Libri e Fumetti Lo scrittore e attivista palermitano, uno che ha trasformato un bar in un caffè letterario, a distanza di tre anni torna per i tipi di Arkadia con “I disconnessi”, romanzo che sta facendo discutere per le posizioni dubbiose sulla potenza tecnologica: «I disconnessi riscoprono il potere dell’agire collettivo, quello che spero avvenga alle giovani generazioni». Il 14 novembre, alla Feltrinelli di Catania, Ficarra dialogherà sul romanzo col compagno di squadra in SideKar Vladimir Di Prima
“I disconnessi”, nuovo romanzo del palermitano Davide Ficarra – pubblicato dall’editore sardo Arkadia (pp. 268, € 17,00) nella collana SideKar, considerata nel mercato editoriale la più “Rock’nRolla” in Italia – supera di gran lunga in argomento e stile il precedente “Palazzo Leoni”, pubblicato sempre da Arkadia, romanzo sì esilarante ma non ancora da prova d’autore. Con “I disconnessi”, Ficarra la prova l’ha superata e a pieni voti! Approfondendo il testo vengono esplorati in modo coinvolgente il rapporto tra l’individuo e la modernità digitale e la sconoscenza che sta creando qualcosa di grande: quest’ultimo aspetto ci riporta con potenza alla bellezza della vita, del fare per piacere e non per ottenere.
Ambientato in un’epoca in cui la connessione è tanto ubiquitaria quanto alienante, il libro dipinge un quadro sfaccettato e critico della nostra società tecnologica, mettendo in luce l’isolamento che spesso si cela dietro le schermate dei dispositivi connessi. La trama segue le vicende di un gruppo di personaggi apparentemente disconnessi tra loro ma legati da una sorta di destino comune: sono persone che, nonostante vivano in un mondo iperconnesso, si sentono estranee e lontane, intrappolate in una solitudine amplificata dalle tecnologie che, invece, li dovrebbero unire.
Davide Ficarra
Accolti nel suo bar a Palermo, dove commercia in parole e caffè (sono tanti gli incontri letterari che l’autore organizza), Davide Ficarra è ben donde lieto di rispondere alla nostre domande su questo romanzo innovativo e molto coraggioso.
Grazie per l’accoglienza Davide. Vorrei esordire chiedendole se questa sua nuova opera, tracciata da uno stile rigoroso e allo stesso tempo emotivamente incisivo dipingendo i contorni di un mondo dove le relazioni autentiche sembrano sempre più sfuggenti e le vite dei protagonisti sono segnate dalla difficoltà di trovare una vera connessione, si pone come testo che possa scuotere le coscienze?
«Scrivo sempre per la necessità di raccontare una storia, dove inevitabilmente fa da cornice la mia visione del mondo. “I disconnessi” possono essere un buono spunto di riflessione».
I protagonisti entrano nel circuito del “Deep Control”. Nella fiction come nella realtà: che ruolo gioca il “Deep Control”?
«Non esiste uno solo, ma tanti, a volte in conflitto tra loro. Chi gestisce le enormi banche dati dove si stratificano tutte le nostre esperienze virtuali e reali? Dalla geolocalizzazione a ciò che acquistiamo utilizzando i pagamenti elettronici, dalla registrazione delle comunicazioni digitali a quelle ambientali, dalla cronologia di tutte le nostre navigazioni in rete all’archiviazione delle nostre email, nulla di ciò che facciamo sfugge al controllo. I disconnessi sottraggono dati, sfuggono al controllo e questo ovviamente non sta bene al sistema orwelliano in cui viviamo».
Quale dei due protagonisti incarna meglio il senso del movimento “disconnessi”?
«Entrambi! Ian è un pessimista cosmico, Matteo invece nel corso della storia si va ideologizzando e diventa sempre più convinto di ciò che pensa e dice. In un movimento occorrono entrambe queste visioni, quella che esprime certezze e quella che esprime principalmente dubbi».
Le figure femminili del romanzo che ruolo hanno nella costruzione del senso di libertà e comunità?
«Le donne del romanzo compiono le scelte più radicali, è una donna la leader dell’ala dura dei disconnessi, ma fondamentalmente il genere dei protagonisti non ha grande importanza nell’evolversi della storia».
Squarcio della prima nazionale de “I disconnessi”, tenutasi lo scorso 17 ottobre al bar Pickwick di Palermo (foto di Cecilia Giordano)
Militante e attivista a favore dell’ecologia e del benessere sociale, Davide Ficarra individua nel concetto di disconnessione, il cuore pulsante di questo romanzo. Non è solo un espediente narrativo, ma una lente attraverso la quale Ficarra osserva le dinamiche della vita contemporanea. I protagonisti vivono una crisi profonda, non tanto a causa di una mancanza materiale di relazioni, ma per l’incapacità di costruire legami veri, genuini. Ficarra ci mostra che le nostre connessioni virtuali, seppur in apparenza ricche di opportunità, sono in realtà sempre più superficiali, facili da manipolare, condizionate da logiche di “performance” piuttosto che da una reale volontà di comprendersi e sostenersi. Perché a suo parere nonostante la storia dei succitati ci ha insegnato i rischi, facendo profezia, siamo giunti al malessere causato dal mood tecnologico? «La tecnologia è piegata agli interessi economici e al controllo. Non abbiamo un solo grande fratello, ma una famiglia numerosissima di osservatori paranoici che compongono con la loro visione distorta una parte significativa della nostra realtà. Siamo liberi di nuotare, è vero, ma dentro un acquario».
Ficarra non si limita a criticare la società dei social network e delle comunicazioni istantanee, ma offre uno spunto di riflessione sulla nostra stessa incapacità di fermarci e ascoltare. La digitalizzazione ha portato con sé il paradosso – nuovamente – di un isolamento ancora più acuto: non siamo mai stati così vicini gli uni agli altri, eppure ci sentiamo più lontani che mai. La parola “disconnessione”, quindi, non riguarda solo il contesto tecnologico, ma si riflette nel nostro essere disconnessi da noi stessi e da chi ci sta intorno; e ancora, l’autore non si limita a tracciare il profilo di un’umanità smarrita. Il suo sguardo si fa anche sociologico, con una critica sottile e mai banale alla nostra ossessione per l’immagine e la visibilità online. I protagonisti sono costantemente alla ricerca di un’autenticità che sfugge loro tra le dita, persi in un mondo che premia l’apparenza e l’effimero. La scrittura di Ficarra è densa, stratificata, e spesso l’autore inserisce riflessioni più ampie sul nostro rapporto con la tecnologia, sul suo potere di modificare le nostre percezioni e il nostro modo di esistere.
Nel corso del romanzo, la solitudine dei protagonisti emerge in modo netto e doloroso: vuole annunciare la netta sconfitta dell’ascoltare a favore del putrido sentire?
«I disconnessi riscoprono il potere della socialità, dell’agire collettivo, quello che spero avvenga alle giovani generazioni. Sono irragionevolmente ottimista».
Davide Ficarra, a sinistra, con Patrizio Zurru, uno dei tre curatori della collana Sidekar di Arkadia, al SalTo nel 2022
Ogni personaggio del romanzo è un frammento di umanità, una tessera di un mosaico più grande che rappresenta le ansie e i desideri di chi vive nell’era digitale. C’è il giovane professionista che ha costruito la sua vita intorno al successo virtuale e alla popolarità sui social, ma che vive un vuoto interiore che nessun “mi piace” può colmare. C’è una donna di mezza età che cerca disperatamente un senso di appartenenza in un mondo che le sembra sempre più alieno, tanto più che le sue interazioni digitali le appaiono come una sorta di cortina fumogena, lontane dalla concretezza delle relazioni faccia a faccia, c’è un uomo che si sforza di rimanere “offline” nel tentativo di riconnettersi con sé stesso, ma che si rende conto che il vero “disconnettersi” implica molto più che staccare il Wi-Fi: è una rivoluzione interiore che richiede coraggio e consapevolezza. In breve con grande intelligenza, Davide Ficarra è riuscito a descrivere la solitudine senza cadere nel pessimismo assoluto.
Come si fa non oltrepassarlo questo pessimismo, o viceversa a superarlo, per affermarne uno ancora più potente (pessimismo cosmico di matrice leopardiana), e come è giunto a trovare sprazzi di luce?
«Viviamo dentro un caleidoscopio di realtà. Giriamo attorno alla nostra piccola parte colorata senza percepire il disegno geometrico complesso che contribuiamo a comporre. Occorre spezzare le linee».
Marettimo, 2023. Ficarra alla rassegna “Libri e letture al di qua e al di là del mare” con il libro “Palazzo Leoni”
La forza de “I disconnessi” risiede nella sua capacità di stimolare una riflessione profonda sulla nostra condizione di esseri umani immersi in un mondo che cambia a velocità vertiginosa. La tecnologia, nella sua impetuosa avanzata, ci ha fornito strumenti straordinari per interagire, ma ha anche modificato la nostra percezione del mondo e di noi stessi.
Lei ci invita chiederci come in un’epoca in cui siamo sempre connessi, che cosa significa essere veramente “presenti”? E soprattutto, siamo ancora capaci di entrare in relazione genuina con gli altri o siamo destinati a rimanere prigionieri di una rete che ci tiene lontani dalle cose che davvero contano?
«Siamo ancora animali sociali, scimmie sofisticate, niente di più».
Le contraddizioni degli esseri umani nel XXI secolo il Ficarra le pone in auge con semplicità rendendo il romanzo appetibile a qualsivoglia amante della lettura. Riesce a intrecciare una trama che, pur nella sua apparente semplicità, ci lascia con una sensazione di disagio e al contempo con la consapevolezza che c’è ancora speranza di trovare qualcosa di autentico in un mondo sempre più virtuale.
Davide Ficarra durante una lectio
In chiusura: “I disconnessi” è più un romanzo di formazione, di politica o è una distopia contemporanea?
«Un’insieme di un romanzo di formazione, è una storia di giovanissimi, e di romanzo politico dato che racconta la nascita e lo svilupparsi di un movimento di massa globale. Distopico è già il mondo in cui viviamo, non occorre aggiungere altro».
Un’opera ricca di spunti di riflessione, che non mancherà di suscitare discussioni e pensieri a lungo dopo la lettura per poi ristorarci con…
A proposito Davide, sia onesto: ma voi della Sicilia Occidentale, con che coraggio appellate quelle due cose fritte al femminile, arancine e iris?
«Arancina forever, all’iris preferisco il cartoccio, è più pornografico».
Questione di gusti lettero-gastronomici!
L’evento
Dopo la prima nella sua Palermo, è pronto a un tour di presentazioni del romanzo che coprirà gran parte della Penisola,e venerdì 14 novembre, accompagnato da Vladimir Di Prima, Davide Ficarra presenterà “I disconnessi” alla Feltrinelli di Via Etnea a Catania.
Salvatore Massimo Fazio
L’intervista su SicilyMag
Cos’è
L’Università delle tre età di Porto Torres, in collaborazione con l’Associazione intrecci culturali e la Libreria
Koinè di Porto Torres organizza la presentazione del libro “La legge di Donna Matilde”, Arkadia editore,
scritto da Giampaolo Cassitta. Durante la presentazione lo scrittore dialogherà con l’autore Rossella Mellino.
Giampaolo Cassitta, giornalista e scrittore di numerosi romanzi e saggi. Ha pubblicato alcunu romanzi
ambientati nel carcere dell’Asinara. Tra i suoi ultimi lavori “Aria mossa”, sui pestaggi subiti dai detenuti di
San Sebastiano a Sassari nell’aprile del 2000.
Trama
L’invito al festival di Sanremo del 1958 per il vicesindaco di un piccolo paese di provincia e per sua moglie crea una serie di aspettative e rocamboleschi colpi di scena all’interno della comunità. Donna Matilde non può perdere questa ghiotta occasione, tantomeno possono lasciarsela sfuggire i compaesani. Ma quella che sembra un’avventura destinata al successo viene messa in discussione da una serie di impedimenti. Riuscirà donna Matilde a coronare il suo sogno?
Sullo sfondo di un’Italia che si risolleva dalle distruzioni della guerra, in mezzo a una pletora di personaggi improbabili e iconici, ecco apparire sulla scena tutti i peccati veniali e le ingenuità di una nazione che vive il boom economico, tra trasmissioni televisive e grandi fotoromanzi, tra canzonette e sogni di riscatto. Una storia d’altri tempi, carica di freschezza, in cui emergono caparbietà, furbizia, voglia di sorridere e ripartire.
A chi è rivolto
Tutti
Luogo
Palazzo del Marchese
Corso Vittorio Emanuele II, 65, 07046 Porto Torres SS, Italia
Date e orari
29 novembre 2025
ore 18:00 – Inizio evento
Costi
Gratuito
Contatti
Telefono: +39 0795048008
Organizzato da:
Università delle tre età – Porto Torres e Associazione intrecci culturali
La segnalazione su Comune di Porto Torres
Mauro Caneschi presenta “Le Stagioni delle Illusioni” alla Feltrinelli di Arezzo
Arezzo — Lo scrittore Mauro Caneschi presenta il suo ultimo libro “Le Stagioni delle Illusioni” alla Libreria Feltrinelli di Arezzo. L’appuntamento è per giovedì 20 novembre 2025 alle ore 17:30, nell’ambito degli eventi organizzati dall’Associazione Scrittori Aretini Tagete.
Questa volta l’autore abbandona i sentieri della narrativa gialla e distopica che lo hanno visto protagonista con “La Chimera di Vasari”, “Le Figlie dell’Uomo” e “Il Codice Stradivari” per intraprendere un viaggio attraverso gli anni che hanno segnato un’intera generazione: quella dei nati a metà del Novecento. Il libro si presenta come un affresco vivace e documentato di un trentennio cruciale della storia italiana, dai giochi infantili, agli anni ’60, agli anni ’70, visti attraverso gli occhi di chi li ha vissuti a cavallo della propria giovinezza.
Caneschi, diplomatosi al Liceo Classico Petrarca di Arezzo e laureato in Chimica Pura a Firenze, porta nel racconto la stessa precisione descrittiva che caratterizza la sua formazione scientifica, ma la tempera con un’umanità straripante che sa alternare momenti ironici e personali – come le avventure in campeggio o le prime esperienze con il motorino – a quelli più drammatici di portata nazionale e internazionale, come la tragedia del Vajont o l’assassinio di Kennedy.
Già Segretario dell’Associazione Scrittori Aretini, ha ottenuto con il suo precedente romanzo “Il Codice Stradivari” il primo premio al Concorso Letterario Nazionale di Firenze “La città sul Ponte” 2024.
La segnalazione su Arezzo Notizie
Correre non è solo un gesto atletico: è un atto di memoria, una forma di resistenza. ‘In equilibrio sulla linea azzurra’, edizioni Arkadia, è il primo romanzo di Valter Manunza. Con esso l’autore ci accompagna lungo i chilometri di una maratona che è anche e soprattutto un viaggio dentro sé stessi. E sembra esserci molto di autobiografico in questo romanzo. Sicuramente ciò vale per il gancio da lui utilizzato per dare il via alla narrazione. Un libro che si legge con estremo piacere. Perché la lingua di Manunza gode di una precisione che è raro trovare negli esordienti come lui. Nel 2022 Manunza ha già pubblicato una raccolta di racconti ‘Attimi sospesi’, edizione Convalle. Adesso, con questo libro, Manunza si confronta con un terreno diverso da quello del racconto, arrivando alla forma del romanzo.
Il protagonista del libro di ‘In equilibrio sulla linea azzurra’ è Damiano. Si sta preparando a correre la maratona di New York, indossa i vestiti larghi e rattoppati del fratello, vestiti che un tempo si vergognava di portare ma ora non più. Il romanzo è costruito in sequenze numerate a ritroso, come un conto alla rovescia, che scandisce non solo la preparazione fisica ma anche quella emotiva che richiede la partecipazione a una maratona. Questa struttura crea una tensione crescente e riflette lo stato mentale del protagonista: ansia, attesa, memoria, dolore. Perché alcune ferite che Damiano rivivrà avvicinandosi al traguardo della corsa sono ancora aperte e attraversano tutte le tappe della sua esistenza.
C’è un episodio che fa da apripista a tutto nel romanzo di Valter Manunza. È un momento ben preciso scolpito nella memoria di Damiano. Un giorno sente i suoi genitori urlare, sembrano riferirsi a lui, ma non comprende il significato delle parole. Poi la narrazione passa al tempo presente, Damiano si sta preparando alla maratona di New York. Porta con sé i vestiti del fratello. E nelle pieghe di quei vestiti si muovono i ricordi di alcune delle tappe della sua esistenza: i piacevoli momenti trascorsi con zio Alceste a casa sui libri, a esercitarsi sulle parole sconosciute, o a teatro e nei musei; le tensioni con la sua famiglia, in particolare con il padre; la prima cotta adolescenziale e la vergogna delle sue origini; i successi lavorativi, facendo dell’ambizione l’unica ragione di vita per poter rapportarsi finalmente con chi un tempo lo rifiutava perché di diversa estrazione sociale.
Correre la maratona di New York è per Damiano allo stesso tempo un gesto di estrema ambizione e di liberazione. Perché a correre Damiano aveva imparato per provare a liberare la mente da una scoperta che mai avrebbe pensato di fare. ‘In equilibrio sulla linea azzurra’ di Valter Manunza ci ricorda che ci sono attimi nella vita che sono in grado di cambiare l’esistenza. E anche per Damiano c’è una sottile linea che marca precisamente un prima e un dopo. Dopo averla varcata Damiano scoprirò di stare bene da solo o in compagnia degli amici della corsa. Una volta infilate le scarpe da ginnastica, e tolte quelle firmate Gucci, Damiano scoprirà chi è veramente, comprendendo l’esatta direzione che vorrà dare alla sua esistenza.
Valter Manunza, autore di questo romanzo, è nato a Livorno nel 1964, dove vive e lavora. Appassionato di sport ha trovato nella corsa, in particolare nella fatica della maratona, un adeguato sfogo. In questo romanzo racconta di questa sua passione in maniera originale, creando un richiamo costante tra l’atmosfera della corsa nella forma della maratona più importante del mondo e la storia di Damiano, uomo in fuga da una storia che non gli appartiene o forse gli appartiene troppo. ‘In equilibrio sulla linea azzurra’ è un romanzo che interroga e fa riflettere. È un bilancio nella forma di romanzo, quello che molti di noi sono chiamati a fare quando dalla vita hanno ottenuto poco, oppure hanno ottenuto molto più di quanto potessero pensare. Un libro che in molti farebbero bene a leggere.
Marco Bennici
La recensione su Gli Stati Generali
TRAMA:
Andrea, ex carabiniere, reduce dalla strage di Nassirya, un matrimonio alle spalle e un’esistenza tormentata, vive con il cane Lizzie e si barcamena come meglio può. L’apparente routine viene sconvolta dal ritorno in città del Kosovaro, uno psicopatico con cui ha avuto seri problemi in passato, dalla comparsa di Fiamma, una giovane ragazza alla ricerca della propria amica inghiottita dal buco nero della droga e degli snuff movie, e dalle minacce che subisce da un insolito strozzino che vuole riscuotere un vecchio debito.
Sarà proprio il tentativo di aiutare Fiamma, però, a far recuperare ad Andrea un briciolo di rispetto per sé stesso, a scoprire che per lui c’è ancora una possibilità di redenzione. Ma, a questo punto, dovrà decidere come combattere una guerra che si profila pericolosa e sanguinosa, soprattutto con il Kosovaro. Il tutto si risolverà in un evento drammatico che segnerà, per sempre, i destini di tutti i protagonisti.
RECENSIONE:
Con NON TI DIRÒ MAI ADDIO Alberto Büchi offre un noir estremamente cupo, duro e graffiante, ma pieno di umanità.
L’ambientazione è una Milano insolita, che diventa quasi essa stessa protagonista.
Non è la solita Milano luminosa e frenetica che tutti immaginano, ma una città dei sobborghi tetra e cupa, dove corruzione, dolore e solitudine si intrecciano quotidianamente.
Qui, il degrado urbano si rivela nel volto triste della droga e della prostituzione, mentre ombre oscure si insinuano nella vita di ogni giorno.
Nonostante questi elementi facciano da sfondo a una vicenda difficile da digerire, questa parte oscura della città si intreccia saldamente al racconto stesso, diventandone parte.
Al centro della storia c’è Andrea, un uomo con un passato doloroso e traumatico che continua a tormentarlo.
Andrea era un carabiniere sopravvissuto alla strage di Nassirya; ora è una figura affascinante ma profondamente tragica.
Vive ai margini della società, imprigionato dai suoi demoni interiori. I suoi segreti e i suoi incubi verranno svelati pian piano nel corso della storia.
Contraltare è Fiamma: giovane e delicata, ma al contempo forte e sorprendente. In lei si racchiudono la speranza, il coraggio e la possibilità di redenzione.
Le due figure, così lontane ma destinate a intrecciare i loro destini, simboleggiano le due facce della vita: la durezza e la dolcezza, l’istinto di sopravvivenza e il desiderio di lasciarsi andare ai sentimenti.
Tra gli altri personaggi che popolano il romanzo emerge la figura del Kosovaro, uno psicopatico tornato da un passato lontano in Iraq, portando con sé ferite e drammi che Andrea ha tentato di dimenticare, ma senza successo.
Alberto Büchi affronta temi complessi — il trauma, la colpa, la violenza — ma anche il desiderio di affetto e di riscatto. Questi argomenti vengono esplorati con grande profondità, evitando di cadere nella banalità o nell’autocommiserazione.
La storia dolorosa di Andrea è raccontata con rispetto e, da noir che descrive un’indagine intricata e multilivello, il romanzo si trasforma in un viaggio introspettivo volto a scavare nel buio che ognuno di noi porta dentro.
Lo stile di Alberto Büchi è asciutto e incisivo. Le frasi, brevi e potenti, scandiscono il ritmo e creano tensione in ogni scena. Ogni capitolo è introdotto da brani di canzoni (si inizia con i Red Hot Chili Peppers e la loro “Under the Bridge”, per passare ai Coldplay con “Fix you”, facendo sosta con “Sally” di Vasco Rossi e terminando con i Placebo e la loro “Protege-moi”, solo per citarne alcuni) che fungono da contrappunto emotivo, quasi come la colonna sonora di un mondo in decadenza.
La scrittura è dura, non concede tregua al lettore, mantenendo un ritmo serrato e un tono sempre teso. Questa scelta stilistica rende il romanzo ancora più potente.
NON TI DIRÒ MAI ADDIO è, quindi, una discesa negli abissi dell’animo umano. Colpisce per la sua intensità e lascia nel lettore un senso di inquietudine da cui è difficile liberarsi.
AUTORE:
Alberto Büchi nasce a Milano nel 1978. Il cinema è il suo primo grande amore e dopo la laurea si traferisce a Londra per frequentare la New York Film Academy. Negli anni seguenti lavora in pubblicità come filmmaker e regista e insegna. Collabora come curatore di testi classici con Crescere Editore e come ghostwriter.
Alcuni suoi racconti sono stati pubblicati su antologie come Strane Visioni (Hypnos, 2016), il volumetto bifronte Demoni (Nero Press, 2017) e 80 voglia di ammazzarti (AlterEgo, 2020). Il suo romanzo L’Eroe delle Terre Morenti (Nero Press, 2015) è uscito negli Stati Uniti col titolo Frontier Wanderer (Caliburn Press/Siento Sordida, 2015). Nel 2016 ha pubblicato il romanzo Fuoco Fatuo (AlterEgo Edizioni). Nel 2025 è uscito il suo romanzo noir Non ti dirò mai addio per Arkadia Editore.
Giulia Capacchietti
La recensione su Thriller Life