«Il libro di Martini è un piccolo poemetto, sia pur in prosa, sul velleitarismo quale latente dimensione sottesa al carattere e al comportamento conseguente di molti di noi.» Claudio Strinati
Vi è dunque una relazione così simbiotica, come traspare in maniera potente dalle pagine di questo romanzo, tra il desiderio perseguito con la più feroce e tenace purezza e la velleità?
È uno dei tanti temi de Il desiderio imperfetto che, tramite la metafora dell’arte della scrittura, esalta le complessità alla base di ogni desiderio in maniera universale, radicandosi nella natura e nei rapporti umani con tutte le sue immancabili dicotomie. Le vocazioni irrinunciabili da perseguire, la lotta costante e introspettiva che ogni individuo prova durante il suo percorso di vita, i legami d’amicizia come antico archetipo di purezza, le radici famigliari come trampolino personale per la formazione avvenire, sono le tante materie che l’autore tratta con spontanea e innata eleganza, e delicato equilibrio, in questo romanzo stratificato dagli svariati risvolti umani. Il libro, uscito il 17 gennaio 2025 con la casa editrice Arkadia, è stato proposto dal critico d’arte Claudio Strinati per il Premio Strega 2025; l’autore, Sebastiano Martini, non è un emergente tra i nomi della lista della selezione, già nel 2023 il critico letterario Giovanni Pacchiano presentò per la prima volta Il mare delle illusioni (Arkadia, 2023). Fabrizio ed Enrico, conosciutisi tra i banchi dell’unica scuola elementare di Montemarcello, sono legati da una profonda e solida amicizia; quando da piccoli furono ripresi dalla maestra con l’accusa di essersi copiati a vicenda durante la stesura di un tema, mai avrebbero immaginato negli anni a seguire che quell’episodio avrebbe così determinato il loro legame e la loro visione della vita. Così piccoli, ma già con caratteri ben definiti: Enrico, solare, determinato, in quell’occasione confida all’amico il desiderio di diventare un artista, precisamente un pittore; Fabrizio, più introverso e riflessivo, non sa ancora che strada sceglierà, ma la passione e la curiosità che crescono leggendo i grandi classici, in maniera più silente faranno germogliare un sogno, un’esigenza, una necessità inestinguibile: scrivere.
«Scrivere è un impulso al quale non so resistere, è ciò che mi fa alzare la mattina, che mi tiene in vita, che mi toglie il sonno.»
Quindi Montemarcello, paesino incastonato tra la ricca vegetazione ligure, affacciato sul Golfo dei Poeti, che costituisce la suggestiva e sostenuta cornice che sublima l’inseguimento del desiderio di Fabrizio di diventare uno scrittore, di poter quindi dedicare la sua vita alle parole, come mezzo necessario per canalizzare la sua espressività. Questo luogo scelto dall’autore è già di per sé un messaggio metaforico, Montemarcello, con Punta Corvo, era una località estiva molto amata da scrittori, giornalisti e intellettuali tra i quali Montanelli, Bocca, Fortini, Sereni e Montale. L’autore, con occhi sensibili per la natura affascinante dei luoghi marini, come Biamonti e Campana descrive questo luogo potenziandolo con una prosa lirica, rendendo omaggio a due grandi archetipi letterari: il mare e la figura della balena che, con la loro forza e il loro mai svelato mistero, sono elementi incontrollabili, generatori di occasioni.
«Un geco sospeso nel bianco, attende in statica quiete che il sole scaldi i mattoni, che il vento avvicini a lui qualche minuscola preda: un piccolo rettile di grigio maculato a ricordargli che, dopotutto, è un uomo mediterraneo.»
Nella narrazione dalla trama articolata su diversi livelli temporali, oltre Enrico, nella vita di Fabrizio si alternano figure che a loro modo influenzano e influenzeranno quest’ultimo e il suo destino, personaggi dalla piena, rotonda ed efficace caratterizzazione, che si relazioneranno con il protagonista, chi con purezza, chi con ambiguità, chi con discreta vicinanza, come una non detta geometria disegnata e atta a esaltare le differenti varietà dell’indole umana.
«Siamo soltanto degli illusi, dei velleitari. Conosci il significato della parola velleità?»
Leggendo le pagine di Martini si trova anche la risposta, legata non solo alle vicende e alla natura dei personaggi, ma anche al titolo. Non vi è la necessità di essere artisti per porsi un interrogativo del genere, è nell’stinto umano coltivare piccoli o grandi sogni, curare desideri perfetti o imperfetti, cullare illusioni, ed è questo che rende questo romanzo così ben congegnato, un momento di concreta riflessione. In una cornice fascinosa, in una vibrazione quasi onirica, la scrittura potente ed evocativa dell’autore veicola con profondità diversi messaggi, ma quello dal vigore più impattante è il sottointeso che l’autore tramette ai lettori: l’importanza e la rilevanza che noi e gli altri attribuiamo alle velleità nelle nostre vite.
Federico Conte
La recensione su Exlibris 20
Martedi 18 marzo alle 18.00
Presentazione del libro di Marisa Salabelle
La bella virtù
Arkadia
Dialoga con l’autrice Massimiliano Scudeletti
Ero femmina, e i miei genitori non mi avevano mandato a scuola guida, perché tanto una donna cosa se ne fa della patente, se deve andare in qualche posto la può sempre accompagnare il padre, il marito o un fratello. Infatti i miei fratelli guidavano, eccetto Nando e Bastiano, ovviamente, che erano ancora piccoli.
Seguito de Gli ingranaggi dei ricordi, in queste pagine ritornano i giovani Felice e Maria Ausilia nel periodo del loro fidanzamento e poi del lungo matrimonio. Mentre la figlia Carla rievoca la malattia e la morte del padre, Kevin, suo figlio, studente universitario, dedica la propria tesi magistrale alle vicende della famiglia del nonno materno, ricostruendo intrecci tra casate più o meno nobili del Napoletano e dell’Avellinese e indagando sul legame di parentela tra il nonno Felice e il santo Giuseppe Moscati. In questa nuova puntata di una saga famigliare che si dipana nel periodo tra il Dopoguerra e i giorni nostri, attraverso plurime voci narranti, conosceremo sempre più a fondo i personaggi di questo potente e sapiente affresco.
Felice, giovane intelligente e volitivo ma dal carattere aspro; Maria Ausilia, che si rivela una ragazza e poi una donna molto determinata, con un sentimento ambivalente verso il fidanzato e poi marito, che ama ma con il quale ha un rapporto conflittuale. E poi Carla, molto legata al padre, del quale tuttavia non ignora i limiti e che segue con grande pietas durante la sua malattia. Infine Kevin, studente un po’ riluttante e scettico, ma impegnato con successo nel ricostruire la storia familiare. Ancora una volta Marisa Salabelle riesce a costruire una storia di affetti affascinante e ricca di profondità.
MARISA SALABELLE, nata a Cagliari nel 1955, vive a Pistoia dal 1965. Laureata in Storia all’Università di Firenze, ha frequentato il triennio di studi teologici presso il Seminario arcivescovile della stessa città. Dal 1978 al 2016 ha insegnato nella scuola italiana. Nel 2015 ha esordito con il romanzo L’estate che ammazzarono Efisia Caddozzu (Piemme), seguito nel 2019 da L’ultimo dei Santi (Tarka) e nel 2022 dal giallo Il ferro da calza (Tarka) I primi due romanzi sono stati finalisti al Premio letterario La Provincia in Giallo, rispettivamente nel 2016 e nel 2020. Con Arkadia Editore ha pubblicato la saga famigliare Gli ingranaggi dei ricordi (2020) e La scrittrice obesa (2022).
La segnalazione su Cheventi
“Mio padre si chiamava Felice, ma felice davvero, in vita sua, credo che non lo sia mai stato. Fu una delle romanticherie del nonno Giulio, il padre di mio padre, quella di affibbiare ai figli nomi di buon auspicio.”
Ritorna l’emozionante storia di Felice e Maria Ausilia protagonisti del precedente romanzo di Marisa Salabelle, Gli ingranaggi del tempo, oggi, ormai anziani, ricordano la gioventù, il loro incontro alla fine della seconda guerra mondiale mentre affrontano la malattia in fase terminale di Felice. La bella virtù, pubblicata sempre da Arkadia editore, la cui narrazione si snoda a più voci, quella di Carla che è rimasta sempre accanto ai suoi genitori prendendosi cura dell’anziano padre durante la malattia, un cancro al pancreas che lentamente lo riduce in uno stato di disabilità e che non riesce ad accettare per il suo temperamento schivo e conservatore; Kevin, figlio di Carla, intento a conseguire la laurea magistrale in storia ricostruendo la genealogia della sua famiglie e del legame tra il nonno materno e San Giuseppe Moscati. E poi ci sono Felice e Maria Ausilia che si alterno tra passato e presente, un arco di storia che arriva fino ai nostri giorni, al 2019 quando la crisi pandemica ha fatto il suo ingresso devastante nel mondo. La bella virtù attraversa un arco di tempo lungo più di cinquant’anni, con i suoi cambiamenti, le sue rivoluzioni sociali, le conquiste di genere di fronte a un’epoca conservatrice e spesso reazionaria verso l’universo femminile.
“Perché nel matrimonio il rapporto carnale tra gli sposi è finalizzato alla procreazione, perciò io avrei dovuto limitarmi a compiere l’atto fecondativo senza tanti fronzoli, altrimenti la bella virtù dove sarebbe andata a finire? ”
Ricorda così i buoni precetti impartiti a Felice dal suo mentore don Angioni, un’educazione religiosa che rispecchiasse un comportamento virtuoso e che oggi sembra sparito davanti a una evoluzione dei costumi e l’emancipazione femminile; Felice e Maria Ausilia con il loro rapporto conflittuale a volte contraddittorio ma sempre uniti negli anni fino alla fine.
Con una scrittura che sempre appaga il lettore, Marisa Salabelle affronta temi universali cari a noi lettori, quali l’amore familiare, la conoscenza e l’identità, il confronto generazionale lungo un arco temporale che coinvolge le voci narranti, dando una focalizzazione ad ampio spettro alle emozione, caratterizzando sapientemente ogni personaggio, tratteggiandone l’emotività di fronte agli accadimenti della vita.
“Non ero pronta a perderlo. Era l’uomo che amavo, l’uomo della mia vita. Certo, avevo mio marito e mio figlio, e amavo moltissimo anche loro, ma con mio padre non c’era gara. E dire che non era neanche particolarmente amabile: non importa. Mi bastava vederlo là, sulla sua poltrona, le mani piene di macchie, il viso ancora bello…”
Perché adoro la scrittura di Marisa? Perché riesce sempre a stupirmi, a coinvolgermi, a essere parte di quella storia, immortalando personaggi indimenticabili, romantici, ironici, audaci, a volte inafferrabili, contraddittori e autentici.
Marisa Salabelle. È nata a Cagliari il 22 aprile 1955 e vive a Pistoia dal 1965. È laureata in Storia all’Università di Firenze e ha frequentato il triennio di studi teologici presso il Seminario arcivescovile della stessa città. Dal 1978 al 2016 ha insegnato nella scuola italiana. Nel 2015 ha pubblicato il suo romanzo d’esordio, L’estate che ammazzarono Efisia Caddozzu (Piemme). Nel 2019 ha pubblicato il suo secondo romanzo, L’ultimo dei Santi (Tarka). Entrambi i romanzi sono stati finalisti al Premio letterario La Provincia in Giallo, rispettivamente nel 2016 e nel 2020. Nel settembre 2020 è uscito il romanzo storico-famigliare Gli ingranaggi dei ricordi (Arkadia Editore) e nel 2022 Il ferro da calza (Tarka), un giallo con ambientazione appenninica. La scrittrice obesa 2022. Suoi articoli e racconti sono apparsi su riviste online e antologie cartacee.
Loredana Cilento
La recensione su Mille Splendidi Libri e non solo
Cagliari. Un’opera corale che esplora temi universali come la memoria, la malattia, la perdita, l’amore e la ricerca delle proprie radici. È “La bella virtù”, il nuovo romanzo di Marisa Salabelle, edito da Arkadia (2025), che sarà presentato venerdì 7 marzo alle 19, al Centro Culturale Hermaea di Pirri (via Santa Maria Chiara 24A), tra le anteprime della XI edizione del Festival Premio Emilio Lussu organizzato dall’associazione culturale L’Alambicco. A dialogare con l’autrice sarà lo scrittore Daniele Congiu. La scrittura di Salabelle è elegante e incisiva, e rende la lettura un’esperienza intensa e appagante. Attraverso la storia di una famiglia, l’autrice offre uno spaccato della società italiana del Novecento, con le sue trasformazioni e i suoi contrasti, coinvolgendo il lettore all’interno di pagine dove prendono vita personaggi delineati con cura e profondità psicologica. Il racconto invita alla riflessione sulla complessità dei rapporti umani e sulla forza dei legami familiari. La scrittrice è nata a Cagliari nel 1955 e vive a Pistoia dal 1965. È laureata in Storia all’Università di Firenze e ha frequentato il triennio di studi teologici al Seminario arcivescovile della stessa città. Dal 1978 al 2016 ha svolto la professione di insegnante. Nel 2015 ha pubblicato il suo romanzo d’esordio, “L’estate che ammazzarono Efisia Caddozzu” (Piemme), seguito nel 2019 dal suo secondo romanzo, “L’ultimo dei Santi” (Tarka). Entrambe le opere sono state finaliste al Premio letterario “La Provincia in Giallo”, rispettivamente nel 2016 e nel 2020. Nel settembre 2020 è uscito il romanzo storico-familiare “Gli ingranaggi dei ricordi” (Arkadia Editore) e nel 2022 “Il ferro da calza” (Tarka), un giallo con ambientazione appenninica. Suoi articoli e racconti sono apparsi su riviste online e antologie cartacee.
La segnalazione su Sardìes
ROMA – La scrittrice Dora Esposito, venerdì 7 marzo 2025, alle ore 19, è alla Libreria Racconti Ritrovati, a Montesacro (Roma), con il suo nuovo romanzo dal titolo Apri la porta e vola (Arkadia Editore). Quante volte abbiamo immaginato di mandare tutto all’aria e di cambiare completamente vita? Lo pensiamo spesso e, ammettiamolo, siamo anche in tanti. Ma mentre meditiamo di farlo la vita ci scorre davanti e c’è chi si decide di dar seguito al proposito e chi invece resta fermo lì ad attendere che qualcosa muti all’improvviso. Giulia non aspetta più. La sua esistenza viene stravolta quando capisce che i silenzi autoinflitti non servono a niente. Allora scopre che deve osare di più e, armata di sano coraggio, inizia una nuova avventura. Così è anche per Samuel. Certi eventi spiacevoli lo porteranno a riflettere, a crescere e a cambiare modo di pensare, di agire e soprattutto di vivere. Hanna, invece, una ragazza di sani principi, sta progettando meticolosamente il suo futuro, una volta che si sarà liberata di un grosso macigno che grava sulla sua coscienza, precipitatole addosso suo malgrado.
Tutti ce la possono fare, anche quando pensano che non sia possibile
E che dire di Sofia che, intenta a crescere i suoi figli si trova di fronte a più di qualche evento spiacevole, tanto che sarà costretta a ricalibrare completamente il proprio futuro? Ci sono poi Jeo, Luca, Angelica che, a loro volta, pensano che stia andando tutto come deve andare, perché pare che i loro ideali si stiano concretizzando e i giorni a venire saranno rosei e positivi. In realtà sarà proprio il domani a cambiare loro. E infine ecco ancora Jeffrey, Giorgio e Veruska, ma su loro meglio non svelare nulla, basti sapere che ognuno è stronzo a modo suo e che tutti ce la possono fare, anche quando pensano che non sia possibile.
Chi è Dora Esposito
Dora Esposito è nata a Castellammare di Stabia (Napoli) nel 1975, ha vissuto per un bel po’ a Milano, di seguito si è trasferita nella sua città natale. Mamma di due ragazzi – lei si reputa più brava a fare il papà – per crescerli ha dovuto rivestire entrambi i ruoli. Mancata psicologa, ha esordito con il romanzo Un giorno ti racconterò. Dopo il suo esordio, in seguito è stata contattata da Diana Da Ros, Wedding Planner famosa in Italia e all’estero, che dopo aver letto il suo libro, ha voluto Dora Esposito per scriverne uno suo: Prima che tu dica Sì di Corsiero Editore, tradotto in lingua inglese, andato in ristampa due volte, anche in Europa e in America. Dora mette da parte il mondo dei blog e continua a scrivere libri, sia per altre persone sia per se stessa. Influencer, aforista con vari account, Instagram, X, Threads, TikTok e Facebook, dove in totale conta oltre i sessantamila follower, ha collaborato con vari personaggi della televisione e dello spettacolo. È autrice di numerosi aforismi pubblicati sulle agende Comix (Doraebasta_). Le sue frasi sono usate un po’ ovunque, ma non se la prende più di tanto. Appassionata di scrittura, canto e recitazione, ha anche esplorato il mondo del doppiaggio, della dizione, della radio e del teatro. Si definisce una donna completa ma con ancora la sete di imparare, porta sempre con sé il suo motto: “Nulla succede per caso” perché per lei il caso non esiste.
La segnalazione su Cinque W News
“E’ la guerra, Generosa. A Roma c’è l’occupazione, ci sono i tedeschi. Ognuno fa quello che può.”
Pag. 104
TRAMA:
Cagliari, 1943. Dopo l’ultimo bombardamento, Generosa lascia a malincuore la città devastata e si rifugia in un paese dell’interno con i figli e due donne di servizio. È in pena per il marito, rimasto nel capoluogo in qualità di medico all’ospedale militare, per il figlio che deve nascere e per quelli che ha già, ma soprattutto è in pena per sua sorella Gisella e suo fratello Silvio, che vivono a Roma e pare siano coinvolti nella lotta partigiana. Olbia, 1943. Felice ha 18 anni e, con le due sorelle Bella e Demy, accompagna il padre a imbarcarsi sul traghetto che lo condurrà sul Continente. Ora tocca a lui prendersi cura delle ragazze, in un lungo vagabondaggio che percorrerà l’isola da nord a sud, da un paese all’altro, tra mille disavventure e incontri bizzarri. Roma, 1944. Un attentato in via Rasella provoca la morte di 33 soldati tedeschi e due civili italiani. Il giorno dopo, per rappresaglia, i germanici uccidono 335 italiani alle Fosse Ardeatine.
RECENSIONE:
Tra i numerosi generi letterari, le saghe familiari sono molto amate e lo dimostrano chiaramente le classifiche dei libri più venduti e il successo del celebre “L’amica geniale”. Questi romanzi raccontano la storia di una famiglia nell’arco di diverse generazioni e così fa “Gli ingranaggi dei ricordi”, narrando le vicissitudini della famiglia di Generosa Zedda-Serra e di quella di Demy Dubois, due donne forti e originali, personaggi pittoreschi ai quali il lettore si affezionerà subito. La prima, figlia del notaio Serra e moglie di un medico di nome Ruggero (sempre in prima linea per aiutare il prossimo), scamperà ai bombardamenti di Cagliari con due gemelli nella pancia, e da questa città racconterà le sue pene e i suoi pensieri per la sorella Gisella, trasferitasi a Roma con il fratello Silvio. Quest’ultimo avrà un ruolo centrale nella storia: il ragazzo “dagli occhi azzurri e dai lineamenti delicati” (pag.58) farà parte dei GAP, combattenti urbani di un nucleo partigiano, e avrà parte attiva nell’attentato di via Rasella del 1944. La storia di Silvio viene indagata con dovizia di particolari da Kevin, pronipote di Generosa, che sta scrivendo la tesi per laurearsi in Storia. Antifascista convinto, Kevin è invitato dal suo relatore ad approfondire la misteriosa figura dello zio per cercare di scoprire quale sia stato il suo ruolo nei GAP, oltre a comprendere se sia stato tra le vittime della tragedia delle Fosse Ardeatine. Il giovanesi si avventura così in una ricerca “un po’ storica e un po’ famigliare,” prendendo “confidenza” con questi antenati la cui storia “sembra essere strettamente intrecciata con quella famosa storia con la S maiuscola” (pag. 31). Parallelamente scopriamo a poco a poco le vicissitudini di Carla, alle prese con la cura della zia inferma di nome Demoiselle “Demy” Dubois, personaggio goliardico e divertente affetto ormai da demenza senile. Demy racconta a Carla e al lettore della sua migrazione lungo tutta la Sardegna, un viaggio a piedi percorso con la sorella Bella e il fratello Felice, padre di Carla e colui che si innamorerà di Maria Ausilia (figlia di Generosa), legando così le figure degli Zedda-Serra e dei Dubois. Carla tornerà più volte in Sardegna per accompagnare e aiutare la cugina Donata nel traferimento della zia da una RSA a Villa Gioiosa, nuova residenza per anziani dove l’anziana sarà accolta e seguita. Carla si affezionerà quindi a questa anziana un po’ bisbetica e perdutamente innamorata del “suo” Marco, un uomo sposato che proprio non riesce a dimenticare. “Gli ingranaggi dei ricordi” è un intreccio ben costruito tra passato e presente, con una ricostruzione storica che si mescola alle emozioni introspettive dei personaggi: un romanzo commovente ma ironico allo stesso tempo, che appassiona e diverte dalle prime alle ultime pagine.
La recensione su Introspectif
Un’opera corale che esplora temi universali come la memoria, la malattia, la perdita, l’amore e la
ricerca delle proprie radici. È “La bella virtù”, il nuovo romanzo di Marisa Salabelle, edito da Arkadia
(2025), che sarà presentato venerdì 7 marzo alle 19, al Centro Culturale Hermaea di Pirri (via Santa Maria
Chiara 24A), tra le anteprime della XI edizione del Festival Premio Emilio Lussu organizzato
dall’associazione culturale L’Alambicco. A dialogare con l’autrice sarà lo scrittore Daniele Congiu.
La scrittura di Salabelle è elegante e incisiva, e rende la lettura un’esperienza intensa e appagante.
Attraverso la storia di una famiglia, l’autrice offre uno spaccato della società italiana del Novecento, con le
sue trasformazioni e i suoi contrasti, coinvolgendo il lettore all’interno di pagine dove prendono vita
personaggi delineati con cura e profondità psicologica. Il racconto invita alla riflessione sulla complessità dei
rapporti umani e sulla forza dei legami familiari.
La scrittrice è nata a Cagliari nel 1955 e vive a Pistoia dal 1965. È laureata in Storia all’Università di Firenze e
ha frequentato il triennio di studi teologici al Seminario arcivescovile della stessa città. Dal 1978 al 2016 ha
svolto la professione di insegnante. Nel 2015 ha pubblicato il suo romanzo d’esordio, “L’estate che
ammazzarono Efisia Caddozzu” (Piemme), seguito nel 2019 dal suo secondo romanzo, “L’ultimo dei Santi”
(Tarka). Entrambe le opere sono state finaliste al Premio letterario “La Provincia in Giallo”, rispettivamente
nel 2016 e nel 2020. Nel settembre 2020 è uscito il romanzo storico-familiare “Gli ingranaggi dei ricordi”
(Arkadia Editore) e nel 2022 “Il ferro da calza” (Tarka), un giallo con ambientazione appenninica. Suoi
articoli e racconti sono apparsi su riviste online e antologie cartacee.
La segnalazione su Mediterranews
Nuova anteprima della XI edizione del Festival Premio Emilio Lussu
In programma il 7 marzo la presentazione del romanzo edito da Arkadia
È online il bando di concorso per le opere di Narrativa e Saggistica edita con scadenza il 1° giugno 2025
CAGLIARI. Un’opera corale che esplora temi universali come la memoria, la malattia, la perdita, l’amore e la ricerca delle proprie radici. È “La bella virtù”, il nuovo romanzo di Marisa Salabelle, edito da Arkadia (2025), che sarà presentato venerdì 7 marzo alle 19, al Centro Culturale Hermaea di Pirri (via Santa Maria Chiara 24A), tra le anteprime della XI edizione del Festival Premio Emilio Lussu organizzato dall’associazione culturale L’Alambicco. A dialogare con l’autrice sarà lo scrittore Daniele Congiu. La scrittura di Salabelle è elegante e incisiva, e rende la lettura un’esperienza intensa e appagante. Attraverso la storia di una famiglia, l’autrice offre uno spaccato della società italiana del Novecento, con le sue trasformazioni e i suoi contrasti, coinvolgendo il lettore all’interno di pagine dove prendono vita personaggi delineati con cura e profondità psicologica. Il racconto invita alla riflessione sulla complessità dei rapporti umani e sulla forza dei legami familiari. La scrittrice è nata a Cagliari nel 1955 e vive a Pistoia dal 1965. È laureata in Storia all’Università di Firenze e ha frequentato il triennio di studi teologici al Seminario arcivescovile della stessa città. Dal 1978 al 2016 ha svolto la professione di insegnante. Nel 2015 ha pubblicato il suo romanzo d’esordio, “L’estate che ammazzarono Efisia Caddozzu” (Piemme), seguito nel 2019 dal suo secondo romanzo, “L’ultimo dei Santi” (Tarka). Entrambe le opere sono state finaliste al Premio letterario “La Provincia in Giallo”, rispettivamente nel 2016 e nel 2020. Nel settembre 2020 è uscito il romanzo storico-familiare “Gli ingranaggi dei ricordi” (Arkadia Editore) e nel 2022 “Il ferro da calza” (Tarka), un giallo con ambientazione appenninica. Suoi articoli e racconti sono apparsi su riviste online e antologie cartacee.
La segnalazione su Sardegna Reporter