C’è una donna non più giovanissima, Alice Bellucci, con una certa predisposizione agli incidenti automobilistici e alle vicende sentimentali fallimentari. C’è un uomo, Carlo, ricco e affascinante, ma completamente preso dalle sue ossessioni. C’è un altro uomo, Paride, simpatico, interessante, ma invischiato in una storia d’amore sbagliata. E c’è la sorella di Alice, Betty, una…
C’è una donna non più giovanissima, Alice Bellucci, con una certa predisposizione agli incidenti automobilistici e alle vicende sentimentali fallimentari. C’è un uomo, Carlo, ricco e affascinante, ma completamente preso dalle sue ossessioni. C’è un altro uomo, Paride, simpatico, interessante, ma invischiato in una storia d’amore sbagliata. E c’è la sorella di Alice, Betty, una donna affettuosa ma estremamente impicciona e irritante. Ci sono infine altri, pochi, personaggi di contorno, nel romanzo di Lucia Guida Oltre la porta socchiusa. Alice è uscita piuttosto acciaccata da un grave incidente. Durante la lunga convalescenza e la riabilitazione si prende cura di lei la sorella Betty, che vorrebbe anche aiutarla a trovarsi un uomo col quale instaurare una relazione stabile, dopo il naufragio della sua ultima storia sentimentale. Betty ha un’ottima situazione economica e familiare, ama la vita mondana, è ottimista e piuttosto entrante. Alice invece tende all’insuccesso, nel lavoro come in amore, è combattuta se investire in nuovi amori o chiudersi piuttosto nel suo guscio. Vive in un appartamento, si cura dei gerani, ama stare sul divano avvolta in una confortevole coperta di pile. Quando esce dalla sua comfort zone le succede di infilarsi in un guaio dietro l’altro. Qual è l’uomo giusto per Alice? Roberto, il suo ex che non era mai presente quando lei aveva bisogno di lui; Carlo, che sembra corteggiarla e poi la scarica senza una parola, o Paride, che forse le piacerebbe, ma che è palesemente innamorato di un’altra? Lucia Guida, con uno stile asciutto ed elegante, scava nella psicologia dei suoi personaggi, in particolare in quella di Alice, l’unica cui è concessa la prima persona, e nelle dinamiche che indirizzano i rapporti tra le persone, mettendoci di fronte a personaggi a tutto tondo, ciascuno preso da sue fragilità o fissazioni, ciascuno impegnato a modo suo a creare relazioni con gli altri, e sa imprimere alle sue pagine una certa suspense relativa al destino di ciascuno dei protagonisti.
Marisa Salabelle
La recensione su Masticadores Italia
Appena finito di leggere, in un lampo, il libro di Maria Caterina Prezioso “I giorni pari”, Arkadia Editore, novembre 2024. Libro bellissimo! E, devo dire, a tratti commovente. Un libro scritto davvero molto bene e scorrevolissimo.
È la storia di due donne, la cui vita scorre parallela – almeno sino alla fine – durante uno dei periodi più bui della nostra storia recente (1940 – 1955). Realtà e fantasia si intrecciano in una Roma annichilita dal fascismo e dalla guerra, tra il quartiere Montesacro e il portico di Ottavia (anzi più precisamente via Santa Maria del Pianto), per dipanarsi poi, da un lato, nelle viscere del sanatorio Carlo Forlanini, e dall’altro, nell’antico borgo di Sperlonga, incastonato su una roccia a picco sul Tirreno e completamente isolato dal mondo circostante.
Due donne forti, intelligenti, ferite, combattive, che si scontrano con una realtà meschina che vorrebbe domarle, ma senza successo. Appartengono a classi sociali differenti, ma sono animate da uno spirito comune che le forgia nell’acciaio della risolutezza, alimentando in ciascuna coraggio e spregiudicatezza, dolcezza e umanità.
Il libro è anche molto cinematografico, sia per le citazioni e le reminiscenze filmiche, esplicite e implicite (per es. “un piccolo ghigno si dipinse sulla faccia” del giovane ufficiale tedesco… come non pensare al ghigno di Christof Waltz nel film di Quentin Tarantino “Bastardi senza gloria”), sia per il dettaglio delle scene, dense di pennellate decise, come ad assorbire e rendere invisibile lo schizzo sottostante di chiaroscuro. I personaggi sono nitidi e tutti molto veri. Le forme dure, scolpite in un marmo ruvido. I sogni vividi, la tristezza pungente, la gioia e il dolore che si alternano quasi senza soluzione di continuità nella fluidità del racconto.
È la storia di due donne, che parla anche agli uomini, che parla a tutti noi, in un momento che non lascia presagire giornate di cielo sereno, in un momento in cui l’insensatezza rischia di prendere nuovamente il sopravvento.
Questo libro, anche per come esso è strutturato, potrebbe fornirci uno strumento per elaborare il passato, e soprattutto per servirsi del passato elaborato allo scopo di interpretare e capire il presente.
Ve ne consiglio vivamente la lettura.
La recensione su Aphorism
Le storie parallele catturano sempre la mia attenzione di lettrice: mi conducono all’interno di quel dipanarsi di fili intrecciati che è la nostra vita. Il nuovo romanzo di Maria Caterina Prezioso mi è dunque apparso subito coinvolgente: in questo libro l’autrice mette in campo due protagoniste, Sara e Silvana, nello scenario della Seconda Guerra Mondiale e della Resistenza che tutti ben conosciamo.
Qualcuno potrebbe pensare che sia uno dei tanti libri su quel periodo, ma questo romanzo ha soprattutto un taglio umano e introspettivo che lo rende coinvolgente. L’aspetto che ho trovato particolarmente autentico è la descrizione dei sentimenti, all’epoca vissuti e comunicati agli altri in modo più intimo e riservato di quanto si faccia oggi e reso realisticamente dall’autrice. Le vite delle due ragazze, infatti, si sviluppano tra gioie e difficoltà fino all’accelerazione dovuta al conflitto. Sara è una ragazzina ebrea. I suoi genitori la fanno vivere presso una famiglia nel piccolo paese di Sperlonga per farla fuggire dalla deportazione, mentre Silvana proviene dalla borgata romana di Val Melaina ed è ricoverata al Forlanini, il sanatorio di Roma. “Un paese intero, una nazione, un mondo che faceva finta di niente. Come se di noi non importasse realmente a nessuno. E a nessuno importava dell’altro. Ci stavamo tramutando in fantasmi”.
Chi aspettava semplicemente che la guerra finisse; chi pensava che l’Italia avrebbe comunque vinto; chi coperto da una tonaca si credeva capace di trattare con quella carogna di Hitler come aveva trattato con
Mussolini; chi trafficava con la speranza di diventare ricco a discapito della vita degli altri. Ma in realtà tutto era fermo, in un incantesimo che aveva scolpito ciascuno nella pietra” . (Pag. 79) Erano tempi feroci e i fatti che accadono alle due ragazze non possono che essere tali: l’autrice ce le consegna autentiche con uno stile asciutto e al tempo stesso delicato, con una profondità che va dritta al centro dei sentimenti che trasmette. Le due protagoniste diventano donne attraversando gli anni della guerra e l’autrice ne segue l’emancipazione che raggiungono in maniera naturale, in seguito alle vicissitudini che affrontano, alle morti e alle delusioni. Ci sono il coraggio, la rassegnazione, la rabbia delle persone comuni che hanno vissuto quegli eventi terribili e hanno toccato con mano la banalità del male. Ne sentiamo la vicinanza, in un crescendo di vicende che ci portano a riflettere come la guerra sia un evento drammatico, attraverso il quale le vite
subiscono continue battute d’arresto affrontando stenti, dolori, drammi.
Alla fine anche la guerra ha un termine e arrivano gli anni Cinquanta, raccontati in maniera mirabile dai
maestri del neorealismo: Sara, Silvana e i personaggi che con loro hanno intrecciato le vite sono lì a dirci che l’umanità e la solidarietà possono vincere.
Barbara Bottazzi
La recensione su Gli Amanti dei Libri
Avezzano. La primavera porta con sé aria di novità e creatività, e il Mondadori Bookstore di Avezzano celebra l’arrivo della nuova stagione con un evento imperdibile dedicato agli autori locali. Dal 17 al 23 marzo, la libreria ospiterà “7 giorni, 7 autori, 7 storie”, una settimana interamente dedicata ai libri di scrittori del territorio, spaziando tra romanzi storici, poesia, saggi, narrativa e fumetti. Un viaggio appassionante tra le pagine di storie uniche e originali, che darà spazio a diverse voci della letteratura abruzzese, offrendo ai lettori l’opportunità di incontrare gli autori e scoprire il fascino delle loro opere. Il programma dell’evento: Lunedì 17 marzo – Apertura con la collana “Le comete”, un omaggio all’Abruzzo a cura di Ianieri Edizioni. Martedì 18 marzo – Roberto Cipollone presenta “Sabina Santilli”, un viaggio nella vita straordinaria della fondatrice della Lega del Filo d’Oro (Radici Edizioni). Mercoledì 19 marzo – La narrativa incontra il fumetto con “Muzio, avventure di un giovane avezzanese”, a cura dell’Associazione Sessantasettezerocinquantuno. Giovedì 20 marzo – La poesia protagonista con la raccolta “Il colore basso di un saluto” di Giorgio Rafaelli (Arcipelago Itaca Edizioni). Venerdì 21 marzo – Roberta Di Pascasio ci conduce nel suo ultimo romanzo “Il lato nascosto delle storie” (Arkadia Editore). Sabato 22 marzo – Uno sguardo alla storia con due romanzi: “La grande Roma dei Tarquini” di Emma Pomilio (Mondadori) e “Pretoriani” di Francesco Proia (Anfiteatro Editore). Domenica 23 marzo – Chiusura della rassegna con “Semplicemente Normand” di Stefania Marini (Ianieri Edizioni). Durante l’intera settimana, i lettori avranno la possibilità di incontrare e conoscere gli autori, assistere a presentazioni, scoprire il dietro le quinte della scrittura e dialogare con i protagonisti di questa kermesse letteraria. L’evento rappresenta un’occasione speciale per sostenere la letteratura locale, avvicinarsi a nuove letture e celebrare il potere delle storie. Il Mondadori Bookstore di Avezzano invita tutti gli appassionati di libri a partecipare e a lasciarsi trasportare dalla magia della narrazione.
La segnalazione su MarsicaLive
Maria Caterina
Prezioso
Sinossi. Italia 1940-1955. Sara e Silvana, una specchio dell’altra. Due storie che si alternano per poi forse incontrarsi solo anni dopo. Anni vissuti l’una all’insaputa dell’altra. Anni feroci in Italia e nel mondo. Quelli del fascismo, della Seconda guerra mondiale, della sconfitta e della rinascita. Nel mezzo una Nazione allo sbando. Sara è una ragazzina ebrea che, scampata alla Shoà, troverà rifugio nel piccolo borgo di Sperlonga. Silvana, invece, è una ragazzina di Val Melaina, una borgata di Roma, immersa in una giovinezza delicata e povera che la porterà al Forlanini, il Sanatorio di Roma, luogo in cui tenterà di sopravvivere e diventare una donna. Attraverso le loro voci conosceremo gli altri personaggi, alcuni realmente esistiti altri di fantasia, le rispettive famiglie, le avventure di una stagione, la giovinezza vissuta nel periodo della guerra e gli accadimenti del periodo successivo. Come al cinema scorreranno i titoli di coda che racconteranno quale sia stato il destino di ciascuno dei protagonisti, quelli che ce l’hanno fatta e quelli che si sono arresi. Dalle loro voci ascolteremo uno spaccato di quegli anni, di un’intera stagione che, per quanto si voglia provare a dimenticare, ritorna spesso con un’attualità sconcertante.
Recensione di Matilde Russo
In questo romanzo si raccontano le vicende di due ragazze. Una è Sara, un’ebrea di Roma che spinta dalla famiglia va a vivere a Sperlonga, un piccolo borgo del Lazio, dove si rifugerà per scampare alla guerra. Un’altra è Silvana, una ragazzina che soffre di tisi e ricoverata al Forlanini di Roma cercherà di guarire prima, e sopravvivere poi. Le vicende delle due ragazze si intrecciano con i luoghi del Lazio, con le pagine della Storia d’Italia. Le due vivono parallelamente, senza conoscersi, senza sapere neppure dell’esistenza dell’altra, eppure sono legate da ciò che accade attorno a loro. Una scrittura fluida, quasi poetica in alcuni punti, ci ricorda ciò che è stato anche facendo riferimento a fatti e personaggi realmente esistiti. Un libro che parla di amore, sofferenza, del coraggio di continuare a lottare, sempre.
Maria Caterina Prezioso
è nata a Roma nel 1961 ha pubblicato una raccolta poetica intitolata Nelle rughe del muro (Ibiskos, 1991). Per il teatro ha scritto La risposta di Leonardo (con Giuliana Majocchi, Il Segnale, 1996), messa in scena per la regia di Sergio de Sandro Salvati dalla Compagnia della Medusa (Teatro Oda di Foggia e Teatro Verga di Milano, premio migliore spettacolo) e La stanza. La festa dei Tuareg (Titivillus, 2004). Ha poi pubblicato i romanzi Il gioco n. 33 (Il Ventaglio, 1993), Il colpo (Pequod edizioni, 2008), Cronache binarie (Enzo Delfino Editore, 2011), Blu cavolfiore (Golena, 2013), La ballata dei giorni della pioggia (Kogoi Edizioni, 2016). Nel 2018 esce, coautrice Giuliana Majocchi, Pina & Max (Edizioni Leucotea, 2018). Alcuni suoi racconti e novelle sono stati pubblicati in diverse riviste di letteratura (“Storie”, “Omero”, “In-Edito”, “TutteStorie”, “EllinSelae”). Collabora con la rivista “Satisfiction”.
Matilde Russo
La recensione su Thrillernord
“8 dicembre 1940
I preparativi fervevano da alcuni giorni.
Quella domenica pomeriggio, festa dell’Immacolata Concezione, Roma pareva dormire distesa lungo gli argini del Tevere. Il giorno prima aveva lasciato l’amaro in bocca a mia madre Miriam che non si dava pace.
«Che sia maledetto il sabato fascista.»
Mio padre, incollato alla radio tenuta a basso volume, seguiva la partita Lazio-Torino, non sembrava prestare attenzione alle parole di Miriam, ma all’improvviso si alzò dalla sedia, andò da lei e se l’abbracciò stretta.
«Vedrai, si aggiusta tutto. Facciamo passare la buriana. Intanto sistemiamo Sara al sicuro. Noi staremo bene cara vedrai, vedrai.»
Se la cullava come fosse una bambina imbronciata. «Dio conta le lacrime delle donne.»
«E allora che le contasse per bene perché le ho finite.»”
Inizia così il libro di Maria Caterina Prezioso e poi continua con la proclamazione della guerra il 10 giugno 1940 quando Mussolini dal balcone di Piazza Venezia annunciò l’entrata in guerra dell’Italia al fianco di Hitler. Sappiamo che un mese prima, l’esercito nazista aveva occupato il Belgio e le truppe tedesche avevano occupato Bruxelles.
Sara e Silvana, l’una scampata alla Shoa, troverà rifugio a Sperlonga, l’altra verrà ricoverata al Forlanini, intrecciando le loro storie e nella dedica l’autrice scrive “A Silvana del mio ricordo. A Sara della mia immaginazione” ci sono due elementi fondamentali della sua scrittura. Il ricordo e l’immaginazione.
E mentre la guerra infuria Silvana si ammala di tubercolosi e conosciamo il Sanatorio e il modo come allora, senza antibiotici, si veniva curati.
L’ospedale Carlo Forlanini, il “Sanatorio” ospitava tanti ragazzi e ragazze con duemilasessanta posti letto a fine del 1940. L’ospedale era diviso in quattro padiglioni, due riservati alle donne e gli altri due agli uomini, più un reparto chiamato clinica medica-donne. Nel 1941 si aggiunse un nuovo padiglione ortopedico costituito da altri duecentocinquantuno posti letto dedicati esclusivamente a quelli che erano affetti da forme tubercolari osteoarticolari… la tubercolosi ossea. Vi era a capo il professor Giusto Fegiz un medico umano e professionale.
Leggiamo nelle pagine del libro la storia d’Italia fino alla fine della guerra fino al voto con la grande speranza verso un futuro “Il 2 giugno noi donne andammo per la prima volta a votare. Ci recammo in massa alle urne. Non fu una concessione, ma una conquista. Anche noi avevamo fatto la resistenza, partecipato attivamente alla lotta di liberazione. L’Italia uscita dalla guerra era chiamata a decidere con voto finalmente libero tra Repubblica e Monarchia.”
Un libro molto accurato nella ricostruzione storica e un libro che tutti dovrebbero leggere per sapere com’è facile piombare in una guerra.
Una testimonianza seria questa di Maria Caterina Prezioso, nostra amica nel Regno della Litweb con un romanzo di un “nuovo neorealismo poetico”
Ippolita Luzzo
La recensione su Il Regno della Litweb
Maria Caterina Prezioso racconta con il suo romanzo “I giorni pari” la storia di Sara e Silvana. Sara ebrea romana e la sua famiglia perseguitata per la loro appartenenza alla razza ebraica. Silvana vive con la sua famiglia nelle case popolari del quartiere di Roma a Val Melaina. Siamo negli anni 1940/1955, periodo in cui le leggi razziali si fanno sempre più dure. I genitori di Sara, Gino e Miriam, sono costretti a separarsi dalla figlia sperando in un futuro migliore che li veda ricongiungersi a Sperlonga, luogo dove la fanno fuggire per metterla al riparo. Silvana invece, affronterà una malattia che la porterà ad essere ricoverata al Forlanini, allora il Sanatorio di Roma.
Perché se li nominiamo e raccontiamo le loro storie i nostri morti non muoiono.
Da questa citazione, che troviamo nel libro, tratta da “La lampada di Aladino e altri racconti per vincere l’oblio” di Luis Sepulveda, percepiamo l’importanza di narrare le storie per rendere eterna la vita delle persone che sono morte in quegli eventi terribili, ma che tornano alla memoria attraverso il nero su bianco impresso sulla carta; testimonianza di una memoria che non tarda ad arrivare e che si spera attivi una coscienza su queste note dolenti di storia.
Perché questo titolo: I giorni pari?
Grazie per la domanda e per lo spazio che mi avete concesso.
Il titolo del romanzo è venuto subito, fin dalla prima stesura. È un omaggio alla scrittura, al teatro di Edoardo De Filippo e alla sua “La Cantata dei giorni pari”, nella quale il grande drammaturgo raccoglie le commedie giovanili scritte dal 1920, appena ventenne, al 1942, quando mise in scena “Io, l’erede“. Per il popolo napoletano “i giorni pari” (a differenza dei dispari) sono i giorni fortunati, i giorni che aprono al futuro, nella determinata ricerca di un domani migliore.
La risposta dell’autrice ci proietta verso un domani che ci veda migliori di ieri, i giorni fortunati dove tutto potrà tornare a scorrere in una normale giornata, dove si possano assaporare i giorni pari, i giorni fortunati, i giorni che aprono al futuro, per ricominciare da adesso in avanti.
Luisa Di Bagno
La recensione su Il secondo mestiere
Mi si potrebbe far notare che non è molto elegante scrivere una recensione per un libro pubblicato dalla casa editrice per cui ho pubblicato un libro pure io, tanto più che qui stiamo parlando anche della stessa collana, proprio la stessa: sideKar.
Ma io dico che ogni tanto è piacevole anche fare qualche eccezione all’eleganza e questa è una di quelle eccezioni.
Faccio una premessa senza la pretesta di dire una grande verità fino a ora nascosta e rivelata da me ai più. C’è, nell’editoria, la capacità di inseguire e accodarsi alle tendenze. Ci sono quei libri che, per un motivo o per l’altro, hanno venduto e che poi a un certo punto si trovano a dover fronteggiare la concorrenza di innumerevoli cloni. Se per esempio, all’improvviso, una saga familiare ha venduto parecchio, dopo poco vedremo spuntare saghe familiari, più o meno belle che andranno a saturare una nicchia.
Anche con i racconti ambientati nella Seconda Guerra Mondiale da un po’ di tempo a questa parte abbiamo assistito a un fenomeno simile, ma per quanto queste nicchie, tutte, tendando prima o dopo a saturarsi e a produrre copie sbiadite, ogni tanto capita la fortuna di leggere qualcosa che si distingue dalla massa.
Nel caso specifico mi riferisco al romanzo “I giorni pari” di Maria Caterina Prezioso. Come si sarà capito il romanzo prende vita all’alba della Seconda Guerra Mondiale ma ha la capacità, a un certo punto, di lasciarsela alle spalle per andare oltre. Si parte dal 1940 e si arriva fino al 1955 ma ci sono tracce, seminate un po’ per farci fare ulteriore strada, che portano con lo sguardo anche più avanti. Il romanzo ruota attorno a due figure femminili capaci di fare da catalizzatore. Dapprima incontriamo Sara, una ragazza ebrea che a poco a poco vede sgretolarsi il terreno sul quale appoggia i suoi piedi, ed costretta a rifugiarsi nel piccolo borgo di Sperlonga per avere la speranza di sfuggire dalla repressione fascista. La seconda protagonista è Silvana, una ragazza che vive nella povertà, in un ambiente familiare tutt’altro che sereno e che abitando a Roma viene ricoverata al sanatorio Forlanini a causa della tubercolosi, una malattia che in quel momento sta falcidiando uomini e donne di tutte le età e che difficilmente lascia scampo. Grazie a queste due protagoniste, dotate di una purezza d’animo quasi disarmante, non solo conosceremo la storia ma anche l’impatto che questa ha avuto nella vita delle persona che Maria Caterina Prezioso ci presenta.
Questo è un romanzo che ci mostra come attaccarci alla vita, come fare il meglio che possiamo con il tempo che ci è stato concesso nonostante, al di fuori, infuri la burrasca. E qui arrivo al motivo per cui mi è piaciuto leggere questo romanzo. Fin dalla prima pagina ho sentito che dietro alla costruzione narrativa, dietro ai periodi più o meno lunghi, dietro ai dialoghi, al racconto dei fatti storici, allo spauracchio del Nazismo e del Fascismo, dietro a tutto questo c’erano, prima di tutto, persone. Maria Caterina Prezioso è riuscita a farmici affezionare e non è una cosa semplice. Ho visto come l’impatto della storia si è scagliato contro queste persone, ho visto come da dentro non sia così semplice cogliere i segnali della distruzione e mi è sembrato che questo romanzo fosse terribilmente attuale. “I giorni pari” è un romanzo genuino, cosa che per quel che mi riguarda, è un gran bel complimento. La scrittura si dipana sincera pagina dopo pagina al punto che pare di essere seduti ad ascoltare il racconto di un vecchio zio che ha vissuto sulla sua pelle quegli eventi storici.
E’ una bella storia che vi invito a leggere perché ogni tanto è bello vedere l’empatia che prende il sopravvento su tutto il resto.
Nata a Roma nel 1961 ha pubblicato una raccolta poetica intitolata Nelle rughe del muro (Ibiskos, 1991). Per il teatro ha scritto La risposta di Leonardo (con Giuliana Majocchi, Il Segnale, 1996), messa in scena per la regia di Sergio de Sandro Salvati dalla Compagnia della Medusa (Teatro Oda di Foggia e Teatro Verga di Milano, premio migliore spettacolo) e La stanza. La festa dei Tuareg (Titivillus, 2004). Ha poi pubblicato i romanzi Il gioco n. 33 (Il Ventaglio, 1993), Il colpo (Pequod edizioni, 2008), Cronache binarie (Enzo Delfino Editore, 2011), Blu cavolfiore (Golena, 2013), La ballata dei giorni della pioggia (Kogoi Edizioni, 2016). Nel 2018 esce, coautrice Giuliana Majocchi, Pina & Max (Edizioni Leucotea, 2018). Alcuni suoi racconti e novelle sono stati pubblicati in diverse riviste di letteratura (“Storie”, “Omero”, “In-Edito”, “TutteStorie”, “EllinSelae”). Collabora con la rivista “Satisfiction”. Per Arkadia Editore ha pubblicato I giorni pari (2024).
Gianluigi Bodi
La recensione su Senzaudio