Nel suo vagabondar-disgraziato il romanzo di Salvatore Massimo Fazio fa della società qualcosa di liquido, in cui ci si tuffa e ci si ustiona. È un irritante attraversamento, una lucida presa di coscienza, in cui ogni cosa viene posta sotto una cinica lente di ingrandimento. È un nichilismo allegro quello messo in bocca ai protagonisti del libro. Allegro perché con la sua ironia, capace sempre di strappare un sorriso al lettore, sta l’altra faccia della medaglia: la disillusione. Aristide, Franco Paolo e Andrea, rispettivamente il diavolo, il musico, il maestro e il saggio, sono quattro segmenti estrapolati dalla retta caotica della modernità. A ciascuno il proprio dolore, il proprio amore, il proprio combattimento quotidiano. A Paolo però è stato assegnato il ruolo del protagonista e la sua storia è un incubo che si mischia alla realtà. Catania, Milano e Torino sono tre città della disgrazia, ma in un mondo in cui nulla è anche un villaggio è un baratro. Se in un sogno riappaiono i simboli, nella realtà stanno le loro matrici. Quando anche l’onirico è invaso dalla quotidianità, ciò vuol dire che il processo di alienazione e reificazione è giunto a conclusione. Tutto è cosa, oggetto, compreso il sognatore. Della cosa in sé non si studia più la sua essenza, ma solo la superficie. Essa viene collocata in un contesto per essere rimodellata e riadattata alle esigenze. La modernità crea luoghi in cui gli oggetti sono conservati per essere rimaneggiati, fin quando non vengono gettati. L’obsolescenza programmata vale anche per le persone. Il tornello dei dileggi è quindi un circolo vizioso che tutto trasforma fin quando la giostra non si ferma per far scendere chi è ormai stanco e usurato e per far salire chi è pronto a essere deriso, maltrattato e trasformato. Sconclusionata è ogni azione, ogni dialogo, ogni proposito messo in campo, perché non c’è tempo per pensare al dopo, bisogna divertirsi. Ma è un gioco frivolo quello che si innesca. È caotico ed edonistico. Coinvolge la vita e i suoi sentimenti, banalizza su ogni senso, perché ciò che è destinato al nulla ha un unico significato: la fine. Così ogni personaggio di questa storia è parte “manomessa” dell’ingranaggio. Nulla si salva. Dalla politica al calcio, dall’amore alla cultura, Fazio guarda a ogni aspetto e tira le conclusioni. E in questo romanzo in cui tutto è scherno, il nichilismo diventa una forza illuminante, in quanto per ricostruire c’è bisogno di distruggere… anche la cosa in sé.
RECENSIONE: Il tornello dei dileggi (Salvatore Massimo Fazio)
Trama
Scritto con la mano di un nichilista ravveduto, “Il tornello dei dileggi” è un romanzo che diverte e commuove, costellato di situazioni esilaranti che si incrociano con il vissuto reale di ogni persona e che sfociano negli interrogativi di base dell’esistenza. La vicenda si dipana in diverse città – Milano, Catania, Torino – e impegna un nugolo di personaggi i quali, sfiniti dai continui capovolgimenti di fronte, si troveranno alla fine a chiedersi chi in realtà siano. In un modo nuovo e originale di raccontare, Fazio muove i destini dei propri protagonisti calandoli nella società, nella politica, nelle realtà più crude e, a volte, divertenti. Una carrellata di figure e figuri che ci descrivono alla perfezione i tempi moderni.
Recensione
L’autore, filosofo, scrittore e pittore esordisce con il suo primo romanzo. Dopo anni di saggistica, pubblica una sperimentazione narrativa celebrata da un umorismo filosofico sul grande palcoscenico della vita. Tra calcio, politica e amore, da Catania a Torino, da Roma a Madrid si snoda la storia di Paolo, un uomo serio e deciso, determinato e coraggioso; Adriana straniera nella propria città; Giovanna che si sta allontanando dal girovago Paolo e il saggio Andrea. Tutti personaggi che dominano una prosa innovativa, a tratti labirintica e visionaria ma affascinante. La dure realtà si dipana davanti a situazioni tragicomiche. La visione di Fazio poggia su un piano performativo esplicitato dalla sovrapposizioni di immagini che spesso confondono in un alternarsi della sintassi ora articolata ora semplice ed efficace. Lo sguardo dell’autore indaga, canzonandosi nei meandri della coscienza dimostrandone di fatto la sua incomprensibilità. Si parte da una idea surreale dove tutti possono dare spazio alle proprie opinioni, conversazioni e polemiche tra austera serietà e goliardica ironia, e che dà il titolo al breve romanzo che sferza sull’uso e l’abuso dei media che spadroneggiano dando fiato a chiunque. Nasce così un’opera cadenzata da un ritmo onirico che diventa quasi palpabile, ma dove il lettore rischia di perdersi tra un frammento e l’altro, scivolando da un registro stilistico all’altro, da una potenziale riflessione filosofica ad una stupidaggine. Questo romanzo è una penetrante sintesi della realtà, un’immagine vivida delle atmosfere, delle melodie che si incastrano con precisione nelle vicissitudini dei protagonisti fino ad uno stravolgimento da lasciare smarriti e fortemente emozionati.
Consiglio questo romanzo a chi cerca una lettura divertente, ma allo stesso tempo profonda e non convenzionale.
Alcune note su Salvatore Massimo Fazio
Salvatore Massimo Fazio è nato a Catania nel 1974. Scrittore, filosofo, giornalista, agitatore culturale e pittore, collabora con il quotidiano nazionale “La Sicilia”, il web magazine “SicilyMag” e il mensile catanese “Paesi Etnei Oggi”. Nel 2014 ha fondato il blog “Letto, riletto, recensito!”. Dopo la prima laurea (2002), pubblica nel 2005 I dialoghi di Liotrela. L’albero di Farafi o della sofferenza, con il poeta e scrittore Giovanni Sollima. Nel 2007 consegue la seconda laurea, con una tesi che afferma la potenza della pedagogia contro l’inflazione della psicologia. Nel 2009 vince il primo premio del concorso nazionale “Segni d’amore” e pubblica il pamphlet Villa regnante. Nel 2011 esce il libro che lo ha reso noto al grande pubblico, Insonnie. Filosofiche, poetiche, aforistiche. Nel 2016 firma il saggio Regressione suicida. Nel 2019 è presente nell’antologia Catanesi per sempre e, nel 2020, in Siciliani per sempre. Ha vissuto a fasi alterne tra Catania, Roma, Eastbourne, Bodø, Torino e Biella. Presidente del comitato scientifico al Festival internazionale del libro e della cultura di Catania “Etnabook”, curato da Cirino Cristaldi, nel 2021 ha presieduto la giuria del primo contest regionale “Sicilia Dime Novels”, indetto da Francesca Calì.
Il link alla recensione su Dalla carta allo schermo: https://bit.ly/3RAvHyM