un’antologia dedicata alla narrazione del parto dal punto di vista letterario ma non solo. Il frutto di una ricerca a tutto tondo (un po’ a zonzo e niente affatto esaustiva, perciò parziale) sulle descrizioni presenti in alcune opere narrative. Una ricognizione che è nata perciò dal desiderio di ritrovare, tra le pagine di grandi autori, non tanto una risposta filosofica a quell’abisso di dolore che attanaglia molte partorienti, quanto una descrizione vera, o verosimile e letteraria del momento fatidico della venuta al mondo. Un racconto, o un insieme di racconti, insomma. Strada facendo, ho deciso di includere l’aborto che fa parte del tema a contrariis, per scelta e destino, e ho quindi deciso di dividere questo saggio giustappunto in parti: si tratta di parti e di aborti. Durante la ricerca, ho trovato molti spunti poetici di riflessione, pertanto ho inserito qua e là epigrafi poetiche frutto di una selezione di poesie dedicate, in vario modo, al venire al mondo, alla nascita.
Claudio Panzavolta, Lascia stare i morti, Ponte alle Grazie
Un noir avvincente ambientato nella Faenza degli anni Ottanta: questo è Lascia stare i morti di Claudio Panzavolta. Il protagonista è Ciparisso Briganti, partigiano quando era molto giovane ed ex poliziotto diventato investigatore privato, il quale si ritrova a riaprire un caso che gli è costato la carriera: un brutale omicidio di bambini per cui un uomo, prima di morire in carcere, ha dichiarato la propria innocenza. Tra segreti sepolti, insabbiamenti e ombre degli anni di piombo, Briganti dovrà affrontare un passato e un presente carichi di pericoli.
Alessandra De Vita, Sospese. Femminicidi irrisolti: dal caso Montesi al delitto di via Poma, Mursia
Tante e troppe innocenti sono morte negli scorsi decenni, quando ancora non era stato coniato un termine per l’omicidio di genere: femminicidio. La differenza rispetto ad allora è che molte tra loro non hanno avuto giustizia. A distanza di anni, troppi crimini sono rimasti impuniti. Ci sono nomi e visi scolpiti nel nostro immaginario: su tutti, quello di Simonetta Cesaroni, la ragazza di Cinecittà assassinata nell’estate di Italia ’90 e diventata il simbolo delle giovani donne uccise dal potere. Queste ragazze avevano sogni e progetti, un lavoro, amori e amicizie, e soprattutto madri, padri, sorelle e fratelli che ancora invocano verità. Dal caso Montesi al delitto di via Poma, il volume ripercorre le storie di vite spezzate nel pieno della giovinezza da assassini senza nome e dà voce ad assenze che lottano per uscire da un vuoto incolmabile, che sembrano destinate a restare sospese come spettri nel limbo.
Øyvind Torseter, Mule boy e il Presidente. Una spy story, Beisler
Ancora una volta mito, avventura e critica sociale si fondono nell’universo distorto e in qualche modo alienato di mule boy: il sogno di una straordinaria carriera dissolto, la perdita di identità e del proprio posto nel mondo. infine, la fortuna meritata dell’aiuto inaspettato tutto al femminile. Il sogno si avvera: mule boy ha trovato lavoro come tuttofare, nientemeno che a casa di un presidente. e se si dimostrerà all’altezza, avrà un incarico di superfiducia: sorvegliare la valigetta che contiene la bomba atomica. all’improvviso spunta un suo sosia, e la situazione si fa dura e pericolosa. ma in questo intricatissimo intrigo internazionale, mule boy avrà al suo fianco una magica aiutante, l’abile e seducente detective miss cadmio. avvolta nel suo impermeabile giallo, aiuterà mule boy a riconquistare la sua identità e a salvarne la carriera.
Lucy Sante, Io sono lei, NN Editore
All’inizio del 2021 Luc Sante invia a una stretta cerchia di amici una mail dirompente: a sessantasette anni sta per affrontare la transizione di genere. A lungo Sante si è sentito fuori posto: figlio unico di genitori cattolici e operai, nato in Belgio, emigra da piccolo con la famiglia negli Stati Uniti, per poi trasferirsi a New York e frequentare la scena artistica e culturale dei primi anni Settanta. Sante stringe amicizia con figure leggendarie: da Nan Goldin a Jean-Michel Basquiat, da Jim Jarmusch a Paul Auster e Martin Scorsese, che si ispirerà alla sua opera per realizzare Gangs of New York. Nel momento in cui Sante riconosce la sua vera identità di genere, repressa per oltre sessant’anni, la rivelazione scuote il suo essere dalle fondamenta, e con disarmante onestà ripercorre i momenti in cui questa coscienza sotterranea ha segnato la sua vita, dalle scelte esistenziali all’osservazione del mondo, fino al momento in cui ha preteso la luce. Brillante, ironica, profonda, Lucy Sante ci consegna il racconto di una vita, la sua: un passato a inseguire il sogno della verità artistica eludendo la verità della propria identità di donna; e la promessa di un futuro, da abitare come persona finalmente integra, finalmente connessa al proprio autentico sé.
Fabrizio Noli, Confini e conflitti. Dall’Impero romano all’Ucraina, Vallecchi-Firenze
Cos’è un confine? Una linea immaginaria, un fiume, una catena montuosa, ma soprattutto un luogo di tensione, di scontro e di trasformazione. Da sempre, l’uomo ha tracciato limiti e frontiere, creando divisioni e conflitti. Attraverso una narrazione avvincente e approfondita, Fabrizio Noli ci guida nei meandri storici e politici delle regioni contese, dalle terre di Alsazia e Lorena, all’imperialismo austro-ungarico, fino alla divisione di Berlino e dei Balcani. Le mappe originali di Lidia Aceto e le riflessioni storiche ci accompagnano in un viaggio che non è solo geografico, ma anche umano, per comprendere le cicatrici lasciate dai conflitti e l’incredibile fragilità della pace. A tal proposito l’ultima parte del libro si concentra sulla drammatica situazione in Ucraina, con l’invasione del Donbass e le sue implicazioni geopolitiche, mettendo in luce le radici storiche di una delle crisi più urgenti e complesse del nostro tempo. Confini e conflitti non è solo una riflessione sul passato, ma un invito a guardare al presente, a capire come i confini, lontani o vicini, siano sempre una sfida per la stabilità e la convivenza.
Le uscite di mercoledì 23 aprile
Andrea Percivale, Terzo set, Morellini
Un giudice sul campo da tennis. Un codice segreto che nasconde verità pericolose. Una partita che cambierà ogni regola del gioco. Tre racconti, tre storie diverse sul pregiudizio, con specchi capaci a volte di deformare o riflettere ciò che non si vuole vedere. Un professore iraniano, docente di “Etica nelle nuove tecnologie”, nell’ultimo giorno di lezione consegna a studenti fidati due buste, una con una serie di codici per hackerare il sistema informatico del Ministero dell’Istruzione e del Merito e una con una sua manleva per qualsiasi azione andranno a compiere utilizzando quei passaggi segreti, con il compito di restituire i documenti ventiquattr’ore dopo, in occasione degli esami. In una scuola gestita dalle suore, i bambini della quinta elementare si barricano in aula per protestare contro i genitori che li costringono a una serie di passatempi, sportivi e culturali, graditi solo a questi. Intanto il padre di una delle bambine all’asilo, un medico nigeriano, viene candidato al consiglio di istituto, ma un suo messaggio ironico su WhatsApp finisce distorto nelle chat delle madri. Le due vicende confluiranno in un effetto domino paradossale. Un magistrato gioca una finale di un torneo di tennis contro una persona che lui crede essere un latitante, iscrittosi al torneo sotto falso nome, e nei confronti del quale è convinto di avere appena emesso un provvedimento di custodia cautelare. Una partita lunghissima, in bilico non solo nel punteggio.
Giuseppe Arcadio Losa, L’anima dei greci, Lorenzo ’de Medici
Questo libro raccoglie la sfida di parlare dell’anima nel tempo in cui lo sviluppo imperioso delle conoscenze scientifiche, degli interessi tecnologici ed economici ne hanno reso obsoleto il concetto stesso. Dimenticata e trascurata, la realtà dell’anima non cessa però di interrogare le nostre coscienze. L’autore si impegna allora in un ampio e articolato lavoro di ricostruzione della complessa trama di riflessioni che scrittori e filosofi greci hanno intessuto intorno ad uno dei temi più affascinanti del pensiero. Si propone così ai lettori di compiere un viaggio nell’anima per scoprire tanti spunti di pensiero suggestivi quanto arricchenti, e così accrescere la consapevolezza di ciò che siamo e di ciò che siamo chiamati ad essere. In fondo, la sfida più ardua, e al contempo affascinante, è progredire verso la completezza della nostra umanità. Proprio in questo, ancora oggi, gli antichi greci hanno molto da insegnarci.
Le uscite di giovedì 24 aprile
Marta Cristofanini, Selenide, Racconti
Luna è una ragazza coraggiosa e curiosa, ma anche tanto fuggevole. La sua identità è come la luce di un elettrone: più la si guarda e meno è chiaro dove si trovi o dove sia diretta. Arriva a noi per rifrazione, attraverso le vite passate e future, possibili e impossibili, delle persone che per desiderio, caso o necessità le hanno gravitato attorno. In un momento storico di incessante e maldestra ostentazione dell’io, Selenide, esordio letterario di Marta Cristofanini e autrice che abbiamo ospitato su Rivista Blam! con ben due racconti (qui e qui), scandaglia quel «mistero della personalità» teorizzato da Flannery O’Connor, obbligando lettori e lettrici a cercarsi fuori, nella vita degli altri.
Le uscite di venerdì 25 aprile
Roberto Barbolini, La strada fantasma, Bibliotheka
“Una strada che non c’è più diventa tutte le strade possibili”. Ed è così anche per l’antica via Vandelli, realizzata alla metà del Settecento per collegare Modena, capitale dell’omonimo ducato, a Massa e dunque all’unico sbocco al mare dello Stato estense. Questo ambiente montano ripido e impervio attraverso l’Appennino e le Alpi Apuane offre lo scenario e tre racconti sulfurei raccolti da Roberto Barbolini nel libro La strada fantasma.Pubblicato originariamente negli anni ’90 da Garzanti, vincitore del Premio Dessì nel 1991, la raccolta era ormai divenuta introvabile. Come ha scritto il critico Cesare Garboli, Gadda e Delfini sono qui riuniti “in tre racconti sulfurei, in una topografia culturale che presuppone strade internazionali mentre è il più nostrano e famigliare dei crocevia: il luogo picaresco, zingaresco, padano (tra Modena e l’Appennino) dove la pazzia del mondo è la più innocua e sciagurata delle clowneries. Questo luogo è attraversato da una strada fantasma, ma non per questo metaforica. Una strada reale, appenninica, segnata su vecchie mappe. La metafora comincia dopo”. Barbolini è infatti un narratore che predilige il comico, il visionario e il fantastico.
Gianluca Campagna, Il giardino dei nani solitari, Arkadia
José Cavalcanti, detective girovago e sempre pronto a buttarsi in nuove situazioni, non fa in tempo a concludere un caso con successo che gli si presentano di fronte due strani bambini di etnia sharawi, Latifa e Mohamed, ospiti del Centro temporaneo d’accoglienza migranti di Ceuta. Convinto da un sacerdote ad accompagnarli in Spagna in vista di un loro trasferimento in Italia, José inizia inconsapevolmente un’autentica avventura che lo vedrà, in compagnia dei piccoli e di altri personaggi che via via si uniranno alla storia, sfuggire a dei fantomatici e improbabili terroristi che si pongono al loro inseguimento, interessati a un oggetto che l’investigatore ha ricevuto in custodia a Valencia. Tra fughe e colpi di scena, José si troverà catapultato in una realtà che mai avrebbe potuto immaginare, fino all’epilogo finale in cui, in una Roma distopica, tutte le tessere del mosaico troveranno la propria collocazione. Un romanzo ironico, picaresco, adatto per tutte le fasce d’età, in cui il piacere del narrare accompagna il lettore in ogni pagina.
Le uscite di sabato 26 aprile
Carmel Cassar, Jehan de Vallete. L’eroe dell’assedio di Malta e il fondatore de La Valletta, Graphe.it
Nel 1565, Malta fu teatro di uno scontro epico: l’assedio da parte dei turchi ottomani. Al centro di questa battaglia decisiva per la cristianità occidentale, il Gran Maestro Jehan de Vallete si distinse per il suo coraggio e la sua straordinaria leadership. Fu lui a guidare i cavalieri di San Giovanni verso la vittoria e a concepire La Valletta, la città-fortezza destinata a diventare un simbolo di resistenza e fede. Carmel Cassar racconta la storia di un condottiero leggendario, le sue scelte ardue e la sua visione che ha segnato il destino del Mediterraneo.
Laura De Luca, Ma l’amore no. Dialoghi con me stessa su mia madre, Graphe.it
Quando la madre, figura centrale nella vita di ogni individuo, viene a mancare, si spalanca una ferita profonda e si accende una ricerca di risposte che solo lei avrebbe potuto dare. Laura De Luca, in questo romanzo, intraprende un dialogo intenso con la sua memoria, dandole la forma di una conversazione tra la “Grande” e la “Piccola”, tra l’adulta e la bambina che un tempo era. La perdita diventa così l’occasione per esplorare il retaggio familiare, il rimpianto e l’amore perduto. Un percorso di riflessione che ci invita a rivedere il nostro rapporto con la crescita, la memoria e il dolore. Una figlia unica con chi può condividere il dolore della perdita di una madre se non con se stessa, con quella se stessa di un tempo, che della cura e della confidenza della madre ha maggiormente beneficiato grazie alla limpidezza luminosa dell’infanzia? All’indomani della morte di mia madre sono andata appositamente a cercare la me stessa piccola, ingenua e sapiente, fedele al ricordo e libera dai rimorsi. L’ho fatta parlare e poi maltrattata per gelosia, infastidita dalle sue contraddizioni e dalle sue ingenuità. Dalla sua voce infantile. Per capire alla fine che era molto più vicina di me alla verità. (Laura De Luca)
Le uscite di lunedì 28 aprile
Gioia Marzi- Quirino Zangrilli, La psicoanalisi di fronte ai comportamenti alimentari contemporanei, Armando editore
Il volume raccoglie i contributi di Autori di diverse formazioni sui disturbi alimentari, fenomeni clinici in aumento vertiginoso nei paesi sviluppati. Sia i disturbi restrittivi (l’ortoressia e le anoressie) che quelli tendenzialmente bulimici hanno profonde basi conflittuali inconsce e gli Autori ne scandagliano i vari aspetti. Il primo dato che salta agli occhi è che pur esistendo una base multifattoriale psico-organica nella genesi dei disturbi dell’alimentazione un ruolo preponderante viene svolto dallo psichismo inconscio, depositario delle memorie conflittuali delle esperienze traumatiche utero-infantili. La complessa dinamica psico-somatica che esiste tra madre e figlio fin dai primi attimi del concepimento e che trova una ripetizione ed a volte un rinforzo nella fase orale dello sviluppo infantile produce un’impronta indelebile, basata su tracce traumatiche, che influenza l’habitus delle condotte di nutrimento dell’essere umano. Il cibo assurge a valore di simbolo e spesso rappresenta, per spostamento, un conflitto irrisolvibile che si è strutturato a livello inconscio nella prima infanzia.
Elena Frova, Elogio della creativitá. Una lavata di capo, Armando Editore
Il titolo stesso, con il gioco di parole “lavata di capo”, cattura l’essenza ironica e dissacrante del libro, promettendo un viaggio all’insegna della scoperta e del recupero della creatività. Non solo la esplora come motore di innovazione e cambiamento, ma insegna anche come riconoscerla, stimolarla e applicarla nei contesti più disparati. Un libro ricco di riflessioni, trucchetti, esercizi e video, in compagnia di Felice, un misterioso personaggio che cela un segreto.
Un elogio della creatività, una dichiarazione d’amore incondizionato alla creatività, linfa per una società migliore, strumento per essere più bravi, anche quando si progetta un ponte o si cura un malato. La creatività è vita, forza, libero pensiero, intelligenza, sfogo, comunicazione, aggregazione, entusiasmo, confronto, ricerca, dibattito, istinto. E per questo fa tanta paura ai regimi. La censura, la chiusura di scuole, teatri, laboratori, case editrici, musei sono la prima azione che un dittatore fa a discapito della popolazione.
Bruna K. Midleton, Le donne della corte De’ Medici, Amori e intrighi nell’Italia del Rinascimento, Bonfirraro
“Le donne della corte De’ Medici” offre un’esplorazione audace e avvincente del lato oscuro della famiglia Medici di Firenze, un nome noto per la sua magnificenza nell’arte, nella scienza e nella società rinascimentale. Tuttavia, dietro la facciata dorata si cela una realtà più cupa e meno conosciuta. Midleton rivela le conseguenze morali delle azioni dei Medici, con particolare enfasi sull’utilizzo e lo sfruttamento delle persone, sia femmine che maschi, in tenera età. Le donne della corte De’ Medici è un viaggio straordinario nel lato meno celebrato della storia di una delle famiglie più potenti e influenti del Rinascimento. Midleton si immerge nelle profondità della vita delle donne maltrattate e dimenticate dalla storia ufficiale, dando voce a quelle che sono state più sfortunate di altre. Attraverso una narrazione romanzata ma ricca di riferimenti storici, l’autrice porta alla luce storie nascoste di abusi e manipolazioni, sottolineando il prezzo umano della grandezza. In un’epoca in cui la storia spesso glorifica solo la potenza acquisita a spese degli altri, Le donne della corte De’ Medici si presenta come un richiamo alla verità e alla complessità umana. Midleton cerca di ristabilire l’equilibrio, offrendo una prospettiva più completa e umana sulla famiglia Medici, mostrando che dietro ogni splendore c’è un costo umano che non può essere ignorato o dimenticato. Gli amanti della storia, in particolare del Rinascimento italiano, saranno affascinati dalla profondità e dalla ricchezza di dettagli storici offerti dal libro. Coloro che sono interessati a una prospettiva critica e contestuale sulla grandezza e sulle conseguenze morali delle azioni dei potenti troveranno questo libro avvincente e provocatorio.
Libro controcopertina, Colpi di scena di Giovanni Caggegi, FuoriAsse
Quattordici cronache, rappresentate in disparati momenti del tempo, manifestano le esperienze di persone qualsiasi, tutte unite da un sorprendente colpo di scena. L’insieme di storie che ci racconta la penna di Giovanna Caggegi è uno straordinario connubio tra fatti realmente accaduti e magistrale lavoro creativo. Una rielaborazione del quotidiano: tra la vita di un’attrice quarantenne anelante al successo, tra un paese che sanguina e soffre ancora oggi, tra il ciclope Polifemo reinventatosi marinaio. Ci si perde, in queste pagine, tra le magnifiche descrizioni ed eventi ai quali non potremmo mai aver pensato, riportati infine alla realtà dal lieto fine, dalle tragedie e dalle rivelazioni di questo libro.
L’autrice
Giovanna Caggegi laureata in filosofia, giornalista freelance, critico teatrale, dal 1995 scrive sulle pagine dello spettacolo del quotidiano «Lhttps://www.cooperativaletteraria.it/wp-content/uploads/2025/04/caggegi-giovanna.jpga Sicilia» e su periodici specializzati. Si deve alla scuola dello scrittore Guido Conti il suo esordio nella narrativa con il raccontoAgnizione, pubblicato nella raccolta Specchi deformanti di FuoriAsse Edizioni, e seguito dalla pubblicazione sulla rivista della stessa casa editrice del racconto Babushka. Vive di fronte al mare, ha una figlia, Sofia, due gatti, Raissa e Gorbaciov.
Salvatore Massimo Fazio
La segnalazione su SicilyMag
Le aspettative generano inquietudine, oltre ad una febbrile speranza. L’attesa, a volte, illude il desiderio sgonfiando la fiducia riposta nelle proprie ambizioni. Capita anche di non averne, di vivere senza il frizzante slancio della conquista. Alcuni scaricano la troppa tensione emotiva con la scrittura. Ma in essa non c’è quiete, tutto il contrario. Scrivere è uno sforzo, specie per gli scrittori veri. E’ facile riempire i fogli d’inchiostro, cosa ben diversa e decisamente più complicata è scrivere un libro che sappia dire qualcosa, che faccia la differenza, che sia accolto dall’editoria, dai lettori, dalla critica. L’arte, la letteratura, la musica e le svariate forme espressive, non sono fatte per una sola voce, quella del talento, e si aprono a più orecchie, non solo a quelle esercitate degli addetti ai lavori. Abbracciano tutti e le trovi in ogni cosa, ovunque, per trasferirle poi nel teatro della vita. Nel realizzare i propri sogni bisogna sostare nelle ore buie, tormentate. Chiudere gli occhi, fantasticare, attendere e poi come viene viene. In Il desiderio imperfetto di Sebastiano Martini sei a Montemarcello un piccolo borgo, incastrato tra la Liguria e la Toscana, affacciato sul mare. Lì vivono due amici fraterni, Enrico e Fabrizio. Il primo ha in serbo un destino da artista, ambizione che coltiva sin da bambino. il secondo, invece, legge molto e scrive di più, vuole diventare uno scrittore. Nel suo percorso di formazione scopre la grande letteratura come quella di Vincenzo De Petri, il famoso autore che trascorre le sue estati in paese. Fabrizio si imbatte, poi, nella figura di Ines, una donna anticonformista, giornalista e critico lettererio, che si offre di aiutarlo a trovare un editore per il suo romanzo. Mentre le aspirazioni di Enrico, sospinte dall’intraprendenza, paiono concretizzarsi, i sogni dell’amico si frantumano nella complessità del mondo editoriale.
Il romanzo si apre e si chiude nell’intima frustrazione dei desideri che sino a quando non conoscono la luce restano imperfetti. La scrittura è evocativa, in certi passaggi è sublime, in altri è piatta. Nel complesso però è giudiziosa, porta alla riflessione.
Lucia Accoto
La recensione su M Social Magazine
In letteratura, segnatamente in narrativa, si verifica quanto accade nella realtà, le trasformazioni indotte dall’era digitale segnano il cambio di scenari nella rappresentazione del mondo. A noi, rispettivamente nelle vesti di lettori da un lato, di cittadini dall’altro, tocca il compito di coglierne le mutazioni, di rifiutarli o, peggio, di ignorarle.
Al riguardo, il successo della formula del circolo di lettura, fiorito ovunque, in sostituzione del singolo recensore dell’opera, amplifica il concetto rendendolo intellegibile. Nel tumultuoso succedersi degli eventi, legati alla fase del postmodernismo, la funzione della cultura, in essa l’arte, si trasforma rapidamente, percepita al vaglio delle sensibilità soggettive, maturata nel confronto collettivo di idee.
Premessa per introdurre il testo emblematico nel quale mi sono imbattuto di recente, a segnare il superamento della linea di demarcazione tra passato e presente. Anche qui, una indispensabile precisazione riguardante il netto stacco tra la narrativa degli ultimi decenni del Novecento con gli esiti delle innovazioni apparse negli anni due del terzo millennio.
Ecco, quantunque in sintesi, delineato il quadro di riferimento di “Nulla d’importante tranne i sogni”, autrice Rosalia Messina, edito da Arcadia Eclypse.
Per esplicitare la premessa, il romanzo sarebbe adatto a contenere un occhiello, “Ritratto d’artista postmoderno”. Non tanto e non solo, a esergo della personalità letteraria della Messina, quanto per le atmosfere, i contenuti, la scrittura, in sé fluente, nondimeno da mondare in funzione assertiva.
Tra i più acculturati, chiunque si inalberasse, per il trasversale riferimento a “Dedalus. Ritratto dell’artista da giovane”, si dia pace, quantunque il paragone sia improponibile, il disagio espresso dall’inarrivabile James Joyce, ha tanto da spartire con il disperante tentativo di palingenesi in atto nell’ambito letterario globale, nel novero del quale s’inscrive la Messina.
A sceverare tra le righe del testo, per chi si muove nelle pieghe della narrativa del primo quarto di secolo del Duemila, sarà agevole cogliere il periodare insistito eppure irrompente, tutto imperniato sul fluire paratattico, dove le coordinate, in fila una dietro l’altra, rendono il flusso di coscienza una sorta di rimorso sociale per la deriva in cui sono precipitati i personaggi in scena, con loro la Sicilia, metafora del mondo.
Nell’attingere agli appunti vergati sul taccuino durante la lettura, la prima annotazione porta il segno del genere del romanzo, a catalogarlo psicologico si farebbe torto alla trasparente allegoria contenuta in favore degli aspetti sociali. E, pur tuttavia questa è una notizia, non siamo reiteratamente di fronte alla solita indagine sul più recente degli omicidi con il frusto poliziotto a caccia dell’assassino. In un’Italia in cui la giallistica ha agito da padrona, la potenza senza controllo della scrittura della Messina netta l’aria dalle scorie di esercizi intesi a lisciare il pelo al pubblico per il verso… imposto dal mainstream.
Va da sé, riguardo all’osservazione precedente, l’iperbole della potenza senza controllo, lungi dal riproporre la nota pubblicità, vuole solo essere la premessa per attendere sulla soglia della successiva pubblicazione l’autrice, nell’attitudine di scoprire le potenzialità nascoste dietro l’angolo di “Nulla d’importante tranne i sogni”. In quella capacità di organizzare la debordante fantasia creativa, calzante con l’utilizzo dei registri linguistici, sicuramente da rendere più snelli, insistendo per plasmare il periodo in speditezza e incisività, è racchiuso l’approdo del genere narrativo attualmente in sperimentazione non contemplato nei manuali di narratologia, affermatosi in questi anni due del ventunesimo secolo.
In più, da quell’unico sostantivo a campeggiare nella prima di copertina, sogni”, s’intuisce nella sua insita polisemia, la quintessenza della narrazione. Da solo vale la lettura del romanzo.
Sulla duplice ermeneutica poggia l’intero spartito semantico. A sua volta, fissato nel narrato attraverso due concetti chiave, uno tipico del nostro tempo, il desiderio sublimato in sogno, nel caso in ispecie quello di Dora Mariani, vissuta scrittrice, prestatasi a tenere a battesimo, nell’agone editoriale, la giovane promessa letteraria, Rosaria Mortillaro, detta Ro, vagheggia e insegue la voglia di portarla a letto. Da contraltare, sul fronte opposto, il sogno inteso nella sospensione dell’attività psichica superiore con l’immersione in impressioni visive, pensieri e sensazioni a latere delle immagini, proiezioni oniriche sedimentate durante il sonno. Nella finzione sarà Emir, figlio adottivo della protagonista, appunto Ro, a fungere da sognatore di traslucide fantasie rese dalla maestria dell’autrice tramite un retablo di colori, suoni, odori, con l’esito suggestivo di assegnare alle visioni la valenza della premonizione.
Evitando di annoiare chi desiderasse godere della lettura, basti notare la leggerezza con la quale il testo adotta tre voci narranti. Senza sforzo palese, dall’io della prima persona, abilmente distribuito, a seconda delle esigenze del plot, tra diversi personaggi, almeno due, impiegando il meccanismo della missiva, si passa al racconto affidato al narratore extradiegetico, si perdoni il tecnicismo narratologico, da intendersi fuori dalla cerchia dei personaggi. Altrimenti come dipingere il rarefatto e pur profondo dolore di Fosco Beltrami, nipote di Rosamaria Mortillaro, di fronte a un evento straordinario, del quale è vietato dire per non svelare il mistero, orchestrato per mezzo del climax, figura retorica a indicare l’apogeo degli eventi, uno dei tanti, a movimentare la scena del romanzo?
A reggere l’intero plot, l’approccio imperniato sul radicale scontro tra le sorelle Mortillaro, Rosamaria la maggiore, Annapaola la piccola, in un contesto di situazioni in cui luoghi, persone, ambienti, atteggiamenti, pensieri ed emozioni hanno sapori, odori, di una Sicilia di commoventi bellezze paesaggistiche, in commistura con un inesprimibile nulla.
Sullo sfondo della narrazione di Nulla d’importante tranne i sogni, la mescola tra la vocazione letteraria della protagonista, Ro, ovvero Rosaria Mortillaro, scrittrice di fama, con la crisi epocale della società attuale, trova il duplice sbocco sia nella scrittura, sia nei conflitti della quotidianità familiare, a loro volta riconducibili al buio interiore di ciascuno dei personaggi. Nella loro compulsante solitudine in una società di comparse, costoro si muovono nella nebbia del disorientamento, al pari dei soggetti evocati negli Anni perduti, a citare l’intramontabile Brancati, con il peso di una quotidianità da inferno dantesco.
Nello sviluppo della trama l’azione si combina con il narrativo, dando luogo a più racconti, stanze, dentro un’unica cornice. Di un tale effluvio beneficeranno i lettori. In ogni pagina, troveranno atmosfere riconducibili alla delezione dei tempi.
In favore della snellezza di esposizione, accenno per titoli a taluni argomenti, veri e propri topoi, all’origine dello spaccato narrativo della Messina, a mio parere giocato sulla istintualità, dalla danza della vita al limitare della fine, sceverata da Cioran nel “Funesto demiurgo”, alla “Morte del sole”, per usare la metafora di un saggio di Sgalambro, fino al rimpianto della religiosità perduta raccontata da Hillman nella “Vana fuga dagli dei”. Sì, nell’aura del romanzo s’avverte, nella disperazione irrimediabile della protagonista, Rosamaria Mortillaro, la deriva della società multimediale, privata dell’anima mundi.
Nel concludere la riflessione la sensazione predominante è stata di essere dinnanzi a un processo di svolta della narrazione contemporanea, generatrice di una gamma di sensazioni afferenti alla disperante voglia di dare un senso alla postmodernità, con essa alla vita.
angelo mattone (a.mattone@icloud.com)
Angelo Mattone
La recensione su Pio La Torre