La giovane filmaker Greta Scacchi, mentre guarda le immagini di un video, si accorge di un dettaglio che mette in pericolo la sua vita. La ragazza è accusata di omicidio dal dirigente di Polizia Tommaso Del Re e viene trascinata in una serie di eventi che coinvolgono l’insegnante di cinema Rossella Gardini, una coppia di fratelli che ritornano dal suo passato, Farid e Anissa Akram, il piccolo Nadir, l’inquietante Ahmad, il barista Tong, mentre sullo sfondo si staglia minaccioso il Biolab, un laboratorio in cui si studiano armi chimiche e di distruzione di massa. Per Tommaso Del Re sarà ancor più difficile dipanare la matassa, ostacolato da quelle che definisce le “alte sfere”. In un susseguirsi di colpi di scena e azioni rocambolesche far emergere la verità diverrà arduo ed estremamente pericoloso.
Introduzione
Quante ramificazioni può avere una storia? Creare intrecci con alberi in rotta di collisione che altrimenti non si sarebbero mai incrociati . Una storia sulla forza e la fragilità delle relazioni umane che spesso offuscono i pensieri e finiscono per essere soffocanti a tal punto che si smette di respirare come un incubo perturbante simile alla morte. Un viaggio inaspettato tra sogno e realtà in cui la finzione regna sovrana, per questo cercare i brandelli di verità inseriti come frammenti sparsi all’interno della narrazione, per il lettore una sfida ardua ma intensa, poiché nulla sarà più come prima .
Aneddoti personali
Per anni per me Paolo è stato solo una voce, che ho sentito tante volte ascoltando la radio, non avrei immaginato di potergli un giorno dare un volto e soprattutto recensirlo con un thriller godibile che mi ha appassionato e colpito perché non mi sarei mai aspettato un romanzo di questo genere ma con elementi ironici perché Paolino è l’emblema del divertimento. Ho odiato dei tic e modi di fare del commissario protagonista ma ho amato moltissimo come l’autore abbia raccontato delicatamente la solitudine e la fragilità, una vera coccola per l’anima. Con tutto il cuore spero di abbracciare presto Paolo e in attesa per Natale mi godrò la seconda indagine di Tommy e Greta che come lui mi è entrata nel cuore.
Recensione
La luce filtra come fosse uno spiraglio mentre nella sala scendono le tenebre, è come se si facessero toccare solo da chi le sa guardare. Così l’occhio si abitua lentamente all’oscurità e diventa uno sguardo percettivo che si annida nella profondità dell’animo arrivando a dar voce persino alle ombre. Le squarcia come se fossero brandelli di cuore e rimane inerme ad ascoltare l’assordante lamento. In questo sfondo spettrale la bocca deglutisce sangue e sudore mentre un odore di morte pervade inesorabile in tutta la stanza. L’autore ha, infatti, scritto un thriller molto sensoriale che sembra giocare a dadi con il binomio assenza presenza richiedendo perciò come imprevisto la partecipazione completa del corpo distaccato talvolta persino dalla propria anima di cui lo scrittore come piccole gocce di rugiada ne legge i pensieri e li trascrive in un cielo cosparso di nuvole cui dare forma. Che colore ha il proprio sangue? Questa è la domanda che attanaglia per tutta la narrazione come una vecchia foto sbiadita dal tempo ma rimasta indelebile nella memoria. Una storia che segue la mutazione dei corpi, la lenta evoluzione degli stessi e il veloce decadimento. Spesso però questo stanche membra sono colte nell’attimo in cui non riescono a nascondere la fragilità della propria nudità. Ed è proprio in quel momento che si attua l’ardua sfida cioè interpretare il confine tra verità e menzogna. Come la narrazione di un film gli eventi sembrano muoversi in un ritmo calibrato tra pause suadenti e avvincente dinamismo. La verità però è sopravvalutata per questo il lettore si troverà in mano semplicemente uno spicchio di luna. Un romanzo che si delinea come un patrimonio genetico schiena contro schiena, in un corpo a corpo dall’esito incerto. L’autore racconta la tragedia esistenziale che colpisce inesorabilmente Greta Scacchi una giovane filmaker che si ritrova come beffa del destino le credenziali di una famosa attrice, ma la sua vita è tutt’altro che finzione, il suo dolore è così reale al punto tale da mettere in discussione però ogni emozione in tutte le alterità. La giovane studia cinema e filma video per un grande progetto che spera le possa far aprire le porte della scuola di cinematografia. Vuole raccontare in un documentario la città di Roma in diverse angolazioni e in un susseguirsi di fotogrammi e volti che ne traccino il cosmopolitismo . L’ammaliante bellezza della capitale ha in serbo però uno scacco inaspettato . Greta filma un delitto o presunto tale ma oltre a scuotere la sua coscienza questo è il motivo per cui la sua esistenza s’intreccerà con quella di Tommaso Del Re un commissario pragmatico burbero e profondamente solitario. Nessuno vince o si salva da solo ma basta uno sguardo per riconoscere sul volto e sulla pelle lo stesso dolore. I personaggi diventano una calamita attrattiva che vibra al solo contatto. All’improvviso senza un motivo apparente muore Rossella l’ex fidanzata di Greta e lei si ritrova all’interno di un vortice penetrante e ossessivo al limite della follia. Può l’amore dimostrare la propria innocenza? Se solo i battiti del cuore potessero parlare! In questa lunga corsa verso la verità Greta ritroverà due compagni di classe ex fiamme del suo povero cuore già martoriato da mille battaglie. L’antica fiamma però non si è mai spenta ma è verità o soltanto un miraggio? Il romanzo è tracciato in due linee temporali costituito da capitoli lunghi con uno stile variegato che alterna l’utilizzo crudo e chirurgico della parola ad un tratto più delicato nella descrizione della sfera emotiva . In questo thriller socio ambientale lo scrittore racconta il volto multietnico della società ed emerge un risvolto politico, un seme giustamente protettivo nei confronti delle culture minoritarie. Ci si sofferma sui significati antropologici dei termini straniero e razza intrecciandolo con il lato oscuro della scienza e la bramosità del potere. Un romanzo che analizza il potere della rimembranza che scaturisce da foto e immagini e la forza distruttiva e giudicante della parola. Una lotta estenuante tra certezza e dubbio tra tecnologia ed emozione in cui la notte sembra mangiare voracemente il giorno. Può cambiare tutto tranne i motivi per cui si compiono le azioni, restano, infatti, i più antichi del mondo. Alla fine in questo cinema spoglio senza pubblico alcuno restano soltanto gusci di noce intrisi di una commovente e profonda malinconia che si ritrova ancora una volta il riflettore puntato.
Francesco De Filippi
Il link alla recensione su La Casa delle storie: https://bitly.ws/34sxq
La notte prima di Ferragosto, nella sua casa al mare, un uomo riceve la visita di un misterioso bambino che sembra comparire dal nulla. Svanito il terrore iniziale, scoprirà che altri non è se non il suo io infantile, la versione di sé a cinque anni, ormai dimenticata e sepolta sotto decenni di pensieri e di vita vissuta. Scanzonato, permaloso e con un piglio da guerriero, il bambino prenderà per mano il protagonista accompagnandolo in un mondo fatto di ricordi e di aneddoti. Un mondo popolato da biciclette senza rotelle, Barbie, corse in un bosco che sembra magico e film dell’orrore visti di nascosto dai genitori. Attraverso gli occhi del bambino, l’uomo rivivrà i momenti salienti di un’infanzia a volte difficile, a volte spensierata, vissuta ai margini di una società non ancora pronta a cogliere le sfumature di una personalità fuori dal comune. In una nottata di visioni frenetiche, il nostro protagonista scoprirà che la ricchezza più grande che abbiamo è la diversità, e che nessuno nasce sbagliato, semmai sono gli altri a farcelo sentire.
Classe 1970, Giovanni Lucchese è nato a Roma. Ha frequentato per diversi anni la scuola di scrittura Omero di Paolo Restuccia. Esordisce nel 2016 con la raccolta di racconti Pop Toys, pubblicata da Alter Ego. Pubblica poi i romanzi Questo sangue non è mio, L’uccello padulo e La sete. Diversi suoi racconti sono apparsi su antologie e riviste letterarie. Appassionato di musica, cinema e cultura pop, ama dare voce a personaggi queer ed emarginati il cui riscatto sociale avviene attraverso una metamorfosi e una presa di coscienza della propria unicità.
Il link alla recensione su Queerographies: https://bitly.ws/34qLR
Quando leggi questo libro, in un mondo che brucia e divora in maniera precisa molti dei suoi abitanti, ti chiedi, visto che il male è così evidente, dove stia il bene.
Quando leggi questo libro, in un mondo che brucia e divora in maniera precisa molti dei suoi abitanti, ti chiedi, visto che il male è così evidente, dove stia il bene. Ed è lì, esattamente nei gesti, a volte fatti di gentilezza e rischio, a volte eclatanti e furiosi, che risiede il bene, la possibilità di ricacciare qualche demone all’inferno, e di rendere questo mondo, così oscuro, un poco meno doloroso. Greta Scacchi, con il suo carico di vita e libertà e giovinezza, dopo aver sventato un losco affare di una multinazionale, ritorna a occuparsi di umanità fragile, indifesa e ferita, come lei, come tutti noi. Greta continua a essere una filmaker, con il suo terzo occhio meccanico attento ai particolari, e di tanto in tanto collabora ai programmi su crimini e delitti insieme a Tommaso Del Re che, dopo il coinvolgimento della moglie nell’omicidio di Rossella Gardini, ha lasciato la polizia ed è diventato consulente di Net Crime. Tommaso, grazie a vecchi amici e contatti, spesso ha notizie immediate su eventi delittuosi e così può mandare in onda eventi in anteprima, coniugando la sua vita precedente con un nuovo inizio, meglio retribuito e meno faticoso. Rispetto al momento in cui li abbiamo conosciuti, però, i due sono più disillusi, più feriti, e Greta è un po’ più arrabbiata ma più lucida. Ogni tanto fanno sesso per confortarsi, tenendo lontana ogni possibilità di relazione stabile, che Greta vede come una forma isterica di prigionia. Del resto Greta ama in maniera appassionata solo chi non si nasconde dietro obblighi e doveri, e Tommaso è troppo ancorato all’idea di maschio cis etero dominante per farla innamorare. Ogni tanto Greta vede anche Irene, e non intende rinunciare alla possibilità di soddisfare l’attrazione verso le donne che le piacciono. A volte le relazioni che si fingono stabili sono catene. E Greta, cresciuta libera con due genitori senza obblighi reciproci, non è fatta per subire catene. L’inizio è nei corpi di Daria e Carla, e in seguito, anche il cerchio magico che si chiude. Due ragazzine, con l’intero corpo dipinto, due adolescenti di 15 e 16 anni, con scaglie dorate di vernice addosso, acrobate intrecciate e sospese in aria, nel tentativo di sfidare la pesantezza del corpo, che ci richiama verso la terra, ancorato a bisogni da soddisfare, ineludibili. Greta le filma ed è affascinata dalla possibilità, per quei corpi, di farsi leggeri, diafani quasi, e di dimostrare che oltre la forza di gravità esiste la levità, la possibilità di diventare pura luce. Questo momento è un inizio, e per qualcuno, anche una fine. Le due ragazzine risultano scomparse, la macchina che guidavano senza patente viene abbandonata e ritrovata nel Tevere, un loro amico, il bellissimo e corrotto Casemiro Rosco, trovato morto nel suo appartamento dopo, sembra, un festino finito male. Il legame tra Daria, Carla e Casemiro, oltre la loro sfacciata bellezza e il desiderio di trovare lavoro nel mondo dello spettacolo, è il coro della Chiesa della Perfezione di Tutti i Santi, e la palestra dove si allenavano insieme. Turbata dal dolore del fratello di Daria, Fulvio, e convinta che tra l’omicidio e la sparizione ci sia un legame, Greta, anche contro lo scetticismo di Tommaso, inizia a indagare. Incontra preti che non riescono a venire a patti con la propria sessualità e il proprio desiderio, ambizione, cattiveria, e follia. I demoni spesso si nascondono in luoghi abbaglianti, proprio nel posto in cui nessuno immagina che si trovino. Altra voce narrante è L’Uomo che non crede in niente, esperto di vite da togliere e persone da sacrificare per denaro. Lui è una persona rotta dentro, è sopravvissuto a stupri e umiliazioni e divenuto un carnefice attento e metodico, che ogni tanto riceve la visita di un’allucinante bambina dai capelli bianchi, che lo guarda mentre compie i suoi delitti su commissione, e non pronuncia una sola parola, né di biasimo, né di approvazione. Spesso, quella visione allucinatoria è la sua unica compagnia emotiva. Presto si capisce il legame tra l’Uomo che non crede in niente, la scomparsa di Carla e Daria, il fascino perverso che i loro giovani corpi possono esercitare nelle ossessioni umane di chi ricerca il Potere e le sue implicazioni. Greta si muove in una Roma annoiata dalle sue stesse tragedie (ne ha viste troppe, cosa sono mai due giovani che non tornano a casa) e tenta di approfondire il legame tra Casemiro, le ragazzine e due giovani preti, Pierre e Guido, prelati della Chiesa della Perfezione di Tutti i Santi, che amano la musica e ricevono sostanziose donazioni da Ariannina Colestrasi, figura di spicco di un’industria farmaceutica, che Greta già conosce per la sua folle ambizione e la sua noncuranza verso ogni vita che non sia la propria. Le indagini di Greta, la sua rabbiosa e cocciuta empatia con il dolore suscitata dalla scomparsa delle due ragazzine, la porterà dentro un’oscurità senza scampo. Un gorgo denso come sangue, un corpo infetto che divora chi gli si avvicina, spinto da sentimenti che, qualunque sia il nome che scegliamo di dargli, sono sempre il contrario dell’Amore. E sullo sfondo Roma, sudata, violenta, opaca, arresa e ipocrita, ingannatrice e sfatta, crudele e indifferente, con il suo ultramillenario splendore ridotto in briciole eppure ancora vivo, ancora capace di incantare. E infine il sangue, la possibilità di vita che racchiude quando è rivestito di involucri di pelle, e la possibilità che, qualora questi involucri vengano bucati e lacerati, si faccia cessare, questa vita, è il protagonista evidente di questo secondo capitolo della storia di Greta, che ha lo stesso nome di un’attrice quasi dimenticata e di lei ha la bellezza lunare e la capacità di cambiare la direzione degli sguardi quando entra in una stanza. “Greta fatica a staccare l’obiettivo dai corpi nudi delle due ragazze che volteggiano a sei metri da terra, appese al tessuto aereo agganciato al soffitto. C’è una tale grazia nei loro movimenti che insistere a filmarle con la sua telecamera la fa sentire bene. Le acrobate si tengono allacciate per le gambe sinistre, intrecciate l’una all’altra all’altezza delle ginocchia. Le gambe destre invece sono libere nell’aria, piegate a formare un angolo acuto. Greta reprime a malapena un urletto di paura quando le due ragazze si lasciano andare a testa ingiù verso la pedana sotto di loro, sorrette solo dai tessuti. Sembrano beffarsi della forza di gravità. I polpacci e le caviglie svettano verso le dita dei piedi scalzi. I corpi sono tinti di giallo, arancione e azzurro, che dissimulano seni e pube ma fanno risaltare la muscolatura tesa nello sforzo di mantenere la posizione dei teli, oltre le spalle il collo disteso spinge le nuche ingiù e i capelli lunghi cadono verso il pavimento. Nell’Alchemico, il locale affittato per il lancio dell’integratore dimagrante SlimBurn, le bollicine arrivano ai tavoli ormai calde, le tartine sanno di aglio, mentre le due acrobate si librano a pochi centimetri dal soffitto di pannelli fonoassorbenti come in cielo aperto”.
Marilena Votta
Il link alla recensione su Storygenius: https://bitly.ws/34qHg
Intervista a Paolo Restuccia, colonna portante della Scuola Genius e autore del secondo romanzo sulle indagini della giovane filmaker Greta Scacchi.
È uscito il nuovo romanzo di Paolo Restuccia, Il sorriso di chi ha vinto, Arkadia Editore. Siamo di fronte al secondo capitolo delle avventure della giovane filmaker Greta Scacchi (il primo è Il colore del tuo sangue). Greta si trova di nuovo invischiata in un mistero e di nuovo si trova a scoprire inquietanti verità sulla industria farmaceutica BioLab. Il tutto sempre con riottoso coraggio e aiutata dalle sue tante telecamere che le permettono di vedere quello che gli altri neanche guardano. Al suo fianco c’è di nuovo Tommaso Del Re che però non è più un poliziotto ma un autore televisivo! Il romanzo è anche più affascinante del precedente, perché l’autore è riuscito a dominare con più chiarezza le tante visioni che ama far apparire a Greta. Sabato 2 dicembre lo presentiamo al Palazzo del Freddo, a Via Principe Eugenio 65, a Roma, alle 19.30.
Abbiamo cercato di scoprire qualcuno dei segreti di Paolo Restuccia.
Il sorriso di chi ha vinto è la seconda avventura della filmaker Greta Scacchi, cosa ti affascina di questo personaggio tanto da avergli dedicato due romanzi?
Da molti anni pensavo a come raccontare la vita di qualcuno che fosse al di fuori degli stereotipi della nostra letteratura, non solo di genere, e somigliasse alle ragazze e alle persone che incontro e conosco nella mia vita. Non la solita figura di poliziotto e carabiniere, ma nemmeno un borghese o una borghese che raccontano gli interni dei loro spaziosi appartamenti al centro di Roma o di qualche altra città italiana, magari parlando dei traumi che non riescono a superare. Ci ho provato prima con un romanzo con protagonista un militare di oggi, un alpino, poi con un deejay, e adesso con la filmaker Greta. Quando scrivo di lei però trovo che scorra più forte l’energia della vita che vedo intorno a me. Forse perché è giovane e libera, fragile ma determinata, testarda e spesso incosciente. Si fa male ma non si ferma mai, rischia, mette in gioco anche il suo corpo, perché non sopporta il male di vivere e le terribili ingiustizie in cui è immersa come forse tutti noi.
Dobbiamo aspettarci una terza avventura?
Vedremo, il mio rapporto con la scrittura è sempre un poco strano, non so mai bene cosa e se verrà fuori quando comincio a scrivere qualcosa. D’altronde anche in questo caso non mi aspettavo di terminare così presto una nuova narrazione di Greta Scacchi. In un certo senso a farmi accelerare stavolta sono stati una serie di eventi che mi sono accaduti, che hanno lasciato il segno, storie intime, private, ma che mi hanno sospinto in modo insolito, tragicamente liberatorio, poi c’è stato lo stimolo che è venuto dal mio editore, Arkadia, in fondo se Riccardo Mostallino Murgia e Patrizio Zurru non mi avessero detto che erano pronti a pubblicare presto Il sorriso di chi ha vinto forse la pigrizia e il dispiacere avrebbero ripreso il sopravvento.
Greta si trova sempre coinvolta in sparizioni e omicidi, siamo di fronte a una versione postmoderna della Signora in Giallo?
Mi piacerebbe, non tanto per le storie che ho trovato sempre quasi delle commedie in cui moriva qualcuno in famiglia ogni volta che lei andava a trovarli. Tanto che mi pare evidente che la soluzione di tutti i suoi telefilm è che l’assassino è sempre lei, che poi conduce un’assurda inchiesta per far incolpare un innocente. Mi piacerebbe soprattutto perché a interpretarla c’è stata una grande, simpatica attrice che è davvero difficile da dimenticare, come Angela Lansbury. Ma tra Jessica Fletcher e la filmaker Greta Scacchi c’è una differenza sostanziale. Greta non fa indagini, non conduce inchieste, non aiuta la polizia. Diciamo che se fosse per lei se ne starebbe tutto il tempo tranquilla a realizzare i suoi video.
Greta ha spesso delle visioni… abbiamo tra le mani un romanzo a metà tra il giallo e il fantastico?
A questa domanda darò una risposta ambigua! Le visioni, cioè i sogni notturni di Greta e quelli a occhi aperti dell’altro personaggio importante della storia, l’uomo che non crede in niente, sono dei veri e propri incubi oppure sono il riemergere di qualche ricordo inconscio o soltanto rimosso e dimenticato? Credo che sarà il lettore a scoprirlo e a decidere.
Quanto c’è di te in Greta Scacchi e nelle sue visioni?
Molto. Le sue visioni sono in gran parte le mie. E anche il suo desiderio di riportare a casa le due ragazze scomparse, le acrobate della storia. Riportare a casa, salvare, temere che il nostro mondo si perda e si corrompa senza che noi possiamo fare qualcosa per tentate di impedirlo: questa è la spinta che sta dietro ai sogni di Greta. E anche ai miei, sogni e incubi.
Quali sono gli scrittori che ti hanno influenzato?
Molti, da sempre, sono un lettore fedele. Uno dei più determinanti per me come lettore è stato Friedrich Dürrenmatt, e poi senza dubbio Georges Simenon e Agatha Christie per le vicende poliziesche ma anche Carlo Lucarelli (che considero il più bravo tra gli italiani che scrivono gialli e noir). Molto James Ellroy, tantissimo Murakami Haruki per il modo di inserire elementi visionari in un tessuto realistico, passando quasi senza parere dalla realtà alla fantasia. E potrei continuare a lungo, perché amo molto il fantastico e quindi José Saramago, Julio Cortázar. Secondo me, nella scrittura, più leggi e più diventi originale, più acquisisci stilemi e frasi che poi puoi fare tuoi. Quindi, anche se non li ho sicuramente raggiunti nella loro bravura, almeno non mi sono limitato a copiarli, non credo si possa dire che qualcuno li riconosce in quello che scrivo. E poi in questo romanzo, a ispirarmi ci sono state delle inchieste di cronaca, per esempio quelle di Andrea Purgatori. Avrei dovuto incontrarlo quest’estate in un festival a Cabras, gliel’avrei detto, ma non venne, era già malato. Credo sia stato un giornalista davvero eccezionale. Spesso illuminante.
Qual è stata la parte più difficile nella scrittura di questo romanzo?
Riuscire a realizzare il finale che desideravo, che anche qualunque lettore credo avrebbe voluto, senza rendere i personaggi e le vicende poco verosimili. Riuscendo a mantenere senza tradirli le premesse e gli sviluppi della storia, insomma senza barare. E poi c’è una scena che riguarda un omicidio piccolo piccolo, un delitto quasi involontario, di una sola pagina, che mi ha immalinconito perché rappresenta la sfortuna tragica degli innocenti, qualcosa che mi atterrisce.
Perché un lettore dovrebbe leggere Il sorriso di chi ha vinto?
Perché è un libro scritto onestamente (lasciamelo dire) e se piace non è perché applica delle formule già viste mille volte. Perché è costruito con amore artigianale, parola dopo parola, perché indaga il bene e il male, spero senza troppa presunzione, e poi pure per la frase che dice a un certo punto Tommaso Del Re e che mi ha stupito scrivere all’improvviso, senza che ci avessi mai pensato prima: «Con tutto quello che ho visto da poliziotto, se incontro Dio lo arresto per omissione di soccorso».
Chi sono i cattivi di questa storia?
Cattivi terribili, che fanno cose orribili solo perché pensano di avere così più potere e ricchezze, sono presi paro paro dalle cronache e infilati, trasformati, nella mia storia. E, come nel film Eyes Wide Shut di Stanley Kubrick, a volte dietro la maschera del male ci sono volti noti, rispettati e anche molto ricchi, che non si accontentano delle loro fortune.
Non vorrei fare spoiler… ma che cosa dobbiamo aspettarci che accada tra Tommaso Del Re e Greta?
La tua passione per le storie rosa è risaputa, non vorrei che il terzo romanzo fosse un episodio dei Bridgerton, comunque a leggere bene i due romanzi già scritti, si scopre che è già successo molto, cosa vuoi che possa accadere ancora, che si sposino?
Lucia Pappalardo
Il link all’intervista su Storygenius: https://bitly.ws/33VKj
Classe 1970, è nato a Roma. Ha frequentato per diversi anni la scuola di scrittura Omero di Paolo Restuccia. Esordisce nel 2016 con la raccolta di racconti Pop Toys, pubblicata da Alter Ego. Pubblica poi i romanzi Questo sangue non è mio, L’uccello padulo e La sete. Diversi suoi racconti sono apparsi su antologie e riviste letterarie. Appassionato di musica, cinema e cultura pop, ama dare voce a personaggi queer ed emarginati il cui riscatto sociale avviene attraverso una metamorfosi e una presa di coscienza della propria unicità. Per Arkadia Editore ha pubblicato Un bambino sbagliato (2023).
BLOG Copertina e controcopertina a due donne: la reggina Cuzzola e la jesina Bada. Tra denuncia verso l’editoria ingannevole e una storia per adulti che trova riscontro anche nei più piccoli, i titoli i siculi Di Prima e La Porta. Tre i titoli pubblicati in una settimana da Settecolori, pioggia di libri per il Saggiatore, nuovo romanzo per Serena Penni con Il ramo e la foglia edizioni
Giorni di bellezza per chi ama la lettura nei giorni di passaggio verso l’ultimo mese dell’anno. La nostra rubrica quindicinale inizia dalle uscite novembrine ancora non segnalate, come il nuovo libro di Salvatore La Porta, “L’isola del Capitano Almeida“, che per i tipi di San Paolo Edizioni narra una storia per ragazzi, ma scritta per tutti, di cui anche i grandi ne troveranno giovamento; o “Giù nel cieco mondo” (NN Editore) di Jasmyn Ward, nuovamente con un colosso sul dolore, si propone come nuovo libro che induce a riflettere; e la strenna natalizia intinta di perfidia (“Buon Natale Perfidia“) edita da ExOrma.
La quindicina di proposte editoriali dal 28 novembre all’11 dicembre parte dal debutto in casa Arkadia (collana Senza Rotta), del catanese Vladimir Di Prima, anch’egli con Il buio delle tre: il romanzo è un mirato attacco alla speculazione editoriale e a chi dileggia i sogni di velleitari autori (l’editore sardo dà alle stampe anche il ritorno di Giovanni Lucchesi, ultimo della collana Sidekar del 2023, con Un bambino sbagliato) e col ritorno di Letizia Cuzzola, “Non muoio neanche se mi ammazzano“, l’intellettuale calabrese si aggiudica la #controcopertina pubblicata da Morrone Editore. Avevamo parlato di lei e del suo ritorno la scorsa estate a Sant’Agata Li Battiati, quando venne per una lectio al “Battiati Jazz & Literature 2023”: è la jesina Dejanira Bada, studiosa di discipline filosofiche e religiose, che torna con “Il libro della consapevolezza“, (Gribaudo). Altre novità: carrellata, come sempre, in casa il Saggiatore con Witold Gombrowicz, Piero Camporesi, Enrico Merlin, Carlo Fontana, e Massimo Gerardo Carrese; Serena Penni con “La destinazione“, per Il ramo e la foglia edizioni, Guglielmo D’Izzia, con “La transazione“, per Les Flaneurs Edizioni è l’ultimo della cd romana per il 2023 e lo #specialeSettecolori con Giuseppe Berto, Vladimir Volkoff e Will & Ariel Durant
Sceglieteli bene i libri che volete regalare a Natale!
Flashback novembrini
Salvatore La Porta, L’isola del Capitano Almeida, San Paolo
Un ragazzo si risveglia al buio in un sacco, circondato da voci malevoli: della sua vita non ricorda nulla. Soltanto una vecchia storia in cui vivi e morti si confondono, ed è difficile capire chi sia l’uno e chi sia l’altro. Quando finalmente riesce a liberarsi, scopre di essere prigioniero di uno strano pirata, il capitano Almeida, che ha assaltato una nave pur di trascinarlo a bordo della sua goletta, la Faraglione. Dopo qualche mese in compagnia della ciurma di pirati, il ragazzo continua a non ricordare nulla di sé, ma nel frattempo ha scoperto di saper picchiare il prossimo con una certa competenza e soprattutto di saper intuire che cosa nasconde la mente degli altri grazie a una sorta di misteriosa luminescenza emessa dagli oggetti desiderati e che solo lui è in grado di vedere. La sua capacità – utilissima nel gioco d’azzardo – sembra interessare molto il capitano Almeida, che ogni notte lo costringe a scrutare l’orizzonte in cerca dell’isola che il pirata brama da una vita e che è avvolta dai suoi pensieri come in un incendio. Il ragazzo non sa cosa vi sia su quell’approdo lontano, se una cassa piena d’oro o la risposta a chi sia vivo e chi morto tra le anime di quella ciurma di filibustieri, ma giorno dopo giorno sente crescere il desiderio di raggiungerla per comprendere il mistero della sua identità. Età di lettura: da 12 anni.
Jasmyn Ward, Giù nel cieco mondo, NN Editore
Questo libro è per chi ha deciso di aprirsi al canto così da trovare conforto e forza, per chi ricorda senza soccombere al peso della memoria, per la voce solenne di Annie Lennox in Strange fruit, e per chi ha sognato di volare via dalla sua vita come un airone che sfiora la superficie dell’acqua, leggero come carta sul vento.
Margaret Atwood: «Imprescindibile»
Annis è una giovane schiava di casa in una piantagione della Carolina. Nipote di una guerriera africana e figlia di uno stupro, di giorno si dedica a estenuanti faccende domestiche e origlia le lezioni sull’Inferno dantesco impartite alle figlie del padrone, le sue sorellastre; di notte scappa nel bosco con sua madre da cui impara l’arte del combattimento, così da difendersi in un mondo costruito per distruggerla. Ma la madre viene venduta e Annis si trova da sola e senza protezione, mentre con Safi scopre la sensuale dolcezza del primo amore. Quando il padrone decide di sbarazzarsi di lei, Annis viene venduta e con altri schiavi condotta in viaggio verso New Orleans. In questa terribile marcia, incontra lo spirito di una sua antenata, Aza, un angelo custode imperioso ed enigmatico che sembra volerla aiutare a fuggire. Jesmyn Ward torna con un nuovo romanzo che richiama nel titolo il quarto canto dell’Inferno di Dante. Come il grande poeta, anche Annis dovrà scendere sempre più in fondo, nel cuore di tenebra della schiavitù in America, lottando per la propria vita, per la speranza. Giù nel cieco mondo è un romanzo feroce e fiabesco, dove l’allegoria si riflette nell’amore di una madre e una figlia, nei legami da sciogliere e mantenere, nella ricerca incessante della libertà che sfida uomini e spiriti, natura e destino.
AA.VV., Buon Natale Perfidia, ExOrma
Iracconti di Natale più comici, surreali, intensi, strampalati, perturbanti, ironici, graffianti e paradossali. Niente si sottrae al comico, nemmeno il Natale! Decine, centinaia di racconti confortano l’inerzia della nostra immaginazione con una vigilia, con la neve, senza la neve, con il bambino che nasce, alberi e presepi, risvegli pieni di regali, altruismi, riscatti, canti e lucine. E se per una volta rinunciassimo a un commovente, caramelloso e rassicurante Natale? Qui si narrano Natali inaspettati, per lo più comici, esilaranti, svagati, poetici sì, ma anche cinici, problematici o addirittura perturbanti. Ventitré racconti e ventitré illustrazioni tra Babbi Natale precari, imprese dannunziane, fantasmi salutisti che scrivono, crisalidi natalizie e cronisti inaffidabili (cosa è successo veramente la notte in cui è nato Gesù?). Agli autori e alle autrici di questi racconti non manca una buona dose d’ironia e quella lucidità che permette di osservare la realtà nelle sue contraddizioni andando oltre l’ordine rasserenante e conciliante delle cose. Appassionati, generosi e idealisti, credono ancora nell’imprevisto, nel caotico, nel sorprendente come possibilità di riformulare il mondo. Racconti di: Paolo Albani, Roberto Barbolini, Marita Bartolazzi, Adrián N. Bravi, Emanuela Cocco, Raffaella D’Elia, Tommaso Lisa, Giovanni Maccari, Luigi Malerba, Gianfranco Mammi, Paolo Miorandi, Paolo Morelli, Mauro Orletti, Paolo Pergola, Sara Ricci, Jury Romanini, Massimo Roscia, Giuseppe A. Samonà, Giacomo Sartori, Francesco Spiedo, Stefano Tonietto, Mario Valentini, Andrea Zandomeneghi. Illustrazioni di: Paolo Beneforti, Marco Berlanda, Carlo Bordone, Nicoletta Calvagna, Giuditta Chiaraluce, Virgilio Cinque, Cecilia Cosci, Claudia D’Angelo, Jessica Lagatta, Tommaso Lisa, Fabio Magnasciutti, Marco Filicio Marinangeli, Chiara Nott, Andrea Pedrazzini, Alberto Piancastelli, Luciano Ricci, Lorenzo Santinelli.
Le uscite di martedì 28 novembre
Libro copertina, Il libro della consapevolezza di Dejanira Bada, Gribaudo
Che cos’è la consapevolezza? Perché è così importante nella nostra vita? Qual è il motivo per cui sempre più persone cercano di raggiungerla? Attraverso un excursus che spazia su tre discipline fondamentali – yoga, meditazione e mindfulness –, l’autrice indaga su cosa significhi la ricerca della felicità, esplorando i grandi temi filosofici che da sempre riguardano ognuno di noi. Un libro completo e aggiornato, arricchito dal contributo di esperti qualificati, oltre che da consigli pratici e da un’appendice con interviste a insegnanti di yoga di fama nazionale, per imparare a vivere meglio e felicemente qui e ora.
Serena Penni, La destinazione, Il ramo e la foglia edizioni
Carla, Paolo, Elisabeth, tre voci raccontano sé stesse e il desiderio che sembra consumarle: passioni e delusioni si contorcono nel tentativo di un equilibrio. La maternità e la paternità oscillano incerte nelle distanze che solo una delusione d’amore, forse assimilabile alla morte, sa rendere insormontabili. Il passato non lascia scampo, torna potente e configura il presente. Un passato che non è solo ricordo ma costruzione di una convinzione. Se l’amore passionale invade violento lo spazio della vita altrui, allora è meglio rimanere nel recinto di un amore mite che si fa semplice affetto. Serena Penni marca stretti, in una scrittura snella e coinvolgente, l’affanno e le riflessioni di tre cuori; li insegue, implacabile, fino alla loro destinazione finale.
Libro controcopertina, Non muoio neanche se mi ammazzano di Letizia Cuzzola, Morrone Editore
Dopo la firma dell’Armistizio, 650mila soldati italiani vennero catturati dai nazisti e internati in campi di prigionia, sottoposti alle peggiori angherie e soprusi. Fra gli internati è stato anche Vittorio Cuppari, mio nonno, che come moltissimi non ha mai fatto cenno ai 21 mesi di prigionia subiti. Attraverso un lungo lavoro di ricerca è stato possibile recuperare una minima parte della documentazione proveniente dagli Stalag in cui è stato internato e che ha permesso di ricostruire la storia. Ogni nome, data, luogo è certificato da documenti, note personali del protagonista e dal diario di Luciano Banchelli, compagno di prigionia e lavoro, una cui copia è stata recuperata grazie alla figlia Luciana.
Le uscite di venerdì 1 dicembre
Guglielmo D’Izzia, La transazione, Les Flaneurs Edizioni
Una proprietà che nasconde un macabro segreto viene messa in vendita. Due uomini vengono uccisi in pieno giorno. Niente è come sembra. De Angelis, un imperscrutabile uomo del nord, è in viaggio verso una piccola città nell’entroterra siciliano per negoziare una transazione immobiliare. Lungo il tragitto, il treno su cui si trova si guasta misteriosamente, costringendolo a
spendere la notte in uno squallido scalo ferroviario. Quello che segue è una rete di eventi inquietanti, da prostituzione minorile a omicidi spudorati, che portano alla fine improvvisa del suo affare. Ma De Angelis è imperterrito e intenzionato a scoprire cosa è andato storto nella sua transazione e si imbarca, così, in una indagine avventata. Una svolta inaspettata di eventi, però, lo fa precipitare in una profonda crisi.
Giovanni Lucchese, Un bambino sbagliato, Arkadia
La notte prima di Ferragosto, nella sua casa al mare, un uomo riceve la visita di un misterioso bambino che sembra comparire dal nulla. Svanito il terrore iniziale, scoprirà che altri non è se non il suo io infantile, la versione di sé a cinque anni, ormai dimenticata e sepolta sotto decenni di pensieri e di vita vissuta. Scanzonato, permaloso e con un piglio da guerriero, il bambino prenderà per mano il protagonista accompagnandolo in un mondo fatto di ricordi e di aneddoti. Un mondo popolato da biciclette senza rotelle, Barbie desiderate e mai ricevute, corse in un bosco che sembra magico e film dell’orrore visti di nascosto dai genitori. Attraverso gli occhi del bambino, l’uomo rivivrà i momenti salienti di un’infanzia a volte difficile, a volte spensierata, vissuta ai margini di una società non ancora pronta a cogliere le sfumature di una personalità fuori dal comune. In una nottata di visioni frenetiche, il nostro protagonista scoprirà che la ricchezza più grande che abbiamo è la diversità, e che nessuno nasce sbagliato, semmai sono gli altri a farcelo sentire.
Massimo Gerardo Carrese, Il grande libro della fantasia, Il Saggiatore
Fantasia, immaginazione, creatività: un libro che ci accompagna tra le informazioni scientifiche, umanistiche, ludiche e artistiche che caratterizzano queste tre facoltà il cui potere, anche in maniera sottile, influenza l’intera nostra esistenza. Gli esseri umani hanno costruito con esse un certo tipo di credenze: dalla religione agli ordini militari, dai confini fra gli stati al denaro, dalle grandi imprese ai desideri più intimi. Capiamo attraverso la loro storia filosofi- ca e linguistica che la fantasia e l’immaginazione sono voci polisemiche, dal contesto e dalla lingua in cui le incontriamo cioè attivano significati e sensi differenti: alcune loro peculiarità sono però riconoscibili e imparando a usarle ci possono guidare verso scoperte straordinarie, renderci veri pensatori, sviluppando idee originali e arricchendo il nostro «fare» quotidiano. Il saggio di Carrese, fantasiologo di professione, affianca studi secolari e conoscenze tecniche alle suggestioni che arrivano dai suoi incontri divulgativi e dalle sue ricerche sul campo, offrendo al lettore un approccio esperienziale sull’argomento: il capitolo conclusivo di giochi fantasiologici permette di praticare gli aspetti teorici esplorati divertendo e incuriosendo adulti e bambini.
Carlo Fontana, Sarà l’avventura. Una vita per il teatro, Il Saggiatore
La prima volta che Carlo Fontana ha messo piede alla Scala era solo un bambino, trascinato dai nonni a vedere La Valchiria di Wagner. Quella che poteva essere un’esperienza scioccante fu invece l’inizio di un grande amore. Per la musica, certo, ma soprattutto per quel teatro così maestoso, elegante, imponente. Carlo Fontana diventerà sovrintendente della Scala, e ricoprirà la carica dal 1990 al 2005, responsabile dei grandi lavori di ristrutturazione dell’inizio degli anni duemila, con i quali la Scala è diventata teatro modernissimo senza rinunciare alla propria identità e alla propria storia. In questo libro racconta quel periodo, unico nella storia del Teatro, delle direzioni di Muti e delle regie di Strehler, dei dissidi e delle battaglie, delle grandi prime e delle grandi stelle. Tra le pagine passano Verdi e Puccini, Carla Fracci e Roberto Bolle, Pavarotti e Maria Callas. Scorre soprattutto la storia di una grande passione e di un grande lavoro, che hanno messo la Scala e la città di Milano al centro del mondo della grande musica.
Le uscite di venerdì 8 dicembre
Vladimir Di Prima, Il buio delle tre, Arkadia
In un paesino della Sicilia che subisce passivamente i grandi eventi della Storia, Pinuccio Badalà, figlio di un sindacalista coinvolto nella strage di Bologna e poi morto qualche anno dopo in seguito a un bizzarro incidente, sogna di diventare un grande scrittore. Nei modi di un’appassionata cronaca il romanzo narra tutte le peripezie del protagonista per ricevere udienza dai grandi marchi dell’editoria italiana. Vent’anni e più di illusioni e delusioni, viaggi della speranza, personaggi grotteschi e indimenticabili. Una grande e amara parodia della decadenza culturale dei nostri tempi nelle ambizioni di un provinciale con il solito dilemma: genio incompreso o espressione infinitesimale della mediocrità?
Enrico Merlin, 1000 dischi per un secolo. 1900-2000, Il Saggiatore
1000 dischi per un secolo è la più completa rassegna della musica del Novecento. Per ognuno degli anni di questo folle secolo, Enrico Merlin elenca i dischi fondamentali e ne racconta il suono, i protagonisti, la storia, in schede brevi ma esaustive. I Beatles e i Rolling Stones, John Coltrane e Miles Davis, la Tosca e Keith Jarrett. Ma anche l’elettronica, il punk hardcore, il glitch, l’hip hop, il metal estremo. La disco e le avanguardie, le grandi dive e i dischi registrati in cantina. I festival e i rave. Questo libro è un viaggio completo in tutte le sfaccettature della musica dell’ultimo secolo, un caleidoscopio attraverso cui scoprire nuovi suoni e nuovi artisti, un libro da consultare incessantemente alla scoperta di tesori nascosti nell’underground o del racconto dei vinili che hanno segnato la propria vita. Un omaggio, infine, alla fisicità e alla completezza del disco, e una guida alla sua riscoperta.
Piero Camporesi, Il palazzo e il cantimbanco, Il Saggiatore
Il palazzo e il cantimbanco è il ritratto lucido e curioso che Piero Camporesi ci offre della vita e delle opere del canta- storie Giulio Cesare Croce, il padre delle avventure di Bertoldo e Marcolfa. Un viaggio attorno a una figura poco nota che è soprattutto un’immersione in un’epoca e un’Italia lontane e misteriose. Per comprendere chi era Croce bisogna infatti partire dalla Bologna del Seicento. Dai suoi vicoli e dai suoi antri, dalle sue piazze e dalle sue lunghe torri, dalla sua marginalità rispetto ai grandi scacchieri del potere e della guerra e dal suo inedito crogiuolo socioculturale, in cui artisti e scienziati, stampatori e lettori, popolani e potenti vivevano gomito a gomito. Ed è in questa Bologna che Piero Camporesi inizia la sua ricerca di aneddoti e documenti su Croce, figura perfettamente calata nel suo tempo e allo stesso tempo originale, giocoliere della parola, funambolo della lira, inarrestabile compositore di ballate, canzoni, poesie e novelle, divenuto celebre presso il popolo e le corti di tutta Italia. Recuperando fonti minori, ma rifacendosi anche alle stesse opere di Croce, Camporesi riesce a tratteggiarne la più intima natura e i tanti fili che lo col- legano con i suoi concittadini e simili, fino a immaginarne pensieri e ambizioni, paure e credenze, spesso nascosti nel- le maschere dei suoi personaggi più popolari. Queste pagine rappresentano l’incontro faccia a faccia con un letterato anomalo, che da un’umile origine – figlio di fabbri e fabbro a sua volta – raggiunse con la sua penna i più raffinati tra principi e dame, rimanendo sempre in bilico tra l’alta poesia e l’intrattenimento più crasso, tra arte e mestiere, tra il palazzo e l’osteria.
Witold Gombrowicz, Testamento, Il Saggiatore
Autobiografia, manifesto letterario, j’accuse e apologia, autodafé e confessione: “Testamento” è tutte queste cose. Un libro che riassume le conversazioni avute da Witold Gombrowicz con l’editore e scrittore francese Dominique de Roux, e pubblicate un mese prima della sua morte: un libro che assume così, appunto, il valore di un testamento, nonché di una chiave di lettura per entrare nel suo universo letterario grottesco e surreale. Il grande scrittore polacco riflette qui sulla propria opera, sulle sue radici polacche, sul senso della fantasia e della creazione letteraria, sulle sue idiosincrasie e passioni artistiche. Per leggere uno scrittore che ha sempre messo molto di sé e delle proprie manie nei libri, un libro come Testamento è un documento preziosissimo per rileggere sotto una luce nuova l’intera sua opera.
Speciale Edizioni Settecolori
Vladimir Volkoff, Il montaggio (uscita 1° dicembre)
A19 anni Alexsandr Dmitric Psar ha venduto, per i trent’anni a venire, la sua anima al diavolo. È accaduto a Parigi, nella chiesa di Notre Dame, e il diavolo indossava le vesti di un funzionario del Kgb. In cambio della sua dedizione alla causa, e una volta scaduti i termini, potrà finalmente mettere piede in quella Russia che non ha mai conosciuto e esaudire così, per interposta persona, quello che era sempre stato il desiderio di suo padre, Dmitri Alexsandrovic Psar, fuggito dal suo Paese ai tempi della Rivoluzione d’ottobre, ma rimasto per tutta la sua vita in terra di Francia un esule infelice.
Nei trent’anni del patto faustiano, Alexsandr è stato un formidabile «agente di influenza» nel mondo editoriale francese. Ha veicolato informazioni false, ha praticato ogni disinformazione possibile e immaginabile, ha pianificato campagne intellettuali per minare tutto ciò che è alla base di ogni civiltà occidentale che si rispetti: la famiglia, il matrimonio, l’educazione, il rispetto per le istituzioni. Gli intellettuali francesi hanno abboccato all’amo e preso per vero ciò che era un sapiente «montaggio» di menzogne. Nessun romanzo novecentesco ha raccontato così in profondità i meccanismi della disinformazione e analizzato così lucidamente il «ventre molle» delle democrazie occidentali come questo capolavoro di Vladimir Volkoff.
Will & Ariel Durant, Le Lezioni della storia (uscita 8 dicembre)
Quando i suoi studi stanno per terminare, lo storico si trova di fronte a una sfida: a cosa gli sono serviti, si chiede? Ha ricavato dal suo lavoro soltanto il piacere di enumerare nuovamente l’ascesa e la caduta di uomini e movimenti di idee, di raccontare da capo «tristi storie intorno alla morte dei re»? Ha realmente imparato di più sulla natura umana di quanto per strada un uomo possa apprendere, senza nemmeno lo sforzo di aprire un libro? Ha ricevuto qualche illuminazione rispetto alla nostra condizione presente, qualche guida per i nostri giudizi e le nostre linee di condotta, qualche messa in guardia contro il rifiuto di ogni sorpresa e di ogni cambiamento? Ha alla fine trovato, nel susseguirsi degli eventi passati, uno o più punti fissi che gli permettano di predire le azioni future del genere umano o il destino dei singoli Stati?
Oppure si trova costretto ad ammettere che, dopotutto, «la storia non ha senso»: non ci insegna niente, insomma, e tutto ciò che è alle nostre spalle non è altro che la noiosa prova generale degli errori che il futuro è destinato a fare su una scala e uno spazio più ampi.
Giuseppe Berto, Elogio della vanità (uscita 8 dicembre)
Studio psicologico sul successo da esibizionismo, questo di Berto è un pamphlet ideato e scritto secondo i modi caratteristici del Settecento illuminista. Cesare De Michelis. Scritto nella primavera del ’65 per quella che avrebbe dovuto essere la Strenna della Rizzoli. Berto pochi mesi prima aveva pubblicato Il male oscuro, romanzo di cui stava – vanitosamente – assaporando le fortune mediatiche. Un pamphlet di un autore eretico, sul peggiore dei peccati umani, prima «censurato», poi casualmente perduto, rimasto di fatto inedito per quasi cinquant’anni. Attraverso lo specchio deformante della vanità, Giuseppe Berto immortala l’inutile agitarsi di una società, la nostra, orfana di qualsiasi criterio di discernimento e del furore della rivolta. Al liquefarsi di tutto, non rimane che combattere giorno per giorno per preservare dal maligno la propria coscienza. Il resto non è vanità, ma semplicemente «vano».
Salvatore Massimo Fazio
Il link alle segnalazioni su SicilyMag: https://bitly.ws/33GiS
Trama semplice e lineare e tono di narrazione pacato ed euristico, che ricorda i migliori narratori, ma la magia di questa perla di Giorgio Bona risiede davvero nel saper evocare in ogni capitolo scenari e cartografie di altri universi narrativi. La lacrima della giovane comunista contiene molteplicità di autori e romanzi e un tal gioco di prestigio a Bona riesce, in fondo, col descriverci in modo pacato, senza voli pindarici, ma puntuale, assai evocativo la città-dio Mosca. Forse questo, sopra ogni altra cosa, ci fa notare La lacrima della giovane comunista: tutti quegli intrecci di spie, quelle oscure faccende politiche, quell’incrociarsi di destini in opere narrative di matrice russo-britannico-americano ci hanno raffigurato nient’altro se non il volto immenso e plurimo di una città come Mosca. La metropoli. Pantheon di Dei d’Olimpo Comunista. Così, quando il professore nella sua rischiosa impresa nel tentativo di far luce sulla controversa figura del poeta rivoluzionario Venedikt Erofeev finisce alla Lubjanka subito ci vengono in mente, quantomeno, le grandi narrazioni tolstojane (la parte conclusiva di Guerra e Pace) e Aleksandr Isaevič Solženicyn – Arcipelago Gulag. Quando il professore nel suo sherlockiano pellegrinare finisce al Parco Gorky subito ci sovvengono le ruspe a scoprir cadaveri sepolti sotto la neve nel romanzo Gorky Park di Martin Cruz Smith. Così come quando si finisce nelle saune tra acque bollenti e nebbiosi vapori non possiamo non ricordare, grazie allo stile pacato e puntuale di Giorgio Bona, ma in certo modo potente e implacabile, Danko di Arnold Schwarzenegger o Viggo Mortensen del cronenbergiano Promessa dell’assassino. Quando Bona e il suo professore ci conducono per mano facendoci percepire come scenografia vera, palpabile Peredelkino non possiamo non pensare al Yakov Savelyev de La Casa Russia di John le Carré. Certo, Bona ha forse in mente le mappe assai meno accessibili di David Peace e Marina Cvetaeva, nonché di Osip Mandel’štam e Venedikt Erofeev stesso. Mentre noi dobbiamo contentarci, ahimè, dei nostri radar a corto raggio. Sia come sia, anche le relazioni tra i personaggi, da Bona orchestrati con paurosa bravura, i loro incontri, i loro intrecci, di Viktor e del professore, del professore e di Olga, paiono compendio di distopie di matrice veterocomunista, tutte faccende assurde da regime sovietico, che prima Solženicyn in Padiglione Cancro, e poi, magari un poco derivativamente, la straordinaria intelligenza di Kundera ci hanno indicato. Ma poi, Bona in poche pagine riesce a illuminarci anche su noi stessi, noi europei, quando nel descrivere il paesaggio urbano moscovita odierno sembra quasi restituirci l’immagine di una qualsiasi delle nostre città, della nostra realtà nella quale da sempre socialismo e capitalismo camminano assieme su una fune tesa sull’irto terreno del compromesso. Recentemente, ho lette alcune note dell’autore varzino Andrea B. Nardi, egli vissuto in South Dakota, Stati Uniti, per vario tempo. Racconta di quando alcuni americani gli chiedevano “Are you a comunist?” (“Sei un comunista?”) Nardi non riuscendo a capacitarsi di una domanda così retrograda, così datata. Invece no. La questione comunista per gli americani non è e non sarà mai datata. Siamo noi europei a non essere realmente in grado di capire fino in fondo. E questo per via della situazione compromissoria tra capitalismo e Stato Sociale che almeno dal ’45 quotidianamente viviamo. Noi europei non capiremo mai quanto per un americano il comunismo sia Morte, sia Fine di Tutto. Gli americani non possono e non potranno mai concepire di abbandonare sul serio il loro stile di vita basato sull’abbondanza. Nella serie televisiva The Society di fresca realizzazione ciò appare inequivocabile. I ragazzi, simili agli inglesi de Il Signore delle Mosche, danno vita a un modello socialista basato sull’abbondanza; ma quando le risorse terminano ed è necessario organizzarsi più francescanamente, secondo modelli simili a quello di derivazione comunista, cosa accade? La serie televisiva cessa, troncandosi quasi di colpo, in un finale genialmente raffazzonato dal sapore kafkiano. Inconcepibile. Per un americano l’abbandono del lusso è la paura più grande. Il comunismo. Ma quanto in ciò vi è di paradossale, è che questo sentimento già ce l’abbia mostrato proprio un padre russo della letteratura, ossia Lev Nikolàevič Tolstòj, il quale, sì in Guerra e Pace, ma massimamente in Resurrezione imbastisce una sontuosa narrazione retta sulla dicotomia fondamentale tra fasto e miseria, facendoci scorgere con estrema vivezza quanto la sfarzosità, una volta assaggiata, sia all’uomo irrinunciabile, per esempio allorché il nobile Dmitrij Nechljudov riemergendo dalla sua catacombale anabasi nelle carceri dove è rinchiusa Katjuša Maslova ha un bisogno fisico, quasi insopprimibile, di ricchezza, di fastosità e splendore del mobilio, degli arredi, delle vesti e di stanze e luoghi. Tutte queste cose, e naturalmente altro assai, le ritroviamo in La lacrima della giovane comunista in un perlaceo compendio di sole 176 pagine, talento di sintesi tutto italiano: storia degna, quella di Giorgio Bona, della migliore letteratura russa, e che a essa si affianca, in essa entra di diritto.
Marco Candida
Il link alla recensione su LetterMagazine: https://bitly.ws/33yx5