Manifestazione del 28 aprile 2024 per l’Inaugurazione del monumento ai patrioti sardi in via Quarto a Sassari.
“Primavere sarde” compie tredici anni. L’iniziativa commemorativa della Sarda Rivolutzione ideata da Teatro S’Arza, nel corso del tempo ha trovato nuovi compagni di viaggio, in particolare Sa Domo de Totus ed è diventato un’importante tradizione che, in occasione di Sa Die de sa Sardigna, celebra la storia della Sardegna e le sue radici più profonde. La commemorazione, da quattro anni a questa parte infatti, si trasforma in un’opportunità di apprendimento e riflessione storica, che quest’anno vedrà la partecipazione di circa 400 studenti sardi appartenenti ad una rete di scuole. Questi giovani saranno coinvolti in attività di laboratorio, formazione e approfondimento sugli eventi che segnarono la storia dell’isola e la lotta per l’autodeterminazione.
Si inizierà la mattina del 23 aprile, nell’auditorim provinciale di via Monte Grappa a Sassari. Dopo il saluto delle autorità comunali gli esperti Cristiano Sabino e Federico Francioni incontreranno gli studenti e contestualizzeranno fatti e personaggi dei moti rivoluzionari. Il racconto rivivrà poi nei testi della rappresentazione teatrale Sa Sarda Rivolutzione in carrela a cura della compagnia Teatro S’Arza, per la regia di Romano Foddai: “questa iniziativa – precisa Foddai – non è solo una commemorazione, ma un atto di resistenza culturale. Per questo ci rivolgiamo ai giovani a cui è stata tagliata la memoria. Questa ferita va a detrimento della loro intera formazione, perché senza memoria non c’è futuro.” Proprio sull’attualità della “Sarda Rivolutzione” interverrà Cristiano Sabino, rappresentante del Liceo Figari, scuola capofila della parte didattica del progetto:”Il filosofo Croce sosteneva che ogni storia è storia contemporanea, ciò vale anche a proposito di Sa Die. Nonostante le differenze tra due periodi storici assai diversi, alcuni dei meccanismi che stroncarono la voglia di libertà di quella generazione rivivono nei nostri giorni ed esserne consapevoli può fare la differenza”. Fondamentale la cooperazione tra scuole: “lavorare a stretto contatto con altri istituti scolastici – conclude Sabino – ci consente di costruire una rete di consapevolezza preziosa, si semina oggi perché raccolgano le generazioni future. È a questo che servono scuola e reti culturali”. Mentre lo storico Federico Francioni interverrà su “Il ruolo di Sassari nei moti del 1793-96”. Da non sottovalutare anche il legame tra scuola e tessuto associativo cittadino: “la partecipazione a Sa Die de sa Sardigna è fondamentale per costruire una comunità che sia realmente consapevole delle sue radici – riassume Fabrizio Cossu, presidente di Sa Domo de Totus – per questo motivo abbiamo organizzato, insieme a Plastic Free, la pulizia del giardino dove sorge il monumento. Puntiamo ad una cittadinanza consapevole che si prende cura, insieme al decoro urbano, degli aspetti fondamentali della nostra identità.” Il pomeriggio del 26 aprile le strade del centro cittadino si animeranno grazie all’arte della compagnia Teatro S’Arza. Nel cuore del centro storico, nelle stesse vie che videro muoversi i protagonisti della Sarda Rivolutzione, i cittadini sassaresi potranno rivivere le gesta di Cillocco, Angioy, Mundula e tutti i rivoluzionari sardi, attraverso un’affascinante e brillante spettacolo teatrale itinerante che prenderà vita dalle 18:00. Il percorso attraverserà luoghi emblematici come Piazza Tola, Piazza Azuni, via Luzzati e Piazza Rosario, offrendo ai partecipanti un’esperienza coinvolgente e istruttiva, arricchita dal coro degli Amici del Canto Sardo diretto dal Maestro Salvatore Bulla e dal gruppo di ballo sardo Monte Alma di Nulvi. L’evento, per la regia di Romano Foddai, promette di trasformare il centro cittadino in un palcoscenico vivente, dove arte e tradizione si fondono in una performance emozionante. In scena Paola Dessì, Stefano Petretto, Francesco Petretto, Giovanni Trudu, Nicolino Murru, Fabio Uleri e i ragazzi del laboratorio del Teatro S’Arza. La mattina del 28 aprile, verrà posta una corona di fiori per ricordare gli otto «martiri della Sarda Rivolutzione» trucidati proprio nel luogo dove sorgevano le Forche del Carmine Vecchio. L’omaggio floreale sarà depositato ai piedi del monumento ai patrioti posato lo scorso anno grazie ad una raccolta fondi popolare la cui comunicazione è stata affidata agli studenti del corso di Grafica del Liceo Figari. Dopo i saluti del sindaco Giuseppe Mascia, interverranno gli storici Federico Francioni e Antonello Nasone. Il calendario si chiude con la presentazione del volume “Rivoluzionari sardi in Francia. Personaggi e documenti”, di Adriana Valenti Sabouret, uscito a dicembre del 2024 per Arkadia editore. L’appuntamento è fissato alle ore 17 del 28 aprile nella sala Angioy della Provincia. Attraverso un lavoro di ricerca storica, utilizzando anche fonti inedite, l’autrice ci offre un tributo a diverse figure dell’esilio sardo. In particolare spicca il profilo del giudice della Reale Udienza Giovanni Maria Angioy che si pose a capo di un movimento che reclamava per la sua “isola” uguaglianza sociale e autodeterminazione. Dialogheranno con l’autrice Cristiano Sabino e Federico Francioni.
La segnalazione su Il Tamburino Sardo
È un saggio, ma appassiona come un romanzo Rivoluzionari sardi in Francia. Personaggi e documenti, l’ultima fatica di Adriana Valenti Sabouret, autrice poliedrica e versatile, una siciliana trapiantata a Parigi che ha saputo coniugare la passione che naturalmente scaturisce dalle sue origini con una ricerca storica attenta e analitica delle pulsioni che origina la Storia.
Adriana Valenti Sabouret nel 2019 esordisce in Francia con il romanzo Le rêve d’Honoré, ma è con Arkadia editore che trova la sua casa naturale; dalla sua isola orizzontale, la Sicilia, passando per Parigi, arriva nell’isola verticale, la Sardegna. Ed è con Arkadia editore che pubblica i suoi romanzi più importanti: nel 2021 Madame Dupont; nel 2023 La ragazza dell’Opéra e nel 2024 Le nobili sorelle Angioy. Con Rivoluzionari sardi in Francia, uscito a dicembre del 2024 sempre con Arkadia editore, collana Historica, Adriana Valenti Sabouret, attraverso un lavoro di ricerca storica, utilizzando a volte fonti inedite, ci offre un tributo all’“isola verticale”, a quella Sardegna che ha saputo dare tanto alla storia passata e a quella presente e che non sempre ha ricevuto altrettanta generosità. Come si legge nella presentazione al saggio di Omar Omnis, Rivoluzionari sardi in Francia consente di collocare con più precisione, potremmo dire con una calibrata ricerca storica chirurgica, la Sardegna nello scenario europeo. “Ci offre uno spaccato del fermento ideale che muoveva queste persone e getta luce sulla complicata dialettica tra le personali convinzioni, le scelte fatte o non fatte, le conseguenze delle medesime e gli obiettivi dei loro interlocutori.”
In un’Europa a cavallo tra la fine del Settecento e i primi anni di un Ottocento inquieto, teatro di sconvolgimenti politici, guerre e rivoluzioni che muteranno per sempre il volto e il futuro del Vecchio continente, il saggio di Adriana Valenti Sabouret ci offre uno strumento prezioso di analisi del “passato” come un monito a questo nostro “presente” altrettanto e profondamente segnato da incertezze e paure, ma anche dalla necessità assoluta di prendere posizione.
La figura, in Rivoluzionari sardi in Francia, di Giovanni Maria Angioy in questa ottica è emblematica. Figlio della piccola nobiltà terriera sarda, si pose a capo di un movimento che reclamava per la sua “isola” uguaglianza sociale e progresso. E non ha molta importanza che nel 1796 il movimento venne sconfitto e Angioy esiliato, poiché sapientemente Adriana Valenti Sabouret riesce a dare nuova luce alla figura di Angioy, alla capacità che è solo dei grandi, di riuscire a tramandare quei valori fondamentali, essenziali alla crescita culturale, intellettuale, valori nei quali hanno creduto fermamente e che ancora oggi risultano vivi.
Maria Caterina Prezioso
La recensione su SoloLibri
Fughe rocambolesche, connivenze insospettabili, segreti mai rivelati. La vicenda che ha visto come protagonisti gerarchi e scagnozzi del Terzo Reich, all’indomani della sconfitta subita alla fine della Seconda guerra mondiale, con la conseguente fuga dalla Germania occupata, ha per certi versi tratti grotteschi e quasi paradossali. In questo saggio divulgativo, basato sulle ultime e più recenti ricerche storiche, Mauro Tonino indaga sul fenomeno generale che ha portato molti esponenti di primo livello, e ancor più numerosi gregari del regime, ad approntarsi un dorato esilio, complici istituzioni, governi, uomini di potere che a vario titolo hanno permesso che questo accadesse. Soffermandosi su diversi casi in particolare l’autore descrive in modo efficace e ricco di risvolti un capitolo della storia recente in buona parte ancora da studiare e approfondire.
Mauro Tonino è stato sindacalista di livello regionale e nazionale, animatore e presidente di circoli culturali. Come appassionato ricercatore ha curato, per un’emittente televisiva del Nord-est, un lungo ciclo di approfondimenti storici sulle vicende del confine orientale (1943-1945). Ha pubblicato i romanzi Legami di Sangue (2010), Rossa terra (2013), Il segreto di Bertrand de Saint Geniès (2021), Notturno con Mussolini. Dialoghi politicamente scorretti sul Ventennio e l’Italia del nuovo millennio (2022), Ritorno a Cuccana (2022) e la raccolta di racconti su satira e rapporto con il potere Il presidente va sulla Luna (2011). Sul versante della saggistica è autore di Italiani dimenticati. Viaggio nei drammi del Confine Orientale (2021), Nazismo esoterico. Il lato oscuro del III Reich. Dal Santo Graal all’Ultima Thule (2023) e Stragi nascoste. Tra occultamenti, Ragion di Stato e interessi internazionali (2024). È coautore de Il prezzo del lavoro (2014), Il sistema periferico. L’Unione Europea tra sprechi, imposizioni e omologazione (2019) e di Storie Spezzate. L’Italia al tempo del Coronavirus (2020). È presente con vari racconti in diverse antologie di premi letterari.
La segnalazione su La biblioteca di Sergio Albertini
“Il cibo – assurge a elemento etnografico, antropologico, attraversa le preghiere, le imprecazioni, le poesie – diventa identità di una comunità ristretta ma universale nella sua elementarità” è questa la Sardegna che anima e pervade, Grazia Deledda e il Cibo da Omero ai giorni nostri, il libro di Giovanni Fancello e Sara Chessa, in libreria, edito da Arkadia Edizioni. Il libro è un racconto intenso, ricco di rimandi e citazioni di tutto ciò che è cibo nella prolifica produzione letteraria di Grazia Deledda, premio Nobel della letteratura nel 1926. Gli autori hanno riletto l’intera opera letteraria della scrittrice, partendo dalle prime novelle, arrivando sino ai romanzi pubblicati postumi, scoprendo che il cibo è un “personaggio” essenziale del narrare deleddiano. Il libro è un viaggio avvincente nella produzione agricola, nell’allevamento, negli usi, nelle abitudini, nelle contaminazioni culinarie di un’isola che è al centro del bacino del Mediterraneo. Non ci sono solo tavole imbandite, ma curiosità e aneddoti che sono la storia della gente di Sardegna. Grazia Deledda, donna della fine dell’Ottocento, descrive il cibo comune, quello di tutti i giorni: le zuppe di pane d’orzo, condite con formaggio filante, sos macarrones dalle diverse forme e nomi, fatti in casa insaporiti da un pesto di noci e pomodoro secco, la lattuga impreziosita con un filo di miele; ricette, preparazioni di una tradizione spesso dimenticata. E se la cucina sarda di tutti i giorni, può sembrare parca, a volte addirittura frugale, nei giorni solenni diventa regale. Grazia Deledda narra, che nei giorni di festa si sacrificavano le bestie dalle carni pregiate, come l’agnello, il cinghialetto, il maialetto e si cucinavano arrosto, irrorate di lardo fuso. Si faceva il pane e lo si decorava come un vero gioiello. Anche i dolci venivano preparati con ricercati e golosi ingredienti, perché sono, soprattutto loro a santificare le feste: s’aranzada, sas sevadas, sas tericas, sos coricheddos, sos papassinos. La tavola diventava simbolo di accoglienza, di condivisione e per il dì di festa si allungava ulteriormente e diventava luogo di socialità, di convivialità. Come sociali e condivisi erano i riti del fare il pane. Per più giorni le donne del vicinato si riunivano mettendo le mani in pasta, condividevano conoscenza, tempo e senso della vita, infornando carasau, poddine, pane de sapa e pane ammodicadu. Per non parlare del rito dell’uccisione del maiale che coinvolgeva un intero paese. Era una festa per grandi e piccoli; partecipare significava saziarsi e tramandare gesta che sanno di memoria preomerica, come quella di cucinare il sanguinaccio sulla viva fiamma. Alcuni di questi rituali rivivono pressoché intatti, ancora oggi in quella terra considerata antica e laboratorio antropologico incontaminato. Leggere le pagine di Grazia Deledda e il cibo, da Omero ai giorni nostri, è tuffarsi nella memoria di un popolo, è riscoprire le gesta, le abitudini dei Sardi. Sorprende invece, quanto sia ricco di storia, di contaminazioni e di analogie quel cibo ritenuto erroneamente arcigno e sconosciuto. Quanto sia simile e universalmente riconosciuto da tanta gente che popola il grande bacino del Mare Mediterraneo. E ben venga il libro di Fancello e di Chessa, perché oltre a dare la giusta dignità ai cibi dal sapore ancestrale, recupera e colloca in un preciso contesto ricette che si sarebbero perse e dimenticate.
Il link alla recensione su City & City: https://lc.cx/PbQBZu
Un viaggio singolare tra letteratura e cibo, tra curiosità poco conosciute e tavole imbandite nei romanzi della grande scrittrice sarda
La biblioteca comunale di Sennori, venerdì 3 gennaio alle ore 18.30, ospita la presentazione del libro di Giovanni Fancello e Sara Chessa dal titolo “Grazia Deledda e il cibo – Da Omero ai giorni nostri” (Arkadia 2024). Un viaggio singolare tra letteratura e cibo, tra curiosità poco conosciute e tavole imbandite nei romanzi della grande scrittrice sarda. Il lavoro dei due autori è infatti una carrellata storica – da Omero ai giorni nostri – che si sviluppa attraverso le tradizioni culinarie della Sardegna, raccontate dalla scrittrice nuorese, Grazia Deledda, nelle sue opere celebri. Presenta la serata Elena Cornalis, dialoga con gli autori Luca Solinas, mentre le letture sono a cura di Stefano Resmini. Inoltre durante la serata lo chef Mario Sechi farà degustare agli ospiti olio, pane e vino di Sennori, raccontando curiosità e aneddoti insieme agli autori Giovanni Fancello e Sara Chessa. L’evento è stato organizzato dalla Comes Cooperative mediatiche sarde la Libreria Koinè, con il patrocinio del Comune di Sennori.
Il link alla segnalazione su L’Unione Sarda: https://tinyurl.com/3vk8ukbc
In una Europa teatro di sconvolgimenti politici, guerre e rivoluzioni che muteranno per sempre il volto e il futuro del Vecchio continente, a cavallo tra la fine del Settecento e i primi anni dell’Ottocento, una miriade di personaggi – chi più, chi meno conosciuto – ha affollato la scena della storia, contribuendo ognuno con il proprio agire a tale cambiamento. Tra questi ecco emergere la figura di Giovanni Maria Angioy, figlio della piccola nobiltà terriera sarda, postosi a capo di un movimento che chiedeva per la sua isola eguaglianza sociale e progresso. Finirà, la sua avventura, con un esilio doloroso, il distacco dalla famiglia, l’oblio politico. Accanto a lui tanti grandi e piccoli protagonisti della sua epoca, dal cardinale Joseph Fesch, ecclesiastico di spicco nella Francia napoleonica e zio di Napoleone Bonaparte, a Francesco Sanna Corda, da Gioacchino Mundula e Michele Obino a Letizia Ramolino. Adriana Valenti Sabouret, grazie a una meticolosa ricerca d’archivio, alla rivisitazione di nuove e inedite fonti storiche, traccia in questo saggio non solo un bilancio complessivo del periodo ma illumina di nuova luce la caratura dello stesso Angioy e di coloro che ruotarono intorno al suo mondo, ricostruendo con minuzia di particolari fatti e vicende sepolti nei recessi di carteggi impolverati e oramai dimenticati.
Adriana Valenti Sabouret, nata a Siracusa, laureata in Lingue e letterature straniere, si appassiona in particolar modo al francese e alla sua vasta produzione letteraria. Insegnante, a 25 anni decide di trasferirsi in Francia diventando docente presso l’Istituto Statale Italiano Leonardo da Vinci a Parigi e il Liceo Internazionale di Saint Germain-en-Laye. Dopo aver svolto diversi incarichi per conto del Ministero degli Affari Esteri italiano, si cimenta nell’ambito della traduzione e inizia la collaborazione con alcune riviste. Nel 2019 esordisce in Francia con il romanzo Le rêve d’Honoré (Éditions du Panthéon). Con Arkadia Editore ha pubblicato i romanzi storici Madame Dupont (2021), La ragazza dell’Opéra (2023), Le nobili sorelle Angioy (2024) e il saggio Rivoluzionari sardi in Francia (2024). Ha al suo attivo numerosi articoli e interventi di carattere letterario.
La segnalazione su La biblioteca di Sergio Albertini