“I rifugi della memoria” su L’Ottavo

Un ribelle che lotta contro se stesso

I rifugi della memoria – José Luis Cancho – Arkadia editore

 

Un ribelle che lotta contro se stesso.

José Luis Cancho ha vissuto gli anni della dittatura franchista; un periodo feroce, di inclusione coatta e di asfissia intellettuale. Tutto ha inizio da lì, da quando poco più che ventenne ha dovuto scegliere tra la sottomissione e la galera. José ha optato per la seconda strada, quella più tortuosa, ma non per diventare eroe, ma solo per spirito di contraddizione.
La contraddizione è la somma delle esperienze della nostra vita. Rimane con noi, ci perseguita, è il motore dell’esistenza. Risolvere le contraddizioni è come risolvere problemi, ma alla fine, non ne veniamo mai a capo, perché a una ne segue un’altra. In questo libro, José parla della sua vita, senza osannarsi, senza lasciarsi trascinare dall’euforia. Cesella una prosa scarna, un libro di ricordi, di emozioni sparse che si raggrumano intorno a un tema atavico: la ricerca del senso delle cose che ha sempre il sapore di una battaglia persa.
È stato un ribelle, poi un insegnante, poi un vagabondo, infine, uno scrittore. Si è fatto uomo stando in mezzo agli uomini, come un’anima dannata e senza pace ha girato l’America Latina. E nonostante abbia trovato tanti sensi e controsensi, nessuno di questi è stato rappresentativo, esplicativo, significativo; tutti infatti sono stati importanti.
La molteplicità spaventa gli uomini, anche quelli più caparbi. Troppi significati con cui fare i conti, troppe storture con cui fare a cazzotti, mai una volta che si riesca a raddrizzare ciò che è nato curvo. Allora, come amava ricordare Wittgenstein, il mondo è tutto ciò che accade, e anche gli esseri umani sono un “accidente” nel bel mezzo di un ordine. E poiché la vita di José è qualcosa che sta tra la gioia e il dolore della quotidianità, a lui non rimane che un pugno di ricordi da cui ripartire. La prossima tappa? Ignota. Come detto, il libro di Cancho non è un’autobiografia nel senso stretto del termine, ma è un’opera che sinteticamente si annuncia come una pacifica resa dei conti. Sono pagine che scaturiscono da quella saggia inquietudine partorita dalla pace dei sensi. Infatti, sullo sfondo, resta sempre quella sensazione di nostalgia, che sa diventare cinica, come Céline ha saputo insegnare a pletore di scrittori e di attenti lettori.

Buona lettura.

Martino Ciano

Il link alla recensione su L’Ottavo: https://bit.ly/3bcAVMp

 


Arkadia Editore

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P.iva: 03226920928




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