BLOG L’estate è entrata con tutto il suo calore e la Sicilia domina la scena con cinque nuovi titoli di Castelli, Cacciatore-Catalano, Rausi, Cassar Scalia, Tomasello. La Controcopertina va a “Umor Vitreo”, Arkadia, quarto volume della saga sui vizi capitali di Paola Musa. La Copertina alle nuove dissertazioni di Francesco Permunian per Edizioni Scientifiche
Due settimane, quelle dal 27 giugno al 10 luglio, che segnano ritorni di bestselleristi e di debutti per il nostro blog di consigli alla lettura… e con un’altissima percentuale di siciliani. Libri sotto l’ombrellone proprio come il mare dell’isola di Trinacria: vastissima scelta!
Si inizia martedì 27 giuno dove risalta Roberta Castelli: l’autrice etnea, trapiantata in Toscana esce per il colosso del giallo e del thriller Fratelli Frilli Editori, con un titolo che richiama Catania: “Il delitto di via Etnea“. Sempre oggi tornano in libreria Cristina Cassar Scalia con “La banda dei carusi” (Einaudi), Simone Rausi con “Il colore delle cose non dette” (Rizzoli) e il debutto di Dario Tomasello con “Cronicario” (Marsilio); tra i non siciliani Rosemary Tonks esce con “Il Baccalà” (Il Saggiatore).
Venerdì 30 giugno l’attesa è finita per quello che è il libro controcopertina: “Umor Vitreo“, edito da Arkadia, quarto capitolo della saga dei vizi capitali di Paola Musa. Il 30 giugno è anche il giorno di Niccolò Cusano con “La pace della Fede”, Lorenzo de’ Medici Press, che vanta introduzione, traduzione e note di Marco Vannini, di Alberto Radicati di Passerano e il suo “Dissertazione filosofica sulla morte“, Il Saggiatore, e di Beppe Mecconi con “I proverbi della Signorina Celide” per Topffer. Esce anche il nuovo di Jury Romanini, “Otto anni“, per ExOrma.
A luglio ritroviamo la coppia Raffaella Catalano e Giacomo Cacciatore che tornano con un libro a sfondo sociale dal titolo “A Salina il vento cambia“ per i tipi di Leima, il nuovo libro di Igor Patruno e Giacomo Galanti, “Il delitto di Chiavari. La strana morte di Nada Cella” per Armando editore e Maharaj Nisargadatta con “Essere è amore“, anche questo edito da il Saggiatore. E il libro copertina? Eccolo nell’ultimo giorno delle due settimane: lunedì 10 luglio torna il “colosso veneto” Francesco Permunian che in “Tutti chiedono compassione e altre microstorie“, Editoriale Scientifica, racconta come ci si può fermare sui social a raccontare inutilità.
Le uscite di martedì 27 giugno
Roberta Castelli, Il delitto di via Etnea, Frilli
Manfredi era un brillante poliziotto ma ha lasciato il lavoro quando il destino, con un tiro mancino, gli ha tolto ciò che di più prezioso aveva. Mariolina invece, rimasta per sempre promessa sposa, ha solo sfiorato una felicità che non ha fatto in tempo ad afferrare, perdendo l’unica cosa che le rimaneva: il senno. Diventati amici per caso, mentre erano alla ricerca di risposte difficili da scovare, hanno trovato conforto in un’amicizia che li sostiene ancora oggi. Oltre alla passione per i casi da risolvere, in comune hanno la capacità di vedere e sentire cose che altri non riescono a percepire. In questa strana e ufficiosa indagine, i due si muovono tra le vie del malfamato quartiere Bottegaccia, cercando di capire chi possa avere ucciso Momar, il senegalese che vendeva cd in via Etnea. Ad aiutarli, l’ex collega e amico di Manfredi, l’ispettore Nicola Romano. Catania è la principale protagonista di questo romanzo, con le sue tante ferite ancora aperte e una storia che sembra volerla condannare all’eterna infelicità.
Cristina Cassar Scalia, La banda dei Carusi, Einaudi
Da quando si è trasferita sotto l’Etna, al vicequestore Vanina Guarrasi non era mai successo di lasciarsi coinvolgere tanto da un caso. Ma ora il brutale omicidio su cui deve indagare è quasi un fatto personale. Per lei, per la sua squadra e per un gruppo di «carusi» che già in passato le è stato d’aiuto. In una mattina di aprile, alla Playa, l’unica spiaggia sabbiosa di Catania, viene scoperto il cadavere di Thomas Ruscica, qualcuno lo ha ucciso con un colpo di rastrello alla testa. Thomas era uno dei «carusi» di don Rosario Limoli, parroco di frontiera che opera nel difficile quartiere di San Cristoforo. Vanina lo conosceva: un ragazzo con una famiglia e un passato pesanti alle spalle, però determinato a rifarsi una vita e ad aiutare altri come lui. Criminalità organizzata o delitto passionale? Questo è il dilemma che da subito si trova davanti la polizia. Finché gli indizi non cominciano a convergere tutti sulla stessa persona. Eppure né Vanina, né il suo vice Spanò, né l’inossidabile commissario in pensione Biagio Patanè, di cui alla Mobile nessuno può più fare a meno, credono alla sua colpevolezza. Per scagionarla saranno pronti, ognuno a modo proprio, a trascurare o a mettere in gioco anche la loro vita privata.
Simone Rausi, Il colore delle cose non dette, Rizzoli
Da piccola Nina sognava di inventare un nuovo colore. Ora ha vent’anni e, dalla morte di suo fratello Samuele, la sua vita non ne ha più nean-che uno. Lavora come grafica da casa, senza mai parlare con nessuno, fino alla sera in cui riceve un messaggio anonimo: una persona che dice di vivere nel suo palazzo e sembra sapere tutto di Samuele. Prima di rivelarsi, le propone un esperimento: 36 domande a cui rispondere a turno, senza riserve. Nina scopre la vita segreta di suo fratello e un’inaspettata somiglianza con il misterioso sconosciuto che non ha nome, non ha sesso e ha l’insolita abitudine di leggere il dizionario prima di dormire. Passa in rassegna i vicini ed entra nelle loro vite dalla porta di casa, ma tutte le volte che sembra avvicinarsi alla soluzione la verità le sfugge di nuovo. C’è Prosperina, la portinaia che sa tutto degli inquilini; l’ingegner Barra, sempre chiuso nel suo studio; i Balsamo, una giovane coppia in crisi; la signora Kovacs con la bellissima figlia adolescente Sarah; la caotica famiglia Angeli; l’affascinante pasticciere Pietro, con le sue torte che chiudono le giornate. Chi è che le scrive? Nina sa davvero così poco delle persone che le abitano accanto? E di suo fratello? La storia di un dialogo nel buio tra due perfetti sconosciuti che si tendono la mano per salvarsi dal dolore.
Dario Tomasello, Cronicario, Marsilio
Emanuele Trevi: “Grottesco, lunatico, visionario, il poema di Dario Tomasello è un viaggio in direzione della verità, un’opera raffinata e sorprendente”
Cronicario rimanda all’idea di un sanatorio disperante, di un’insanità inguaribile e irredimibile. In questa atmosfera estenuata, S. è protagonista e voce narrante di una catabasi, di un viaggio picaresco che si svolge a Giadida, città solare e inquietante, affacciata su un angusto braccio di mare. Giadida in arabo significa “nuova”, perché il passato non sembra avere diritto di cittadinanza a queste latitudini. Un coro di personaggi grotteschi scandisce le fasi dello spostamento nello spazio e nel tempo di questo flâneur postmoderno: personaggi che forse attentano alla sua vita, o più probabilmente alla loro, e agli ultimi residui di una qualche plausibile umanità. Nel frattempo, qualcuno – che ha visto troppo – scompare misteriosamente nello specchietto retrovisore di un’automobile; una torma di individui disperati, a frotte, invade gli spazi metropolitani, sbucando dal nulla. Uniche vie di fuga dall’orrore: un amico di infanzia mutaforma (spesso appare nelle vesti di un gatto persiano); l’ape regina, spettro materno e severo, e una ragazzina che riporta il passato nel presente. Sospeso tra riferimenti a numi quali Stefano D’Arrigo e Jolanda Insana e una struttura ritmica che spesso allude all’hip hop, Cronicario ripropone la forma poema, giacché quell’abisso che è lo Stretto pretende un registro vertiginoso e molteplice. Dario Tomasello vive e insegna a Messina. Ha pubblicato nel 2006 la plaquette Prima dell’inizio. È autore, tra i molti altri volumi, di Stretto di carta. Guida letteraria di una regione di confine (il Palindromo, 2021). Ha scritto e realizzato numerosi testi drammaturgici.
Rosemary Tonks, Il Baccalà, Il Saggiatore
Min ha vent’anni, abita a Londra ed è terribilmente anno- iata dalla vita. L’unica cosa che sembra dare sollievo al suo tedio sono gli uomini che orbitano attorno al suo centro gravitazionale. C’è Fritz, ventiduenne dall’accento tedesco che fuma la pipa e non ha rispetto per le donne; c’è Billy che non alza quasi mai la voce, è preciso e controllato. Si prende cura di sé, forse fin troppo: saune, sbiancamento dei denti, lucidatura delle scarpe, champagne nei tre momenti della giornata in cui è accettabile; c’è Claudi, con il tic del «mia cara» infilato insistentemente in tutte le sue frasi e poi c’è George, suo marito. Quest’ultimo è così invisibile ai suoi occhi che un giorno Min ha, accidentalmente, spento la luce della stanza quando lui era ancora dentro. Ma sopratutto è il Baccalà. Un baritono che la irrita più di qualsiasi al- tro uomo abbia mai conosciuto. A volte le fa qualche regalo, facendola infuriare ancor di più. Ne è disgustata e attratta allo stesso tempo, e per questo non riesce a mettere a tacere una volta per tutte le sue avances. Come se non bastasse, si è anche presa la gotta. Ma in che direzione va la vita di Min? Per molti anni, questo romanzo è scomparso dalle librerie, per volontà stessa dell’autrice che ha distrutto quasi tutte le copie. Un classico contemporaneo divertente e schietto, scritto nel 1968, Il Baccalà anticipa la fioritura del femminismo negli anni settanta, evidenziando l’artificialità del genere e invertendo i processi dell’ oggettificazione sessuale.
Le uscite di venerdì 30 giugno
Libro controcopertina, Umor Vitreo di Paola Musa, Arkadia
Dopo molti anni dalla scomparsa di Marla Naiges, moglie e compagna politica del dittatore Arteno Gora, la sua amica d’infanzia Ania Ledon, oramai ultraottantenne, accetta per la prima volta di rilasciare una testimonianza del loro lungo e controverso rapporto a un noto giornalista. Ambientato in un Paese immaginario, la Livania, ma con una descrizione verosimile sulle dinamiche che conducono all’instaurazione di una dittatura, il racconto di Ania è l’estremo tentativo di difendersi dall’accusa di complicità con il regime di allora, di respingere la riduttiva definizione di amica della diavolessa, diventando poco a poco l’autoanalisi spietata di un rapporto d’amicizia avvelenato dall’invidia, dalla prevaricazione e dall’impossibilità di superare psicologicamente le differenze sociali.
Jury Romanini, Otto anni, ExOrma
Una donna in fin di vita chiede al marito di non legarsi a nessun’altra per otto anni, dopo la sua morte; questo è il tempo che occorre al corpo umano per rigenerare totalmente le sue cellule. «Fra otto non sarai più tu! I tuoi occhi non mi avranno mai vista, le tue mani non mi avranno mai accarezzata». Una vita normale, un amore, il lavoro, l’umanità dei bar di campagna e poi… Dopo il lutto, l’uomo si perde in un bosco e arriva a una casa “sospesa” tra mondi (quello tangibile e quello immaginifico, quello del pensiero e dei saperi), custodita da un guardiano e dalle sue sapienti galline. Quando trascorsi otto anni l’uomo lascerà la casa, sarà un uomo tutto nuovo e dovrà cercare la rotta per un futuro possibile.
Niccolò Cusano, La pace della Fede. Introduzione, traduzione e note di Marco Vannini, Lorenzo de’ Medici Press
Nel 1453, subito dopo la conquista di Costantinopoli da parte dei Turchi, mentre i più progettavano una nuova crociata, Niccolò Cusano scrisse il De pace fidei. In esso si immagina un Concilio tenuto in cielo tra i filosofi di tutte le religioni, alla presenza del Verbo, cioè Cristo, degli apostoli Pietro e Paolo e del Signore stesso, per ricercare la pace tra le diverse fedi. Essa viene effettivamente trovata grazie al generale riconoscimento che, al di là delle diversità teologiche e di culto, è sempre un unico Dio quello che in realtà tutti i popoli hanno adorato, nella comune ricerca della beatitudine eterna. Religio una in rituum varietate: una sola religione nella diversità dei riti, è la formulazione sintetica che Cusano offre per una vera e duratura pace religiosa. Opera straordinaria per i tempi in cui fu pensata e scritta “La pace della fede” è un testo che ha ispirato nei secoli molti filosofi sul tema dei conflitti religiosi, ma che non manca di rivelare tutta la sua attualità nel nostro tempo.
Alberto Radicati di Passerano, Dissertazione filosofica sulla morte, Il Saggiatore
«Un uomo stanco o sazio di vivere può morire quando lo desidera senza recare offesa alla natura, poiché morendo egli utilizza il rimedio che la natura gli ha generosamente messo nelle mani per curarsi dei mali di questa vita». Difendere il diritto inalienabile al suicidio e all’eutanasia sostenuti da un’esplicita filosofia naturalistica e libertaria nell’Europa settecentesca non poteva non essere fonte di scandalo e repressione. Il suo autore, il conte Radicati di Passerano, già esiliato a Londra per le sue idee ribelli e con- trarie allo spirito del tempo, dopo la pubblicazione venne infatti arrestato. La Dissertazione filosofica sulla morte, ap- parsa per la prima volta nel 1732, con il titolo Philosophical Dissertation upon Death, Composed for the Consolation of the Unhappy sotto lo pseudonimo “A Friend of Truth”, rima- ne ancora oggi un testo di grande interesse, dove il filosofo sostiene che la paura della morte è indotta nelle persone da credenze e superstizioni. Bisogna accettare serenamente quello che è un evento naturale e se necessario, saperlo scegliere consapevolmente.
Beppe Mecconi, I proverbi della Signorina Celide, Topffer
Trovare le origini di un proverbio è come trovare le origini di un mito. Bisogna essere buoni raccontatori di storie, e saper scavare nel passato più favoloso e lontano. In questo libro Beppe Mecconi parte da un dato realistico: una Celide cinquantaseienne, che vive a San Terenzo – Liguria di Levante – che legge Pinocchio e Buzzati, e che incontra festosamente la gente del luogo nell’euforia della libertà ritrovata, siamo nel 1946. Celide conosce la ambiguità contraddittoria dei proverbi, simile a quella delle nostre vite. E ne indaga le fonti quasi smascherandoli, mostrandone la aleatorietà, spesso appesa al filo di una vocale o di una consonante difforme. La fantasia di Mecconi, che i lettori ben conoscono, si sfrena nei racconti e nelle illustrazioni, evocative e a tratti esilaranti. Il lettore partecipa felice a questi giochi di parole che sono anche giochi, salti, balli dell’immaginazione. E alla fine ringrazia Beppe Mecconi per tanta aerea felice grazia inventiva. (Giuseppe Conte)
Dall’introduzione di Francesco De Nicola: “C’era una volta […] nell’immediato secondo dopoguerra l’abitudine a riunirsi in dieci, venti persone nella casa di un vicino e di ascoltarlo mentre raccontava qualcosa: una storia vera o inventata. E intanto, mentre il racconto andava avanti c’era chi si commuoveva o si metteva a ridere, chi parteggiava per un personaggio e chi lo detestava e intanto qualcuno sbocconcellava o bevucchiava qualcosa; e così, intorno alla metà del secolo scorso, si passavano piacevolmente le serate insieme, ascoltato un bravo affabulatore e con il piacere di incontrarsi. […] Ora, a quel tempo che sembra lontano secoli segnato dal piacere di comunicare e di passare insieme le serate ci riconduce Beppe Mecconi, che ci porta nella cucina di una casa colorata del suggestivo borgo di San Terenzo, affacciato nel Golfo dei Poeti tra Lerici e La Spezia, e qui, stupiti e affascinati, ascoltiamo la signorina (di mezz’età) Celide. Senza dubbio questa donna ha grandi doti di affabulatrice, tanto che chi ascolta viene del tutto coinvolto dalle sue parole e non sa trattenere le sue reazioni mentre segue il racconto fantasioso e bizzarro della nascita dei più noti proverbi. La storia dei proverbi è però solo un abile pretesto per inventare racconti incredibili che mescolano le realtà più certe con le fantasie più favolose per dar vita a imprevedibili racconti [… ] E così, col pretesto di raccontare le vere e misconosciute origini di noti proverbi, Beppe Mecconi, per bocca della vivace signorina Celide, intrattiene il lettore con le più fantasiose trovate narrative, esposte con arguzia e linguaggio diretto e coinvolgente, che fanno di questo libriccino una lettura amena e inconsueta che ha anche il merito di riportarci ad un tempo in cui la socialità era davvero il piacere indispensabile di trascorrere insieme ad altre dieci, venti persone – uomini e donne, adulti e ragazzi – una bella serata lasciando correre la fantasia…”.
Le uscite di sabato 1 luglio
Igor Patruno e Giacomo Galanti, Il delitto di Chiavari. La strana morte di Nada Cella, Armando editore
Nada Cella ha solo 25 anni il 6 maggio 1996, quando viene trovata agonizzante nello studio del commercialista Marco Soracco dove lavora come segretaria. L’ufficio si trova in una via centrale di Chiavari, piccola città della costa ligure. A scoprirla in quelle condizioni è proprio il suo datore di lavoro. Sono le 9 del mattino e la ragazza morirà in ospedale poche ore dopo. Fino a quel momento l’esistenza di Nada Cella è molto simile a quella di tante ragazze della sua età. Eppure negli ultimi tempi, come ricorderà spesso la madre Silvana con cui condivideva l’appartamento, la 25enne era preoccupata. Qualcosa la tormentava e voleva cambiare lavoro. Il primo a essere indagato per il brutale omicidio sarà proprio Marco Soracco. Secondo gli inquirenti sarebbe lui il killer. La sua vita, insieme a quella della madre Marisa Bacchioni, viene scandagliata a lungo. Poi la sua posizione verrà archiviata. Il caso di Nada Cella ricorda per certi versi quello di Simonetta Cesaroni. Come per il delitto di via Poma, gli investigatori negli anni percorreranno varie piste, ma ogni volta che la soluzione sembrerà a portata di mano qualcosa andrà storto. Fino al colpo di scena arrivato verso la fine del 2021. La Procura di Genova riapre il caso iscrivendo nel registro degli indagati una persona. Si tratta di una donna che all’epoca era stata sfiorata dall’inchiesta solo per pochi giorni. Ma anche in questo caso, l’entusiasmo iniziale si è affievolito dopo il risultato delle lunghe analisi sui reperti rimasti. Il mistero della morte di Nada Cella potrebbe rimanere per sempre custodito tra i caruggi di Chiavari.
Le uscite di venerdì 7 luglio
Raffaella Catalano e Giacomo Cacciatore, A Salina il vento cambia, Leima
ASalina si prepara la festa di Ferragosto, la più importante dell’anno. A finanziarla, richiamando sul posto le scollacciate Italiette, ballerine di fama televisiva nazionale, è l’imprenditore milanese Giampaolo Fratantoni, da anni trapiantato alle Eolie: è certo che l’evento lo aiuterà a raccogliere consensi per diventare il futuro sindaco di Santa Marina, un paesino dell’isola, e dare il via a speculazioni edilizie e altri illeciti. Intanto, nella stazione dei carabinieri si è insediato da poco un nuovo comandante, Franz Pomar, tedesco di madre e salinese di padre. Che ritroverà un suo vecchio amore e un carissimo amico, ma dovrà fare i conti con tutto quello che è mutato durante la sua lunga assenza. Tra ironia e amarezza, tra turisti beoti e nativi divisi tra il nuovo che avanza e la difesa delle tradizioni locali, la notte della vigilia ferragostana imprimerà una svolta inattesa alle vite dei tanti protagonisti. Perché non è facile fronteggiare ciò che accade quando, d’improvviso, il vento cambia.
Maharaj Nisargadatta, Essere è amore, il Saggiatore
Essere è amore è un viaggio nella natura della mente alla scoperta di cosa significa realmente essere per sciogliere, in maniera pratica, i conflitti e la sofferenza che apparentemente regnano nella nostra vita. Ci trasciniamo tra abitudini e aspettative, dolori ripetuti e gioie momentanee, senza comprendere l’insegnamento fondamentale, l’unico che dà senso a tutto: sentire realmente cosa significa essere vivi. Quando siamo svegli, stiamo tra la memoria del ricordo e l’aspettativa sul futuro per cui perdiamo la percezione del qui e ora. Quando proviamo dolore o piacere noi non siamo quel dolore o quel piacere, ma ne stiamo facendo esperienza. In questa raccolta di dialoghi, che costituiscono la forma più intensa di insegnamento non dualista di Nisargadatta Maharaj, l’interlocutore è provocato, incalzato senza sosta a scavare nella propria coscienza per smascherare tutte le proprie identificazioni e attaccamenti. Portare alla luce i propri contenuti inconsci, andare al di là della mente che separa e che crea un’individualità separata mentre non esistono limitazioni ci porta a scoprire che la verità essenziale è che semplicemente siamo, il resto è illusione.
Le uscite di lunedì 10 luglio
Libro copertina, Tutti chiedono compassione e altre microstorie di Francesco Permunian, Editoriale Scientifica
«L’odierna assurda e folle monomania di stare sempre sui social. Sembra quasi che tutti abbiano qualcosa d’importante da dire, qualcosa di necessario da comunicare al mondo intero. Anche se poi tutti, o quasi tutti, vogliono soltanto raccontare i fatti e i misfatti della loro vita privata. E più tale esistenza è per loro noiosa e tapina, oltreché disgustosa e miseranda oltre ogni limite, più ne parlano e straparlano chiedendo insistentemente attenzione come dei mendicanti che chiedono la carità per strada. Lungo le gelide e infinite strade del web. In realtà, tutti chiedono comprensione. O forse, alla fin fine, tutti chiedono compassione»
Il libro, uno zibaldone contemporaneo, è composto da due parti: “Tutti chiedono compassione” e altre microstorie e “L’angelo di Dondero”. Un dittico perfettamente in bilico tra realtà e finzione, tra posa e confessione, tra autobiografia e mascheramento, che raduna una polifonia di voci – voci di vivi e di morti – in cui emerge, riconoscibile, inconfondibile, tutto il mondo dello scrittore polesano, con la sua comica disperazione che sfocia in improvvise e struggenti pause liriche, ma qui come prosciugato in un distillato di essenzialità.
Francesco Permunian sarà ospite a settembre al Festival della Letteratura di Mantova. Il testo contiene una cristianissima e laicissima parola – compassione, appunto – che l’autore tenterà di far “risuonare” sulle assi del teatro Bibiena, “in modo che l’eco di siffatta umile e preziosa parola non si disperda nell’infinita babele di lingue e parole che si accumuleranno in quei giorni nelle piazze e nei teatri di Mantova”.
Nella prima parte prevale lo stralunato e caustico compilatore di appunti, che raccoglie dalla sua memoria materiale di scarto – «residui o calcinacci» – per annotare un sulfureo zibaldone dove troviamo una sarabanda di personaggi assurdi e grotteschi – uno scrittore di successo fallito, accumulatori seriali, indomiti baroni universitari, ex ballerine slovene gemelle soprannominate le «Kessler del Garda», un prete abusatore, vacanzieri «sciatori da neve artificiale» – o riflessioni sparse sulla letteratura e la scrittura in generale (in dialogo serrato con gli amati Manganelli, Kafka, Cioran, Calvino), o micidiali strali contro il circo culturali-mediatico e «l’odierna romanzeria nazionale», da sempre bersaglio di Permunian. Sono, queste microstorie, come «un cumulo di frammenti sempre sul punto di sbriciolarsi e franar per terra», una parodistica trenodia che ritrae il nostro mondo sempre sull’orlo di una catastrofe annunciata, dove «tutti chiedono compassione».
Nella seconda parte, invece, troviamo l’autore in veste di reporter, che si muove, accorato, nei luoghi della Resistenza del suo Polesine insieme al grande fotografo Mario Dondero, in un confronto di sobria commozione (e indignazione) con i fantasmi dei luoghi e della Storia. Permunian ricostruisce le storie dei partigiani caduti, stila l’elenco dei loro nomi, ne ripercorre le vicende drammatiche, ma non rinuncia mai al suo graffio surreale e visionario. Ad accompagnare lo scrittore e il fotografo, infatti, è un angelo perturbante che sembra uscito dal teatro della morte di Tadeusz Kantor. Sono, queste, pagine di trattenuta e sobria commozione, che aggiungono un nuovo tassello a quel mosaico composito, sempre uguale e sempre diverso, che è l’opera di Francesco Permunian.
Tutti i maggiori critici si sono frequentemente occupati delle opere di Permunian. Franco Cordelli lo ha inserito nel 2014 fra gli autori rappresentativi della letteratura italiana contemporanea. Di lui hanno scritto: «In Permunian sembra di riconoscere ancora intatto il potere della scrittura letteraria come era intesa dai grandi maestri moderni, da Kafka a Céline a Beckett» (Emanuele Trevi); «Lui è il più bravo. Ha battuto i colleghi cattivi della vicina regione, i Piovene e i Parise. Loro si muovono tentennanti fra tradizione e protesta, lui d’un balzo salta al centro della scena europea» (Angelo Guglielmi); «Permunian va a caccia di incubi, come altri, con il retino in mano, vanno ad acchiappare farfalle. Gremisce le pagine dei suoi libri e le rende brulicanti come le tavole nelle quali l’arte di Bosch ha rovesciato catastrofi ironiche» (Salvatore Silvano Nigro); «Non c’è narratore italiano che come Francesco Permunian riesca a farci percepire quanto i luoghi che abitiamo siano non già lo scenario di una narrazione o di un immaginario ma lo spazio in cui il nostro stesso carattere – e, di nuovo, un’intera antropologia – si forma» (Andrea Caterini).
Il libro di Permunian esce nella collana di non-fiction S-Confini, diretta da Fabrizio Coscia, per la Editoriale Scientifica, un nuovo progetto che punta a dare spazio a una scrittura che non si riconosce più nelle forme del romanzo o della narrativa tradizionale, ma diviene prosa nomade, tra il diario di viaggio e il personal essay, le note critiche e il reportage, il taccuino di appunti e il memoir divagante, superando ogni confine di genere.
Oltre al libro di Permunian, la collana, caratterizzata da una raffinata cura editoriale (copertine in cartoncino, con riquadro illustrato incollato a mano) ha pubblicato i volumi: “Panico” di Luca Doninelli, “Tutte queste voci che mi premono dentro” di Andrea Di Consoli, “Isula” di Francesco Borrasso, “Nella notte il cane” di Fabrizio Coscia, “Il picchio rosso” di Renzo Paris e “La vita incauta” di Rossella Pretto, quest’ultimo proposto da Wanda Marasco per le candidature al Premio Strega 2023.
Francesco Permunian (Cavarzere, 1951) vive e lavora da molti anni sul lago di Garda. Ha pubblicato diversi libri, tra cui La Casa del Sollievo Mentale, (Nutrimenti, 2011), ll gabinetto del dottor Kafka, (Nutrimenti, 2013, Premio Volponi), Costellazioni del crepuscolo (Il Saggiatore, 2017), Sillabario dell’amor crudele (Chiarelettere, 2019, Premio Dessì), Giorni di collera e di annientamento (Ponte alle Grazie, 2021), Elogio dell’aberrazione (Ponte alle Grazie, 2022), Stradario sentimentale del lago di Garda e del monte Baldo, con fotografie di Pino Mongiello (Oligo editore, 2023). Su di lui e sulle sue opere hanno scritto i maggiori critici italiani.
Salvatore Massimo Fazio
Il link alla segnalazione su SicilyMag: http://bitly.ws/K4wE
Sarà in libreria dal 30 giugno il nuovo libro di Paola Musa, Umor vitreo, quarto titolo della serie dedicata ai “Vizi Capitali” iniziata nel 2019 con L’ora meridiana, che racconta, senza mai cadere nella banalità e in una cornice contemporanea, i demoni dell’accidia, cui hanno fatto seguito La figlia di Shakespeare, in cui ha costruito una storia magistrale intorno alla superbia, e il più recente Nessuno sotto il letto, una commedia sull’avarizia non solo materiale ma anche spirituale e culturale, pervasa da un sottile humor nero.
Con Umor vitreo l’autrice affronta il tema dell’invidia, e lo fa attraverso una elaborata scrittura che ci porta nell’immaginario paese di Livania.
La storia:
Dopo molti anni dalla scomparsa di Marla Naiges, moglie e compagna politica del dittatore Arteno Gora, la sua amica d’infanzia Ania Ledon, oramai ultraottantenne, accetta per la prima volta di rilasciare una testimonianza del loro lungo e controverso rapporto a un noto giornalista. Ambientato in un Paese immaginario, la Livania, ma con una descrizione verosimile sulle dinamiche che conducono all’instaurazione di una dittatura, il racconto di Ania è l’estremo tentativo di difendersi dall’accusa di complicità con il regime di allora, di respingere la riduttiva definizione di amica della diavolessa, diventando poco a poco l’autoanalisi spietata di un rapporto d’amicizia avvelenato dall’invidia, dalla prevaricazione e dall’impossibilità di superare psicologicamente le differenze sociali.
L’autrice:
Paola Musa è scrittrice, traduttrice, poetessa. Vive a Roma. Ha ottenuto diversi riconoscimenti in ambito poetico. Collabora da anni con numerosi musicisti come paroliere. Ha firmato diverse canzoni per Nicky Nicolai insieme a Stefano Di Battista e Dario Rosciglione. Per il teatro ha composto le liriche per la commedia musicale Datemi tre caravelle (interpretata da Alessandro Preziosi, con musiche di Stefano Di Battista) e La dodicesima notte di William Shakespeare (per la regia di Armando Pugliese, sulla musica di Ludovico Einaudi). Ha scritto con Tiziana Sensi la versione teatrale del suo romanzo Condominio occidentale, portato in scena da attori vedenti e ipovedenti in importanti teatri romani, e al Festival internazionale Babel Fast di Targoviste (Romania). Lo spettacolo ha ottenuto la medaglia dal Presidente della Repubblica e la menzione speciale per il teatro al “Premio Anima”. Nel 2008 ha pubblicato il suo primo romanzo, Condominio occidentale (Salerno Editrice), selezionato al Festival du Premier Roman de Chambéry e al “Premio Primo Romanzo Città di Cuneo”. Condominio occidentale è diventato un tv movie per Rai 1 con il titolo Una casa nel cuore e con protagonista Cristiana Capotondi (2015). Nel giugno 2009 è uscito il romanzo Il terzo corpo dell’amore (Salerno Editrice) e nel marzo 2012 la sua prima raccolta di poesie Ore venti e trenta (Albeggi edizioni). Per Arkadia Editore ha pubblicato i romanzi Quelli che restano (2014), Go Max Go (2016), L’ora meridiana (2019), La figlia di Shakespeare (2020) e Nessuno sotto il letto (2021).
L’incipit:
Gentile signor Parsi,
sono stata costretta a meditare a lungo sulla nostra breve conversazione telefonica di ieri. Le avrò dato l’impressione di essere seccata per la sua richiesta e un po’ lo ero, non lo nascondo.
La verità è che la mia vita è oramai scandita da regole e riti che celebro senza resistenze e con sfibrata gratitudine. Tributo che si paga volentieri, in un’età in cui potersi un altro giorno alzare dal letto, avere ancora una volta l’opportunità di ammirare le montagne innevate, sedersi con le proprie forze a tavola per la colazione o riuscire a prepararsi all’ennesima partita a carte sono una conquista sul tempo che ci fiata sul viso la fine che incombe.
Ieri, quando mi ha telefonato, stavano per passare la cena. Sentivo fame già da diverse ore e rivendicavo pertanto il diritto di essere sgarbata e frettolosa, con lei. Mi perdoni. Non è nella mia natura.
Che poi, la natura di ciò che siamo, mi lasci dire, la scopriamo proprio in questi penosi momenti di primarie necessità e d’impulsi incontrollati, quando la maschera della buona educazione – se mi permette la metafora, ogni età ha di certo le sue – è come la dentiera ancora immersa nel bicchiere, sul comodino: non ce ne rendiamo conto e sorridiamo, ignari dell’imbarazzo che provochiamo, convinti che la nostra bocca esibisca ancora tutti i suoi denti. Arriva un momento della vita in cui la tirannia del corpo diventa più forte di quella della mente.
Ho dovuto tuttavia ammettere, verso le cinque di questa mattina, quando mi sono svegliata di soprassalto con un senso di panico, che la mia irritazione per la sua telefonata non era scaturita soltanto da uno stomaco vuoto e dal pensiero di un ritardo al mio appuntamento con la torta al cioccolato, che qui passano solo il sabato sera e che per noi è occasione di festa. Mi aveva agitato molto di più, inconsciamente, la proposta di un’intervista, dalla quale non credevo di dovermi ancora difendere, dopo gli innumerevoli dinieghi di questi anni. Anche se credo che i suoi colleghi mi abbiano voluto sempre domandare di lei, per arrivare a parlare di lui, sebbene lo abbia conosciuto più tardi e lo abbia frequentato molto meno.
Stefania Petrelli
Il link alla recensione su ViviRoma.it: http://bitly.ws/K4qa
Apriamo la nostra rassegna mensile con un libro che, a distanza di vent’anni esatti, indaga i fatti avvenuti a Genova con occhi diversi. Da qui, mossi dalle correnti del fiume Choke, attraverseremo fiabe nere, saggi sulla pornografia, sul concetto di gloria, sul rapporto tra uomo e natura; sulle nostre sponde immaginarie troveremo ad attenderci anche romanzi perduti e ora ritrovati, commedie nere, libri che sono anche film, gialli per bambini e per adulti, narrazioni dal sapore filosofico: tutte storie multiformi e straordinarie.
Buona lettura!
Libri in uscita a luglio 2021
Circospetti ci muoviamo. Genova 2001: avere vent’anni a cura di Michele Vaccari
A luglio del 2001 a Genova sono successe molte cose: Carlo Giuliani ha perso la vita, tante persone sono state aggredite e martoriate, ed è stata stroncata l’idea di un futuro comune. Quel movimento così plurale, confluito nelle strade di Genova, parlava di temi che oggi coinvolgono e condizionano tantissime esistenze, dalla globalizzazione ai cambiamenti climatici. Eppure, questo libro non parla di nostalgia o di ciò che poteva essere e non è stato. L’obiettivo, qui, è narrare ciò che la Storia crea in alcuni momenti, e in che modo l’oggi e il domani si mostrano quando li guardiamo immessi nel corso della Storia. Veronica Galletta, Valentina Maini, Matteo Porru, Daniele Vicari, Ivan Carozzi: sono solo alcuni degli autori presenti nel libro.
In libreria dal 7 luglio per effequ.
Choke. Dove il fiume si stringe di Sofie Laguna
La piccola Justine vive con suo nonno in una fattoria sulle sponde del fiume Murray, in Australia. I suoi genitori l’hanno abbandonata, e lei è alle prese con due fratellastri violenti e con i Worlley, i vicini di casa. L’unico posto dove ha un po’ di tranquillità è allo Strozzo (The Choke), lì dove il fiume si stringe e le sponde quasi si toccano. Vincitrice dell’Indie Book Award nel 2018 e già autrice Garzanti con il romanzo dal titolo Un segreto non fa rumore, Sofie Laguna torna in libreria con una storia di rivalsa e di formazione.
Traduzione di Mariarosaria Musco.
In libreria dall’8 luglio per Pessime Idee edizioni.
Annette di Marco Malvestio
A metà tra narrazione e saggio, biografia documentaria e immaginazione, questo libro ha il duplice scopo di narrare un’ossessione propria dei nostri giorni e al tempo stesso esplorare la natura del desiderio che si nutre e cresce proprio a partire dalla sua impossibilità di realizzarsi. Questa è la storia di Annette Schwarz, una pornostar tedesca, oggetto di un sentimento senza riserve. È da qui, dal primo incontro con lei, che l’autore esplora la pornografia, sia come interesse per pochi sia come categoria mainstream.
In libreria dal 1. luglio per Wojtek Edizioni.
Carne blu di Federica Rosellini, Fiona Sansone e Nadia Terranova
In questa che è una fiaba nera, scritta a più mani da Federica Rossellini, Fiona Sansone e Nadia Terronava, si racconta il viaggio di Orlando, un bambino nato sulla luna, e che al posto del cuore di carne ha un taschino di stoffa all’interno del quale nuota un pesciolino dorato, il cui nome è Sunny. Succede così che quando il suo cuore è finalmente libero di nuotare, Orlando muta in specie e generi diversi. Assume le sembianze di un lupo, poi di un uccello o di un insetto, diventa maschio e femmina. Una fiaba che è una storia di ricerca di tutto ciò che è andato perduto ma che comunque resta indimenticabile.
In libreria dall’8 luglio per Giulio Perrone Editore.
Gli alunni del tempo di Giuseppe Marotta
Continua l’attività di recupero e riscoperta da parte della Polidoro delle opere di Giuseppe Marotta, un autore del Novecento a lungo dimenticato. Questo mese è la volta di un libro pubblicato nel 1960 dal titolo Gli alunni del tempo. Qui si racconta la storia di Vito Cacace, l’unico a comprare il giornale nel suo quartiere, a Santa Lucia. Lui si siede sull’uscio e commenta assieme al vicinato le notizie del giorno. Il rituale è quotidiano, che ci sia sole o pioggia, quello diventa il momento in cui i fatti del mondo sono il tema centrale di questa parte di Napoli.
Prefazione di Goffredo Fofi.
In libreria dal 6 luglio per Alessandro Polidoro Editore.
L’uranio di Mussolini. Un’indagine serrata nella Sicilia del Ventennio fascista di Franco Forte e Vincenzo Vizzi
Il romanzo parte da uno spunto storico poco noto e che riguarda la promessa fatta da Enrico Fermi a Mussolini di costruire la bomba atomica. Per realizzarla, tuttavia, è necessario l’uranio che il Duce ha intenzione di recuperare in Ciad con la campagna d’Africa. In questo contesto storico – è il 1934 – si inserisce un omicidio che scompagina le intenzioni di Mussolini e Fermi. È per questo motivo che Franco Durante, un funzionario dei Servizi Segreti del Partito, viene inviato a Ragusa per cercare di comprendere cosa sia accaduto. Qui, Durante trova Vincenzo Ibla, commissario di polizia, nonché amico della vittima.
In libreria dal 6 luglio per Mondadori.
C’era una volta a Hollywood di Quentin Tarantino
Ai tempi in cui nei cinematografi si guardavano i film in bianco e nero, Rick Dalton era un attore di successo. Ma ora sono gli anni ’60 e tutto cambia velocemente. Ora deve sgomitare per avere una parte in una serie televisiva commerciale o in un film italiano con Virna Lisi o Gina Lollobrigida. A fargli da controfigura nei film c’è Cliff Booth, un veterano di guerra, nonché suo amico e autista privato. La loro quotidianità è fatta di feste organizzate a casa di Roman Polański e delle rivalità con Steve McQueen e Bruce Lee, e dall’ossessione di trovare un ruolo che possa ridare slancio alla sua carriera ormai in declino. C’era una volta a Hollywood è già un film – diretto dallo stesso Tarantino – uscito nel 2019 e vincitore di due premi Oscar.
Traduzione di Alberto Pezzotta.
In libreria dal 1. luglio per La nave di Teseo.
Echo Heads di Simone Colombo
Ci sono messaggi che viaggiano sulle onde radio attraversando lo spazio per arrivare sulla Terra e su Marte; tasselli di verità superstiti e che hanno del miracoloso. Ma se non fosse così? Se invece ci fosse qualcuno, lì, da qualche parte nello spazio che vuole giocare a fare Dio? Simone Colombo è autore già apparso sulla rivista “Argo”; con questo suo romanzo indaga l’ossessione umana per la creazione, tale da assumere i contorni del misticismo tecnologico.
In libreria dal 3 luglio per BookTribu.
Allegra di Massimiliano M. Maggi
A Orvieto bevono tutti vino rosso e in qualsiasi momento dell’anno. Anche Allegra beve, proprio come suo fratello Libero scomparso anni prima, quando lei aveva soltanto tre anni. È da allora che la sua famiglia, un tempo proprietaria di un’enoteca, si è sgretolata: suo padre è alcolizzato; sua madre assume psicofarmaci; e sua sorella Luna è l’unica che si occupa di tutto. Poi un giorno succede che Libero torna, e lo fa con la stessa leggerezza con cui quindici anni prima se ne era andato.
In libreria dal 1. luglio per Alter Ego.
Amor di gloria di Maria Pace Ottieri
“La gloria ha a che fare con il sogno, la grandiosità, la dismisura”, è così che scrive Maria Pace Ottieri in questa che si presenta come un’inchiesta letteraria tra storia e attualità, in cui l’autrice si chiede cos’è e cosa può essere la vera gloria e se ha ancora senso di esistere nel nostro tempo. Lo fa con leggerezza e acume, attraverso un viaggio tra autori, testi e aneddoti.
In libreria dall’8 luglio per Nottetempo.
Attraverso spazi aperti di Barry Lopez
In questo libro composto di quattordici saggi, Barry Lopez indaga e ci racconta il legame fra uomo e natura. Viaggia dal Colorado fino all’Arizona, arrivando anche in Alaska per osservare le oche; assiste alla morte di un gruppo di balene spiaggiatesi sulle coste; ripercorre la storia del popolo anasazi.
Traduzione di Sara Reggiani.
In libreria dal 28 luglio per Edizioni Black Coffee.
Il nero sta bene su tutto di Luigi Irdi
La fashion blogger Liliana Malingri di Vignola viene trovata morta su un treno nei pressi di Torre Piccola, una città portuale sonnacchiosa (e immaginaria). A risolvere un caso che si presenta non proprio semplice, viene incaricata la pm Sara Malerba, che abbiamo già visto in azione in Operazione Athena, il romanzo d’esordio dell’autore. Le indagini conducono in un labirinto di vecchie comitive giovanili legate alla destra politica, di stabilimenti balneari e campioni di atletica leggera.
In libreria dal 1. luglio per Nutrimenti.
Nessuno sotto il letto di Paola Musa
Nel paesino immaginario di Santa Donata al Vento, Arnaldo Trombetta, impresario funebre, vive un’esistenza tranquilla, senza grossi problemi, e improntata sull’obiettivo di mettere da parte un certo gruzzoletto. Un giorno, però, si presenta alla porta uno sconosciuto che sconvolge la sua quotidianità e quella di tutti gli abitanti del borgo. Terzo atto della saga sui vizi capitali, in questa commedia nera, l’autrice affronta il tema dell’avarizia materiale e spirituale.
In libreria dall’8 luglio per Arkadia.
Mistery game. Delitto a Valnebbiosa di Luca Tebaldi
Tre ragazzi sono in vacanza a Valnebbiosa quando, durante una gita in bici, assistono a un delitto e si trovano coinvolti loro malgrado nelle indagini. Una storia, illustrata e accompagnata da quiz, pensata per quei bambini appassionati di misteri e fatta per tuffarsi totalmente nel racconto e provare a risolvere, assieme ai personaggi della narrazione, il delitto di Valnebbiosa.
Età di lettura: da 9 anni.
In libreria dal 13 luglio per Edizioni EL.
Femminicidio di Pascal Engman
La detective Vanessa Frank si trova a dover affrontare un caso di femminicidio apparentemente semplice: c’è un marito violento uscito di galera e ci sono le tracce della vittima sulle sue scarpe. E poi, allo stesso uomo sono riconducibili la scomparsa di un’altra donna e l’aggressione a una terza. Eppure tutto è troppo facile. È così che Vanessa Frank, sullo sfondo di una Stoccolma notturna fatta di quartieri lussuosi che pare celino segreti inconfessabili, si mette sulle tracce degli “incel”, una comunità online che inneggia con violenza all’odio contro le donne.
Traduzione di Andrea Berardini.
In libreria dal 1. luglio per Salani.
Frenesia di Flavio Nuccitelli
Valerio è un diciottenne di Roma con una vita scandita dalle uscite al sabato sera, le lezioni universitarie e gli allenamenti di nuoto. Poi, una sera accade che Luca, il suo migliore amico, lo bacia per smollarsi di dosso due ragazze che gli girano attorno in un locale. Solo che per Valerio quel bacio apre la porta verso un mondo nuovo, in cui le coordinate sono mutate di colpo e lui qui deve cercare un modo per stare in equilibrio.
In libreria dal 1. luglio per Fandango.
Maradona, l’impostore di Gianfranco Pecchinenda
Un giorno, un uomo fa ingresso, accompagnato dal suo avvocato, nello studio di un famoso psicoterapeuta dicendo di essere Diego Armando Maradona. Ma è davvero la leggenda del calcio che tutti conoscono e a cui, peraltro, l’uomo (o l’impostore) somiglia? O si tratta, invece, dei deliri di un pazzo? Un romanzo in cui i quesiti filosofici sul concetto di identità e di verità si intrecciano. Prefazione di Alfonso Amendola.
In libreria dal 1. luglio per Rogas.
Di nuovo vicini di Ella Frances Sanders
In questo libro sulla capacità di amare, Ella Sanders conduce il lettore in un viaggio pieno di poetica e di interrogativi: come siamo? Che cosa ci aspetta? Quanto eravamo vicini prima? E saremo pronti a esserlo poi?
Traduzione di Ilaria Piperno.
In libreria dal 14 luglio per Marcos y Marcos.
Le rovinose di Concetta D’Angeli
Una volta adulte, Silvana e Clara, amiche d’infanzia, si sono separate e le loro esistenze corrono ora su strade diverse. Il romanzo ripercorre, avendo quale sfondo l’Italia degli ultimi cinquant’anni, i ricordi che legano le due amiche, tanto vicine eppure così diverse per passioni e sogni. Un libro che è una dolorosa ingerenza negli anfratti della violenza e di come questa possa nascere a causa di stereotipi, soprattutto di genere.
In libreria dal 1. luglio per Il ramo e la foglia edizioni.
Sorelle di Daisy Johnson
In questo romanzo che, secondo il New York Times, ricorda il primo Ian McEwan, due sorelle, Luglio e Settembre, hanno vissuto qualcosa che non si può raccontare, tanto che la madre, Sheela, decide di traslocare, insieme alle due figlie dall’altra parte del Paese. Tuttavia, nella nuova casa rumori strani e luci tremolanti disturbano il sonno delle due sorelle. È qui che Luglio comprende che il legame con sua sorella Settembre non è poi così forte come pensava.
Traduzione di Stefano Tummolini.
In libreria dal 22 luglio per Fazi Editore.
L’inventario delle mie stranezze di Silvia Pillin
Ad Agata, affetta dalla sindrome di Asperger, sono molte le cose che non piacciono: il tè, le parole che hanno diversi significati, i cani, il contatto fisico, i bus affollati. Non le piace nemmeno sentirsi strana e diversa dalle sue compagne di classe. Paolo è il solo con cui può essere sé stessa, perché lui è come lei: a entrambi piace la matematica e anche lui odia la ricreazione. Poi per Agata tutto cambia quando conosce Vera, la sua nuova vicina di casa, che riesce a capirla persino meglio di sua madre.
Età di lettura: da 12 anni.
In libreria dal 6 luglio per G. Einaudi editore.
La donna sbagliata di Mercedes Rosende
L’esistenza di Úrsula López, traduttrice che vive da sola a Montevideo, è fatta di insicurezze e paure, e di un rapporto complicato con un corpo in sovrappeso, quando all’improvviso riceve una telefonata sconvolgente. Dall’altro capo una voce sconosciuta le ordina di pagare il riscatto del marito Santiago Losada, un uomo d’affari rapito da una coppia di criminali. Solo che Úrsula non ha un marito e lei capisce che i rapitori hanno chiamato la donna sbagliata. Potrebbe denunciare l’accaduto alla polizia, e invece asseconda le richieste dei rapitori.
Traduzione di Pierpaolo Marchetti.
In libreria dall’8 luglio per SEM.
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Che prezzo ha la superbia, tra i vizi capitali quello che più si radica nell’animo umano? L’attore Alfredo Destrè paga caro il suo peccato: offuscato dalla gloria del sé, distrugge tutto pur di brillare di luce propria. Per poi rimanere accecato. È un romanzo crudo La figlia di Shakespeare (Arkadia Editore, pp. 124, € 14), dell’autrice, poetessa e sceneggiatrice Paola Musa (1966), il secondo sui vizi capitali (lo precede L’ora meridiana, Arkadia, 2019, sull’accidia). Alla fine di una carriera dedicata soprattutto al teatro shakespeariano, il protagonista è ancora attaccato a un successo sbiadito. Per ottenere il premio della vita, prova a risollevare le sorti del teatro più importante della città, il Global. Nonostante porti sul palco un’opera mediocre, grazie alla fama passata e a certe conoscenze, Destrè ottiene una buona accoglienza. Saranno due personaggi a rivelare la sua vera natura: Enrico Parodi, storico amico e attore molto talentuoso, rimasto ingiustamente nell’ombra, e la figlia Clara, stanca delle bugie di un padre borioso. Viene a galla tutto: le menzogne, la squallida, atroce, natura di un uomo capace di tutto pur di sentire lo scroscio degli applausi. E la storia si spinge sempre più in fondo alla ferocia umana: omicidi, violenze; una tragedia fuori dal palco che vede, tra le vittime, una figlia senza un padre, e una donna che ricorda solo il nome di chi le ha mosso violenza: diceva di chiamarsi Shakespeare. Un romanzo a tinte nere sullo sfondo di una Roma decadente e di un mondo dello spettacolo disegnato come insulso e povero culturalmente, dove l’ambizione è premiata al posto del valore. Ma i vizi prima o poi si riversano su chi li alimenta. E già il Bardo metteva in guardia: «Chi sta in alto è soggetto a molti fulmini, e quando infine cade, si sfracella».
Jessica Chia
Paola Musa, che è anche poetessa, sceneggiatrice e collabora come paroliere con vari musicisti, continua il suo personale ciclo romanzesco sui sette peccati capitali. La figlia di Shakespeare (Arkadia) è dedicato alla superbia, ben diversa, come leggiamo nel risvolto, dalla grandezza. Alfredo Destrè, ex attore fascinoso e ora direttore del prestigioso teatro Global, ha il compito di riavvicinare il pubblico al suo teatro. Lo fa rivisitando i classici in chiave moderna, e in particolare con nuove, azzardate versioni dell’opera shakespeariana, contaminandola a volte goffamente con richiami all’attualità: Re Lear dirigente di una multinazionale, Amleto con una dizione piagnucolosa e movenze gay, Romeo e Giulietta, lui figlio di un comunista lei figlia di un capomafia. Il tutto contaminato con atmosfere rock-punk. Restituisce così popolarità al suo teatro e ritrova un pubblico giovanile. Un giorno però rispunta dal suo passato il vecchio attore Enrico Parodi, fallito, ridotto alla povertà, proprio per la sua integrità morale, e ora suo principale accusatore (quasi fool shakespeariano). Già, perché l’ambiazioso Destrè a un certo punto si è venduto l’anima al diavolo e la sua vita si tascina – in mezzo a ossessioni erotiche – nella corruzione e nell’impostura. La figlia avrà un ruolo decisivo nel suo smascheramento, ma non possiamo rivelare di più. Romanzo dalla prosa lineare e dalla ispirazione dostoevskijana: torbido e cruento, tra delitti e castighi, rovine e possibili redenzioni, tutto giocato sulla meravigliosa “ambiguità” connaturata al teatro stesso (che è spazio della finzione, della recita dell’esistenza, al fine di afferrarne meglio la verità nascosta). Paola Musa nei confronti del suo protagonista, un personaggio intrattabile, un leader egotista, si mostra più intransigente di un padre della Chiesa, più severa e “vendicativa” del pèur iracondo Dante: la stessa fine di Destrè (di cui non diciamo) è quasi la metafora di una intera esistenza condannata fin dall’inizio ad una raggelata solitudine.
Filippo La Porta
Esordisce ufficialmente come scrittrice nel 2008 ma Paola Musa ha con le parole un legame che viene da molto lontano e che non si esaurisce soltanto nella sfera letteraria. Basta avvicinarsi anche solo un poco al suo linguaggio, per capire quanto l’approccio di Paola Musa alla scrittura sia colto, riflessivo e raffinato; l’eleganza del suo sguardo sulle cose della vita, la delicatezza nel saper gestire la materia narrativa, anche quella decisamente meno maneggevole e rassicurante, si rivelano qualità distintive di un indubbio talento.
La scelta di esplorare, attraverso la narrazione scritta, i vizi capitali è iniziata nel 2019 con la pubblicazione del romanzo “L’ora meridiana” edito da Arkadia per poi proseguire con il titolo successivo “La figlia di Shakespeare” edito dalla medesima casa editrice nel 2020. Tale itinerario narrativo si rivela molto interessante e certamente innovativo, specialmente in un mondo letterario che calcola ogni mossa e che pare altresì ammiccare per la maggiore soltanto ai temi in voga al momento. Accidia e superbia sono rispettivamente i due vizi finora esplorati dalla penna della scrittrice che, nei protagonisti Lorenzo Martinez e Alfredo Destrè, indaga cause e conseguenze che ruotano intorno alle sette “abiezioni” morali per antonomasia, che già Aristotele osava definire “abiti del male”. Due storie ricche di colpi di scena, due libri egualmente lucidi, due indagini psicologiche coraggiose e per nulla giudicanti che fanno ben sperare in un nuovo capitolo della serie.
Come e perché è nata l’idea di dedicare un romanzo ad ognuno dei sette peccati capitali? L’idea è nata per caso, quando ho iniziato a scrivere “L’ora Meridiana”. Nel primo capitolo, che ho scritto praticamente di getto, ho cominciato a domandarmi che tipo di persona fosse il protagonista, e mi è stato chiaro che si trattava di un accidioso. Ho quindi deciso di strutturare tutto il romanzo intorno a tale vizio, e da lì, l’idea di costruire altre trame intorno ai vizi capitali.
Il protagonista del romanzo, Alfredo Destrè, è un artista teatrale che per un periodo ha “dovuto” lavorare anche in televisione. Poi qualcosa nella sua vita sembra cambiare in meglio, sembra giungere davvero il suo momento… Esatto. Inizialmente spingo il lettore a simpatizzare per il protagonista: un artista non più giovane, che come tanti altri ha dovuto fare compromessi al ribasso per lavorare, e che per tutta la vita spera di veder riconosciuti i propri meriti. Fin qui tutto legittimo, quindi. Ma poiché ogni vizio capitale (si definisce “capitale” perché fa capo ad altri vizi), non conosce temperanza, Alfredo Destrè, che ha trasformato la sua ambizione in ossessiva superbia, non accetta che niente e nessuno si frapponga tra lui e il suo obiettivo di riconoscimento.
La persona superba cerca continua affermazione di se stessa e della propria identità in relazione agli altri, dai quali cerca sempre conferme e riconoscimenti. Alfredo ha davvero bisogno degli altri?Alfredo vuole dimostrare di non aver bisogno di nessuno, e di poter rinunciare ad affetti, memoria, legami con il passato, verità sui propri comportamenti, pur di creare questa nuova identità, che infine si rivela menzognera. Come accade a chi è “posseduto” o “guidato” da un vizio capitale, perde contatto con la realtà. Da qui la scelta di ambientare la storia nel mondo del teatro: una finzione nella finzione.
Non volevi forse suggerirci che i superbi, nonostante necessitino per forza di cose di ammiratori, sono paradossalmente intrappolati in una solitudine senza via di uscita? Sì, intendevo suggerire proprio questo. Alfredo rimane intrappolato in un’immagine di sé che non corrisponde al vero, e per questo è solo. Ma non gli importa.
Perché negli ambienti artistici (nel caso specifico del tuo romanzo in quello teatrale) la pretesa di privilegio e superiorità è così diffusa? Credo dipenda dal fatto che l’ambiente artistico incoraggi spesso la vanità e il narcisismo, e al contempo non possa silenziare l’ansia da precarietà che tali professioni comportano. C’è sempre, nascosta, una profonda insicurezza. Così il successo, o l’aspettativa di un successo, che di per sé sono eventi effimeri, creano talvolta il paradosso di un’insicurezza che si trasforma in arroganza, in superbia: attaccare, piuttosto che difendere.
Ne “L’ora meridiana” , il primo romanzo dedicato ai sette peccati capitali, ti concentri invece sull’accidia, questa incapacità di accontentarsi, questa riluttanza all’operare, all’agire… Mi sembra che questi due peccati accidia e superbia non siano poi così lontani tra loro, perché nascono comunque da una condizione di solipsismo, seppur differente, o mi sbaglio? Come dicevo, tutti i vizi capitali hanno un po’ in comune un eccesso che allontana da una crescita interiore. Credo tuttavia che i personaggi dei miei due libri, siano in qualche modo antitetici: Lorenzo (l’accidioso) non fa nulla per cambiare le cose e non si interessa del giudizio altrui, mentre Alfredo (il superbo) è pronto a fare qualsiasi cosa pur di affermare l’immagine di sé. Certo entrambi sono soli, ingabbiati, uno per troppa inerzia, l’altro per troppa volontà.
Tutti i vizi, quando sono di moda, finiscono per essere virtù disse Molière. Non è così anche ora e non ne vediamo altrettanto (tardivamente) le conseguenze? Concordo con Molière! A maggior ragione, sto prendendo sul serio questo progetto di una narrativa che permetta di riflettere sui vizi del nostro tempo, attingendo anche dalla nostra cultura europea, dai suoi riferimenti letterari, cui dobbiamo davvero molto.
Valentina Di Cesare
Il link all’intervista a Paola Musa su Formicaleone: https://bit.ly/38gi2qO
Liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Paola Musa, “Go Max Go” (Arkadia editore)
Go Max go: Una vita appesa a un feelingSpettacolo teatrale musicale liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Paola Musa, “Go Max Go” (Arkadia editore). Con: Andrea Tidona (voce narrante), Maurizio Urbani (sax tenore), Dario Rosciglione (contrabbasso) e BruceDitmas (batteria)Regia di Andrea Tidona.
La storia di un ragazzo di borgata che non ha saputo sopravvivere al suo straordinario talento, la quotidianità di un’Italia sopraffatta dalle contraddizioni degli anni di piombo, il potere della Musica che supera qualunque differenza ed arriva al cuore di tutti sono gli ingredienti della prima pièce teatrale dedicata a Massimo Urbani, protagonista del jazz romano, ma anche internazionale , della fine del secolo scorso che ha lasciato un ricordo indelebile in quanti lo hanno conosciuto e che appassiona fortemente anche chi lo conosce solo dalle sue testimonianze musicali.I protagonisti dello spettacolo sono la voce narrante di Andrea Tidona, che interagirà con tre grandi musicisti che hanno collaborato nella breve ma intensa carriera dell’indimenticabile “Max”: Maurizio Urbani (sax tenore), Dario Rosciglione (contrabbasso) e Bruce Ditmas (batteria). Ecco una breve sinossi dello spettacolo: È la terza sera di un concerto con ospite Red Rodney, il trombettista di Charlie Parker, quando Massimo Urbani è sostituito da un altro sassofonista perché in ritardo e neanche sobrio. Tutto, in quell’estate, sta franando. Il proprietario del Jazz Club chiama così un taxi che lo riporti a casa. Durante il viaggio, Massimo conversa con il taxista e ripensa alla sua vita da enfant prodige, ai grandi successi ma anche alle rovinose cadute dovute non solo alla tossicodipendenza: il mondo musicale è profondamente cambiato e il suo cuore randagio mal si adatta ai nuovi tempi. Il viaggio ripoterà Urbani nella borgata romana, dove tutto ha avuto inizio e dove si troverà, per la prima volta, completamente solo. Quella di Urbani è la storia di un ragazzo che il successo non riesce a strappare al quartiere e alla sua fragilità, un grande talento che ha interpretato magistralmente la musica jazz, tenendo sempre pericolosamente la sua vita appesa a un “feeling”.Lo spettacolo, attuato col contributo della Regione Lazio – LAZIOCREA ed organizzato dall’Ass. Cult. Scuola di Musica L’Esacordo in collaborazione con l’Associazione Mujic, sarà a breve visibile in streaming su YOUTUBE; per essere aggiornati sulla pubblicazione dell’evento e su tutte le notizie che lo riguardano basta collegarsi al sito www.gomaxgo.it.
Il link alla segnalazione su A proposito di Jazz ― Di e con Gerlando Gatto: https://bit.ly/38SjSjH
L’ultimo atto di una relazione che si consuma da tempo si compie alle sette di mattina. Dopo 16 anni insieme, Sofia e Lorenzo si separano. Della loro storia non restano che l’indifferenza e l’apatia di Lorenzo. Antonio, il suo migliore amico, nonché socio in affari, aveva già previsto che tutto sarebbe finito per colpa del suo vizio più grande: l’accidia. Ma Antonio è sparito, all’improvviso. E come se non bastasse, Yasmina, la giovane amante tunisina, non ne vuole più sapere di lui. Proprio quando decide di lasciarsi andare all’oblio in compagnia di un po’ di ‘bamba’ arriva Marcello, portatore di ulteriori cattive notizie: la sua azienda sta andando a rotoli. Ma Lorenzo, che si è limitato semplicemente a mettere le firme sui documenti fidandosi di Antonio, non ne vuole sapere. Tutto il suo mondo sembra crollare eppure Lorenzo resta impassibile. Il suo unico pensiero è cercare il modo per far passare il tempo, per non pensare a nulla. Come un vaso di Pandora tutto viene scoperchiato e tutti gli imbrogli vengono alla luce: i conti in banca all’estero, le concussioni, i debiti, le tasse non pagate. E poi c’è la questione della dipendenza da droga di Lorenzo. La sparizione di Antonio può essere legata al fallimento dell’azienda? E la sua dipendenza ha influito su tutto il resto? Lorenzo non ha nessuna intenzione di continuare ad interrogarsi. Eppure, da una foto in bella vista, suo padre continua a fissarlo e la sua voce risuona nelle orecchie…
A quarant’anni Lorenzo riconosce di non essere stato capace di costruire nulla nella sua vita: ricco di famiglia grazie all’impegno paterno di una vita, si ritrova a dover gestire la sua dipendenza da cocaina e lo sfacelo al quale sta andando vertiginosamente incontro. Nonostante la spirale negativa di eventi che lo travolge, sembra un forestiero della vita: distaccato ed egoista, fugge le emozioni per rifugiarsi in un atteggiamento nichilista (probabilmente uno dei peccati peggiori della società contemporanea). Paola Musa, scrittrice, sceneggiatrice, poetessa e paroliere per numerosi artisti del panorama musicale italiano, racconta, con linguaggio tagliente e poetico, il disorientamento della società contemporanea. E lo racconta con uno stile personalissimo, come fosse la sceneggiatura di un film e, insieme, il testo di una canzone. Senza esaurirsi nella forma del romanzo moderno, L’ora meridiana si snoda attraverso il noir e il poliziesco, per approdare ad un interessante approfondimento psicologico: Lorenzo parla all’uomo di oggi, parla dell’uomo di oggi, senza giudicare ma invitando, in leggerezza e a tratti con ironia, a prendere contatto con la parte più profonda e vera di noi stessi. Basterà questo sforzo per superare l’egoismo e la superficialità di questo nostro tempo fragile?
Mariangela Taccogna
Una romanzo che indaga l’accidia, l’egoismo e l’effimero del nostro tempo