Prende il via a Cagliari l’XI edizione del Festival Premio Emilio Lussu, organizzato dall’associazione culturale L’Alambicco. Il primo appuntamento è in programma venerdì 14 febbraio alle 18:30 nella sala Stampace dell’hotel Regina Margherita, dove la scrittrice Paola Musa presenterà il suo ultimo romanzo, “La vita in più di Marta S.” (Arkadia, 2024). A dialogare con l’autrice sarà la giornalista e operatrice culturale Lorella Costa. Il libro affronta il tema della lussuria e delle implicazioni sociali del cybersesso attraverso la storia di Marta Scacchi, ingegnera attiva nell’industria del sesso. La protagonista è convinta di aver vissuto più vite, tutte segnate da desiderio e passione. Stabilitasi a Torino, dopo un evento dedicato all’eros che l’ha profondamente turbata, si trova immersa in un gioco di specchi tra presente e passato.
Paola Musa, già vincitrice di una Menzione speciale per la narrativa nell’edizione 2024 del Premio Lussu con “Umor vitreo”, è scrittrice, traduttrice e paroliera. Ha collaborato con numerosi musicisti e firmato canzoni per Nicky Nicolai, oltre a scrivere testi per il teatro e la televisione. Il suo romanzo d’esordio, “Condominio occidentale” (2008), è stato adattato per il teatro e poi trasformato nel tv movie “Una casa nel cuore” per Rai 1.
Il Festival Premio Emilio Lussu proseguirà con nuovi appuntamenti letterari. Intanto, nei prossimi giorni sarà pubblicato il bando per l’edizione 2025 del concorso di Narrativa e Saggistica edita, con scadenza fissata al 1° giugno.
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Paola Musa a Cagliari presenta “La vita in più di Marta S.”
Il 14 febbraio con il romanzo edito da Arkadia prendono il via le anteprime cagliaritane della XI edizione del Festival Premio Emilio Lussu.
Tra pochi giorni sarà online il bando di concorso per opere di Narrativa e Saggistica edita, con scadenza il 1 giugno 2025.
Paola Musa a Cagliari presenta “La vita in più di Marta S.”
CAGLIARI. Prendono il via le anteprime cagliaritane della XI edizione del Festival Premio Emilio Lussu organizzato dall’associazione culturale L’Alambicco. Venerdì 14 febbraio l’appuntamento è nella sala Stampace dell’hotel Regina Margherita (viale Regina Margherita 44), dove alle 18.30 la scrittrice Paola Musa presenta il romanzo “La vita in più di Marta S.” (Arkadia, 2024). A dialogare con l’autrice sarà la giornalista e operatrice culturale Lorella Costa.
Il romanzo tratta una tematica piccante sul vizio più antico del mondo, sull’immaginario che ha prodotto in varie epoche e latitudini, nella letteratura e nell’arte, una riflessione sulle implicazioni sociali del cybersesso. La protagonista è un’ingegnera che lavora per l’industria del sesso, Marta Scacchi, fin da adolescente preda di visioni che la convincono di avere vissuto altre vite, tutte contraddistinte da libidine e oscure passioni che si riconoscono tra loro in un gioco di specchi. Anche se di alcune non ha chiara memoria. Conduce un’esistenza solitaria e abita a Torino da quando, terminata la kermesse dedicata all’eros, ha fatto un incontro che l’ha turbata. Ulteriore capitolo sui vizi capitali, a fare da protagonista è la lussuria, in una vertiginosa giostra di desiderio e rovina, eros e thanatos, estasi e conoscenza di sé, magistralmente descritta da una donna che attraversa i tempi.
Nell’edizione X del FPEL 2024, Paola Musa ha ricevuto la Menzione speciale per la narrativa con il suo “Umor vitreo”. Scrittrice e traduttrice, ha ottenuto svariati riconoscimenti in ambito poetico. Vive a Roma e collabora da anni con numerosi musicisti come paroliere. Ha firmato diverse canzoni per Nicky Nicolai insieme a Stefano Di Battista e Dario Rosciglione. Ha composto le liriche per la commedia musicale Datemi tre caravelle (interpretata da Alessandro Preziosi, con musiche di Stefano Di Battista) e per La dodicesima notte di William Shakespeare (regia di Armando Pugliese, musica di Ludovico Einaudi).
Nel 2008 ha pubblicato il suo primo romanzo, Condominio occidentale (Salerno Editrice), selezionato al Festival du premier roman de Chambéry e al “Premio Primo Romanzo Città di Cuneo”. Ha scritto con Tiziana Sensi la versione teatrale del suo romanzo d’esordio, portato in scena da attori vedenti e ipovedenti in importanti teatri romani, e al Festival internazionale Babel Fast di Târgovişte (Romania). Nel 2015 il libro è diventato un tv movie per Rai 1 con il titolo Una casa nel cuore e con protagonista Cristiana Capotondi. Nel giugno 2009 è uscito il romanzo Il terzo corpo dell’amore (Salerno Editrice) e nel marzo 2012 la sua prima raccolta di poesie Ore venti e trenta (Albeggi Edizioni). Per Arkadia Editore ha pubblicato i romanzi Quelli che restano (2014), Go Max Go (2016), L’ora meridiana (2019), La figlia di Shakespeare (2020), Nessuno sotto il letto (2021), Umor vitreo (2023) e La vita in più i Marta S. (2024).
Per quanto riguarda la partecipazione al Premio Lussu 2025, tra pochi giorni sarà online il bando di concorso per opere di Narrativa e Saggistica edita, con scadenza l’1 di giugno.
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La vita in più di Marta S. è il quinto romanzo che la scrittrice Paola Musa dedica ai sette vizi capitali: questo ha come tema la lussuria. Si tratta di un romanzo molto articolato, le cui vicende si svolgono su diversi piani temporali e coinvolgono molti personaggi, alcuni storici, altri di fantasia. Ma andiamo con ordine. Marta Scacchi è un’ingegnera informatica e lavora per l’industria del sesso: sviluppa programmi e app per il sesso virtuale e la realtà aumentata. Conosce bene tutto quanto riguarda eros, lussuria, passione e seduzione, sa con quali accorgimenti si può stimolare il desiderio e raggiungere il piacere: lei, però, da parte sua se ne tira fuori. È vergine e ritiene che tenersi alla larga dal sesso praticato sia l’unica possibilità, per quanto la riguarda, di mantenere il controllo sulla sua vita. Marta non l’ha mai detto a nessuno, ma è convinta di aver vissuto parecchie vite: di essere stata Diotima, una cortigiana nella Versailles di Luigi XVI; Eufronia, monaca vissuta nel XII secolo e allieva della celebre Eloisa, legata da ambiguo amore ad Abelardo; Gretel, vissuta a Fulda nel Seicento, all’epoca della caccia alle streghe; pensa di aver vestito anche i panni di un uomo, Matteo Bonaveri, allievo del pittore Giulio Romano, in pieno Rinascimento. Nei panni di tutti questi personaggi, Marta ha vissuto vite dominate e stravolte dal sesso: praticato per piacere o per interesse, cercato o subito, sublimato o imbestialito. Le immagini delle sue vite precedenti le compaiono davanti in seguito a svenimenti che spesso la colgono e la turbano: per questo ha deciso, nella sua attuale incarnazione, di astenersi da ogni pratica sessuale. Ma in seguito a un incidente nel quale viene coinvolta incontra un gentile infermiere, Virgilio, che con la sua presenza garbata e le sue domande inespresse provoca in lei un grande cambiamento. Come finirà la parabola di Marta? E cosa vuol dirci Paola Musa, in questo libro sorprendente, ricco di colpi di scena ma anche di acute riflessioni, riguardo a noi, ai sentimenti che proviamo o crediamo di provare, alle passioni cui siamo soggetti, alle pulsioni che crediamo di poter dominare e cha a loro volta ci dominano? E chi sono i fantasmi che ci appaiono, vite che abbiamo già vissuto o solo proiezioni della nostra fantasia? «Forse, tutti, ci accucciamo ogni tanto, senza rendercene conto, nelle vite di altri credendole nostre. O forse ogni persona contiene le storie di tutte le altre, anche se non sempre le percepisce. Magari i fantasmi di altre vite ci attraversano, senza che noi ne sappiamo niente.»
Marisa Salabelle
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Al centro della narrazione di Paola Musa, in un’ulteriore declinazione del ciclo dei vizi capitali, è la lussuria, esemplata in molteplici sfaccettature attraverso le reincarnazioni della protagonista, Marta Scacchi. “La vita in più” è forse quella che improvvisamente le viene concessa nel momento in cui, scampata all’esplosione dello stabile torinese in cui viveva, Marta S. conosce l’infermiere Virgilio e viene dall’uomo ospitata, intrecciando con lui una relazione sentimentale. Sin dalle prime battute, il romanzo appare calato in una clima straniante. Viene rievocato il momento in cui la protagonista si era recata a Torino per la Fiera dell’Eros, prima di stabilirsi nel capoluogo piemontese. Veniamo a conoscenza della sua singolare professione: si tratta di un ingegnere che lavora per la Sexmachine BV, nell’ambito della cosiddetta “industria del sesso”. ‘Straniante’ – si diceva – è l’approccio al dominio in questione con l’assunzione del punto di vista di un io narrante, la donna appunto, che tende alla spersonalizzazione di una materia di per sé pruriginosa attraverso l’uso di anglicismi e tecnicismi del settore: “avevamo esposto nel nostro stand una versione di dating app con nuove funzioni per i sempre più esigenti appassionati di incontri, due teledildo di nuova generazione e anche uno speciale prototipo di sexbot”. Sembra quasi di assistere, nell’ottica di Marta, a una de-erotizzazione dell’Eros, che è poi quanto la donna ha attuato nella sua vita: si consideri ancora, a tal proposito, il passo in cui ella medita su biologia e chimica “così riorganizzate, per farci compenetrare fino all’euforia”, elencando le componenti che da un punto di vista fisiologico concorrono al piacere fisico. Figlia del gestore di un sexy shop, da lei conosciuto solo nell’età adolescenziale, la giovane donna ha un approccio “scientifico” al fenomeno Eros; cerca di disincarnarlo attraverso la virtualizzazione e, paradossalmente (ma non troppo), si è votata alla castità. Marta finisce col vivere un “conflitto tra il (…) terrore nei confronti del sesso e la potente immaginazione con cui” riesce “a rappresentarlo”. L’abilità nella costruzione di vicende virtuali diviene ipostasi della sua capacità di dar corpo a storie, facendosene voce narrante nel plot del romanzo. L’approccio asettico dell’incipit si scontra però subito con il dionisismo dell’incontro con la misteriosa Anita Rojas. Teatro dell’evento è una mostra d’arte, mediocre sotto il profilo estetico, ma perturbante per la presenza di un Autoritratto in stile Balthus, di cui l’autrice si approccia con aria di sfida e odio a Marta: “Le hai viste, vero? So che le vedi, tutte le vite che ho vissuto. Perché in una di queste, mia cara, ci siamo già incontrate”. Ed è così che all’iniziale sensazione di asettismo si sostituisce l’incubo di un immaginario furiale e prende vita il dialogo tra l’io narrante e Virgilio. All’infermiere la donna racconta la propria storia (o dovremmo dire le proprie storie), ma solo mentre l’uomo dorme. Curiosa la scelta onomastica per questo personaggio. Il poeta Virgilio era la guida dantesca nell’Inferno, ma in questo caso è Marta a catapultarlo, nel sonno, in un infernale girone di vite metempsicotiche. Non dimentichiamo che Dante stesso dichiarava: “tant’era pien di sonno a quel punto / che la verace via abbandonai”. Non è peraltro da dimenticare come Virgilio fosse detto “Parthenias”, la verginella, e terreno vergine rispetto alla sensualità parrebbe l’infermiere, e lo è di fatto anche Marta nella sua ultima vita; non è poi ozioso ricordare come “Virgilio” sia, in ossequio a memorie di viaggi oltremondani, un celebre portale di accesso a contenuti informatici. Proprio questa narrazione a Virgilio, racconto che sembra svilupparsi nelle forme di un dialogo Luna-Endimione, porta alla rievocazione delle vite precedenti di Marta. Le seguiamo dispiegarsi non in ordine cronologico, tanto che si parte dalla Francia di fine Settecento, passando per il Medio Evo e il tardo Rinascimento. In tutte queste esistenze, la protagonista (in un caso incarnatasi in un uomo, Matteo Bonaveri) si connota per la disinibizione che la caratterizza; la lussuria diventa per lei strumento di dominazione dell’altro e la conduce alla rovina e alla morte violenta. Ecco perché Scacchi svilupperà poi l’idea di doversi astenere dalla “carne”, convinta della fatalità di qualunque attrazione cui dovesse cedere, e cui succederebbe ineluttabile la punizione. Musa introduce i personaggi di invenzione in contesti storicamente ricostruiti, facendoli interagire con figure quali la badessa Eloisa o l’architetto e pittore Giulio Romano. Compaiono di sfuggita nella partitura personalità quali Merga Bien, a testimonianza del terrore spesso suscitato nella società da figure femminili forte e indipendenti. Marta stessa nelle sue precedenti vite subisce il portato di tali pregiudizi; in alcune sue esistenze, ella manifesta una vocazione alla scienza che viene tarpata. Si consideri, per esempio, il rifiuto di Herr Weber di lasciarle studiare medicina. Numerose sono le analogie tra le varie vite: Leitmotive sono per esempio l’incidenza dell’elemento artistico e la sfrenata libertà dei sensi. Duplici sono le tipologie dei personaggi: alcuni, pur essendosi reincarnati (si pensi a Piero-Gemma), non hanno consapevolezza dei cicli vitali di cui le loro anime sono state protagoniste; altri, come Rojas e Marta stessa, attingono a una superiore forma di conoscenza, forse perché giunte al culmine della loro parabola metempsicotica. Non è ozioso il fatto che, se la prima sembrasse affetta dal morbo sacro nell’incarnazione che le aveva vedute incontrarsi, la tendenza agli svenimenti si trasferisca poi alla seconda nelle vesti di Marta, durante la vita che seguiamo al momento delle vicende. Non manca nel romanzo di Musa il riferimento agli studi e all’esperienza di Brian Weiss, con la cosiddetta “ipnosi regressiva” e le teorie ad essa connesse. Musa è abile nella costruzione di atmosfere che ci hanno ricordato, a tratti, la crudezza delle avventure della marainiana Célestine delle Memorie di una cameriera. Lo stile ci conduce senza infingimenti in un’aura a tratti decadente, in cui l’iterazione di dinamiche perverse sembra frutto di una sorta d’infernale coazione a ripetere, a meno che, nelle maglie della lussuria, non subentri la variabile imprevista, lo sbocciare dell’Amore. Quello che diviene unizione e forse salva se non dalle panie del destino, almeno dal labirintico vagare in una “fiera dell’eros” in cui ci si illude, invano, di esorcizzare l’angoscia dell’ultimo carnevale, la Morte.
Gianni Antonio Palumbo
Il link alla recensione su Giano Bifronte: https://tinyurl.com/7ajja3ty
Francesca Figus e Francesco Abate conducono la 48^ puntata di Unione Cult, la trasmissione che prende il nome dall’inserto in edicola con L’Unione Sarda. Appuntamento dedicato ai libri da leggere durante le feste.
Un’inserto speciale de L’Unione Sarda: Sette libri consigliati per le feste
Domenica, L’Unione Sarda regala un inserto dedicato al mondo della cultura, con approfondimenti su musica, letteratura e poesia. Tra i contenuti speciali, una selezione di sette libri consigliati direttamente dalle autrici. Scopriamo le opere e le trame di queste storie imperdibili.
Ilenia Zedda – “Se mi guardo da dentro”
Un romanzo intimo e profondo che esplora la forza interiore di una giovane donna alle prese con il suo passato e il suo futuro. Attraverso un linguaggio evocativo, Zedda racconta una storia di resilienza e di riscoperta personale.
Elisa Pilia – “La bambina del vetro”
Una storia dolceamara che segue le vicende di una bambina speciale, fragile come il vetro, ma con un’anima incredibilmente resistente. Il libro affronta temi come l’accettazione, la diversità e la forza di superare le avversità.
Paola Musa – “La vita in più di Marta S.”
Un’opera che intreccia amore, perdita e seconde opportunità. Marta S. scopre un segreto che cambierà la sua vita, portandola a rivedere il passato e a riscrivere il futuro con nuove speranze.
Katia Fundarò – “Famiglie e album”
Un viaggio tra generazioni e ricordi. Attraverso fotografie e storie tramandate, Fundarò racconta la complessità e la bellezza delle relazioni familiari, svelando un affresco emotivo universale.
Cristina Caboni – “La ragazza senza radici”
Un’avvincente storia che narra la vita di una giovane donna alla ricerca delle sue origini. Caboni intreccia mistero e scoperta, portando il lettore in un viaggio che attraversa luoghi e sentimenti profondi.
Federica Abozzi – “I quaderni verdi”
Un romanzo che si snoda tra presente e passato, attraverso i quaderni di una protagonista che annota sogni, speranze e segreti. Un libro che parla di memoria e di come questa influenzi le nostre vite.
Graziella Monni – “Il medico di Caller”
Ambientato nella Sardegna del passato, il romanzo racconta la vita di un medico che sfida le convenzioni del suo tempo per aiutare i più deboli. Un’opera intensa che riflette sulla forza delle vocazioni e sulla lotta contro le ingiustizie.
Francesca Figus e Francesco Abate
Il link al podcast su Radiolina: https://tinyurl.com/bde5t4xr
Pubblico ampio e molto interessato quello che ha preso parte all’incontro con la scrittrice. Continuano infatti al Caffè Santa Zita in Piazza San Frediano a Lucca gli appuntamenti di Shelley Project nati dalla collaborazione con la direttrice Monica Zoe Innocenti. Ieri sera é stata la volta dell’incontro con la scrittrice e poetessa Paola Musa, incentrato sul suo ultimo romanzo “La vita in più di Marta S.” edito da Arkadia Editore. Ha presentato la serata Monica Zoe Innocenti, direttrice artistica del Santa Zita e coordinatrice dell’incontro, con la quale è nata una collaborazione con Shelley Project che prevede alcuni incontri letterari in un’atmosfera d’altri tempi presso il prestigioso “salotto” dello storico caffè lucchese, con l’intervento di Francesca Chiarantano. Scrittrice, traduttrice e poetessa, Paola Musa (http://www.arkadiaeditore.it/paola-musa/) ha ottenuto diversi riconoscimenti in ambito poetico, collabora come paroliere con numerosi musicisti e alla composizione di liriche per commedie musicali. “Condominio occidentale”, suo primo romanzo, é stato selezionato al Festival du premier roman de Chambéry e al Premio Primo Romanzo Città di Cuneo. L’incontro con Paola Musa è stato uno degli appuntamenti letterari che fanno parte dei programmi di Caffè Santa Zita e di Shelley Project. Shelley Project, progetto letterario che affonda le sue radici nella genesi di Frankenstein., rappresenta l’ultimo evento della stagione di Halloween Celebration 2024 TRENTENNALE. Il 16 giugno 1816 a villa Diodati, già Villa Belle Rive, a Cologny, su lago di Ginevra in Svizzera, gli amici Lord George Gordon Byron, il suo medico John William Polidori e il poeta Percy Bysshe Shelley, insieme alla sua futura moglie Mary Wollstonecraft Godwin e alla sorellastra Claire Clairmont, decisero di cimentarsi in una sorta di “sfida” letteraria: ciascuno di loro avrebbe scritto il proprio racconto horror per poi confrontarsi nelle sere successive. Da quella sfida nacquero due delle storie più interessanti di tutta la letteratura horror: Polidori scrisse “Il Vampiro”, il primo racconto sui vampiri della storia, inventando di fatto un filone, mentre Mary Shelley ideò il famosissimo “Frankenstein o il moderno Prometeo”, che sarà pubblicato due anni dopo, nel 1818. Lo Shelley Project nasce dalla volontà di riproporre questa leggendaria sfida letteraria a Bagni di Lucca, luogo dove Lord Byron era solito passare del tempo in villeggiatura soggiornando a villa Webb (dove ospitò più volte anche la stessa Mary Shelley). Domenica 24 novembre 2024 si svolgerà il confronto letterario con 5 scrittori che, come in quel lontano 16 giugno 1816, dovranno dalla mattina alla sera scrivere il proprio racconto horror ciascuno all’interno di una villa di Bagni di Lucca. I 5 racconti, insieme ai primi 5 racconti della categoria SP WRITERS SCHOOL (gli studenti delle scuole secondarie di II grado che hanno partecipato alle giornate in Villa Reale di Marlia) e ai primi 5 racconti della categoria SP NEW WRITERS (gli scrittori non professionisti che hanno partecipato allo Shelley Project a settembre), saranno inseriti in una raccolta e pubblicati.
Il link alla segnalazione su La Gazzetta di Lucca: https://tinyurl.com/4c5vu3ca