Il tema di Ethna, Anna Bertini, Arkadia. Professoressa di musica e violoncellista nata a Dublino e cresciuta a Firenze per motivi di lavoro del padre amatissimo che ha perduto presto scoprendo fra l’altro un segreto che l’ha destabilizzata, Ethna un giorno si ritrova a passare con il treno nei pressi di un albergo dove sette anni prima ha vissuto un importante cambiamento della propria esistenza, che inizia così finalmente a raccontare, per fare pace con il passato e i suoi lati oscuri. Intenso, avvincente, potente, da leggere.
Gabriele Ottaviani
La segnalazione su Convenzionali
Il tema del Ethna, l’ultimo romanzo di Anna Bertini (Arkadia, 2025), è musicale. Anzi, è una canzone, Ethna’s Song. Intorno a questo tema, che ritorna puntualmente, come nel jazz, c’è l’imprevedibile assolo della vita di ciascuno di noi. La protagonista ritorna in un luogo, Castel Sonnino, dove aveva soggiornato in un periodo difficile della propria eistena. Si trova a dialogare con una sua doppia e a riscoprire la persona che era stata allora e che non è più. La musica tende il filo che le consente di non perdersi in questo viaggio a ritroso. “Ho cercato dentro di me un certo distacco, necessario per ripercorrere i giorni che hanno cambiato in modo radicale l’andamento della mia esistenza, e anche la mia indole”. Il jazz è il viatico per il suo rinnovamento. Ethna non è Anna. L’autrice dichiara espressamente che questa è una storia di fiction. Tuttavia, la filigrana richiama inconfondibilmente il profilo della Bertini. L’ho conosciuta personalmente e mi porto il ricordo di una sua aura singolare, un respiro cosmopolita che convive con uno sguardo familiare. Anna come Ethna sembra aver visto cose straordinarie ma che ha vissuto con una apparente non curanza. L’atmosfera, creata da una trama che riesce a trasmettere un alone metafisico alla narrazione naturalistica, mi ha fatto pensare alle Vele scarlatte (più il film di Pietro Marcello che il romanzo di Grin). Anche la profezia di grazia che Ethna Sarfatti rincorre, alla fine potrà compiersi. Si realizzerà l’augurio della lettera-canzone di Lucio Dalla. Sarà tre volte Natale. Può davvero accadere. Bisogna, però, avere il coraggio di guardarsi indietro. Senza rimpianti. “Il nostro strano mondo fiorentino l’ho sentito mio. E se ora torno non è per nostalgia. Piuttosto lo faccio per dare una nuova svolta. Mi sono convinta di un fatto: non si può attendere che sia la vita a svoltare per noi”.
Pasquale Vitagliano
La recensione su La poesia e lo spirito
Una donna sta facendo un viaggio in treno, lungo la linea che costeggia il mar Tirreno, verso Livorno. Un imprevisto costringe il treno a fermarsi lontano da ogni stazione e imprevedibilmente la donna scende, inizia a camminare lungo i binari, indispettita per la sosta non prevista ma soprattutto attratta da una struttura che vede stagliarsi…
Anna Bertini, Marisa Salabelle, Prima Pagina
Una donna sta facendo un viaggio in treno, lungo la linea che costeggia il mar Tirreno, verso Livorno. Un imprevisto costringe il treno a fermarsi lontano da ogni stazione e imprevedibilmente la donna scende, inizia a camminare lungo i binari, indispettita per la sosta non prevista ma soprattutto attratta da una struttura che vede stagliarsi in alto, sulla sommità di una rupe a picco sul mare. In questo modo suggestivo inizia il romanzo di Anna Bertini, Il tema di Ethna, recentemente pubblicato da Arkadia. La donna si chiama Ethna Sarfatti, l’edificio, Castel Sonnino, un tempo appartenuto a Sidney Sonnino, uomo politico vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento: fu lui a concordare con la Gran Bretagna l’ingresso dell’Italia nella Prima guerra mondiale. Il castello, in seguito, era stato trasformato in un albergo, ed Ethna vi aveva soggiornato per un breve, intenso periodo nel 1997. Ora invece siamo nel 2004 e la donna, presa da un impulso incontrollabile, approfitta della sosta imprevista per tornare a Castel Sonnino e per rievocare molte vicende della sua vita. Il romanzo prosegue avanti e indietro negli anni, non seguendo un ordine cronologico ma il filo dei pensieri e dei ricordi di Ethna: un romanzo che insiste, come il precedente Le stelle doppie, al quale alcuni personaggi e situazioni fanno riferimento, sull’importanza dei legami, sia familiari che amicali e affettivi, sul cambiamento, e sul potere della musica che pervade ogni istante dell’esistenza. Sono diversi i fili che si intrecciano, sia nel passato che nel tempo presente: l’amatissima figura del padre, Enzo Sarfatti; la scoperta di non essere sua figlia biologica ma di avere per genitore un uomo che Ethna ha deciso di disprezzare e di non voler mai avere nella sua vita; l’amore appassionato vissuto molti anni prima, in occasione del primo soggiorno a Sonnino, con un uomo affascinante e misterioso, poi coinvolto in vicende poco chiare legate al traffico di droga e alla sparizione di una cliente dell’albergo; la musica, elemento fondamentale nella vita di Ethna che è una violoncellista e compositrice; una vita spesa tra l’Irlanda, dove è nata, Firenze, dove è cresciuta e vissuta, e poi Livorno, New York… Amici, colleghi, persone care di diverse età, nazionalità ed estrazione costellano la vita di Ethna e la riempiono di affetti, ma due sono i nodi irrisolti che ancora deve sciogliere, e che riguardano la sua famiglia biologica e l’uomo che ha amato lì, a Castel Sonnino, sulla scogliera a picco sul mare.
La recensione di Marisa Salabelle
Il romanzo, ambientato tra Livorno, Firenze e l’Irlanda, porta la città labronica tra i candidati al prestigioso premio letterario. L’autrice: “Essendo una storia che si sviluppa in gran parte a Livorno, penso sia una bella cosa per il territorio”
di Giulia Bellaveglia
C’è un po’ di Livorno nella corsa al prestigioso Premio Campiello 2025. La scrittrice livornese Anna Bertini, già nota per il suo stile raffinato e intimo, è tra i candidati con “Il tema di Ethna”, edito da Arkadia. Un romanzo che intreccia musica, identità e memoria, ambientato tra Toscana e Irlanda, con una forte presenza della città labronica. “È una candidatura – dice Bertini -, e io sono consapevole che partecipare non significa arrivare in finale, però sono felice che la mia casa editrice abbia deciso di propormi. Essendo una storia che si sviluppa in gran parte a Livorno, penso sia una bella cosa per il territorio”. La proposta al premio è partita infatti proprio dall’editore. “In genere sono le case editrici che candidano i testi, poi la giuria fa varie selezioni fino alla finale”. Il libro si sviluppa tra Firenze, Livorno e l’Irlanda. Al centro c’è Ethna, una musicista irlandese cresciuta in Italia, violoncellista e insegnante. Durante una vacanza a Castel Sonnino, che nel testo diventa un suggestivo hotel, la protagonista vive un’esperienza che mette in discussione la sua esistenza. La narrazione alterna elementi reali a finzione. Alcuni personaggi sono esistiti davvero, come Horace Gibson, fondatore della International School of Florence, che diventa uno degli attori principali. “Come molti, ho cominciato scrivendo poesie, poi racconti. Nel 2020 ho pubblicato il mio primo volume e questo è il secondo. I miei riferimenti sono stati Antonio Tabucchi e Daniele Del Giudice. Li ho sempre considerati un po’ come maestri, anche nei primi studi di scrittura”. L’esperienza musicale dell’autrice, inoltre, si riflette profondamente nella narrazione.
Prima di dedicarsi ai libri, la scrittrice ha infatti lavorato come manager musicale, seguendo carriere di artisti lirici e organizzando tournée internazionali. “Ho fatto questo lavoro fino al 2011, poi ho adottato una bambina e, con lei a scuola, non riuscivo a viaggiare più di tanto. Così ho finalmente trovato il tempo per scrivere”. E per il futuro qualcosa bolle già in pentola. “Sto lavorando al mio terzo romanzo, ambientato tra Livorno, l’Isola d’Elba e Minorca, dove trascorro parte dell’anno. Sarà ancora un intreccio di realtà e invenzione”. Con “Il tema di Ethna”, Anna Bertini non solo porta la sua voce al Campiello, ma offre un tributo poetico alla nostra città. Un’occasione per far conoscere, anche oltre i confini locali, un territorio ricco di storie e suggestioni. Buona fortuna Anna!
Giulia Bellaveglia
La recensione su QuiLivorno.it
Una donna, un diario
presentazione del libro Arkadia di e con Anna Bertini
con Natalia Ceravolo, musica di Francesco Brito e Luna Beltran
Ethna Sarfatti si ritira nel Castello di Sonnino per scrivere la sua biografia. Racconta circostanze del passato e di un presente inaspettato: dalla morte del padre alla scoperta di non esserne la figlia biologica, dalla storia d’amore dei genitori ai personaggi della sua vita.
nell’ambito di Salone OFF
a cura di Associazione Culturale Polski Kot
📌 ingresso libero fino a esaurimento posti
👀 con la Carta Io leggo di Più puoi prenotare il tuo posto, nelle prime file: scrivi a info@circololettori.it o chiama 011 8904401
La segnalazione sul Circolo dei lettori/Torino
Anna Bertini, Il tema di Ethna (Arkadia, 2025)
Forse non è un caso se ho finito di leggere questo libro e ho scritto la prima stesura di questa recensione durante il mio recente volo verso la Florida per alcuni incontri universitari, mentre ero sospeso tra due continenti. Il tema di Ethna di Anna Bertini è il secondo romanzo della scrittrice toscana edito da Arkadia dopo Le stelle doppie (del 2020). La storia qui raccontata è anch’essa, infatti, sospesa tra molti mondi, ma principalmente tra due, l’Irlanda e l’Italia – cosa che mi trova quanto mai in linea, dato che la verde isola è per me, spiritualmente, una seconda casa. La vicenda narrata è quella di Ethna Sarfatti, figlia di Enzo, un tipografo italiano (e in seguito professore d’inglese) emigrato a Dublino negli anni ’30 (ma figlia solo sul piano legale, perché biologicamente era nata da un irlandese scapestrato, Jeffrey, che ben presto avrebbe abbandonato sua madre Lora). Ethna (pronunciato “Enna”) è una violoncellista e compositrice che si fa strada nonostante il segreto che, a partire dalla confessione di Enzo poco prima di morire, deve portarsi dentro, e che la carica di rabbia e rancore. Di lei seguiamo tutto l’itinerario esistenziale, fin dagli anni ’60, quando era una ragazzina, per arrivare agli esordi del Duemila, benché il nucleo vivo della sua storia si ambienti tra gli anni ’80 e il 2004-2005 – tra Dublino, Livorno, la rocca di Castel Sonnino e Firenze, dove a un certo punto i suoi decisero di trasferirsi. Ed è proprio sul finire del penultimo decennio del Novecento che, sulla costa toscana, Ethna incontra un uomo, Lorenzo, che la affascina e travolge ogni suo freno, coinvolgendola in una storia sentimentale breve ma intensa. Questa segnerà la loro vita a venire tanto da innescare un “domino” di conseguenze che la costringeranno ad affrontare i fantasmi del suo passato. La narrazione non è lineare, benché segua un andamento nel complesso cronologicamente progressivo, e procede tra sprazzi di tempo lontano e anticipazioni di futuro, combinando squarci di paesaggio solare tirrenico, con la loro luce calda e vivida e il sapore intenso dei loro cibi e delle loro bevande, e istantanee dilatate di vedute irlandesi e gallesi (è infatti in Galles che fuggì il padre biologico di Ethna, che lei si ostina a non voler rivedere), con la loro dolcezza malinconica e pacificante. La penna di Anna Bertini (scrittrice “cittadina del mondo”, altra cosa che ci accomuna) sa raccontare tutto ciò con grande intensità, imprimendo una vita vera, interessante e perfino toccante a personaggi inventati, sì, ma che sembrano quasi “elementali” dei mondi da cui provengono, pur se spesso impegnati a schizzare qua e là per il mondo, per lavoro o per il piacere di ritrovarsi. E davvero le coincidenze non finiscono mai, perché mentre leggevo il romanzo (dove peraltro compaiono anche personaggi realmente esistiti, come Horace Gibson, fondatore della International School of Florence), lo schermo della signora seduta davanti a me in aereo trasmetteva, sottotitolato in inglese, Dražen, film sulla vita (magnifica e tragica) di un altro grande globe-trotter, il cestista croato Dražen Petrovi?, uno dei migliori di sempre nella pallacanestro, morto in un incidente automobilistico nel 1993. Così, mentre le righe de Il tema di Ethna scorrevano agili e coinvolgenti, anche quel sottofondo filmico evocava molteplici Altrove e innumerevoli epifanie di amore, lontananza e “mancanza di”, caricandomi di una nostalgia che però, al contempo, era sinonimo di proiezione su un avvenire da cui ci si sente chiamati da una vocazione profonda. E questo valeva per me durante il mio viaggio (e vale ancora), e soprattutto vale per i personaggi del romanzo di Anna Bertini, dove i rimpianti e l’urgenza di chiarimenti sul senso del passato contano, spingono e “bruciano”, ma prevale la necessità improrogabile di lasciare che si riveli il percorso esistenziale verso il futuro.
Giovanni Agnoloni
La recensione su La poesia e lo spirito
I giorni pari di Maria Caterina Prezioso, Arkadia
Un racconto, che come spesso oggi fa accadere chi scrive, intreccia la realtà e la fantasia, e lo fa bene, con attenzione per i dettagli, quelli della nostra storia italiana. Tra la scalata e la caduta del fascismo, due donne, le loro famiglie: Sara ebrea, Silvana malata di tubercolosi. I fatti – che oggi assumono impressionante attualità alla luce della rilettura, spesso impietosamente banalizzante se non addirittura irrispettosa, dei drammi che molti cittadini del nostro paese hanno vissuto sulla propria pelle – sono visti e narrati internamente al contesto famigliare, con un taglio intimo che mi ha ricordato le opere di Natalia Ginzburg, dove, da dentro le stanze della vita quotidiana, assistiamo all’invadenza della storia nella traccia della vita. La lingua scelta è adatta ai contesti, l’uno medio-borghese l’altro popolare, in cui le due protagoniste si trovano ad agire, e qualche volta suona volutamente retrò con l’esplosione un po’ drammatica dei sentimenti, giovani e indomiti, di caratteri che si trovano del resto calati in un periodo di continui sconvolgimenti.
Sara è figlia di un farmacista ebreo “ingentilitosi” per non perdere tutto, all’uscita delle leggi raziali; un “gentile” è infatti una persona che si è fatta “arianizzare”, rinunciando al proprio culto. Una legge del Ministero degli Interni introdotta nel ’39 e usata in modo assai discutibile, tanto da poter essere accessibile solo a chi se la potesse “economicamente” permettere, consentiva di tornare a “vivere”, nel tessuto sociale dal quale i non ariani si vedevano esclusi. Tuttavia, gli altri membri della famiglia restavano “ebrei” e quindi, dovevano vivere in un cono d’ombra, che impedisse alla società di “accorgersi” di loro. Per questo Sara viene mandata via da Roma, è costretta ad abbandonare l’abitazione borghese dei genitori allo scoppio della guerra, e viene “accolta” da una famiglia di Sperlonga, pagata per spacciarla per una parente. Sarà la svolta del destino che cambierà tutta la sua vita, ma che non sopirà il suo senso di ricerca della giustizia. L’incontro con gli ideali dei partigiani, con gli intellettuali del “Manifesto di Ventotene”, la porterà a fare scelte che devieranno da quelle di una vita al “riparo” dal male, scelta dai i genitori, in buona fede, per lei. Silvana è figlia della borgata romana, delle case popolari dove il duce aveva trasferito il più indigente proletariato romano. Da suo padre, invalido della Prima Guerra Mondiale, ha avuto un’unica e sfortunata eredità: la tubercolosi. Sarà la malattia ad allontanare anche lei dal contesto famigliare, per entrare, giovanissima, al sanatorio Forlanini, dove il professor Fegiz (personaggio reale), luminare ebreo “imboscato” nel perimetro ospedaliero perché troppo bravo e utile alla medicina, la curerà, insieme alla popolazione di sfortunati che abitano una realtà drammaticamente parallela ai fatti della storia, quella della malattia. La sua vita sarà plasmata dal rapporto con il grande luminare che l’ha in cura, capace di apprezzare l’intelligenza emotiva della ragazza, la sua apertura verso la vita, la capacità di prendere in mano il destino, nonostante tutto. Le due protagoniste vivono, ciascuna per sé, una vita calata nel reale panorama dell’epoca più cupa dell’Italia, ed è scorrevole e appassionate il disegno finzionale che Maria Caterina Prezioso traccia, ponendole in parallelo, su binari che, solo leggendo il bel romanzo, sapremo se e come si toccano.
Anna Bertini
La recensione su Letteralmentelive
Un romanzo in cui è facile perdersi alla ricerca di se stessi e del significato delle cose. Una donna, un diario, i ricordi di una famiglia e di una vita. Si tratta de “Il tema di Ethna” (Arkadia), scritto da Anna Bertini e recentemente pubblicato.
1997. Ethna Sarfatti, nata a Dublino e cresciuta a Firenze, dove il padre ha trasferito la famiglia per assumere il ruolo di insegnante alla International School of Florence, intende separarsi dal marito. Per meditare meglio sulla propria esistenza si ritira nel Castello di Sonnino, un hotel particolarmente suggestivo.
2004, casualmente, passando con il treno da quelle parti, Ethna rivede l’antica sede di quel soggiorno e, d’istinto, decide di tornarci. Forse per riallacciare le fila degli avvenimenti del passato e capire meglio qualcosa di se stessa, forse nella speranza di un incontro. La professoressa di musica e violoncellista matura l’idea che tornare a quel luogo sia l’occasione adatta per iniziare a scrivere il racconto di ciò che ha vissuto negli ultimi sette anni. E mentre compone musica per un quartetto jazz americano, inizia a mettere insieme le pagine della sua biografia, raccontando circostanze del passato e di un presente in parte inaspettato: dalla morte del padre alla scoperta di non esserne la figlia biologica, dalla storia d’amore dei propri genitori alla pletora di personaggi che fanno parte da tempo o si sono affacciati man mano nella sua vita. Si compone così il quadro di una vita minima e a suo modo unica, come lo è quella di ciascuno di noi.
La recensione su Toscanalibri
Un romanzo in cui è facile perdersi alla ricerca di se stessi e del significato delle cose. Una donna, un diario, i ricordi di una famiglia e di una vita.
1997. Ethna Sarfatti, nata a Dublino e cresciuta a Firenze, dove il padre ha trasferito la famiglia per assumere il ruolo di insegnante alla International School of Florence, intende separarsi dal marito. Per meditare meglio sulla propria esistenza si ritira nel Castello di Sonnino, un hotel particolarmente suggestivo.
2004, casualmente, passando con il treno da quelle parti, Ethna rivede l’antica sede di quel soggiorno e, d’istinto, decide di tornarci. Forse per riallacciare le fila degli avvenimenti del passato e capire meglio qualcosa di se stessa, forse nella speranza di un incontro. La professoressa di musica e violoncellista matura l’idea che tornare a quel luogo sia l’occasione adatta per iniziare a scrivere il racconto di ciò che ha vissuto negli ultimi sette anni. E mentre compone musica per un quartetto jazz americano, inizia a mettere insieme le pagine della sua biografia, raccontando circostanze del passato e di un presente in parte inaspettato: dalla morte del padre alla scoperta di non esserne la figlia biologica, dalla storia d’amore dei propri genitori alla pletora di personaggi che fanno parte da tempo o si sono affacciati man mano nella sua vita. Si compone così il quadro di una vita minima e a suo modo unica, come lo è quella di ciascuno di noi.
L’AUTRICE
Anna Bertini ha vissuto per molti anni all’estero, dove ha studiato Scienza del Teatro, Drammaturgia, Educazione Musicale. Nel 2021 si è laureata in Letteratura Arte Musica e Spettacolo. Ha insegnato Lingua e letteratura italiana per stranieri, nella scuola primaria ha curato laboratori di scrittura, espressività musicale e teatrale, per anni si è occupata delle carriere di musicisti e dell’organizzazione di eventi musicali collaborando con le più prestigiose istituzioni del settore in Italia e nel mondo.
Scrive o ha scritto su “Exlibris20”, “Sdiario”, “Ewwa.org”, “Facciunsalto”, “La Stanza di Virginia”. Un suo racconto è uscito in castigliano sulla rivista letteraria venezuelana “País de Papel” e altre sue opere sono inserite in svariate antologie; l’ultima a cui ha contributo è Lato A (Arkadia Editore, 2023).
Per FusibiliaLibri ha pubblicato la raccolta di poesie Profusioni (2015) e Duende (2017), silloge di racconti dedicati alla memoria di Antonio Tabucchi; ha inoltre curato l’antologia Madame Europa. Per Caosfera ha pubblicato la seconda silloge poetica Fuori il silenzio ad ombra (2018).
Tra le opere edite c’è anche un libro illustrato per ragazzi, Angeli in bicicletta, realizzato in collaborazione con Laura Lotti, illustratrice, e con Francesca Pace, food blogger.
Nel 2020 ha pubblicato con Arkadia Editore il suo primo romanzo, Le stelle doppie, secondo premio Firenze Rive Gauche 2021, finalista Tre Colori Lenola Inventa un Film 2022.
Nel giugno 2024 è uscito per Kanaga Edizioni il saggio tratto dalla tesi di laurea I Primi due quadri della Bohème di Puccini.
La recensione su PuzzleBook