L’autore

Redattore per Gioco Pulito e Stadionews 24, ed ex collaboratore di RepubblicaL’Ora, Ettore Zanca è un docente di storytelling emozionale e sportivo e giurista d’impresa palermitano, classe ’72. La carriera editoriale iniziata nel 2012 con “VENT’ANNI. In memoria delle stragi del ’92” e portata avanti con altri 3 romanzi, fino ad oggi, gli ha permesso di vincere il premio speciale del Presidente della giuria Etnabook 2020 con il suo penultimo lavoro, “Santa Muerte”.

Il libro

Il romanzo, utilizzando l’elemento calcistico in chiave simbolica, si concentra sulla determinazione delle donne a prendere in mano le loro vite e cercare di recuperarle. La storia, suggestiva tanto quanto il tema affrontato, è ambientata sull’isola di San Vignan, un avamposto civile che rappresenta il confine oltre il quale ci si immerge nel nulla di un oceano. Proprio in quella zona si vive in funzione del calcio e della pesca. La squadra locale, omonima dell’isola, proprio come in una compagine di livello professionistico, ha il suo bomber: David Rojo. Quest’ultimo, dopo aver collezionato diversi successi nel corso della sua carriera, sente la necessità di ritirarsi all’età di 39 anni. Tuttavia il destino gli impone di giocare ancora proprio nel momento in cui il San Vignan fa il salto di categoria ottenendo la promozione nella massima serie. Il protagonista, però, si ritrova immerso in luoghi a lui sconosciuti. Ciò lo costringerà a dover fare i conti con un passato pieno di tante difficoltà. E proprio in occasione dell’uscita del suo nuovo libro, quarto della sua breve ma proficua carriera editoriale, Ettore Zanca è intervenuto ai microfoni della nostra redazione per raccontarci alcune interessanti curiosità.

Da cosa nasce l’idea di scrivere un romanzo a sfondo calcistico?

“Volevo parlare della seconda causa di battito cardiaco accelerato dopo l’amore, ovvero il calcio. Tuttavia volevo anche un alibi per poter raccontare l’essere umano in tutte le sue sfaccettature tramite un mondo che è tanto metafora di vita, espressione poco originale ma efficace. In più volevo far capire a chi non ama il calcio che chi vive quel mondo spesso ha dentro un romanzo inimmaginabile a prima vista”

Qual è il messaggio che “L’oceano oltre la rete” vuole dare ai lettori?

“In realtà i messaggi sono tanti. Il libro parla di amori, proprio così al plurale, di donne che sono anima delle scelte di uomini, di ricerca della salvezza che a volte arriva con segnali criptici e nella maniera che meno ci piace. E parlaanche di radici e richiamo al passato: e le radici possono essere segno di solidità ma anche di un blocco e una fatica a cambiare che può diventare tossica.Voglio far capire che tutti abbiamo almeno una possibilità di cambiare la nostra vita, che spesso però si racchiude in pochissimo spazio come può essere un dischetto del rigore”

Il tuo libro può essere considerato il prosieguo di un percorso editoriale già avviato da anni?

“Diciamo di sì. Ho cominciato nel 2012 e sono al mio quarto libro pubblicato, nel frattempo ho scoperto quanto sia bello insegnare anche ad altri come emozionare narrando. Sto seguendo un percorso e non intendo fermarmi, anche perché per me sarebbe come smettere di respirare. Adesso sto lavorando al nuovo romanzo”.

Dopo una prima lettura, cosa direbbe Ettore Zanca lettore a Ettore Zanca giornalista? 

“Sinceramente non so parlare molto a me stesso in questi termini. Soffro un po’ della sindrome dell’impostore, per cui tendo a non farmi troppi complimenti. Se leggessi questo libro, da lettore, sarei contento, perché in Italia non c’è un filone così radicato del racconto romanzato sul calcio. Ci sono saggi, racconti storici, anche momenti belli di un periodo particolare (il libro sullo scudetto della Samp con Vialli e Mancini a mio avviso è scritto molto bene): però è tempo che forse iniziamo a raccontare il calcio come merita. Un romanzo, appunto, che nel mio caso, da autore a lettore, spero tanto emozioni”.