Lo scrittore e antropologo residente a Poggibonsi selezionato per il prestigioso premio letterario con un romanzo sulle relazioni, il coraggio e la rinascita
Un poggibonsense al Premio Campiello 2025. Massimo Granchi, nato a Cagliari, ma residente a Poggibonsi è in lizza per l’ambito premio letterario con il suo romanzo dal titolo La memoria della vite, Arkadia editore, uscito lo scorso gennaio. Scrittore, antropologo, comunicatore pubblico, Granchi è ideatore e animatore di eventi culturali. Ha conseguito un Dottorato di ricerca in Istituzioni e Società. Dirige due premi letterari nazionali. Ha fondato l’Associazione culturale Gruppo Scrittori Senesi di cui è presidente onorario. Tiene laboratori di scrittura creativa. Oltre ad articoli, racconti, fiabe e saggi ha scritto romanzi e ha vinto numerosi premi letterari tra i quali il Premio online Scrittore toscano dell’anno, il Premio della Giuria Memorial Vallavanti Rondoni, il Premio Murex Città di Parole, il Rive Gauce Festival, il Premio Città di Montefiorino, il Premio Città di Sarzana e il Santucce Storm Festival. La memoria della vite è il suo quinto romanzo. Racconta la storia di Gabriel, un ragazzo di origine colombiana che vive con la mamma e il fratello minore in un condominio di Roma. Suo padre ha fatto perdere le tracce senza chiarire le ragioni della sua scelta e ha lasciato un vuoto difficile da colmare in famiglia. Nello stesso palazzo vive Sole, la migliore amica di Gabriel che nasconde un passato tormentato nonostante sia allegra e ami la vita. È una sognatrice con molti progetti da realizzare e un legame da ricostruire con il papà. La madre di Sole è Liliana. È una donna emancipata nata al Sud. Ha fondato un’agenzia di badanti nella capitale. Il suo matrimonio è in crisi. Ha un legame profondo con l’isola di Procida dove ha trascorso le estati da bambina ed è lì che vorrebbe tornare. Le vite di Gabriel, Sole e Liliana sono intrecciate molto più di quanto possano immaginare. Un drammatico incidente le cambierà, costringendo i tre protagonisti a percorrere traiettorie esistenziali inaspettate, a rivedere le priorità, ma soprattutto, ad affrontare demoni nascosti dietro scelte ineluttabili. “La memoria della vite” è un romanzo sul significato delle relazioni umane, il coraggio, la speranza e la capacità di rinnovarsi.
La segnalazione su Valdelsa
Un cagliaritano al Premio Campiello 2025. Massimo Granchi, nato a Cagliari nel quartiere San Michele, cresciuto a Quartu, ma residente in Toscana, è in lizza per l’ambito premio letterario con il suo romanzo dal titolo La memoria della vite, Arkadia editore.
Scrittore, antropologo, comunicatore pubblico, Granchi è ideatore e animatore di eventi culturali. Ha conseguito un Dottorato di ricerca in Istituzioni e Società. Dirige due premi letterari nazionali. Ha fondato l’Associazione culturale Gruppo Scrittori Senesi di cui è presidente onorario. Tiene laboratori di scrittura creativa. Oltre ad articoli, racconti, fiabe e saggi ha scritto romanzi e ha vinto numerosi premi letterari tra i quali il Premio online Scrittore toscano dell’anno, il Premio della Giuria Memorial Vallavanti Rondoni, il Premio Murex Città di Parole, il Rive Gauce Festival, il Premio Città di Montefiorino, il Premio Città di Sarzana e il Santucce Storm Festival. La memoria della vite è il suo quinto romanzo. Racconta la storia di Gabriel, un ragazzo di origine colombiana che vive con la mamma e il fratello minore in un condominio di Roma. Suo padre ha fatto perdere le tracce senza chiarire le ragioni della sua scelta e ha lasciato un vuoto difficile da colmare in famiglia. Nello stesso palazzo vive Sole, la migliore amica di Gabriel che nasconde un passato tormentato nonostante sia allegra e ami la vita. È una sognatrice con molti progetti da realizzare e un legame da ricostruire con il papà. La madre di Sole è Liliana. È una donna emancipata nata al Sud. Ha fondato un’agenzia di badanti nella capitale. Il suo matrimonio è in crisi. Ha un legame profondo con l’isola di Procida dove ha trascorso le estati da bambina ed è lì che vorrebbe tornare. Le vite di Gabriel, Sole e Liliana sono intrecciate molto più di quanto possano immaginare. Un drammatico incidente le cambierà, costringendo i tre protagonisti a percorrere traiettorie esistenziali inaspettate, a rivedere le priorità, ma soprattutto, ad affrontare demoni nascosti dietro scelte ineluttabili. “La memoria della vite” è un romanzo sul significato delle relazioni umane, il coraggio, la speranza e la capacità di rinnovarsi.
La segnalazione su TGR
In un condominio di Roma EUR abitano alcune famiglie: i Mancini, i Bianchi, i Martelli, i Gonzales Rojas. Ognuna di queste famiglie deve convivere con problemi più o meno rilevanti, i problemi della vita di tutti: disturbi fisici o psicologici, legami familiari logorati, figure paterne scarsamente presenti, figure materne cui tutto è delegato. La nostra…
In un condominio di Roma EUR abitano alcune famiglie: i Mancini, i Bianchi, i Martelli, i Gonzales Rojas. Ognuna di queste famiglie deve convivere con problemi più o meno rilevanti, i problemi della vita di tutti: disturbi fisici o psicologici, legami familiari logorati, figure paterne scarsamente presenti, figure materne cui tutto è delegato. La nostra attenzione, però, in questo interessante e avvincente romanzo di Massimo Granchi, La memoria della vite, è focalizzata su tre personaggi: Sole, Gabriel e Liliana, tre voci narranti che si alternano raccontandosi. Sole è una ragazza di diciotto anni, brillante, vivace, un po’ pazza, piena di vita. Gabriel è il suo migliore amico, un ragazzo di origine colombiana, che vive con la madre e il fratello minore: del padre non si sa nulla. Liliana è la madre di Sole, una donna attiva ed energica, il cui lavoro consiste nel procurare badanti a famiglie che ne hanno bisogno: una donna che ama il suo lavoro e lo svolge con attenzione, ma ama anche la sua casa, la sua famiglia, i rapporti con i suoi figli (oltre a Sole c’è Paolo, di qualche anno più giovane) e amerebbe anche avere un rapporto più intenso col marito, col quale l’amore dei primi tempi sembra essersi esaurito. Sole, Gabriel e Liliana raccontano piccole cose della vita quotidiana, si soffermano sulla percezione dei luoghi e degli ambienti, approfondiscono la conoscenza l’uno dell’altro e i rapporti che hanno con gli altri personaggi, con una notevole capacità di introspezione e di analisi. Il clou di questa prima parte del romanzo è rappresentato da una lunga vacanza a Procida di Liliana con i figli e con Gabriel: l’isola, dove la donna ha trascorso molte estati nell’infanzia e nei primi anni di matrimonio, dove ha Celeste, l’amica del cuore, numerosi altri amici e amiche, e una casetta ereditata dalla nonna, con i suoi paesaggi suggestivi e le occasioni di divertimento e di relax che offre rappresenta per tutti un luogo del cuore e un momento rigenerante. Ogni problema sembra avviarsi verso la propria soluzione, anche i rapporti tesi tra Liliana e suo marito, che è rimasto a Roma, sembrano sciogliersi e una nuova possibilità sembra offrirsi alla coppia. Un gravissimo incidente chiude in modo drammatico la prima parte del libro e apre la seconda e poi la terza: nuove e diverse fasi della vita in cui ciascuno si troverà a confrontarsi con una realtà del tutto differente da quella che si sarebbe aspettato e dovrà trovare una strada per affrontare e risolvere i nodi insoluti della propria vita, fino a trovare, nel finale, una nuova e sofferta serenità.
Marisa Salabelle
La recensione su Masticadores Italia
La presentazione si terrà presso libreria Bookstorie via Valsassina 15/17 a Roma il 5 aprile alle ore 18:30. Modera, Giovanni Jacob Lucchese.
Gabriel è un ragazzo di origine colombiana che vive con la mamma e il fratello minore in un condominio di Roma. Suo padre ha fatto perdere le tracce senza chiarire le ragioni della sua scelta e ha lasciato un vuoto difficile da colmare in famiglia. Nello stesso palazzo vive Sole, la migliore amica di Gabriel che nasconde un passato tormentato nonostante sia allegra e ami la vita. È una sognatrice con molti progetti da realizzare e un legame da ricostruire con il papà. La madre di Sole è Liliana. È una donna emancipata nata al Sud. Ha fondato un’agenzia di badanti nella capitale. Il suo matrimonio è in crisi. Ha un legame profondo con l’isola di Procida dove ha trascorso le estati da bambina ed è lì che vorrebbe tornare. Le vite di Gabriel, Sole e Liliana sono intrecciate molto più di quanto possano immaginare. Un drammatico incidente le cambierà, costringendo i tre protagonisti a percorrere traiettorie esistenziali inaspettate, a rivedere le priorità, ma soprattutto, ad affrontare demoni nascosti dietro scelte ineluttabili. “La memoria della vite” è un romanzo sul significato delle relazioni umane, il coraggio, la speranza e la capacità di rinnovarsi.
Massimo Granchi è nato a Cagliari nel 1974. Vive a Siena.
Scrittore, antropologo, comunicatore pubblico, è specializzato in Media, storia, cittadinanza. Ha conseguito un Dottorato in Istituzioni e Società.
Ha fondato l’Associazione culturale Gruppo Scrittori Senesi di cui è presidente onorario, il Premio Letterario Città di Siena e il Premio Iannas Città di Quartu S. Elena di cui è direttore artistico.
È ideatore e coordinatore del Premio Letterario Toscana e responsabile del settore cultura del Circolo Peppino Mereu di Siena.
È stato vice presidente del Club per l’Unesco di Siena.
Tiene corsi di scrittura creativa per bambini, ragazzi e adulti nelle scuole e all’università e laboratori rivolti ai detenuti nelle carceri. Ha vinto numerosi premi letterari.
Oltre a vari racconti, saggi brevi e articoli, ha pubblicato saggi, romanzi, raccolte di racconti e fiabe.
La segnalazione su Roma Capitale Magazine
Massimo Granchi è nato a Cagliari nel 1974. Vive a Siena. Scrittore, antropologo, comunicatore pubblico, è specializzato in media, storia, cittadinanza. Ha conseguito un dottorato in Istituzioni e Società. Ha fondato l’Associazione culturale “Gruppo Scrittori Senesi” di cui è presidente onorario, il “Premio Letterario Città di Siena” e il “Premio Letterario di Quartu S. Elena” di cui è direttore artistico. E’ ideatore e coordinatore del “Premio Letterario Toscana” e responsabile del settore cultura del “Circolo Peppino Mereu” di Siena. E’ stato vice presidente del “Club per l’Unesco” di Siena. Tiene corsi di scrittura creativa per bambini, ragazzi e adulti nelle scuole e all’università e laboratori rivolti ai detenuti nelle carceri. Massimo Granchi ha vinto numerosi premi letterari e, oltre a vari racconti, saggi e brevi articoli, ha pubblicato romanzi, raccolte di racconti e fiabe.
D – Iniziamo questa conversazione parlando dell’ultimo libro di Massimo Granchi, appena uscito qualche mese fa; che ne dici?
R – Cara Francesca, intanto vorrei ringraziarti per questo spazio. Il mio quinto romanzo è uscito il 31 gennaio 2025 per Arkadia Editore. Si intitola: “La memoria della vite” ed è la storia di un’amicizia tra due adolescenti che vivono nel quartiere Eur di Roma ai giorni nostri. Gabriel è un ragazzo di origine colombiana. Sole è figlia di un milanese e di una napoletana. Liliana, madre di Sole, è la terza protagonista della storia. E’ una donna emancipata che ha creato un’agenzia di badanti e vive un matrimonio insoddisfacente. Sogna di tornare a Procida, dove ha una casa al mare ereditata dai nonni. C’è, inoltre, un quarto protagonista, che è il loro condominio: un palazzo popolato di famiglie e personaggi dalle caratteristiche forti. Un drammatico incidente li cambierà, costringendo i protagonisti a percorrere traiettorie esistenziali inaspettate, a rivedere le priorità, ma soprattutto ad affrontare demoni nascosti dietro scelte ineluttabili. “La memoria della viote” è un romanzo sul significato delle relazioni umane, il coraggio, la speranza e la capacità di rinnovarsi.
D – Qualcosa sulle altre tue pubblicazioni?
R – Ho iniziato a scrivere racconti brevi quando ero molto giovane. Laura Murru, una mia professoressa di italiano alle scuole superiori, è riuscita a vedere oltre la mia scrittura. Fino ad oggi, ho pubblicato articoli, saggi, fiabe, raccolte di racconti, ma mi definirei soprattutto uno scrittore di romanzi di formazione.
D – Massimo Granchi è direttore artistico e presidente onorario di alcuni premi letterari, cosa ne pensa – dunque – dei premi letterari? Sono un buon mezzo, per un artista, anche non esordiente, per promuovere le proprie opere?
R – I premi letterari rendono possibile il confronto tra autori, offrono un’occasione per misurare le proprie capacità narrative e, soprattutto, nel caso dei premi più importanti, creano le condizioni per arrivare al grande pubblico e farsi maggiore pubblicità, che aiuta le vendite dei libri. I premi letterari, inoltre, se condotti con serietà, sono ambiti privilegiati di scoperta di nuovi talenti e di sostegno di quelli emergenti.
D – La società odierna recepisce in modo adeguato, secondo te, l’Arte?
R – Le forme artistiche oggi sono sempre più variegate, anche maggiormente fruibili grazie agli strumenti di veicolazione messi a disposizione dai social media. Tale processo di diffusione le mette a disposizione di chiunque voglia cimentarsi in nuove forme espressive. La scrittura ne è un esempio. In Italia scriviamo in tanti, ed è sempre più facile pubblicare. Questa fluidità del mercato editoriale può andare a discapito della qualità, per questo il ruolo dei professionisti di settore, come gli editori, per esempio, o gli agenti letterari, può essere determinante per garantire la qualità. Anche i consumatori finali possono fare la differenza. Noi tutti abbiamo il dovere, per noi stessi, di alimentare la nostra capacità critica attraverso la formazione, la conoscenza, lo studio, il confronto. Liberi di scegliere con consapevolezza.
D – Che importanza, e che valore, dai alla poesia nella tua vita, artistica, e personale?
R – La Poesia è ovunque. Si trova in un sorriso, un pensiero, un odore, una canzone. Il difficile è riconoscerla. Non basta la sensibilità. E’ necessario allenarsi alla bellezza, e questo è possibile solo vivendo le forme artistiche nelle loro molte espressioni. Io non mi reputo un poeta, purtroppo non so scrivere poesie, ma ho una mia visione poetica della realtà che alimenta la mia vena artistica. Cerco di compensare le mie mancanze attraverso le fiabe, per esempio, che, a mio parere, sono molto poetiche.
Francesca Rita Rombolà
L’intervista su PoesiaeLetteratura