Non era arrivato a questo punto solo per scoprire che il fine principale non era
altro che un mucchio di soldi. Non voleva un giornale se non poteva avere anche una coscienza.
Talking Heads 77 di John Domini
Trama – L’inizio del nuovo anno, il 1978, dovrebbe segnare una svolta per il giornalista trentenne Kit Viddich. Da pochi giorni è uscito il primo numero di Sea Level, un giornale bisettimale, di cui è il direttore editoriale, ma si farebbe meglio a dire l’anima. In più sul versante privato, lui e sua moglie, il “clone” dell’attrice americana Farrah Fawcett, stanno provando, forse, (più o meno consapevolmente) ad avere un figlio. Si direbbe che le cose ingranano per il giovane cowboy del Minnesota con una laurea alla prestigiosa Harward. O forse no?
Il giornale non ha fatto nemmeno in tempo ad arrivare alla sua seconda uscita, che subisce già una battuta d’arresto. È proprio quella sua prima inchiesta giornalistica sulle precarissime condizioni della prigione Monsod, che tanto interesse aveva suscitato, a sferrargliela. Kit si sta immischiando, dove non avrebbe dovuto. In un mondo di poteri forti: politica e criminalità e tanta corruzione, una tangentopoli tutta americana.
Iniziano così le grane per l’integerrimo, idealista Kit, che si trova sempre più confrontato con i drammi quotidiani della subcultura americana. È soprattutto la storia del criminale afro-americano Junior Rebes, tenuto in condizioni disumane nel “ripostiglio” sotterraneo di Monsod, che lo trascina in una realtà di indigenza, di disuguaglianza sociale e violenza. Questa violenza Domini la tratteggia a tinte fosche in un climax che raggiungerà il suo apice proprio in quei sotteranei.
Il tempo che Kit investe nel giornale, e dietro le storie dei suoi precari e dimenticati protagonisti, lo sottrae alla sua vita di coppia con Bette. Così non si accorge nemmeno che qualcosa la turba, che forse la sta perdendo.
Nei meandri della metropoli di Boston, nella sua scena culturale alternativa fino ai suoi sotterranei più nascosti, Kit barcolla, si caccia in un guaio dopo l’altro, si perde nelle parole stampate, sul suo giornale e in quello che crea nella sua testa, ma, nonostante tutto, non cede. Lo accompagna un ritmo, una colonna sonora immaginata e suggerita da quel titolo Talking Heads, ispirato al primo album del 1977 dell’omonimo gruppo. Ascoltatelo mentre leggete e vi ritroverete nella Boston di fine anni ’70, accanto all’autrice punk Zia Mirini e a Kit, non un eroe certo, ma solo un giornalista indipendente, una testa parlante.
Riflessioni sui nuovi media
In Talking Heads 77, libro del 2003 tradotto per la prima volta in Italia per Arkadia Editore, lo scrittore italo-americano John Domini racconta gli anni ‘70 in America: presi fra il passato del risveglio della coscienza civile, delle proteste per la guerra del Vietnam e per i diritti degli afro-americani e un futuro proteso verso il progresso tecnologico, esemplificato dalla Mela. Il computer Apple, nuovo acquisto con cui Bette si diletta, viene profeticamente indicato, nelle parole di Kit – ma lo sguardo è quello retrospettivo di Domini nel 2003, anno in cui scrive – come sostituito non solo delle macchine da scrivere, ma anche della tipografia. Le importanti riflessioni di Kit sul giornalismo mainstream e sulla sua evoluzione verso un giornalismo alternativo, che potremmo definire indipendente, sono le osservazioni dello stesso autore e critico letterario John Domini.
La stampa alternativa è ovunque. È nei programmi via radio, nei talk show televisivi. E molto presto tutti avranno un computer, e puoi scommetterci che comunicheranno anche a vicenda. Da computer a computer, Garrison. Ne avranno tutti uno, e tutti ci metteranno la propria storia. Un grande mezzo elettronico di cui tutti faremo parte.
Le nuove tecnologie stavano buttando all’aria le vecchie definizioni. I media erano passati dall’essere freddi, distaccati e autoritari (mezzibusti al di sopra di tutto) all’essere frivoli, frammentati e ficcanaso. Il quarto potere avrebbe dovuto rimettere al vaglio ogni valore, verificare ogni assunto. Soprattutto la stampa indipendente: quella indipendente, oggi, andava ben oltre la pura e semplice verità.
Talking Heads 77 di John Domini
Il protagonista è il giornalismo in Talking Heads 77
Il fatto che Talking Heads 77 sia un libro sul giornalismo è evidente da tanti elementi. Dalla trama che vede protagonista il giornalista Kit Viddich alle prese con il suo giornale emergente, alle riflessioni sociologiche qui proposte. Ma c’è ancora un altro elemento che contribuisce a creare l’atmosfera da redazione: lo stile. La narrazione attinge a piene mani al jargon giornalistico, cosa non insolita visto il tema, ma quello che è davvero inusuale, o meglio, originale, è quell’inframmezzare trafiletti a doppia colonna, sul genere della carta stampata, nel romanzo. In queste colonne, che nella narrazione romanzata rappresentano il giornale vaneggiato da Kit, John Domini esalta la metanarrazione ad aspetto stilistico tangibile. Talking Heads 77 si conferma così un libro sui generis, ascrivibile al postmodernismo, che ricorda il vecchio giornalismo, quello che si prefiggeva il nobile ideale di essere la voce dei senza voce.
Il link alla recensione su Giochi Linguistici: https://lc.cx/sZDPiI
A volte ti capita tra le mani (e non per caso) un’autentica sorpresa letteraria, che inizi a leggere alle dieci di sera e ti tiene incollato fino all’ultima pagina, alle tre del mattino. Josh in fuga di Olivia Crosio è un romanzo non solo scritto bene, anzi benissimo da un punto di vista linguistico – cosa che non mi ha minimamente stupito, dopo aver letto e recensito l’altra uscita per Arkadia Editore dell’autrice, La mentalità della sardina – e conoscendola come un’eccellente collega traduttrice. È soprattutto una bellissima storia, che contiene un segreto circonfuso d’ironia e sapiente critica sociale, ma anche di affetti e intensa umanità, capaci di immergerci nell’abisso luminoso di una personalità affascinante: quella di un misterioso visitatore di Milano, che una sera invernale piomba nella metropoli con fare naif e movenze “imbranate”, ma anche con grande simpatia e fascino mediorientale, e inizia a combinare guai a cui trova sempre, rocambolescamente, una soluzione. Soprattutto da quando incontra e fa amicizia con una polemica ma adorabile barista, Miranda, che diventa la sua accompagnatrice in un “pellegrinaggio” notturno per il capoluogo lombardo, durante il quale incroceranno strambi ma credibilissimi personaggi come la fashion influencer Susi Fashion – che inevitabilmente evoca un noto personaggio del mondo internettiano e televisivo – il suo compagno (uno strampalato parrucchiere VIP), e un avventuroso tassista e la sua petulante compagna. Questo viaggio iniziatico senza pretese, però, si rivelerà non soltanto uno carotaggio nel vuoto di tanti aspetti della vita di oggi in una città europea tra le più (nominalmente) evolute, ma un vero grimaldello nel suddetto mistero. Chi sia Josh, infatti, non si scoprirà fino alla fine, anche se lungo il percorso spunteranno, quasi casualmente, diversi indizi. Inquietante anche il suo uso di auricolari tramite cui riceve spunti da una sorta di (illusorio) “regista”, come se si trattasse del protagonista di una specie di Truman Show. Sembra quasi che l’autrice qui voglia in primis fare un’intelligente satira sui reality show, ma ancor più, scendendo in profondità, sollevare un interrogativo su quanto siamo realmente liberi, nell’era degli influencer e della comunicazione infiltrata fin nei recessi della quotidianità. E la libertà è precisamente il fulcro della personalità di Josh, un “Jolly” indecifrabile che cerca appunto una fuga, uno spazio di semplice godimento delle piccole cose che ci rendono umani, come una pizza e una birra, che il turbinio degli eventi sembra sempre soffiargli da sotto il naso. Al contempo, la sua umanità si rivela uno specchio, anzi una miracolosa identità con quella delle persone in fondo sole e sempre smarrite (e incasinate) con cui entra in relazione. In loro sembra riassumersi l’intera anima di Milano e di tutto il mondo di oggi, iperconnesso ma emotivamente scisso e isolato, oltre che spaventato e minacciato dai tanti pericoli della modernità. Un’anima a cui manca qualcosa, che in una notte qualunque può trovare, tutt’a un tratto, in uno strano tipo su un taxi, in sella a una bicicletta o al bancone di un bar, venendo come trafitta da una potentissima epifania. Il romanzo verrà presentato oggi, mercoledì 27 novembre a partire dalle ore 19 presso la residenza letteraria e centro culturale “Itaca” (Via di San Domenico 22, Firenze), nell’ambito di una serata dedicata alla casa editrice Arkadia. Sarò lieto di condurre la conversazione con l’autrice.
Giovanni Agnoloni
Il link alla recensione su La poesia e lo spirito: https://tinyurl.com/ahffrxc6
Mercoledì 27 novembre, a partire dalle ore 17,30, presso il centro culturale e residenza letteraria “Itaca”, in Via di San Domenico 22, si terrà un evento che raccoglierà la maggior parte degli autori toscani della casa editrice sarda Arkadia, che parleranno dei loro libri con la conduzione del direttore della residenza (e autore e co-curatore della collana arkadiana “Senza rotta”) Paolo Ciampi e, nella seconda parte, dello scrittore e traduttore Giovanni Agnoloni. Saranno presenti Tito Barbini (con Il fabbricante di giocattoli e Storie di amori e migrazioni sull’isola dalle ali di farfalla), Anna Bertini (con Le stelle doppie), Mauro Caneschi (con La chimera di Vasari, Le figlie dell’uomo e Il codice Stradivari), Paolo Codazzi (con Lo storiografo dei disguidi e Lo specchio armeno), Carlo Cuppini (coautore con Giovanni Agnoloni e Sandra Salvato del concept-book Da luoghi lontani), Massimo Granchi (con Il principe delle arene candide e Se/dici) e Marisa Salabelle (con Gli ingranaggi dei ricordi e La scrittrice obesa). Giovanni Agnoloni, oltre a parlare del suo romanzo Viale dei silenzi, intervisterà la “special guest”, la scrittrice e nota traduttrice milanese Olivia Crosio, con la sua nuova uscita Josh in fuga e con la precedente pubblicazione La mentalità della sardina, ampiamente ambientata in Toscana. Lo scrittore e traduttore fiorentino Alessandro Gianetti, autore del romanzo La ragazza andalusa e di numerose traduzioni della collana arkadiana di lingua spagnola “Xaimaca”, interverrà in collegamento video da Siviglia, e con lui l’editore di Arkadia Riccardo Mostallino. Interverrà in video anche il presidente dell’Associazione Sardi in Toscana.
Il link alla segnalazione su informazione.it: https://tinyurl.com/4975w45x
PISTOIA – Giovedì 28 novembre alle ore 18.00 Massimiliano Scudeletti presenta La laguna del disincanto (Arkadia editore, 2024, p. 272, euro 17,00) presso la libreria Lo Spazio Pistoia (via Curtatone e Montanara 20/22, Pistoia).
Dialoga con l’autore, Marisa Salabelle.
Alessandro Onofri è un reporter stanco di guerra, quasi dimentico della propria infanzia tra Venezia e il petrolchimico di Porto Marghera, dove è rimasto invischiato in una brutta storia tra sette e delinquenti comuni, ma quando un’amica disperata gli mostra il filmato del figlio che terrorizza il fratello mimando una lezione di scuola dai macabri rituali, non riesce a tirarsi indietro. Scoprirà che altri bambini della stessa scuola presentano gravi traumi. Le loro foto circolano nelle bacheche di Silk Road, il mercato illegale di droga, armi e pornografia celato nel Dark Web, la parte di Internet più nascosta. Forse lì, tra le pieghe della rete anonima, antiche credenze hanno trovato una nuova collocazione. Se quei bambini sono solo vittime di insegnanti malati come tutti sostengono, perché i massimi livelli della Polizia Postale e dell’Interpol se ne stanno interessando? Cosa si cela nella scuola? L’agire di isolati pervertiti? Una mafia internazionale che vende immagini pedopornografiche o, ancora una volta, qualcosa di più oscuro? Per scoprirlo Alessandro sarà costretto a mettere in dubbio le certezze con cui ha sopito i terrori dell’infanzia e a perdersi in un viaggio che lo riporterà verso il suo passato di tenebra.
Massimiliano Scudeletti nasce e vive a Firenze. Dopo gli studi si dedica alla realizzazione di documentari e spot televisivi, prima come sceneggiatore, poi come regista. Nel passaggio dall’analogico al digitale abbandona l’attività per collaborare con un’agenzia assicurativa che opera prevalentemente nella comunità cinese. Continua a viaggiare nel Sud-est asiatico per passione. Compiuti i cinquant’anni, decide di dedicarsi completamente alla cultura tradizionale cinese e alla scolarizzazione di adulti immigrati. Nel 2018 pubblica il suo primo romanzo, un giallo con protagonista il videoreporter di guerra Alessandro Onofri, Little China Girl (Betti Editrice), giunto secondo al premio “Tramate con noi” di Rai Radio1, vincitore del premio Emotion al “Premio Letterario Città di Cattolica”. Dopo numerosi racconti, alcuni con protagonista sempre Alessandro Onofri, nel 2019 pubblica il suo secondo romanzo, L’ultimo rais di Favignana. Aiace alla spiaggia (Bonrraro). Con Arkadia Editore ha pubblicato il fortunato romanzo La laguna dei sogni sbagliati (2022) e La laguna del disincanto (2024). I suoi reportage di viaggio sono apparsi sulla rivista “Erodoto 108”.
Il link alla segnalazione su Report Pistoia: https://tinyurl.com/42mj42t2
“Per scrivere questo libro mi sono dovuto addentrare in un mondo così corrotto da destabilizzarmi. Allontanavo lo schermo come per mettere una barriera tra quello che avevo evocato e me stesso. Non lo rifarei”. Massimiliano Scudeletti “C’è nelle sue pagine una pietas che ci commuove e convince, e c’è sottotraccia un’analisi sottile, senza retorica del male così come si manifesta, sia in pace sia in guerra e ovunque”.
Massimiliano Scudeletti ritorna con il suo progetto letterario più ambizioso che ruota attorno al personaggio di Alessandro Onofri, già protagonista del giallo sociale Little China Girl (Betti Editrice 2018) e del romanzo di formazione La Laguna dei sogni sbagliati (Arkadia Editore, 2022). Usando lo stesso personaggio l’autore esplora generi diversi, fino a La Laguna del disincanto, un thriller psicologico di respiro internazionale – dimostrando la capacità di rinnovarsi, di osare, di sfidare i confini della narrativa italiana. In La Laguna del Disincanto, Alessandro Onofri è un uomo adulto, reporter di guerra disilluso e segnato, molto diverso dal ragazzino protagonista del precedente romanzo. Il suo passato è solo un’ombra lontana, dimenticata tra le acque stagnanti della Laguna di Venezia e il buio di Porto Marghera. Ma quando un’amica disperata gli mostra un filmato inquietante del figlio che terrorizza il fratello mimando un rituale scolastico macabro, Onofri è risucchiato in una nuova indagine che lo costringe ad affrontare vecchi demoni. Ciò che scoprirà scuoterà profondamente la sua fragile stabilità. Altri bambini della stessa scuola sulle colline di Fiesole sono vittime di traumi terribili. Le loro foto circolano su Silk Road, il famigerato mercato illegale nel Dark Web, un luogo dove antiche credenze trovano nuova vita grazie alle tecnologie moderne. Il Male, in questo romanzo, non è più confinato ai miti o alle leggende, ma si nasconde nelle pieghe più buie della Rete, trovando nuovi modi di emergere e prosperare. La Laguna, qui, non è più il luogo dell’incanto, ma uno specchio oscuro che cela i mostri del passato, una metafora delle acque limacciose in cui sprofonda ogni residuo di innocenza. Il romanzo non è solo una discesa nell’oscurità, ma anche una riflessione sulla perdita: degli amici, della magia dell’infanzia, dei sogni. Un’Italia cupa e inquietante fa da sfondo al viaggio esistenziale di Onofri: Venezia, Firenze, Bologna, non più città da cartolina, ma luoghi dove si consuma una battaglia invisibile tra passato e presente, tra memoria e oblio. In questo nuovo millennio dominato dalla tecnologia, dalle guerre e dalla crisi morale, Scudeletti ci costringe a guardare in faccia un male che si adatta, che muta, che si nasconde anche dietro gli schermi, ma che è più vivo che mai. Il progetto letterario LA QUADRILOGIA DEL MALE
“La Laguna del Disincanto” non è solo un romanzo noir e un thriller psicologico. È un’opera che sfida il lettore a porsi domande scomode: dove si nasconde il Male oggi? In quale angolo della nostra modernità? Nelle pieghe del Deep Web o nelle zone d’ombra della nostra coscienza? Con quest’opera, Scudeletti si avvicina alla chiusura di un cerchio. Usando lo stesso personaggio, esplora generi diversi – dal giallo sociale di Little China Girl al romanzo di formazione de La Laguna dei Sogni Sbagliati, fino a La Laguna del disincanto, un thriller psicologico di respiro internazionale – e dimostra la sua capacità di rinnovarsi, di osare, di sfidare i confini della narrativa italiana. Un progetto letterario unico, che unisce una critica sociale tagliente con una riflessione esistenziale potente, ponendo Alessandro Onofri, un reporter di guerra che evolve nel corso delle storie, come figura centrale e simbolica: l’uomo moderno che, tra traumi, orrori e disillusioni, cerca disperatamente di trovare un senso. Un progetto letterario che si concluderà con un quarto romanzo attualmente in fase di scrittura.
Massimiliano Scudeletti, “per un quarto di origine sinti”, è nato a Firenze nel 1962.
Dopo gli studi si dedica alla realizzazione di documentari e spot televisivi prima come sceneggiatore, poi come regista. Nel passaggio tra analogico e digitale abbandona l’attività per gestire un’agenzia assicurativa che opera prevalentemente nella comunità cinese. Continua a viaggiare nel Sud-Est asiatico. Compiuti i cinquant’anni, decide di dedicarsi completamente alla cultura tradizionale cinese e alla scolarizzazione di adulti immigrati. A febbraio 2018 pubblica il suo primo romanzo con protagonista Alessandro Onofri, Little China Girl per Betti Editrice vincitore del premio Emotion al “Premio Internazionale Città di Cattolica” e ha ottenuto il secondo posto al Premio “Tramate con noi” di Rai Radio1. Nel luglio 2019 ha pubblicato L’ultimo rais di Favignana – Aiace alla spiaggia, per Bonfirraro editore. A novembre 2022 è uscito La laguna dei sogni sbagliati (Arkadia Editore), il secondo romanzo della Quadrilogia. I suoi reportage di viaggio in Iran, Bhutan, Laos e Benin sono stati pubblicati nella rivista Erodoto 108. Con alcuni racconti è stato finalista al concorso internazionale “Amico rom” e alla prima edizione del premio “Samudaripen”, l’equivalente della Shoah per i rom. Da questi testi è nato “Suite romanè”, uno spettacolo teatrale che verrà messo in scena anche nella Giornata della Memoria al Teatro Lippi di Firenze.
Giovanni Pacchiano
Il link alla recensione su Loft Cultura: https://tinyurl.com/4r5hab6d
Un’immersione negli Stati Uniti degli anni ’70 sub specie di Boston e del mondo giornalistico-letterario-musicale esplorato da una nuova rivista in cerca di scoop. Questo il succo del romanzo Talking Heads 77 dello scrittore italo-americano John Domini. Un testo che, pur avendo un chiaro protagonista – il fondatore del periodico “Sea Level” Kit Viddich, animato dall’ambizione ma anche da grandi ideali di denuncia sociale e politica –, ha una natura polifonica, coinvolgendo molteplici personaggi, livelli di analisi e stili, e aprendo perfino alle voci interiori di Kit. Una sua inchiesta sul mondo dell’edilizia e i suoi intrighi e un autentico carotaggio negli orrori a sfondo razziale emersi in un terribile carcere, Monsod, diventano l’innesco di un itinerario nel cuore oscuro di un paese nel pieno di una forte crescita affaristica, pur contrastata e oscurata sia dai “piani alti” del malaffare (in fondo, lo scandalo Watergate e le dimissioni del presidente Nixon non sono passati da molto), sia dalle violenze metropolitane. Fatti e situazioni che finiscono per turbare l’equilibrio mentale non meno degli eccessi di tanti personaggi della scena artistica e musicale – non è un caso se uno dei pezzi più noti di Talking Heads 77, l’album d’esordio del celeberrimo gruppo pop-rock avanguardistico-new wave guidato da David Byrne, che il romanzo vuole omaggiare, s’intitola Psycho Killer –. Ed è la stessa vita privata di Kit a risentirne. Anzi, alcune delle parti più ispirate del romanzo descrivono con delicatezza quasi chirurgica la tensione che attraversa sempre più il suo rapporto con la moglie Bette, figlia di una famiglia “bene” della Boston del tempo. Lo sguardo dell’autore – già docente di letteratura e scrittura creativa – sembra parcellizzarsi e sparpagliarsi su tutto questo scenario come le tessere di un mosaico allucinato, intonandosi a una poetica postmoderna (e, oserei dire, proto-cyberpunk) che sento consonante con molte pagine di Don DeLillo e William Gibson. Ma vi percepisco con forza anche le risonanze di certo cinema d’investigazione dalle venature thriller, come I tre giorni del Condor di Sydney Pollack (tratto dal romanzo I sei giorni del Condor di James Grady) o lo stesso Tutti gli uomini del presidente di Alan J. Pakula (che racconta l’inchiesta di Bob Woodward e Carl Bernstein del “Washington Post” sul già ricordato caso Watergate). È un quadro complesso, che dalle polarizzazioni del nostro presente pare distanziarsi come un’immagine osservata con un binocolo usato al contrario, perché oggi ogni cosa è bianca o nera, mentre allora era tutto rimescolato, compresso e confuso, in un intreccio in cui i diversi colori erano solo varianti di un unico Moloch di potere e finanza (ma quest’ultimo, in definitiva, è un tratto ancora attuale). La mano di John Domini si posa su questa frammentazione diffusa tamburellando percussivamente l’attenzione del lettore, salvo aprirsi a tratti in radure descrittive capaci di lasciar intravedere, sopra la nube di smog di quel mondo inquinato, la luce di un’armonia dimenticata.
Giovanni Agnoloni
Il link alla recensione su Retroguardia 3.0 – Miscellanea: https://tinyurl.com/mry9pyrv
La laguna del disincanto, di Massimiliano Scudeletti (Arkadia, 2024) by Recensione di Marisa Salabelle
Massimiliano Scudeletti torna in libreria con La laguna del disincanto, che esce oggi per i tipi di Arkadia editore. Questo romanzo dal titolo suggestivo e dalla splendida copertina si collega al precedente La laguna dei sogni sbagliati, sempre pubblicato da Arkadia, come è facile intuire dalla somiglianza dei titoli. Protagonista indiscusso di entrambi i romanzi è Alessandro Onofri, un personaggio ricorrente nelle opere di Scudeletti (la sua prima apparizione infatti è nel romanzo Little China girl, edito da Betti nel 2018). Alessandro è un uomo complicato, ha avuto un’infanzia difficile, avendo perso precocemente entrambi i genitori, è stato allevato da una zia un po’ strega, ha avuto esperienze non belle durante gli anni della scuola, è stato giornalista di guerra, fotografo. È soprattutto un uomo tormentato, attratto dal “lato oscuro”, in lotta contro il male e alla ricerca della verità, ma fragile e ossessionato dai ricordi. Non è riuscito a coltivare relazioni stabili con le donne che ha amato, e dietro la sua disponibilità a combattere ogni battaglia in nome del bene e della verità si intravede una sua propensione al rischio e all’autodistruzione. Questo è almeno ciò che gli rimprovera Sarah, un’amica che si rivolge a lui per chiedergli aiuto in una situazione di grande difficoltà. Sarah vive a Firenze, ha un marito spesso assente per lavoro e due splendidi bambini che frequentano una scuola privata. Ma da qualche tempo qualcosa non va: Duccio, il maggiore, si comporta in modo strano e sembra aver soggiogato il fratellino Vanni. Indagando su certi episodi che sembrano essersi verificati a scuola e che coinvolgono altri bambini oltre a Duccio, Alessandro si imbatte in una serie di situazioni che allargano il suo sguardo, dalla scuola fiorentina ad altri istituti in altre città italiane, a episodi verificatisi in altre nazioni e in altri continenti. Pedopornografia, riti satanici, misteriosi protocolli, sacrifici di animali e non solo. Un mondo marcio si rivela ai suoi occhi, grazie all’accesso al Dark Web e a siti accuratamente nascosti all’interno di un sistema “a cipolla”: entrano in gioco a questo punto, in una sarabanda dal ritmo incalzante, amici e avversari dotati di saperi e poteri misteriosi, collaboratori appartenenti alle forze dell’ordine, l’Interpol, l’NSA. Il male sarà sconfitto, almeno provvisoriamente, ma Alessandro pagherà molto caro il suo coinvolgimento in questa vicenda. La laguna del disincanto è un romanzo avvincente, denso di azione e di colpi di scena, inquietante per l’enormità del male che rivela, poco rassicurante, perché lascia nel lettore la consapevolezza che il male non viene mai completamente sconfitto. La scrittura è impeccabile, la lettura non dico “piacevole”, perché si tratta di una storia che mette i brividi e che, sebbene scaturita dalla fantasia dell’autore, ha solide fondamenta nella realtà. Se amate Stephen King, se vi sentite attratti dall’occulto, se avete una pericolosa propensione per “il lato oscuro”, se siete appassionati di arti marziali, ma anche se non siete niente di tutto ciò, questo è il libro che fa per voi.
Marisa Salabelle
Il link alla recensione su MasticadoresItalia: https://tinyurl.com/bdex2anz
Massimiliano Scudeletti vuelve a las librerías con “La laguna del disincanto”, que sale hoy de la mano de Arkadia editore en Italia. Esta novela de título sugerente y espléndida portada está ligada a la anterior La laguna de los sueños equivocados, también publicada por Arkadia, como se desprende fácilmente de la similitud de los títulos. El protagonista indiscutible de ambas novelas es Alessandro Onofri, personaje recurrente en las obras de Scudeletti (de hecho, su primera aparición se produce en la novela Little China Girl, publicada por Betti en 2018). Alessandro es un hombre complicado, tuvo una infancia difícil, perdió a ambos padres temprano, fue criado por una tía un tanto bruja, tuvo algunas experiencias desagradables durante sus años escolares, fue periodista de guerra, fotógrafo. Es ante todo un hombre atormentado, atraído por el «lado oscuro», que lucha contra el mal y busca la verdad, pero frágil y obsesionado por los recuerdos. No supo cultivar relaciones estables con las mujeres que amaba, y detrás de su voluntad de librar todas las batallas en nombre del bien y de la verdad se vislumbra su propensión al riesgo y a la autodestrucción. Esto es al menos lo que le reprocha Sarah, una amiga que acude a él en busca de ayuda en una situación muy difícil. Sarah vive en Florencia, tiene un marido que a menudo se ausenta por motivos de trabajo y dos hijos maravillosos que asisten a una escuela privada. Pero desde hace algún tiempo algo anda mal: Duccio, el mayor, se comporta de manera extraña y parece haber subyugado a su hermano pequeño Vanni. Al investigar ciertos episodios que parecen haber ocurrido en la escuela y que involucran a otros niños además de Duccio, Alessandro se topa con una serie de situaciones que amplían su mirada, desde la escuela florentina a otros institutos de otras ciudades italianas, pasando por episodios ocurridos en otros países. y en otros continentes. Pornografía infantil, ritos satánicos, protocolos misteriosos, sacrificios de animales y más. Un mundo podrido se revela ante sus ojos, gracias al acceso a la Dark Web y a sitios cuidadosamente escondidos dentro de un sistema «cebolla»: en este punto, amigos y adversarios dotados de conocimientos y poderes misteriosos, colaboradores de la policía, de la Interpol , la NSA. El mal será derrotado, al menos temporalmente, pero Alessandro pagará un alto precio por su implicación en este asunto. La laguna del desencanto es una novela apasionante, llena de acción y giros, inquietante por la enormidad del mal que revela, poco tranquilizadora, porque deja al lector con la conciencia de que el mal nunca es completamente vencido. La escritura es impecable, no diría lectura «agradable», porque es una historia que da escalofríos y que, aunque surge de la imaginación del autor, tiene bases sólidas en la realidad. Si amas a Stephen King, si te sientes atraído por el ocultismo, si tienes una peligrosa propensión al «lado oscuro», si te apasionan las artes marciales, pero aunque no seas nada de esto, este es el libro para ti.
Il link alla recensione su Masticadores: https://tinyurl.com/56zb7w6e