“Lettere dall’orlo del mondo” su Readaction Magazine
La cerimonia del distacco: “Lettere dall’orlo del mondo”, recensione
La spaccatura dell’amore può ricucirsi tramite un dialogo di parole scritte? J lei, Y lui, non lo sanno; come potrebbero? Eppure sembrano trovare la strada; ma ecco che precipitano, poi ecco che ci riprovano. Così. Barbara Garlaschelli in Lettere dall’orlo del mondo, edito da Arkadia, 2021, celebra la distanza come solo una penna potente può fare: la perdita si tramuta in necessità e poesia, si aggrappa al tempo, diventa altro. E quando il vuoto pian piano si colma di domande, i personaggi prendono forme nuove, hanno nomi; anime che tutti riconosciamo come amiche di strada, come certe luci a intermittenza che abbagliano, ma solo per qualche istante. Il dolore affiora come in ogni storia d’amore che ha a che fare con la coscienza di sé: mescolando il quotidiano col sogno. Le paure si rivelano subito, ma c’è di bello che sanno rispettarsi, trattarsi con cura.
“Al passaggio delle nuvole rabbrividisco quando il Sole scompare, nel timore che non riappaia più.”
Un libro sotto forma di epistolario che scorre tra le vene di chi lo legge e si modifica pagina dopo pagina, cambiando allo stesso modo il lettore che si rinnova per ogni frase scritta, per ogni urlo incantato che le parole scagliano, ma con dolcezza. La vita e la morte ogni tanto si accavallano e l’esistenza sembra diventare un fiume vivace che vuole raggiungere il suo mare, solo un po’ frenato dalla nostalgia del non avverato. Uno scambio di lettere tra Y. e J., i protagonisti di questa storia, ma che potrebbe anche essere dialogo e monologo, abisso che richiama e respinge. Il binomio amore/dolore diviene la cerimonia di una bellezza struggente e atavica e potremmo semplicemente dire che compare un ritorno istintivo alla memoria del mondo. E, soprattutto, senza coordinate precise, leggendo il carteggio diventiamo improvvisamente consapevoli della loro inutilità. Ma non basta: è l’orlo, il confine, il baratro che toglie il fiato e inchioda. È il luogo principe che urla il suo diritto a essere, il luogo che abbiamo valicato precipitando mille volte per mille vite. La scrittura corre veloce; a tratti, durante la lettura, vorresti bloccare le pagine con prepotenza, farle sedimentare come quei momenti della vita che scorrono troppo in fretta tra le lancette per poi lasciarci smarriti. L’autrice, con rara maestria e straordinaria generosità, sembra svuotare la propria anima in questo libro come un travaso di carne, esperienze e sangue: portandoci per mano in un finale che sorprende. Lettere dall’orlo del mondo è un gioiello, un solitario al dito della nostra libreria; un diamante che sparge luce e che taglia l’anima, se solo lo si lascia fare.
Katia Colica
Il link alla recensione su Readaction Magazine: https://bit.ly/3ekrOMR