Quanta Sicilia e quanti siciliani per questo numero. In copertina per Scatole parlanti una nostra conoscenza: il giornalista e scrittore nisseno Jim Tatano, collaboratore di SicilyMag con il blog “Sguardi corsari”, che il 24 aprile esce con “Dopo la morte del re“, esilarante e impegno di ricerca storica per una lettura leggera ma molto profonda. Controcopertina per i tipi di FuoriAsse che pubblica “Colpo di scena” della bravissima giornalista Giovanna Caggegi con un connubio tra fatti realmente accaduti e un magistrale lavoro creativo. La forza della Trinacria si impone anche nei flashback e nelle nuove edizioni: dall’autoprodotte “Il labirinto del Caos“ di Marco Messina, al nuovo della collana di Kalos curata da Giusy Sciacca, “Raccoglievamo le more” di Agata Motta, per continuare con la poesia della panormita Emanuela Mannino con “Movimenti” per la pugliese Les Flaneurs, il capolavoro dell’etnea Viola Di Grado “Cuore cavo” in nuova edizione per i tipi de La nave di Teseo. Anche la sorprendente Il ramo e la foglia edizioni lancia un siculo: Domenico Conoscenti con “Manomissione” e la bellezza di una collana unica per Del Vecchio accoglie la straordinaria ricerca di Giovanna Di Marco in “Museo di sabbia“. Ancora tantissimi libri e chiosa finale con la psicoanalisi lunedì 28 aprile per i tipi di Armando.
Buona Pasqua e arrivederci a martedì 29 aprile.
Flashback
Marco Messina, Il labirinto del Caos
Il labirinto del caos intreccia la realtà distorta di un coma profondo con la lotta interiore di un uomo alla ricerca della sua identità perduta. Il protagonista é vittima di un tragico incidente d’auto accaduto a Lexington, in cui rimane coinvolta pure la sorella che muore sul colpo subito dopo l’impatto. L’uomo entra invece in coma per due anni, durante il quale la sua psiche si frammenta in un incubo costante. Nelle oscure pieghe della sua mente, egli dimentica il proprio nome e tutto ciò che costituiva la sua esistenza. Rifugiandosi in un limbo di oblio, si separa dalla dolorosa realtà dei suoi errori e dal dolore per la perdita insopportabile della sorella.
Agata Motta, Raccoglievamo le more, Kalos
Acu’ appatteni? È questa la domanda che Aurelio si sente rivolgere dal cameriere del bar sulla piazza grande del paese. Già, a chi appartiene? Adesso che anche l’ultima persiana della casa dei Vitale è stata chiusa, lui si ritrova spettatore della fine di un ciclo. Forse, solo ripercorrendo la storia dal principio potrà scoprire da dove viene per ricominciare. Sicilia, anni Quaranta. Rodolfo, Annamaria, Antonio, Emma, Palmina, la mamma Maria, il padre Giovanni, lo zio arciprete, la domestica, il maestro di musica e così via, pagina dopo pagina, si presentano al lettore senza filtri, senza intermediazioni. E i fatti, tratteggiati con immagini che si fanno sempre più vivide, parlanti, vengono raccontati attraverso una narrazione puntuale, precisa che restituisce le intenzioni, gli umori, i pensieri di chi si alterna sulla scena. Un universo di personaggi ruota attorno alla famiglia Vitale in un’epoca in cui il fascismo impera e la guerra è vicina. Il guscio protettivo degli affetti in cui ogni eco giunge attutita comincia a incrinarsi. Il ritmo incalza. Il conflitto esplode e il giovane Antonio ne diviene l’attento cronista, mentre la violenza investe le vite di tutti, esistenze sfilacciate tenute insieme da un’abile regia che assembla frammenti di microstorie a tinte forti spesso attraversate dal soffio tiepido della speranza. Singoli pezzi che nel corso della lettura si ricompongono come in un puzzle dando forma al vissuto di un uomo, di una famiglia e di un paese intero.
Giovanna Di Marco, Museo di sabbia, Del Vecchio Editore
Il titolo di questa raccolta di racconti, la seconda straordinaria prova letteraria di Giovanna Di Marco, inquieta e seduce. Quattro parole che segnano i suoi molteplici percorsi, il gioco di rimandi e rispecchiamenti, la fluidità di una scrittura che scivola come la sabbia in una clessidra, perché, come leggiamo nell’exergo di Borges “Né il libro né la sabbia hanno principio o fine”. (Grazia Pulvirenti da letteratitudine.wordpress.com)
Domenico Conoscenti, Manomissione, Il ramo e la foglia edizioni
“Relazioni usurate, fra l’ex insegnante Leonardo e il compagno, o incrinate, fra l’agente Diego e la fidanzata, e fra il sovrintendente di polizia Demetrio e il figlio, si intrecciano all’indagine sull’assassinio di Diego a casa di Leonardo. Le vicende si svolgono in un Paese guidato da un governo di ispirazione clericale, che si avvia verso politiche autoritarie e liberiste, entro una cornice ambiguamente rétro. Tutto inizia con la diffusione di alcune e-mail sulle indagini, divergenti, della commissaria Petrotta col sovrintendente da un lato, e del questore dall’altro, riguardanti anche l’ipotesi di un gruppo eversivo. La trama si snoda tra i capitoli oggettivi delle e-mail e quelli di una voce narrante che cerca di colmare le lacune dei resoconti e i silenzi di chi non può o non vuole farsi trovare. Sullo sfondo, le violenze compiute dalle forze dell’ordine durante una manifestazione dell’anno precedente, in cui sono stati coinvolti, a vario titolo, alcuni dei personaggi. Una narrazione che fonde in un unico arco temporale momenti diversi di un trentennio di democrazia, proponendosi al lettore come un paradossale romanzo storico”.
Jean-Christophe Cataliotti, Mollo tutto e divento osservatore calcistico, Mursia
«Cerca il TIC nel giovane calciatore: tempi di gioco, intensità nella corsa e carattere»
Cosa vuol dire avere passione per il calcio? Come muovere i primi passi? Qual è l’identikit dell’osservatore? Quali sono i campionati da seguire? Dove scoprire i talenti? Come organizzare il lavoro? Quanto guadagna un osservatore? Qual è la settimana tipo di un osservatore esperto? Quali sono i parametri di valutazione dei giovani calciatori? Come si scrivono le relazioni tecniche? Quale carriera oltre lo scouting? Questo manuale detta le linee guida per mollare tutto e diventare osservatori di giovani calciatori, tra consigli pratici e aneddoti di vita vissuta sulle tribune di calcio di tutta Italia. Un volume pensato per tutti coloro che, desiderosi di ritagliarsi uno spazio nel mondo del calcio, aspirano a entrare a far parte dei reparti scouting delle società professionistiche o di quelli degli agenti sportivi.
In generale l’osservatore alle prime armi si professa grande appassionato di calcio, con un passato da calciatore o da allenatore. Alcuni aspiranti osservatori, viceversa, non hanno mai giocato o lavorato nel calcio, ma sono spinti dal desiderio di entrare a far parte del mondo del pallone in quanto animati da un amore viscerale per tutto ciò che è calcio e calciomercato. La passione per il calcio dovrebbe essere il loro motore, la loro stella cometa, ma spesso non sono veri e sinceri appassionati di calcio, pur seguendo la squadra del cuore in televisione e allo stadio, pur leggendo quotidiani calcistici, pur navigando sui siti che offrono news di calciomercato in tempo reale. La passione per il calcio, quella vera, dovrebbe spingere una persona – interessata a fare nel calcio qualcosa di importante – a trascorrere interi weekend sulle tribune a osservare giovani calciatori, con la speranza di scoprire qualche campioncino in erba e segnalare a qualcuno la propria intuizione.
Libro copertina, Dopo la morte del re di Jim Tatano, Scatole Parlanti
Dopo l’assassinio di Umberto I nel 1900, l’ispettore civile Tristano Damone, sospettato di nutrire sentimenti antimonarchici, viene trasferito nel remoto comune siciliano di Ventusa. Lì incontra Marta, una giovane ceramista in fuga dalla famiglia. Osteggiato dalle autorità locali, Damone si muoverà con cautela per celare il vero scopo della sua presenza nel piccolo paese. Con l’aiuto di Marta e di alcuni amici, metterà in scena uno spettacolo per distrarre i suoi nemici e celare una verità che, una volta emersa, potrebbe sconvolgere tutti e cambiare la sorte dell’Italia intera… In libreria dal 24 aprile
L’autore
Originario della nissena Villalba, Jim Tatano è uno scrittore e un giornalista culturale. Ha esordito nella narrativa nel 2009. Ha pubblicato anche un saggio, dei racconti, ha scritto testi teatrali e sceneggiature. Collabora con diverse testate giornalistiche. Dopo la morte del re è il suo sesto romanzo.
Le uscite di venerdì 18 aprile
Viola Di Grado, Cuore cavo, La nave di Teseo
“Cuore cavo” racconta la vita dopo un suicidio: la nostalgia, la solitudine, i rimpianti di Dorotea Giglio, venticinquenne, che dopo la morte continua a esistere e desiderare e a stare accanto alle persone che ha amato, in una dimensione insieme mistica e terrena. Un aldilà ribollente, dove la natura crudele sfalda i corpi mentre l’anima, ostinata, sopravvive e contempla ciò che è stata. In questa sorta di limbo, Dorotea è condannata a incedere e spiare, vagando in un mondo insieme familiare e straniante in cui i vivi non possono più vedere e sentire chi li ha lasciati, ma i morti restano all’erta, impauriti, in ascolto. Un romanzo coraggioso e conturbante, acceso da una scrittura formidabile per originalità e poesia, da uno dei maggiori talenti della narrativa contemporanea.
Emanuela Mannino, Movimenti, Les Flaneurs
Movimenti è una silloge che raccoglie un centinaio di poesie, distribuite in cinque sezioni (Inquietudini, Distanze, Luce, Incontri, Forza). Costituisce l’ideale maturazione dell’ultima raccolta poetica, Eppure, per la continua ricerca di senso esistenziale; al contempo, vuole rappresentare i movimenti dell’anima, con le sue evoluzioni, le poliedricità, le sue sfumature espressive, le sue conquiste, i suoi orizzonti. Attraverso le molteplici inquietudini relazionali e le distanze, nell’incontro con se stessi e con il mondo in zone di luce interiore, tramite le esperienze con l’umano, si tenta di esprimere l’approdo consapevole adulto al punto di equilibrio ermeneutico, la Forza, come voce interiore che tutto può sanare, ricucire e ri-muovere.
Angelo Tartabini, La guida completa delle scimmie. Distribuzione ecologia comportamento, Töpffer
Le scimmie sono le nostre cugine più prossime. Noi, i cosiddetti umani, abbiamo in comune con esse molte caratteristiche morfologiche, genetiche e comportamentali, ad esempio, la forma dello scheletro, dei muscoli, la circolazione del sangue, come funzionano gli organi di senso e in ultimo, il più importante, il Sistema Nervoso Centrale (morfologiche). Per caratteristiche comportamentali non si devono intendere solo quelle più comuni, quali l’alimentazione, la difesa del territorio, l’attività sessuale e la cura per la prole, ma anche quelle più complesse e collegate alle funzioni psicologiche quali la memoria, l’apprendimento e altre attività cognitive ritenute fino a poco tempo fa qualità tipicamente umane, come l’intelligenza, la socialità, l’altruismo, la solidarietà, l’empatia, la vendetta, anche quella trasversale, l’avversione all’iniquità, l’inganno, il contro-inganno, persino l’omosessualità. Accanto a questo non va dimenticato che recentemente si è aperto anche un interesse culturale che ha messo in primo piano l’animale, le scimmie in particolare, con tutte le sue sfaccettature, incluse quelle psicologiche; infatti nel loro volto riviviamo, per esempio, l’alterigia e la malizia dell’uomo e dei nostri pensieri, gli aspetti peggiori della nostra personalità o altri angoli reconditi del nostro sfrenato narcisismo ed egocentrismo. Le scimmie giocano, maneggiano e costruiscono oggetti, si procurano cibo, gestiscono la loro vita con dei modelli sociali… Questa Guida è stata scritta per fornire un’idea complessiva di tutte le specie di Primati non umani distribuite nelle diverse parti del mondo suddivise in due Sottordini, quello delle Proscimmie e delle Scimmie Antropoidi, poi in Famiglie, Generi e Specie e Sottospecie.
Linda Terziroli, La nascita nella letteratura. Viaggio nella narrazione del parto (e dell’aborto), OLIGO
Gravidanza e maternità sono temi ricorrenti. Mentre si parla, e si scrive, spesso di amore, di sesso e di concepimento, è molto più raro trovare pagine dedicate al parto e alla sua nemesi, cioè l’aborto. Questo agile libro è quindi un’utile guida per addentrarsi dentro tematiche poco diffuse, ma di vitale importanza e grande attualità; attraverso passi scelti ed efficaci commenti, l’autrice propone un viaggio nella letteratura mondiale dall’antica Grecia ad Annie Ernaux alla scoperta di narrazioni, spesso misconosciute ma di grande forza, riguardanti il venire al mondo.
Questo saggio è un’antologia dedicata alla narrazione del parto dal punto di vista letterario ma non solo. Il frutto di una ricerca a tutto tondo (un po’ a zonzo e niente affatto esaustiva, perciò parziale) sulle descrizioni presenti in alcune opere narrative. Una ricognizione che è nata perciò dal desiderio di ritrovare, tra le pagine di grandi autori, non tanto una risposta filosofica a quell’abisso di dolore che attanaglia molte partorienti, quanto una descrizione vera, o verosimile e letteraria del momento fatidico della venuta al mondo. Un racconto, o un insieme di racconti, insomma. Strada facendo, ho deciso di includere l’aborto che fa parte del tema a contrariis, per scelta e destino, e ho quindi deciso di dividere questo saggio giustappunto in parti: si tratta di parti e di aborti. Durante la ricerca, ho trovato molti spunti poetici di riflessione, pertanto ho inserito qua e là epigrafi poetiche frutto di una selezione di poesie dedicate, in vario modo, al venire al mondo, alla nascita.
Claudio Panzavolta, Lascia stare i morti, Ponte alle Grazie
Un noir avvincente ambientato nella Faenza degli anni Ottanta: questo è Lascia stare i morti di Claudio Panzavolta. Il protagonista è Ciparisso Briganti, partigiano quando era molto giovane ed ex poliziotto diventato investigatore privato, il quale si ritrova a riaprire un caso che gli è costato la carriera: un brutale omicidio di bambini per cui un uomo, prima di morire in carcere, ha dichiarato la propria innocenza. Tra segreti sepolti, insabbiamenti e ombre degli anni di piombo, Briganti dovrà affrontare un passato e un presente carichi di pericoli.
Alessandra De Vita, Sospese. Femminicidi irrisolti: dal caso Montesi al delitto di via Poma, Mursia
Tante e troppe innocenti sono morte negli scorsi decenni, quando ancora non era stato coniato un termine per l’omicidio di genere: femminicidio. La differenza rispetto ad allora è che molte tra loro non hanno avuto giustizia. A distanza di anni, troppi crimini sono rimasti impuniti. Ci sono nomi e visi scolpiti nel nostro immaginario: su tutti, quello di Simonetta Cesaroni, la ragazza di Cinecittà assassinata nell’estate di Italia ’90 e diventata il simbolo delle giovani donne uccise dal potere. Queste ragazze avevano sogni e progetti, un lavoro, amori e amicizie, e soprattutto madri, padri, sorelle e fratelli che ancora invocano verità. Dal caso Montesi al delitto di via Poma, il volume ripercorre le storie di vite spezzate nel pieno della giovinezza da assassini senza nome e dà voce ad assenze che lottano per uscire da un vuoto incolmabile, che sembrano destinate a restare sospese come spettri nel limbo.
Øyvind Torseter, Mule boy e il Presidente. Una spy story, Beisler
Ancora una volta mito, avventura e critica sociale si fondono nell’universo distorto e in qualche modo alienato di mule boy: il sogno di una straordinaria carriera dissolto, la perdita di identità e del proprio posto nel mondo. infine, la fortuna meritata dell’aiuto inaspettato tutto al femminile. Il sogno si avvera: mule boy ha trovato lavoro come tuttofare, nientemeno che a casa di un presidente. e se si dimostrerà all’altezza, avrà un incarico di superfiducia: sorvegliare la valigetta che contiene la bomba atomica. all’improvviso spunta un suo sosia, e la situazione si fa dura e pericolosa. ma in questo intricatissimo intrigo internazionale, mule boy avrà al suo fianco una magica aiutante, l’abile e seducente detective miss cadmio. avvolta nel suo impermeabile giallo, aiuterà mule boy a riconquistare la sua identità e a salvarne la carriera.
Lucy Sante, Io sono lei, NN Editore
All’inizio del 2021 Luc Sante invia a una stretta cerchia di amici una mail dirompente: a sessantasette anni sta per affrontare la transizione di genere. A lungo Sante si è sentito fuori posto: figlio unico di genitori cattolici e operai, nato in Belgio, emigra da piccolo con la famiglia negli Stati Uniti, per poi trasferirsi a New York e frequentare la scena artistica e culturale dei primi anni Settanta. Sante stringe amicizia con figure leggendarie: da Nan Goldin a Jean-Michel Basquiat, da Jim Jarmusch a Paul Auster e Martin Scorsese, che si ispirerà alla sua opera per realizzare Gangs of New York. Nel momento in cui Sante riconosce la sua vera identità di genere, repressa per oltre sessant’anni, la rivelazione scuote il suo essere dalle fondamenta, e con disarmante onestà ripercorre i momenti in cui questa coscienza sotterranea ha segnato la sua vita, dalle scelte esistenziali all’osservazione del mondo, fino al momento in cui ha preteso la luce. Brillante, ironica, profonda, Lucy Sante ci consegna il racconto di una vita, la sua: un passato a inseguire il sogno della verità artistica eludendo la verità della propria identità di donna; e la promessa di un futuro, da abitare come persona finalmente integra, finalmente connessa al proprio autentico sé.
Fabrizio Noli, Confini e conflitti. Dall’Impero romano all’Ucraina, Vallecchi-Firenze
Cos’è un confine? Una linea immaginaria, un fiume, una catena montuosa, ma soprattutto un luogo di tensione, di scontro e di trasformazione. Da sempre, l’uomo ha tracciato limiti e frontiere, creando divisioni e conflitti. Attraverso una narrazione avvincente e approfondita, Fabrizio Noli ci guida nei meandri storici e politici delle regioni contese, dalle terre di Alsazia e Lorena, all’imperialismo austro-ungarico, fino alla divisione di Berlino e dei Balcani. Le mappe originali di Lidia Aceto e le riflessioni storiche ci accompagnano in un viaggio che non è solo geografico, ma anche umano, per comprendere le cicatrici lasciate dai conflitti e l’incredibile fragilità della pace. A tal proposito l’ultima parte del libro si concentra sulla drammatica situazione in Ucraina, con l’invasione del Donbass e le sue implicazioni geopolitiche, mettendo in luce le radici storiche di una delle crisi più urgenti e complesse del nostro tempo. Confini e conflitti non è solo una riflessione sul passato, ma un invito a guardare al presente, a capire come i confini, lontani o vicini, siano sempre una sfida per la stabilità e la convivenza.
Le uscite di mercoledì 23 aprile
Andrea Percivale, Terzo set, Morellini
Un giudice sul campo da tennis. Un codice segreto che nasconde verità pericolose. Una partita che cambierà ogni regola del gioco. Tre racconti, tre storie diverse sul pregiudizio, con specchi capaci a volte di deformare o riflettere ciò che non si vuole vedere. Un professore iraniano, docente di “Etica nelle nuove tecnologie”, nell’ultimo giorno di lezione consegna a studenti fidati due buste, una con una serie di codici per hackerare il sistema informatico del Ministero dell’Istruzione e del Merito e una con una sua manleva per qualsiasi azione andranno a compiere utilizzando quei passaggi segreti, con il compito di restituire i documenti ventiquattr’ore dopo, in occasione degli esami. In una scuola gestita dalle suore, i bambini della quinta elementare si barricano in aula per protestare contro i genitori che li costringono a una serie di passatempi, sportivi e culturali, graditi solo a questi. Intanto il padre di una delle bambine all’asilo, un medico nigeriano, viene candidato al consiglio di istituto, ma un suo messaggio ironico su WhatsApp finisce distorto nelle chat delle madri. Le due vicende confluiranno in un effetto domino paradossale. Un magistrato gioca una finale di un torneo di tennis contro una persona che lui crede essere un latitante, iscrittosi al torneo sotto falso nome, e nei confronti del quale è convinto di avere appena emesso un provvedimento di custodia cautelare. Una partita lunghissima, in bilico non solo nel punteggio.
Giuseppe Arcadio Losa, L’anima dei greci, Lorenzo ’de Medici
Questo libro raccoglie la sfida di parlare dell’anima nel tempo in cui lo sviluppo imperioso delle conoscenze scientifiche, degli interessi tecnologici ed economici ne hanno reso obsoleto il concetto stesso. Dimenticata e trascurata, la realtà dell’anima non cessa però di interrogare le nostre coscienze. L’autore si impegna allora in un ampio e articolato lavoro di ricostruzione della complessa trama di riflessioni che scrittori e filosofi greci hanno intessuto intorno ad uno dei temi più affascinanti del pensiero. Si propone così ai lettori di compiere un viaggio nell’anima per scoprire tanti spunti di pensiero suggestivi quanto arricchenti, e così accrescere la consapevolezza di ciò che siamo e di ciò che siamo chiamati ad essere. In fondo, la sfida più ardua, e al contempo affascinante, è progredire verso la completezza della nostra umanità. Proprio in questo, ancora oggi, gli antichi greci hanno molto da insegnarci.
Le uscite di giovedì 24 aprile
Marta Cristofanini, Selenide, Racconti
Luna è una ragazza coraggiosa e curiosa, ma anche tanto fuggevole. La sua identità è come la luce di un elettrone: più la si guarda e meno è chiaro dove si trovi o dove sia diretta. Arriva a noi per rifrazione, attraverso le vite passate e future, possibili e impossibili, delle persone che per desiderio, caso o necessità le hanno gravitato attorno. In un momento storico di incessante e maldestra ostentazione dell’io, Selenide, esordio letterario di Marta Cristofanini e autrice che abbiamo ospitato su Rivista Blam! con ben due racconti (qui e qui), scandaglia quel «mistero della personalità» teorizzato da Flannery O’Connor, obbligando lettori e lettrici a cercarsi fuori, nella vita degli altri.
Le uscite di venerdì 25 aprile
Roberto Barbolini, La strada fantasma, Bibliotheka
“Una strada che non c’è più diventa tutte le strade possibili”. Ed è così anche per l’antica via Vandelli, realizzata alla metà del Settecento per collegare Modena, capitale dell’omonimo ducato, a Massa e dunque all’unico sbocco al mare dello Stato estense. Questo ambiente montano ripido e impervio attraverso l’Appennino e le Alpi Apuane offre lo scenario e tre racconti sulfurei raccolti da Roberto Barbolini nel libro La strada fantasma.Pubblicato originariamente negli anni ’90 da Garzanti, vincitore del Premio Dessì nel 1991, la raccolta era ormai divenuta introvabile. Come ha scritto il critico Cesare Garboli, Gadda e Delfini sono qui riuniti “in tre racconti sulfurei, in una topografia culturale che presuppone strade internazionali mentre è il più nostrano e famigliare dei crocevia: il luogo picaresco, zingaresco, padano (tra Modena e l’Appennino) dove la pazzia del mondo è la più innocua e sciagurata delle clowneries. Questo luogo è attraversato da una strada fantasma, ma non per questo metaforica. Una strada reale, appenninica, segnata su vecchie mappe. La metafora comincia dopo”. Barbolini è infatti un narratore che predilige il comico, il visionario e il fantastico.
Gianluca Campagna, Il giardino dei nani solitari, Arkadia
José Cavalcanti, detective girovago e sempre pronto a buttarsi in nuove situazioni, non fa in tempo a concludere un caso con successo che gli si presentano di fronte due strani bambini di etnia sharawi, Latifa e Mohamed, ospiti del Centro temporaneo d’accoglienza migranti di Ceuta. Convinto da un sacerdote ad accompagnarli in Spagna in vista di un loro trasferimento in Italia, José inizia inconsapevolmente un’autentica avventura che lo vedrà, in compagnia dei piccoli e di altri personaggi che via via si uniranno alla storia, sfuggire a dei fantomatici e improbabili terroristi che si pongono al loro inseguimento, interessati a un oggetto che l’investigatore ha ricevuto in custodia a Valencia. Tra fughe e colpi di scena, José si troverà catapultato in una realtà che mai avrebbe potuto immaginare, fino all’epilogo finale in cui, in una Roma distopica, tutte le tessere del mosaico troveranno la propria collocazione. Un romanzo ironico, picaresco, adatto per tutte le fasce d’età, in cui il piacere del narrare accompagna il lettore in ogni pagina.
Le uscite di sabato 26 aprile
Carmel Cassar, Jehan de Vallete. L’eroe dell’assedio di Malta e il fondatore de La Valletta, Graphe.it
Nel 1565, Malta fu teatro di uno scontro epico: l’assedio da parte dei turchi ottomani. Al centro di questa battaglia decisiva per la cristianità occidentale, il Gran Maestro Jehan de Vallete si distinse per il suo coraggio e la sua straordinaria leadership. Fu lui a guidare i cavalieri di San Giovanni verso la vittoria e a concepire La Valletta, la città-fortezza destinata a diventare un simbolo di resistenza e fede. Carmel Cassar racconta la storia di un condottiero leggendario, le sue scelte ardue e la sua visione che ha segnato il destino del Mediterraneo.
Laura De Luca, Ma l’amore no. Dialoghi con me stessa su mia madre, Graphe.it
Quando la madre, figura centrale nella vita di ogni individuo, viene a mancare, si spalanca una ferita profonda e si accende una ricerca di risposte che solo lei avrebbe potuto dare. Laura De Luca, in questo romanzo, intraprende un dialogo intenso con la sua memoria, dandole la forma di una conversazione tra la “Grande” e la “Piccola”, tra l’adulta e la bambina che un tempo era. La perdita diventa così l’occasione per esplorare il retaggio familiare, il rimpianto e l’amore perduto. Un percorso di riflessione che ci invita a rivedere il nostro rapporto con la crescita, la memoria e il dolore. Una figlia unica con chi può condividere il dolore della perdita di una madre se non con se stessa, con quella se stessa di un tempo, che della cura e della confidenza della madre ha maggiormente beneficiato grazie alla limpidezza luminosa dell’infanzia? All’indomani della morte di mia madre sono andata appositamente a cercare la me stessa piccola, ingenua e sapiente, fedele al ricordo e libera dai rimorsi. L’ho fatta parlare e poi maltrattata per gelosia, infastidita dalle sue contraddizioni e dalle sue ingenuità. Dalla sua voce infantile. Per capire alla fine che era molto più vicina di me alla verità. (Laura De Luca)
Le uscite di lunedì 28 aprile
Gioia Marzi- Quirino Zangrilli, La psicoanalisi di fronte ai comportamenti alimentari contemporanei, Armando editore
Il volume raccoglie i contributi di Autori di diverse formazioni sui disturbi alimentari, fenomeni clinici in aumento vertiginoso nei paesi sviluppati. Sia i disturbi restrittivi (l’ortoressia e le anoressie) che quelli tendenzialmente bulimici hanno profonde basi conflittuali inconsce e gli Autori ne scandagliano i vari aspetti. Il primo dato che salta agli occhi è che pur esistendo una base multifattoriale psico-organica nella genesi dei disturbi dell’alimentazione un ruolo preponderante viene svolto dallo psichismo inconscio, depositario delle memorie conflittuali delle esperienze traumatiche utero-infantili. La complessa dinamica psico-somatica che esiste tra madre e figlio fin dai primi attimi del concepimento e che trova una ripetizione ed a volte un rinforzo nella fase orale dello sviluppo infantile produce un’impronta indelebile, basata su tracce traumatiche, che influenza l’habitus delle condotte di nutrimento dell’essere umano. Il cibo assurge a valore di simbolo e spesso rappresenta, per spostamento, un conflitto irrisolvibile che si è strutturato a livello inconscio nella prima infanzia.
Elena Frova, Elogio della creativitá. Una lavata di capo, Armando Editore
Il titolo stesso, con il gioco di parole “lavata di capo”, cattura l’essenza ironica e dissacrante del libro, promettendo un viaggio all’insegna della scoperta e del recupero della creatività. Non solo la esplora come motore di innovazione e cambiamento, ma insegna anche come riconoscerla, stimolarla e applicarla nei contesti più disparati. Un libro ricco di riflessioni, trucchetti, esercizi e video, in compagnia di Felice, un misterioso personaggio che cela un segreto.
Un elogio della creatività, una dichiarazione d’amore incondizionato alla creatività, linfa per una società migliore, strumento per essere più bravi, anche quando si progetta un ponte o si cura un malato. La creatività è vita, forza, libero pensiero, intelligenza, sfogo, comunicazione, aggregazione, entusiasmo, confronto, ricerca, dibattito, istinto. E per questo fa tanta paura ai regimi. La censura, la chiusura di scuole, teatri, laboratori, case editrici, musei sono la prima azione che un dittatore fa a discapito della popolazione.
Bruna K. Midleton, Le donne della corte De’ Medici, Amori e intrighi nell’Italia del Rinascimento, Bonfirraro
“Le donne della corte De’ Medici” offre un’esplorazione audace e avvincente del lato oscuro della famiglia Medici di Firenze, un nome noto per la sua magnificenza nell’arte, nella scienza e nella società rinascimentale. Tuttavia, dietro la facciata dorata si cela una realtà più cupa e meno conosciuta. Midleton rivela le conseguenze morali delle azioni dei Medici, con particolare enfasi sull’utilizzo e lo sfruttamento delle persone, sia femmine che maschi, in tenera età. Le donne della corte De’ Medici è un viaggio straordinario nel lato meno celebrato della storia di una delle famiglie più potenti e influenti del Rinascimento. Midleton si immerge nelle profondità della vita delle donne maltrattate e dimenticate dalla storia ufficiale, dando voce a quelle che sono state più sfortunate di altre. Attraverso una narrazione romanzata ma ricca di riferimenti storici, l’autrice porta alla luce storie nascoste di abusi e manipolazioni, sottolineando il prezzo umano della grandezza. In un’epoca in cui la storia spesso glorifica solo la potenza acquisita a spese degli altri, Le donne della corte De’ Medici si presenta come un richiamo alla verità e alla complessità umana. Midleton cerca di ristabilire l’equilibrio, offrendo una prospettiva più completa e umana sulla famiglia Medici, mostrando che dietro ogni splendore c’è un costo umano che non può essere ignorato o dimenticato. Gli amanti della storia, in particolare del Rinascimento italiano, saranno affascinati dalla profondità e dalla ricchezza di dettagli storici offerti dal libro. Coloro che sono interessati a una prospettiva critica e contestuale sulla grandezza e sulle conseguenze morali delle azioni dei potenti troveranno questo libro avvincente e provocatorio.
Libro controcopertina, Colpi di scena di Giovanni Caggegi, FuoriAsse
Quattordici cronache, rappresentate in disparati momenti del tempo, manifestano le esperienze di persone qualsiasi, tutte unite da un sorprendente colpo di scena. L’insieme di storie che ci racconta la penna di Giovanna Caggegi è uno straordinario connubio tra fatti realmente accaduti e magistrale lavoro creativo. Una rielaborazione del quotidiano: tra la vita di un’attrice quarantenne anelante al successo, tra un paese che sanguina e soffre ancora oggi, tra il ciclope Polifemo reinventatosi marinaio. Ci si perde, in queste pagine, tra le magnifiche descrizioni ed eventi ai quali non potremmo mai aver pensato, riportati infine alla realtà dal lieto fine, dalle tragedie e dalle rivelazioni di questo libro.
L’autrice
Giovanna Caggegi laureata in filosofia, giornalista freelance, critico teatrale, dal 1995 scrive sulle pagine dello spettacolo del quotidiano «Lhttps://www.cooperativaletteraria.it/wp-content/uploads/2025/04/caggegi-giovanna.jpga Sicilia» e su periodici specializzati. Si deve alla scuola dello scrittore Guido Conti il suo esordio nella narrativa con il raccontoAgnizione, pubblicato nella raccolta Specchi deformanti di FuoriAsse Edizioni, e seguito dalla pubblicazione sulla rivista della stessa casa editrice del racconto Babushka. Vive di fronte al mare, ha una figlia, Sofia, due gatti, Raissa e Gorbaciov.
Salvatore Massimo Fazio
La segnalazione su SicilyMag
«Ma allora cosa bisogna fare?», dice lei, con un singulto.
«Le istruzioni sono tutte nel libro, Miranda. Devi solo leggerlo con
calma e rifletterci. Diciamo che se riesci ad assorbire e mettere in
pratica almeno un venti per cento, è già un buon risultato.»
La recensione di Josh in fuga, Olivia Crosio
Poche ore di libertà a disposizione, una fuga, un obiettivo preciso: mangiare una pizza e bere una Coca-Cola.
Ma questa umanità ha una vita così complicata, degli atteggiamenti così strani e a volte violenti…
E Miranda, che ha a che fare all’improvviso con Josh, non sa se fidarsi di “quest’uomo che riceve continui messaggi dagli auricolari ma non possiede un telefonino” e che “sembra proprio, diciamocela tutta, un terrorista mediorientale, se non addirittura una sorta di replicante. Non convince, ma quando sorride è così affascinante che Miranda potrebbe persino innamorarsene.”
È quello che succede a tutti gli esseri umani da sempre. Appena ti accorgi che la realtà va vissuta e qualcuno si aspetta qualcosa da te, finisce la festa.
La mia opinione su Josh in fuga, Olivia Crosio
Sapete, vero, che ci sono storie, libri, che sono come acqua fresca in una giornata di sole cocente? Arrivano all’improvviso, senza farsi scoprire, senza un minimo accenno al loro tesoro nascosto e poi si fanno leggere in un solo respiro e risuonano profondamente dentro di noi.
Con Josh in fuga di Olivia Crosio è andata proprio così, per me. Josh è arrivato leggero, in silenzio come la sua apparizione nella fermata della metro, e minuto dopo minuto è diventato amico. E ha lasciato una scia dolce e gentile di leggerezza e sollievo.
Continuare a scrivere sarebbe un po’ tradire il segreto di Josh: dovrete leggerlo, questo libro, per poterne sapere di più!
Miranda è acqua fresca, vivace zampillante. Dice quello che pensa e pensa sempre giusto, perché sta appiccicata alla realtà e niente le sfugge. Miranda mi ha preso per quello che sembravo, uno qualunque né carne né pesce, uno scappato di casa senza documenti, e invece adesso viene fuori che sono Joshua, altro che un mobiliere di Caronno Pertusella, e questo si chiama tradire la fiducia.
No Josh, io non credo tu l’abbia tradita, Miranda. Anzi. ❤️
La recensione su Zebuk
Mi sono imbattuto in Scudeletti nel leggere, con piacere, il suo Little China Girl. Ammetto che ho saltato alcune cose da lui scritte, ma non sono riuscito a sottrarmi a La laguna del disincanto. In sottofondo, e nemmeno troppo, l’India ma soprattutto Calcutta – che ha subìto, nel 2008, un attentato islamico alla caserma – con il suo quartiere a luci rosse, le costruzioni che cadono a pezzi- veri e propri agglomerati di vita e di morte – con i ceckpoint gestiti da delinquentelli tra vicoli e baracche, una città nella città, un bubbone infetto. In sottofondo e nemmeno troppo Porto Marghera e l’allerta inquinamento in una città dove il cancro è un dono del petrolchimico. Sono tante le cose evidenziate da Scudeletti, e cose non secondarie, come ad esempio l’infibulazione faraonica o sudanese, la più terribile in assoluto; il bullismo, il razzismo e lo snobismo. Sono pagine che ci fanno conoscere l’ “Ufficio lotta e contrasto alla pedopornografia”. Sì perché i bambini sono una merce rara e remunerativa, e le organizzazioni criminali non possono che essere interessate a quel tipo di traffico. La laguna del disincanto ci mette a tu per tu con l’arte cinese che deve essere tenuta in assoluta considerazione, e non solo l’arte, ma anche quella filosofia che dice di seguire un buon viatico investigativo: la prima volta è un caso, la seconda un errore e la terza? La terza è una mossa del nemico, e il miglior risultato è finire in piedi. Un noir che entra nei meandri della tecnologia della comunicazione e del suo controllo, con tutto ciò che comporta, dalla lavagna multimediale alla telecamera wi-fi; con le sue terminologie anglosassoni come deep web o tor (the onion router ) utile per raggiungere siti non graditi a governi repressivi restando anonimi, o lo snuff movie e il wardriving. Il porno vecchio stampo è stato messo da parte per far posto ad un voyeurismo estremo, un vero e proprio grande fratello pedopornografico che arriva alle uccisioni delle vittime, in un evento planetario di pedopornografia. Se si ha a che fare con Scudeletti, non possiamo fare a meno di fare conoscenza anche con le attività di copertura della malavita cinese, come il salone massaggi o il centro benessere e la prostituzione cinese messa in atto non solo per gli italiani ma anche per l’imprenditorialità criminale orientale. Scudeletti indaga, tramite queste pagine, sui cambiamenti che vivono le organizzazioni criminali: le mafie non hanno più capi carismatici ma consigli d’amministrazione.
Volete leggere qualcosa che mette insieme spionaggio, tecnologia, informatica, satanismo? Il piatto è servito.
Edoardo Todaro
La recensione su La Città invisibile
Alessandro Onofri è un fotoreporter di guerra dall’infanzia e dall’adolescenza dolorose e tormentate, non solo per la perdita prematura dei suoi genitori, ma anche per le situazioni estreme e molto pericolose che ha dovuto raccontare. Questo lo ha abituato, in qualche modo, a svolgere indagini complesse mantenendo lucidità e freddezza. Armi che gli sono ora essenziali, visto che deve farvi appello al massimo grado per aiutare Sarah, sua amica fraterna, a risolvere un grave problema con i figli: il figlio maggiore, Duccio, che frequenta le elementari in una scuola americana, sembra aver appreso comportamenti devianti che sta cercando di insegnare, le notti, al fratello piccolo, Vanni. Sostenuto da un amico carabiniere e da un informatico destinato alle indagini pedopornografiche, e avversato invece dall’omertosa preside della scuola e da alcune famiglie che, pur colpite anche loro allo stesso modo da questa situazione, preferiscono negare tutto e intralciare le inchieste, Alessandro porta presto alla luce uno sconvolgente mondo, A metà strada tra una setta e un’organizzazione criminale internazionale, che da un lato rende necessario persino l’intervento dell’Interpol e dall’altro, oltre a ramificarsi tra amici insospettabili, finisce per ricordare ad Alessandro alcune ambigue e dolorose esperienze del suo passato…
Giuseppe Cirillo
La recensione su Mangialibri
Dilemmi universali: “ma poi se un libro in vita tua non te l’hai mai letto, me lo dici tu come fai a fare lo scrittore?» «E vuol dire che comincerò ora stesso e scriverò nel frattempo. Leggo e scrivo, ti piace? È la stessa cosa dei panettieri: impastano e infornano.» La poesia della vita: “Di lì in poi la vita di Pinuccio cambiò drasticamente. Si iscrisse alla Facoltà di Lettere e Filosofia, si laureò in corso con il massimo dei voti, prese pure un bel bacio in fronte dalla rettrice e per un periodo piuttosto lungo fu assistente di cattedra del professore. Grandi soddisfazioni per quel padre onesto che aveva raggiunto il cugino Salvatore nel predicato dell’eterno vivere”. Il dono del cinismo: “Di fatto gli dicevano tutti di sì, pure vantando contatti segretissimi e inviolabili con i vertici, salvo poi liberarsi del fardello al primo cassonetto dell’immondizia e fumarci sopra una sigaretta per alleggerire una colpa di cui la vergogna non avrebbe mai lasciato tracce apprezzabili”. L’orgoglio artistico: “Il suo imbarazzo è legittimo, fa parte di quella cosa che le invidio più di tutte, cioè la giovinezza. Imparerà col tempo a riconoscere i premi Nobel ai quali la sua autostima proverà senz’altro a collocarla in successione”. L’editoria reale: “No, Pinuccio, ti prego di fare caso alle parole, non sono affatto come li pensi; quella è gente molto seria e preparata, solo che quando la serietà finisce per sostituire il sangue, gli occhi non vedono più l’ampiezza del mare, ma quante barche ci possono navigare dentro”. È in libreria Il buio delle tre di Vladimir Di Prima (Arkadia Edizioni, pp. 228, € 16). Vladimir Di Prima ha esordito con il romanzo Gli Ansiatici (2002) a cui sono seguiti Facciamo Silenzio (2007) e Le incompiute smorfie (2014). In un piccolo borgo siciliano, dove i grandi avvenimenti della Storia scorrono senza trovare resistenza, Pinuccio Badalà coltiva il sogno di affermarsi come scrittore. Figlio di un sindacalista coinvolto nella strage di Bologna e scomparso qualche anno dopo in circostanze insolite, Pinuccio affronta un lungo e tortuoso percorso nel tentativo di farsi notare dai colossi dell’editoria italiana. Il romanzo, con il ritmo avvincente di una cronaca appassionata, racconta oltre vent’anni di speranze e disillusioni, viaggi alla ricerca di opportunità e incontri con personaggi tanto eccentrici quanto memorabili. Con questo romanzo sul romanzo Vladimir Di Prima realizza un capolavoro al quadrato con un’opera di Letteratura che esplora e cataloga le troppe miserie e la scarsa nobiltà del mondo editoriale. Una “mise en abyme” che rivela come nascono gli scrittori, come partoriscono le storie e quanto infine facciano fatica a trovare un editore. L’autore racconta queste vite con crudezza e ironia, senza sconti, senza consolazioni, e lo fa con uno stile che mescola ironia, dramma e un senso profondo di disillusione. C’è un continuo oscillare tra sogni e frustrazioni, tra slanci idealistici e schiaffi della realtà, che dà al testo una tensione sempre coinvolgente. In un mondo dove gli scrittori sono più dei lettori e dove la mediocrità narrativa serve a nutrire una folla affamata di fango, e a confermarla nella sua ignoranza, questo libro è una perla da raccogliere e far leggere a tutti. Una lezione di cuore, di lingua e di stile.
Pinuccio finì di scrivere il suo terzo romanzo in una tempestosa notte di gennaio dell’anno appena detto. Tuoni e lampi squassarono e illuminarono la sua fervida ambizione; negli occhi, iniettati di sangue per la stanchezza, non di un giorno, ma di anni sottratti alla giovinezza, scorrevano nuovamente le immagini vittoriose, con musiche vittoriose, di un successo creduto oramai imminente; lo scroscio della pioggia aveva poi lavato tutte le ingenuità precedenti, pulito dall’infamia ogni piccola sbavatura e riempito, trasbordando pure, il pozzo di un’aulica certezza. Pinuccio, insomma, non si sentiva più un talentuoso dilettante con il sogno di vincere il Nobel, ma uno scrittore vero, superbo, invincibile e naturalmente già nobile, uno che aveva appena finito l’ennesimo capolavoro di una carriera lunghissima. E questi, si sa, fanno presto a correre con le proprie gambe. Per agevolarne lo scatto considerò la possibilità di agganciare un agente letterario. L’idea gli era stata indirettamente suggerita dal maestro Magazù, il quale, in una delle loro erranze notturne, gli aveva caldamente raccomandato di trovarsi un padrino letterario, uno che insomma l’avrebbe potuto tirar fuori dal pantano desolante del sottobosco. Un primo tentativo, ponderando costi e termini, Pinuccio lo fece con un’agenzia veneta, zona Rovigo, centocinquanta euro più IVA e consegna scheda di lettura entro trenta giorni. L’aspetto positivo di pagare un servizio è che non valgono più la tolleranza, la pazienza e il fegato marcio esercitati in anni di attese pur di non intaccare la sottilissima suscettibilità dell’interlocutore editoriale. La richiesta della prestazione è un diritto che, nel caso, autorizza pure a fare la voce grossa. Così al trentesimo giorno, non avendo ricevuto ancora alcun tipo di esito, Pinuccio reclamò telefonicamente una risposta. I titolari dell’agenzia, irritati dal fatto che non fossero ancora trascorse le ventiquattro ore affinché si completasse la scadenza prevista per contratto, lo rimandarono al febbrile intervallo di un pomeriggio senza anticipargli nulla. Un modo furbastro per prendere tempo e improvvisare una scheda sul calco di tante altre; i riferimenti al romanzo, infatti, furono piuttosto vaghi e accomodati, e comunque finalizzati a un verdetto ritenuto inoppugnabile: “… scrittura ambiziosa, stile a tratti convincente, ma il romanzo non è editorialmente collocabile. Per questi motivi non ce la sentiamo di prendere in carico il suo lavoro. In bocca al lupo”. Parecchie altre volte Pinuccio aveva sentito quella parola “collocabile” come “commerciabile”, un termine così volgare per un libro da provare addirittura orrore; forse per questo non aveva mai saputo dargli un significato convincente. D’accordo, i libri erano pur sempre un prodotto, ma chi e soprattutto come decideva se una storia fosse vendibile o meno? E non erano sufficienti la scrittura e lo stile? Anzi, non erano forse la scrittura e lo stile gli unici elementi indispensabili affinché un libro potesse essere degno di pubblicazione? Il rifiuto dell’agenzia lo lasciò parecchio amareggiato. Ma non si arrese e, anzi, alzò il tiro. A quel tempo, non troppo lontano dall’attuale, nell’ambita e ristretta e inavvicinabile rosa di agenti influenti, si contavano appena cinque o sei nomi, tutti d’istanza fra Roma, Milano e la monarchica Torino. Sulla scorta di quanto aveva già speso per quei mestieranti senz’arte che l’avevano liquidato con mezza paginetta di Word, temeva che per questi ci fossero costi insostenibili. Un denaro che francamente non sapeva più come racimolare, perché senza un lavoro era duro far bastare la pensione della madre. A volte però gli angoli più svelati riservano sorprese inaspettate: decisosi a contattarli, scoprì che, almeno per la lettura del dattiloscritto, alcuni operavano in maniera del tutto gratuita. Sennonché l’ostacolo più grosso, o meglio, il rovescio della medaglia, era che non prendevano più nessuno in carico. Una vera beffa considerando che appena qualche mese prima vantavano d’aver lanciato parecchi esordienti. Possibile che il peccato più grande delle persone sfortunate si risolvesse quasi sempre nel concetto di tempestività? A ogni modo, l’unica che non gli era riuscito ancora di contattare, e per questo conservava una minima speranza, corrispondeva all’identità di una svedese che da parecchi anni si era stabilita in Italia. Una donna molto distinta ed elegante, assai bella peraltro, che a ragione di un accurato talento – la cosa si potrebbe tradurre anche con la parola “intuito” – era riuscita a ritagliarsi una ragguardevole reputazione presso le case editrici più importanti della penisola. Sotto la sua ala, male che andava, si finiva quasi sempre in prima fascia: Mondadori, Einaudi, Rizzoli o Bompiani. Mancavano però i riferimenti in rete per contattarla, e avendo letto solo di interviste e di autori che ne parlavano come la Madonna, Pinuccio ebbe un’intuizione visionaria: associare il suo nome (separato da punto oppure no) a tutti gli indirizzi di posta elettronica più diffusi, mandare una e-mail a ciascuno e sperare in una risposta. Chi legge potrà pensare al fatto che una persona di minima dignità non possa arrivare a concepire tanto, ma è possibile assicurarvi, come d’altronde è riferibile solo a chi prova grandi passioni, che il desiderio di pubblicare con un grande editore Pinuccio l’aveva così forte che fra poco gli sarebbero spuntate pure le stimmate. E il buon Dio queste cose le sa, le sa così bene che a un certo punto si impegna a trasformare l’impossibile in possibile, sorridendo alla vita di quei poveri disgraziati misericordiosamente piegati alla sua volontà. Una mattina, controllando la posta elettronica come faceva più volte al giorno, Pinuccio ebbe la strepitosa ventura di trovare un messaggio di risposta ai suoi tentativi.
“Gentilissimo Sig. Badalà, può contattarmi a questo numero. Grazie”.
L’emozione fu talmente ingovernabile che per riuscire a usare il telefono dovette impiegare un’intera mattinata in esercizi di respirazione e dissipazione dell’ansia. Solo intorno alle tre del pomeriggio, quando la signora Santina riposava, e i cani dei vicini s’erano acquietati, e l’albero di fico si mostrava ancora una volta il miglior centralino all’aperto dove canalizzare flussi di buona sorte, Pinuccio riuscì a incoraggiarsi e affrontare una conversazione che gli avrebbe garantito nientemeno che un appuntamento a Milano. Sì, perché la svedese riceveva lì, e lui dapprima non disse d’essere siciliano. Undici anni dopo il suo primo viaggio a Torino, Pinuccio faceva fatica a pensare d’aver bruciato tutto quel tempo. Certo non per colpa sua, ma era pur sempre una quantità enorme, una quantità nella quale molti avevano esordito assai dopo di lui e già si trovavano ai piani alti delle classifiche, con premi vinti e credibilità vinta. Lui invece continuava a ripetere una gavetta che avrebbe ammuffito, come di fatto inevitabilmente ammuffiva, persino il talento più puro. Eppure aveva resistito, affrontato tutte le intemperie dei rifiuti e le umiliazioni d’essere considerato un autore inesistente solo perché aveva pubblicato con editori pressoché sconosciuti. La piaga dell’editoria a pagamento aveva poi ulteriormente peggiorato le cose perché anche il più impresentabile degli autori diceva d’aver pubblicato un libro. E cosa rispondergli? Come controbatterlo? Dire “Tu sei un autore a pagamento e io no” non era affatto sufficiente a scalare la considerazione dei lettori. Per quelli si sarebbe rimasti sempre e comunque dei dilettanti, che alla domanda “Cosa fai per mestiere?” avrebbero voluto sentir dire qualche altra cosa insieme alla parola scrittore. Altrimenti c’era qualcosa che non andava e l’espressione loro cambiava, mischiando lineamenti di sarcasmo con rughe di penosa commiserazione.
Carlo Tortarolo
La recensione di Carlo Tortarolo
Sogni e flashback si mescolano alla narrazione del presente ne “La laguna del disincanto” di Massimiliano Scudeletti. Un ex videoreporter di guerra indaga un piano ben congegnato, ma votato al male e all’orrore, specie nel web contro i più piccoli… Il fenomeno delle violenze e degli abusi sui minori è un problema complesso, caratterizzato da una pluralità di sfaccettature, per affrontare il quale sono necessari un esame accurato e un approccio complessivo, che prendano le mosse da un’effettiva conoscenza del fenomeno, nelle sue dimensioni e nelle sue tendenze evolutive. Nel primo semestre del 2024, quindi nel solo periodo compreso tra gennaio e giugno, in Italia sono stati registrati 20.502 reati commessi ai danni di minori. Si rileva, inoltre, un sensibile aumento di alcuni reati in particolare: abuso dei mezzi di correzione o di disciplina, maltrattamento contro familiari e conviventi, sottrazione di persone incapaci, violenza sessuale di gruppo. Dalla disamina dei dati emerge che, anche tra i minori, sono soprattutto i giovanissimi infra-quattordicenni quelli che continuano a veder minacciato il proprio sviluppo psico-fisico dagli odiosi reati in argomento. Sono delitti che intaccano profondamente la sfera emotiva e psicologica, con ovvie conseguenze dannose a breve, medio e lungo termine non solo sulla personalità dell’abusato, ma anche sull’intero sistema relazionale e sociale con il quale il soggetto si troverà a interagire. Un ulteriore conseguenza a lungo termine, frequentemente riscontrata, riguarda la reiterazione dei comportamenti violenti, osservati durante l’infanzia, nelle relazioni vissute in età adulta. Il minore, quindi, potrebbe tendere a subire simili violenze anche nelle relazioni future, ovvero a metterle in atto, interpretando il ruolo di carnefice. Gli episodi di violenza sono perpetrati sui minori prevalentemente da parte di uomini italiani, di età compresa tra i 35 e i 64 anni (63% dei casi) e per il restante 37% da parte di stranieri. Si tratta di dati ricorrenti negli ultimi anni, che individuano soprattutto negli uomini, con requisiti anagrafici abbastanza definiti, i soggetti verosimilmente più intrisi di quella “sottocultura” che affonda le proprie radici nell’ignoranza, nella negazione della ragione, e che traduce la paura del confronto nella violenza, fisica e psicologica, riproponendo modelli passati, che si credevano ormai superati.
Nel mirino di chi dovrebbe proteggere
Negli ultimi anni è aumentata la consapevolezza dell’esistenza di fenomeni di maltrattamento, sfruttamento sessuale e abuso a danno di minorenni, effettuati da persone appartenenti a organizzazioni umanitarie, associazioni, istituzioni religiose, scuole e quindi in posizione fiduciaria e autorevole. La scuola è un’istituzione educativa dove il principio universalmente riconosciuto del “non fare alcun male” (do not harm) dovrebbe raggiungere la sua massima espressione; pertanto ha la precisa responsabilità sia di minimizzare il rischio di nuocere ai bambini e agli adolescenti ai quali si rivolge, sia di saper rispondere efficacemente in caso di preoccupazioni e sospetti. E, in generale, ciò avviene. Fortunatamente. Ma i casi di cronaca che raccontano il contrario, purtroppo, aprono una dolorosa feritoia su rischi a volte troppo sottovalutati. Ne La laguna del disincanto (272 pagine, 17 euro), edito da Arkadia, Massimiliano Scudeletti sceglie di indagare proprio questo aspetto della violenza sui minori, facendolo diventare la colonna portante dell’intero libro. Il protagonista Alessandro Onofri, ex videoreporter di guerra, viene chiamato in causa dall’amica Sarah la quale è preoccupata per il particolare e apparentemente inspiegabile comportamento dei figli. Quello che scopre lo porta a indagare più a fondo di quella che sembra sempre più una ramificazione strutturata di un piano ben congegnato, ma votato al male e all’orrore. Un male e un orrore che sono già entrati nella vita di Onofri, un tormento della sua esistenza che egli ora rivive tra sogni e flashback che si mescolano alla narrazione degli accadimenti recenti.
Più persone e più luoghi
L’indagine sembra ingrandirsi sempre più coinvolgendo persone che si trovano anche in luoghi fisici distanti fra loro e collegando punti oscuri sulla rete del mondo sommerso del Deep web. Il Deep web è costituito dall’insieme di tutti i contenuti presenti sulla rete che non sono indicizzati dai motori di ricerca. Le risorse web sommerse rappresentano il 96% dell’intero world wide web, per un volume 500 volte superiore a quello del Surface web. Il Dark web è un sottoinsieme del Deep web, a cui è possibile accedere solo tramite particolari software, poiché si basa su tipologie di reti sovrapposte alla rete internet tradizionale, individuate generalmente con il nome di Darknet. Il Dark web racchiude al suo interno un insieme di contenuti accessibili pubblicamente, ospitati in particolari siti web dall’indirizzo IP nascosto (la navigazione è quindi anonima), o contenuti privati scambiati in un network chiuso di computer. Il lato oscuro della rete è composto principalmente da attività di natura illecita. Negli abissi della rete si nasconde l’illecito e con esso, molto spesso, il male. Il medesimo indagato a fondo da Massimiliano Scudeletti il quale, ne La laguna del disincanto, sembra invitare il lettore a una profonda riflessione su quanto sta accadendo oggi, su dove si nasconde il male e su quanto esso può moltiplicarsi all’infinito pur rimanendo pressoché invisibile.
Uno scenario allarmante
Possibile che la progressione tecnologica e digitale invece di “portare avanti” anche la cultura e la conoscenza si trascini antichi rituali e credenze che sembrano riportare tutti indietro di millenni? L’uomo è “un animale cerimoniale”. Allora ogni tentativo di spiegare il rituale come forma di vita cerimoniale non può ignorare questo fatto: che il rituale, come forma di un rito, si connette sempre in modo problematico e un atto – magico, miracoloso, politico, spirituale, o altro – che si presume efficace. I rituali sono anche un efficace metodo di condizionamento mentale, uno strumento per fare proselitismo e indottrinamento. La mente umana è facilmente influenzabile. Quella di un minore lo è anche di più di quella di un adulto. La manipolazione mentale agisce su processi, strutture e sistemi che garantiscono a un individuo il senso di unicità e continuità nel tempo e danno stabilità alla relazione con il sé e con l’ambiente, minando la sua volontà e riducendo il suo senso critico. Occorre creare un canale privilegiato di comunicazione che veicoli le informazioni distorsive nella mente del manipolato in modo tale che queste vengano accolte acriticamente e inserite nella narrativa personale, sostituendo quella autentica, entrando così a far parte della sua identità. Fatto già di per sé grave ma che acquista connotazioni ancor più inquietanti allorquando il “manipolato” è una persona sotto la cui responsabilità si trovano dei minori. Uno scenario allarmante su cui il libro di Massimiliano Scudeletti accende i riflettori.
Irma Loredana Galgano
La recensione su LuciaLibri