PhD in Archeologia conseguito all’Ècole des Hautes Ètudes en Sciences Sociales di Toulouse (FR), attualmente dirige il Museo Civico di Villanovafranca e ha la direzione scientifica delle indagini archeologiche nel sito del Nuraghe Arrubiu di Orroli.
PhD in Archeologia conseguito all’Ècole des Hautes Ètudes en Sciences Sociales di Toulouse (FR), attualmente dirige il Museo Civico di Villanovafranca e ha la direzione scientifica delle indagini archeologiche nel sito del Nuraghe Arrubiu di Orroli.
Laureata presso l’Università di Roma La Sapienza con una specializzazione in Protostoria dell’Europa (con il professore Renato Peroni), è stata soprintendente alla Soprintendenza Archeologica delle province di Sassari e Nuoro (1973-1999), della Toscana (2006-2010) e, ad interim, del Friuli Venezia Giulia (2007-2008) e della Sardegna (2008-2010). Dal 1999 al 2005 è stata Direttore di ricerca per l’Istituto di studi sulle Civiltà Micenee e del Vicino Oriente del Consiglio Nazionale di Ricerca. È autrice di numerosissime campagne di scavo, pubblicazioni scientifiche e articoli.
È stato uno scrittore surrealista, tra i maggiori rappresentanti dell’Avanguardia letteraria spagnola dei primi decenni del XX secolo. Nativo delle isole Canarie, si trasferì ben presto a Madrid per proseguire gli studi universitari, creatore con altri della rivista “La Rosa de los Vientos” (1927), autore di poesie di rilievo già dagli anni giovanili, inizia l’insegnamento accademico in diverse sedi, e nel 1929 dà alle stampe una delle sue principali opere Lancelot 28º-7º [Guía integral de una isla atlántica], divenuto ben presto un classico della letteratura ispanica. Tra le altre opere si ricordano Crimen (1934), Crimen y otros textos (nuova edizione nel 1990), Sobre el signo de Viera (1935).
Francesca Figus e Francesco Abate conducono la 48^ puntata di Unione Cult, la trasmissione che prende il nome dall’inserto in edicola con L’Unione Sarda. Appuntamento dedicato ai libri da leggere durante le feste.
Un’inserto speciale de L’Unione Sarda: Sette libri consigliati per le feste
Domenica, L’Unione Sarda regala un inserto dedicato al mondo della cultura, con approfondimenti su musica, letteratura e poesia. Tra i contenuti speciali, una selezione di sette libri consigliati direttamente dalle autrici. Scopriamo le opere e le trame di queste storie imperdibili.
Ilenia Zedda – “Se mi guardo da dentro”
Un romanzo intimo e profondo che esplora la forza interiore di una giovane donna alle prese con il suo passato e il suo futuro. Attraverso un linguaggio evocativo, Zedda racconta una storia di resilienza e di riscoperta personale.
Elisa Pilia – “La bambina del vetro”
Una storia dolceamara che segue le vicende di una bambina speciale, fragile come il vetro, ma con un’anima incredibilmente resistente. Il libro affronta temi come l’accettazione, la diversità e la forza di superare le avversità.
Paola Musa – “La vita in più di Marta S.”
Un’opera che intreccia amore, perdita e seconde opportunità. Marta S. scopre un segreto che cambierà la sua vita, portandola a rivedere il passato e a riscrivere il futuro con nuove speranze.
Katia Fundarò – “Famiglie e album”
Un viaggio tra generazioni e ricordi. Attraverso fotografie e storie tramandate, Fundarò racconta la complessità e la bellezza delle relazioni familiari, svelando un affresco emotivo universale.
Cristina Caboni – “La ragazza senza radici”
Un’avvincente storia che narra la vita di una giovane donna alla ricerca delle sue origini. Caboni intreccia mistero e scoperta, portando il lettore in un viaggio che attraversa luoghi e sentimenti profondi.
Federica Abozzi – “I quaderni verdi”
Un romanzo che si snoda tra presente e passato, attraverso i quaderni di una protagonista che annota sogni, speranze e segreti. Un libro che parla di memoria e di come questa influenzi le nostre vite.
Graziella Monni – “Il medico di Caller”
Ambientato nella Sardegna del passato, il romanzo racconta la vita di un medico che sfida le convenzioni del suo tempo per aiutare i più deboli. Un’opera intensa che riflette sulla forza delle vocazioni e sulla lotta contro le ingiustizie.
Francesca Figus e Francesco Abate
Il link al podcast su Radiolina: https://tinyurl.com/bde5t4xr
Como en la anterior entrega del Diario a ninguna parte, este Tiempo ordinario se compone de fogonazos del alma que buscan su acomodo en el papel, pues hay algo de tristeza injustificada en dejar morir una idea, una emoción. Fiel a su condición menor, el diario busca un diálogo más empático con el lector que el de las redes sociales tan inyectadas de sarcasmo en el mejor de los casos, lo que justifica su vigencia. Propone también una mirada y reivindica, con toda la sutileza posible, un particular modo de estar en el mundo, entre la deserción y la resistencia, entre la desazón y el entusiasmo, entre el escepticismo y un acercamiento al hecho religioso y espiritual muy sui generis.
Il link all’intervista: https://tinyurl.com/yut8vkau
Mario Falcone, celebre sceneggiatore e scrittore, torna in libreria con il suo nuovo romanzo Leuta, pubblicato da Arkadia Editore il 15 novembre, a poco più di un anno dalla pubblicazione della sua prima raccolta poetica, Piccole pietre. Ambientato proprio a Leuta, un’isola immaginaria situata tra Malta e Lampedusa che affaccia su Malia, sua isola gemella, il romanzo narra la storia di Enrico Criaco, uno scrittore di successo giunto al termine della sua attività. Tornato nella sua terra, una serie di eventi lo travolgerà e dovrà fare presto delle scelte difficili, soprattutto quando una donna si intrometterà nella sua vita.
La circolarità di Leuta
Questa storia, a differenza di quelle che ha realizzato in precedenza, si contraddistingue nettamente per via dell’impianto circolare che l’autore ha innestato poiché in una sorta di mise en scène, seguiamo l’evoluzione del protagonista il quale è segnato dal suo tempo. Rimorsi, sensi di colpa e memoria, si fanno largo in uno scenario devoto alla pace e ai famigliari che ritrova, facendo venire meno – seppur in piccole parti della storia – quel senso di solitudine che pesa come un macigno nella sua vita che, proprio per la sua natura circolare, non interrompe il flusso per suscitare in Enrico delle forti emozioni al netto dell’età. Nonostante la forte volontà di Enrico di ridare lustro all’isola collaborando ad alcune iniziative locali, provando una non indifferente soddisfazione, non c’è scampo all’idea di un futuro grigio in quanto mancano sia l’energia, sia la beata ingenuità di una giovinezza vissuta lontano, in un luogo dove ha conosciuto l’amore e il successo, ma anche il dolore. Allora, Leuta diventa il pretesto per fare i conti con il proprio passato, per provare a rimettere insieme alcuni pezzi lasciati per strada affinché egli riesca a trovare un senso di appagamento.
Una delicata introspezione
Leuta si può quasi definire il romanzo delle origini che sfugge dalla comoda classificazione del genere autobiografico. Infatti, Falcone pone in essere una storia che, in linea con le sue ultime pubblicazioni, conclude egregiamente un percorso introspettivo che incanta il lettore per la delicatezza con cui rappresenta determinate tematiche. L’autore messinese non manca assolutamente di applicare la sua capacità descrittiva la quale, forte di un impianto narrativo ben strutturato che trova radice nella sua influenza filmica, riesce a delineare il profilo emotivo del personaggio principale che si evolve di pagina in pagina, offrendo comunque larghe interpretazioni di certi fatti.
Un immaginario comune
Composto da micro storie quotidiane, l’ambiente narrativo muta forma in funzione di un contesto isolano dove tutti sanno e tutti vedono, omaggiando un binomio tipico della sicilianità già tratteggiato da uno scrittore molto caro a Falcone, ossia Stefano d’Arrigo. Certo, ci sono molte differenze tra Horcynus Orca del già citato autore e Leuta, ma le inflessioni dialettali, il paesaggio del mare e il tema del nostos scorrono su due linee parallele che, incontrandosi, danno vita a un immaginario dove riaffiora, seppur parzialmente, il patrimonio culturale di un’isola che non è soltanto luogo fisico, ma anche spazio mentale. In questo scenario, Enrico deve dare valore alla sua permanenza su Leuta, affinché possa sia vivere appieno il presente, sia ritrovare un senso di appartenenza che non l’ha perduto bensì solo archiviato per non cadere vittima della nostalgia.
Trovare pace dentro sé stessi
Enrico Criaco è un uomo che non mostra alcuna riserva nel mostrare le proprie fragilità né quando gli costerà caro, né quando l’imprevedibilità sembra metterlo con le spalle al muro. È da qui che trova la forza di proseguire il suo cammino e di trovare la propria salvezza nei piccoli gesti quotidiani e nelle delicate attenzioni che ha per la propria famiglia, gli unici ad averlo atteso per tutto questo tempo. Leuta (acquista) è un luogo che presenta molte affinità con le vere origini dell’autore, viste davvero come un porto sicuro dove ritrovare se stessi e per ricominciare daccapo, al netto di qualsiasi difficoltà. Volendo intendere questo romanzo come una sorta di testamento letterario, l’autore invita in particolare i lettori più giovani a vivere la propria vita facendo un’esperienza completa, nonostante ci possa essere qualche rimpianto e soprattutto quando arriva il momento di comprendere quali sono le proprie ambizioni. Se nel corso del cammino si presenta il buio, delle volte per fare luce è necessario tornare indietro. L’importante è rimanere se stessi.
Federico Ferrara
Il link alla recensione su Magma Magazine: https://tinyurl.com/3k6w3m26
Arkadia Editore, 2024 – Le storie di Sara e Silvana, segnate dalla guerra e dalle leggi razziali decretate da Mussolini, si intrecciano per crearne una sola, commovente e coinvolgente, nella Roma sconvolta dagli orrori del secondo conflitto mondiale. La vita di due giovane ragazze, Sara e Silvana, negli anni che seguirono l’emanazione delle leggi razziali fasciste e l’entrata in guerra dell’Italia è narrata nello straordinario I giorni pari (Arkadia Editore, 2024), ultimo lavoro della scrittrice Maria Caterina Prezioso, in questi giorni in tutte le librerie. Nata a Roma, l’autrice ha scritto per il teatro, ha pubblicato raccolte poetiche e diversi romanzi e collabora con la rivista Satisfiction. Il mondo affettivo e familiare di Sara e Silvana rimarrà sospeso negli anni tragici della fine del ventennio, e tra atrocità e morte le due giovani adolescenti scopriranno le loro identità negate e violate in un lungo viaggio verso il riconoscimento di sé stesse. I giorni pari è un libro che non lo si lascia se non alla fine; un racconto toccante che rimanda ai grandi temi narrativi di Elsa Morante e di Lia Levi.
Il romanzo si apre con l’8 dicembre 1940 nel ghetto ebraico di Roma, raccontando della famiglia di Sara e di quanto le loro vite fossero cambiate dopo le leggi razziali.
Dall’oggi al domani. Una strana inversione di marcia e all’improvviso eravamo poveri, brutti e per certi versi pure cattivi.
Hitler aveva invaso la Polonia ed era iniziata la Seconda Guerra mondiale, attribuendo la responsabilità del conflitto al giudaismo internazionale. Mancavano tre anni al rastrellamento nel ghetto con la tragica deportazione nei campi di sterminio; chi era potuto fuggire all’estero lo aveva già fatto prima, ora lasciare l’Italia era divenuto non solo difficile ma complicato.
Sara aveva appena quattordici anni quando era stata allontanata dalla scuola, il suo pianoforte venduto e il papà Gino, che a fatica dopo la spoliazione dei beni degli ebrei, riusciva ad avere la farmacia nel centro di Roma. Il pensiero frequente era solo quello di sfuggire alla SS e per farlo bisognava separarsi, nascondersi altrove.
Sara verrà ospitata in una famiglia bisognosa a Sperlonca, con quattro figli maschi da sfamare; “La guerra porta sempre miseria”. Un rifugio che le avrebbe salvato la vita.
Con una piccola valigia per non dare nell’occhio ebbe inizio il suo viaggio, mentre intorno nulla sarebbe stato più come prima.
Sono state compiute azioni orribili, ma ci sarà sempre qualcuno disposto a far finta che tutto questo non sia realmente accaduto.
Dall’altra parte della città, Silvana era tanto diversa da sua sorella Flora, un anno e poco più, ma prendeva dalla vita tutto quello che questa le offriva. Nei condomini in Val Melaina, la borgata di operai, artigiani e disoccupati edificata per volere di Mussolini, venivano ricercati i comunisti e gli ebrei. Il padre Domenico arrivava dalla Calabria e per molti era un ebreo per via del suo cognome; era stato in America ma senza aver fatto fortuna, e la nostalgia nel cuore lo riporta in patria per poi partire volontario allo scoppio della Prima Guerra mondiale.
Silvana, ridotta pelle e ossa senza un briciolo di fame, in quel dicembre del 1940 affronterà il suo primo viaggio verso l’ospedale, al Forlanini, il sanatorio di Roma, una vera cittadella indipendente, “una terra di mezzo, una terra tra la vita e la morte”. I numeri pari non sono stati propiziatori a una vita tranquilla e serena, e Sara e Silvana, l’una da proteggere, l’altra cagionevole, saranno l’una come l’altra sia pur così distanti nell’alternarsi delle loro vicende, tra gli amori, le situazioni familiari, la Resistenza, la ferocia nazista e Roma liberata, nei loro percorsi interiori nel sentire gli eventi drammatici della storia, nell’avere coraggio e mantenere viva la speranza.
Con la sua scrittura coscienziosa e sensibile, Maria Caterina Prezioso ci regala una storia che si intreccia e finisce col divenire una storia unica. Una trama che racconta le nostre ferite ancora sanguinanti, la vita di due giovani donne che sapranno coinvolgere e commuovere.
Teresa D’Aniello
Il link alla recensione su SoloLibri: https://tinyurl.com/y5s5saay