Un giallo sardo nel Ventennio

da: L'Unione Sarda
L’Unione Sarda
25 febbraio 2012

 

Al Maresciallo Alberto Contorsi sbattuto in Sardegna, il caso sembra da subito irrisolvibile. C’è un morto ammazzato, un sospettato eccellente, nessun testimone. Muore all’alba di un Mercoledì delle Ceneri dell’anno 1927, il servo pastore Pasquale Silanos dai dubbi trascorsi e incerto avvenire. Al Carabiniere Reale insignito della medaglia di bronzo al valor Militare – ma non abbastanza deferente nei confronti delle autorità fasciste – il paese di Uràssala sembra un luogo di troppi silenzi, di voci ambigue, di alleanze ferrigne. E’ ambientato in una località imprecisata del Montiferru, il primo romanzo di Nicolò Migheli, sociologo esperto di sviluppo rurale e comportamento organizzativo. Hidalgos, edito da Arkadia, racconta una storia d’amore e di morte che nessuna indagine riesce a chiarire. Questioni di donne? O di abigeato? Di vecchi rancori, di vendette tardive, di semplice gelosia? Il Maresciallo venuto da Roma fatica a capire anche i suoi sottoposti. Pian piano comincia a decifrare toni e sguardi, a orientarsi tra il detto e il non detto, a pesare ogni frase sentita per caso o carpita nel corso di faticosi interrogatori. Uràssala non è un borgo selvaggio. Ci sono il Circolo di Lettura, la Società Operaia di Mutuo Soccorso, il ginnasio degli Scolopi, un albergo per i forestieri. Aviti palazzi aristocratici, bettole e stamberghe e, appena fuori, tanche e ovili, stalle e stabilimenti. L’ordine sociale è garantito da un’ordinata piramide che mette in cima i nobili e sotto di loro i borghesi e i grossi proprietari terrieri. Poi, assai più numerosi, gli altri: i senza titoli e i senza ricchezze. Solo a Carnevale tutti costoro si incontrano, nelle feste mascherate dove si beve e si balla coi visi nascosti sotto i domini e i tabarri. Nicolò Migheli conduce molto bene una vicenda che ha il suo epicentro nel delitto quaresimale ma elegge a vera protagonista un’intera comunità. Che ha leggi sue e codici che sfuggono al continentale che di quella bella terra apprezza una cosa sola, i magnifici cavalli. Per il resto, per quanto animato dall’onesto proposito di stabilire la verità, il carabiniere istranzo si arrende alla ridda di federali in camicia nera, di avvocati progressisti, di informatori che forse sono ladri di bestiame, dei richiami del procuratore, degli occhi verdi di Maria Frantzisca.

Alessandra Menesini


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