La presunta storia vera di Giulia e Giulio


Una parabola tutta italiana

Giovanni Follesa svela le ombre di un Paese con gli occhi di due gemelli

Immaginate di trovarvi a chiedere la tesi di laurea al vostro professore e scoprire che questi non solo ha già accettato di fare da relatore al vostro fratello gemello, ma che addirittura vorrebbe da voi un lavoro di squadra, a quattro mani, riguardante l’operato di vostro padre, uno dei più potenti uomini italiani mai vissuti.
Succede ai protagonisti di “La presunta storia vera di Giulio e Giulia”, recente fatica letteraria del cagliaritano Giovanni Follesa.
Nel romanzo – ambientato nel 2032, con la Chiesa che ha spostato la sua sede da Roma al Sud America e la Massoneria intenta a leccarsi vecchie, dolorose ferite – i due giovani avranno accesso, per un tempo limitato, ai documenti e agli articoli conservati nell’archivio segreto del loro genitore, l’ex giudice Ernesto Luigi Saccherio, colui che nei decenni precedenti ha preso le decisioni più importanti per le sorti dello Stato.
Litigheranno spesso Giulia e Giulio, cui verranno sbattute in faccia non soltanto vecchie storie di famiglia («Ti ricordi quando ci ha confessato: “Mi dite che ho ammazzato vostra madre. Io invece ho ammazzato un intero Paese, l’Italia tutta”», rimugineranno i due) a lungo irrisolte, ma soprattutto le ombre che hanno aleggiato sulla recente storia dello Stivale. Tuttavia, il loro lavoro di tesi andrà avanti, come auspicato fin dall’inizio dall’enigmatico professor Bozzolo.
Classe 1969, giornalista, sceneggiatore cinematografico e curatore di programmi radiofonici, Follesa firma con tratto cupo e elegante un romanzo (il quinto all’attivo) dal ritmo serrato in cui non esistono buoni né cattivi, ambientato in un futuro tanto improbabile da risultare del tutto credibile.
Un tentativo, laico e disincantato, di lettura delle ragioni che, a partire dagli anni Novanta, hanno contribuito a delineare il volto attuale dell’Italia e, nel contempo, un’ipotesi su ciò che potrebbe a breve riguardare tutti noi.

Fabio Marcello



Due gemelli raccontano la storia d’Italia

Domani al festival “Dall’altra parte del mare” Giovanni Follesa presenta il suo nuovo romanzo

Quello di domani alle 21 alla libreria Cyrano è uno degli appuntamenti più interessanti di “Dall’ altra parte del mare”, il festival che da quasi tre settimane sta animando le strade e le piazze di Alghero: protagonisti ne saranno Giovanni Follesa e il suo nuovo romanzo, da poco pubblicato da Arkadia, “La presunta storia vera di Giulia e Giulio”. Dialogheranno con l’autore Francesco Pinna e Stafano Resmini. La prima scena introduce i personaggi del titolo: «Due giovani avanzano fieri e a testa alta tra le vie umide abbracciate dall’alba romana; presenti solo ad un altrove che è vivo nelle loro menti. Da dietro, appena si distinguono: cappotto nero, pantalone nero, stivale nero. Unica lieve differenza: un accenno di gobba, che ne incurva uno. Sono maschio e femmina. E sono gemelli. Identico il fiore che stringono in mano: un tulipano Julie Sobel, lunare e innocente. Come loro». La data − «27 dicembre 2032» − proietta il lettore nel futuro (un futuro che ha, però, molto in comune, se non tutto, con i nostri giorni): è da lì che Giulia e Giulio hanno appena finito di ripercorrere la recente storia nazionale attraverso un punto d’osservazione a dir poco privilegiato, quello offerto da Ernesto Luigi Saccherio, loro padre. Con lui, che è l’uomo che più o meno nascostamente ha condotto i destini del Paese nei decenni precedenti, hanno dialogato nelle ultime settimane più di quanto non abbiano fatto, forse, in tutta un’esistenza: impegnati nella stesura di una tesi di laurea condivisa, i fratelli hanno intervistato a lungo il genitore dopo averne scandagliato per un mese il “bunker”, l’archivio segreto di documenti, dati e articoli tenuto nascosto in un enorme spazio sotterraneo. Il risultato cui sono giunti è una controstoria d’Italia da Mani Pulite in avanti, in cui sono coinvolti anche clero e massoneria e in cui, proprio come nella realtà, individuare con certezza i responsabili di stragi e malaffari è impresa purtroppo quasi impossibile. Ma un altro aspetto viene fuori ben presto nel corso dei colloqui − che tappa dopo tappa si rivelano dei serrati interrogatori, con il padre nella parte del processato e i figli in quella degli inquisitori −, e riguarda la vita famigliare, che si intreccia e fonde così con quella collettiva: che ruolo ha avuto il «Grande Saccherio», come sovente (e poco affettuosamente) lo chiamano Giulio e Giulia, nella malattia fatale della moglie? E come i due impiegheranno l’educazione da lui ricevuta, una volta in possesso di informazioni che potrebbero portare lo Stivale e molti dei suoi più illustri esponenti alla rovina? E, ancora, chi è veramente Michele, uomo di chiesa e cognato di Ernesto, sul cui capo pende l’accusa, atroce, di aver abusato di Giulia quand’era solo una bambina, e per giunta davanti a Giulio? Giovanni Follesa si ripresenta in libreria con un romanzo di notevole qualità, capace di raccontare, attraverso la finzione narrativa, le principali peculiarità negative del carattere profondo del Paese a partire dal − secondo la celebre definizione di Banfield − “familismo amorale”, e capace di farlo con uno stile pienamente posseduto, che sa restituire abilmente l’ambiguità di caratteri e circostanze. Lo snodo centrale della ricostruzione dei giovani Saccherio va rinvenuta in Mani Pulite: «In tanti me ne hanno chiesto il motivo», dice lo scrittore, classe 1969, «e ci ho riflettuto su. Credo sia perché la mia generazione, persi il ’68 e il ’77 per ragioni anagrafiche, e cresciuta negli anni ’80 dell’edonismo reaganiano e della divisione tra paninari e metallari, la rivoluzione di Mani Pulite alla fine ha rappresentato l’impegno civile». Altra domanda inevitabile è sulla scelta di una coppia di gemelli da porre al centro del racconto: «I gemelli possono rappresentare la personificazione del percorso esoterico racchiuso nel libro. Il maschile e il femminile, lo yang e lo yin, o più banalmente il pavimento a scacchiera bianco e nero di ogni loggia massonica. I gemelli stanno a ricordarci che ogni cosa racchiude in sé l’opposto». Una metafora perfetta, per una storia come quella italiana: tocca ribadire, nuovamente, purtroppo. 

Giovanni Pascal



Arkadia Editore

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