L’ha confermato perfino un film: i nazisti cercavano reliquie sacre per sfruttare i poteri esoterici che ritenevano legati a certi reperti famosi, scomparsi nel passato. “Indiana Jones e i predatori dell’arca perduta” si sviluppa freneticamente intorno alla contesa mortale del docente archeologo avventuriero inglese, con la frusta alla cintura e un Borsalino strapazzato in testa, contro un corpo di spedizione hitleriano. Si scontrano alla ricerca dell’Arca dell’Alleanza del popolo ebraico con il Dio d’Israele, un manufatto biblico leggendario ai quali sono attribuiti poteri immensi.
Proprio l’itinerario iniziatico percorso dal Nazismo negli anni Trenta del Novecento è l’oggetto intrigante e suggestivo del saggio di Mauro Tonino, sindacalista friulano attivo ricercatore storico e scrittore, pubblicato col titolo Nazismo esoterico. Il lato oscuro del III Reich. Dal Santo Graal all’ultima Thule, nell’aprile 2023, dalle Edizioni Arkadia (collana “Historica”, 112 pagine). Oltre al mito del capo, al totalitarismo politico, sociale, istituzionale e alle degenerazioni razziali e persecutorie dell’arianesimo, il regime nazionalsocialista alimentò un misticismo occulto. Un’interpretazione tutta propria del millenarismo e di credenze pre-cristiane, che si estendeva alla magia nera e si concretizzava in riti di massa neopagani, ben diversi e più oscuri della roboante mistica fascista, tutta esteriorità e passo romano, per quanto ispiratrice di certi modelli dell’estetica hitleriana.
Alle radici dell’ideologia nazista non sono estranee infatti la teosofia, le pseudoscienze e un confuso arcaismo religioso che sconfinava in pratiche occulte. Importanti gerarchi nazisti erano adepti di società mistiche che avevano il controllo di apparati organizzativi dello Stato. Hitler sosteneva che senza un fondamento spirituale la forza è destinata a fallire, ricorda efficacemente Mauro Tonino.
Aggiunge che i nazisti nutrivano un particolare interesse per le antiche reliquie, ritenendole dotate di poteri magici. Per ritrovarle, organizzarono spedizioni in luoghi lontani ed esotici, alla ricerca di reperti di mitiche civiltà scomparse. Sono aspetti che non devono sorprendere, perché al nazionalsocialismo non erano estranei lineamenti di misticismo ed esoterismo. I suoi leader, Hitler, Hess, Himmler e non solo, erano fortemente suggestionati e attratti dall’occulto. Nel “misticismo nazista”, che a sua volta racchiude molti elementi, rientrano l’occultismo, l’esoterismo, il paranormale, la pseudostoria, il culto della Dea Madre, il richiamo alle antiche mitologie nordiche, la criptoarcheologia, la teosofia, l’ariosofia. Il credo mistico fanatico assunse un carattere quasi religioso in gerarchi di altissimo livello e non c’è dubbio che questo abbia influenzato non poco il corso degli eventi della storia, “quella vera”.
In aggiunta alla letteratura esistente, il lavoro di Mauro Tonino vuol essere perciò una sintesi, che riunisce contenuti storici, protagonisti, miti, aspetti esoterici, filosofici e gli enigmi che hanno caratterizzato il nazismo.
I suoi capi ed esponenti maggiori, quindi, pur basando la potenza militare industriale del Reich sulla scienza e sulla tecnologia più avanzate, tradivano il positivismo di derivazione illuminista affidandosi al credo irrazionale professato nel corso di millenni dagli aruspici, dalle sibille, dagli oracoli e indovini dell’età greca, etrusca, romana, dai druidi presso le popolazioni celtiche, dagli sciamani di altre e più antiche popolazioni, dai santoni in India e dagli uomini di medicina tra i nativi americani. La storiografia ufficiale tende a minimizzare l’influenza dell’esoterismo e dell’occulto sul nazismo, invece certamente più ampia di quanto si potrebbe credere. Dopotutto, per il governo nazista si trattava né più né meno di moltiplicare la potenza materiale del Reich facendo ricorso a risorse spirituali, indicate dalle leggende della mitologia antica e in particolare del Medioevo europeo, impregnato di superstizione: Graal, Lancia di Longino, mondi perduti, reliquie segrete custodite dagli ordini religioso-cavallereschi.
L’ossessione per l’occulto contagiò figure personaggi minori ma pur sempre importanti nell’organigramma delle SS. Messi a capo di sezioni specifiche, svolsero con puntigliosità teutonica i compiti assegnati, sebbene alquanto improbabili. Eseguirono indagini, ricerche, condussero spedizioni, per buona parte legate a suggestioni esoteriche. Considerevole l’impegno profuso dall’Ahnenerbe, l’imponente organizzazione voluta fortemente dal Reichsfuhrer SS Himmler.
Costituita nel 1938, l’Ahnenerbe forschungs und lehrgemeinschaft (Società di ricerca e insegnamento dell’eredità ancestrale) venne dotata di uomini e di grandi mezzi, con a capo l’etnologo e storico olandese Herman Wirth e successivamente l’orientalista Walther Wast. Inizialmente, ebbe il compito di svolgere ricerche e studi nel campo della storia antica, seguendo un metodo scientifico, allo scopo anche di porre basi storico-scientifiche alla grandezza della Germania.
Oltre a istituire centri di cultura, condusse spedizioni in molte parti del mondo, assumendo col tempo un ruolo sempre più ampio, esteso all’astronomia, al clima, all’energia, alla medicina naturale e all’occultismo.
Cosa sia rimasto di quelle ricerche, dopo la “caduta degli dei” nella primavera del 1945, è una domanda che resta senza risposta.
Non è da escludere, però, che l’Operazione Odessa, l’esfiltrazione in Sud America di gerarchi nazisti favorita anche dal Vaticano, possa aver consentito di continuare gli studi in qualche remoto recesso nel Mato Grosso, in Amazzonia o nelle estremità gelide del Cile…
Felice Laudadio
Il link alla recensione su SoloLibri: https://bitly.ws/34Axj
Libreria Baobab, Via Roma, 33080 Porcia, PN, Italia
Data
giovedì 23 Novembre 2023
dalle 18:00 alle 20:00
Descrizione
Satisfiction book. Una bellezza vertiginosa” di Anna Vallerugo (Arkadia Editore, 2023 pp. 200 € 16.00) con la sapiente prefazione a cura di Paolo Melissi, è il doveroso e generoso omaggio alla grande letteratura. Il libro racchiude recensioni e saggi brevi scritti tra il 2014 e il 2021 per la rivista di critica letteraria Satisfiction e celebra la consistenza essenziale e intrigante delle trame narrative, nella degna varietà degli argomenti trattati. Anna Vallerugo raccoglie il significato della scrittura e amplifica lo sguardo verso un infinito orizzonte culturale, affida alle parole l’intima commozione spontanea e poetica della restituzione critica.
Il link alla segnalazione su Cheventi: https://bitly.ws/334Wu
Alle 18:00 a Porcia, nella libreria Baobab
“Nazifascismo” è un termine giusto per definire un’intesa militare e poliziesca, lo è molto meno se usato per considerare le due dittature come un unicum ideologico.
Il nazismo è segnato fin dalle origini dalla questione razziale e particolarmente antisemita; il fascismo nasce su istanze prevalentemente, e strumentalmente, patriottiche e sociali.
C’è, inoltre, un dato che a mio avviso fa riflettere su parte delle differenze.
Il “Mein Kampf”, scritto da Hitler è pubblicato nel 1925, otto anni prima della presa del potere dai nazionalsocialisti che avverrà nel 1933.
“La dottrina del fascismo” è del 1932, nata sotto l’urgenza editoriale dell’Enciclopedia Italiana di pubblicare una voce sul Fascismo; scritta con l’importante intervento di Giovanni Gentile anche se firmata solo da Mussolini,
Cioè, i fascisti prima vanno al potere nel ‘22 e poi dicono chi sono. Dieci anni dopo.
Una gag.
Il nazismo, nel suo delirio, è un’ideologia, il fascismo una linea mentale.
Hitler instaura un regime totalitario, Mussolini uno autoritario, modelli diversi fra loro.
Sia chiaro: l’autoritarismo mai è bonario come alcuni vogliono immaginarlo, non lo è neppure quello chiesastico franchista o salazariano. Dietro incenso e croci spuntano le mani insanguinate di polizie segrete.
Nel caso italiano (ricco di omicidi politici, provocazioni, carcerazioni, l’instaurazione di tribunali speciali) si può notare una particolarità: quell’autoritarismo fu condizionato dalla Monarchia e dal Vaticano forze assenti in Germania.
Forse per queste plurali ragioni non deve sorprendere troppo perché ai nostri giorni alcune organizzazioni estremiste di Destra s’ispirino al nazismo. Perché è un ben organizzato complesso d’idee filosofiche e storiche antiborghesi che valicano anche i confini di storia e tradizioni di una singola nazione, adattandosi a una visione della vita dai caratteri universali.
Il nazismo è interpretato da fanatici estremisti capaci di ogni gesto estremo.
Il fascismo è indossato su corpi panciuti da borghesi nerovestiti intolleranti e prepotenti
Nascono da origini diverse finiscono in modo diverso assai.
Si assiste in una tragica atmosfera alla caduta dei capi nazi che si credono dei, mentre il duce, dopo tonitruanti discorsi, fugge, in Svizzera travestito da soldato tedesco (ve lo immaginate il suo compare Hitler finire così?) portando con sé un bottino di ricchezze sottratte al popolo italiano.
Mi sono soffermato sulla differenza tra fasci e nazi perché meglio, a mio avviso, s’intenda – come dirò fra poco – come sia stato possibile che ingenti energie organizzative e finanziarie siano state spese in Germania dal partito nazista, per imprese oggi favoleggiate al cinema da Indiana Jones. Il tutto per volere dello stesso Hitler, già in gioventù affascinato dal misticismo antiebraico del monaco austriaco Lanz von Liebenfels, fondatore nel 1907 della setta esoterica “Ordine del Nuovo Tempio”
Nel nazismo, infatti, si mosse anche una corrente di pensiero caratterizzata dal misticismo.
Anche qui niente da vedere con la “Mistica fascista” voluta da Nicolò Giani che tra i suoi punti riconosceva come «l’unica fonte della dottrina fascista fosse il pensiero del suo Capo».
Metafisica poca, insomma.
Nel vocabolario storico alla voce “misticismo nazista” invece leggiamo: “Il misticismo nazista è un termine generale per indicare le correnti semireligiose presenti nel nazismo, vere o presunte, che spesso confinano con l’occultismo, l’esoterismo, la criptostoria, il paranormale”.
Questo spiega anche perché tra i gruppi neonazisti ci fu anni fa, specie a Roma, una corrente in cui erano presenti aspetti occultistici e interpretazioni esoteriche del nazismo.
Gli appartenenti venivano chiamati, pure per celia da altri neonazi: “i maghetti”.
Su quelle correnti, poco sotterranee, del Partito nazista la casa editrice Arkadia ha pubblicato un intenso saggio intitolato Nazismo esoterico Il lato oscuro del III Reich. Dal Santo Graal all’Ultima Thule.
Una ben condotta esplorazione della storia, i protagonisti, i miti, gli aspetti esoterici, filosofici e gli enigmi che hanno caratterizzato parte del nazismo.
Ne è autore Mauro Tonino.
Friulano, animatore di circoli culturali. Da ricercatore ha curato, per un’emittente televisiva, un lungo ciclo di approfondimenti storici sulle vicende del confine orientale durante il secondo conflitto mondiale (1943-1945). È coautore de “Il prezzo del lavoro” (2014), e di “Storie spezzate. L’Italia al tempo del coronavirus” (2020).
È presente con vari racconti in diverse antologie.
Dalla presentazione editoriale
«Un saggio dirompente che porta il lettore nel lato più oscuro di un’ideologia che ha sconvolto il mondo. Personaggi, teorie, fatti, vicende, in un racconto avvincente e tumultuoso.
Fin dalle sue origini il Nazismo s’impregnò di misticismo ed esoterismo. I suoi esponenti di spicco, Adolf Hitler, Rudolf Hess, Heinrich Himmler e altri, erano fortemente suggestionati e attratti dall’occulto e dall’alone di mistero che avvolgeva questi argomenti. La tragica esperienza del III Reich non può essere letta solo attraverso gli accadimenti storici principali, ovviamente fondamentali, ma per comprendere che cosa realmente fu il Nazismo va anche tenuto conto di quell’insieme di fenomeni e attività che, per semplificare, possiamo ricomprendere nel termine Misticismo Nazista, che a sua volta racchiude molti elementi, sui quali peraltro si è anche fantasticato molto, come l’occultismo, l’esoterismo stesso, il paranormale, la pseudostoria, il culto della Dea Madre, il richiamo alle antiche mitologie nordiche, la criptoarcheologia, la Teosofia, l’Ariosofia. Questi ambiti, che furono parte integrante dell’esperienza nazista, per il fanatismo degli adepti e il livello dei gerarchi coinvolti, assunsero un carattere quasi religioso».
Armando Adolgiso
Il link alla recensione su Nybramedia: https://bitly.ws/WRUN
Recensire un libro di recensioni è una cosa strana, forse anche paradossale, ma con Anna Vallerugo vado sul sicuro. Mi si conceda anche un articolo un po’ atipico, perché questa volta non posso non inserire qualcosa di personale, ossia la stima che nutro verso chi, come me, legge e scrive di libri con passione e dedizione. Se di una critica genuina abbiamo bisogno, allora mi affido a chi in maniera chiara espone un romanzo, un saggio o una raccolta poetica utilizzando non solo i mezzi tecnici, ma anche le proprie sensazioni. Non sono mai stato tra coloro che celebrano il funerale della critica, che giudica inutile parlare di libri, che considera banale affidarsi a dei giudizi che potrebbero essere guidati da logiche di mercato, di appartenenza o di casta. No, sono convinto che il “giornalismo culturale”, capace di testimoniare attraverso il suo “fare” ciò che accade, abbia prima di tutto il compito di stimolare, di incuriosire, di scompigliare le carte in tavola. Forse, la discussione andrebbe incentrata su quanto si è liberi di scegliere, di scrivere, di combattere certe sovrastrutture e, soprattutto, quanto il giornalismo, in ogni settore, voglia essere la Spada di Damocle che pende sulla testa del Potere. Ma perché parlo di giornalismo? Perché Anna Vallerugo è prima di tutto una giornalista che si è “sporcata le mani” con un’altra materia, quella della cronaca quotidiana, dopodiché l’amore innato per la letteratura e la sua propensione per il “raccontare”, l’hanno portata a imboccare la strada della critica letteraria. Ma anche “critico letterario” è solo un’etichetta di comodo, un termine tecnico che serve a rendere “scientifico” un campo che per sua natura tratta dell’uomo, quindi di un essere imprevedibile. Ben vengano i critici di professione, coloro i quali sono specialisti della materia, ma non si disdegni anche chi racconta con la precisione del proprio “sentire” i libri che legge. Con ciò, non voglio affermare che tutti possono parlare di libri o che tutti sono in grado di farlo; anzi, penso che ci voglia un grande amore per la conoscenza, per l’arte, per la filosofia, per il sapere a tutto tondo; penso anche che ci voglia una dedizione particolare per la lettura, vista non come momento di svago, o peggio ancora come attività lavorativa, quindi forzata, ma come atto di meditazione, di riflessione e di dialogo con sé stessi. Proprio perché indipendente, Vallerugo parla solo dei libri che hanno innescato in lei qualcosa. Lo si vede da come ne scrive, da come stimola la curiosità del lettore, da come non tratti mai il libro come oggetto, ma come “testimonianza vivente”. Leggendo questa raccolta di articoli, composti tra il 2015 e il 2021, molti dei quali ormai introvabili, ho potuto cogliere bene questo richiamo a una lettura sentimentale che riconosce al libro una “natura umana”. Cosa rara in un momento in cui i libri sono diventati sempre più oggetti dall’obsolescenza programmata. Basti pensare che dopo sei mesi dalla sua uscita, un’opera è già considerata “vecchia”. In questo modo, cosa resta della letteratura? La risposta a voi. Il volume – si legge nella quarta di copertina del libro – comprende oltre cinquanta recensioni e saggi brevi scritti tra il 2015 e il 2021 per lo storico portale e rivista di critica letteraria italiana ‘Satisfiction’; ed è stato proprio negli anni in cui ho scritto su questa testata che ho potuto confrontarmi con Anna Vallerugo. Pertanto, consiglio questo libro a chi vuole scoprire classici o autori contemporanei del panorama italiano, partendo da un costrutto emotivo argomentato con passione e, in particolar modo, con precisione. In ogni recensione, a vincere è l’amore per la letteratura.
Martino Ciano
Il link alla recensione su Border Liber: https://bitly.ws/TGEY
Arkadia editore, 2023 – Anna Vallerugo mette insieme sei articoli e cinquantuno recensioni, scritture per la rivista e il portale di Satisfiction. Le recensioni vanno dal 2014 al 2021, non necessariamente in ordine cronologico.
Anna Vallerugo ha il dono di sapere scrivere per i libri degli altri, ma, si sa, diventa sempre più difficile che un collega o una collega a un certo punto non ti chieda: tu non pensi di scrivere un libro tuo, scritto da te? Detto. Fatto.
Senza nemmeno stare lì a dire che non mi sento ispirata, che forse so scrivere degli altri, ma non per me stessa. Con l’introduzione di Polo Melissi, condirettore di Satisfiction, la raccolta di sei articoli e cinquantuno recensioni pubblicate dal 2014 al 2021, ecco Satisfiction book. Una bellezza vertiginosa (Arkadia editore, 2023). Cosa può esserci di più soddisfacente degli elogi che arrivano a Vallerugo dal condirettore di Satisfiction, Paolo Melissi, che parla delle sue recensioni e dei suoi articoli con grande ammirazione, ricordando che l’articolo su La vita agra di Luciano Bianciardi fece in sole quarantotto ore quarantamila visualizzazioni su Internet. Le doti di Vallerugo sono la grande leggibilità, senza per questo impoverire lo scritto (e non è per niente facile), una capacità di sintetizzare i libri altrui facendo sembrare importante anche un libro italiano di un/una esordiente, di cui pochi hanno contezza e una innata dote di “andare per libri” invece che “andare per funghi”; la curiosità sincera di trovare tra i troppi libri pubblicati ogni anno, uno o cinquantuno che fanno la differenza rispetto a chi si accoda ai grandi editori per pigrizia.
Che poi spesso non è pigrizia, ma necessità e anche l’autrice ha scritto di quei libri, che però certo non metti in un florilegio di tue recensioni. Appunto ne La vita agra ci sono tutti i pregi di chi firma il pezzo e le qualità sono così ben dosate che alcuni del mestiere potrebbero dire: ma tutto qui? La catena di montaggio, il boom del capitalismo che diventò boom economico tout court, non è necessario citare quei tre o quattro autori marxisti, tra cui gli studiosi della Scuola di Francoforte? Ma no, perché la rete non conosce lentezza ed è preferibile più che balbettare, scrivere due righe dall’articolo: Per soddisfare i tanti “bisogni mai sentiti prima”, purtroppo c’è da pagare: in perdita di umanità. In conclusione, solo due sono le vie d’uscita possibili: soccombere alla nebbia dell’anima, alla luce cruda dei neon che illuminano male fabbriche e uffici al “ringhio sordo” del “milione e mezzo di formiche grigie, all’opacità.
Si percepisce l’alienazione e e la mancanza di un cambiamento radicale, ormai impossibile, senza usare parole desuete e soprattutto senza affollare la mente di nomi di scrittori che renderebbero l’articolo elitario e poco comprensibile.
Ma l’autrice ha quasi una funzione pedagogica conscia o inconscia che sia: far arrivare il più velocemente possibile la scrittura di La vita agra di Bianciardi senza rinunciare alla complessità, tenendo bene a mente di essere comprensibile a tutti, dai quindici anni ai cento anni e passa. Lo stessa dicasi per le recensioni, che hanno un unico difetto. Dal momento che non sono messe in ordine strettamente cronologico, bisognava forse scrivere la data di pubblicazione insieme alla casa editrice.
Ma non importa, perché Vallerugo aveva già deciso di dare peso e passione a romanzi soprattutto di piccole e talvolta medie case editrici. E facendo una scelta meditata, perché non ha mai scritto meno di cinque recensioni l’anno.
E anche sulle recensioni valgono le stesse qualità dell’autrice: la chiarezza espositiva, la leggibilità e il dono della sintesi che significa partire subito col romanzo o col racconto, senza divagazioni, una qualità che chi scrive le invidia molto, perché la divagazione spesso è anche il sistema per dire poco e della trama e dello stile.
Anna Vallerugo non ha paura delle parole, anche quando cerca di variare aggettivazioni o forma verbale. Ha i suoi preferiti, anche se è molta cauta con gli aggettivi, sa che spesso sono spirali da cui è difficile trovare il centro, ma sicuramente “salvifico” le piace molto, forse perché non può usarlo spesso e poi per i romanzi che hanno uno stile tagliente e asciutto, scrive che sembrano come quelli di Àgota Kristóf e quando vede l’eccellenza si butta non temendo la ridondanza, dice “splendido, bellissimo, meraviglioso”. Vallerugo è una donna pratica e una mamma, non ha le ubbie di certi recensori maschi che vivono solo di libri, di rimandi, di continue conversazioni di chi si attarda sul “significato di romanzo”, domandandosi se stia o no morendo lasciando spazio a una letteratura più diaristica, di analisi personale, di saggi alla maniera di Montaigne. Fare nomi degli scrittori e delle scrittrici presi in esame mi sembra piuttosto sciocco, perché sono tutti lodevoli e meritano attenzione. Quindi giusto qualche nome di scrittori/scrittrici che sembrano piacere a entrambi. Troviamo Patrizio Zurru (che, oltre a saper scrivere bene, è l’ufficio stampa di Arkadia), Roberto Saporito, Gianluca Barbera, Giorgio Ghiotti, Clara Sereni, Eva Clesis, Massimo Onofri e tanti altri. Parecchi non li conosco e devo provvedere. Un libro prezioso, pieno di malìe, di sapienza letteraria non esibita, di grandi emozioni. Troviamo esordienti che l’autrice tratta con lo stesso rispetto che si riserva a chi ha scritto molto. Il tutto unito da uno stile inconfondibile, di chi ama molto la letteratura ma al contempo anche la vita familiare. L’Anna Vallerugo touch.
Vincenzo Mazzaccaro
Il link alla recensione su SoloLibri: http://bitly.ws/QgIc