“L’ombra di Kafka” su SoloLibri
L’ombra di Kafka di Andrea Alba
Arkadia Editore, 2025 – Tre giovani universitari si ritrovano a vivere nello stesso appartamento, si vogliono bene e, mentre incombe l’anno 2000 e il millennium bug, incrociano il loro cammino con un certo Gregorio Boemo.
Non si può parlare di letteratura e di soldi, perché ora è difficile vivere solamente per i propri libri. Anche Andrea Alba lo sa da un pezzo, e infatti insegna materie letterarie a Torino, anche se è di origine siciliana. Questo romanzo non regge la terza persona fino all’ultimo, il narratore si mette di mezzo e per chi scrive è un abbaglio, una resa. Perché lo sappiamo da sempre che la narrativa è finzione. Nonostante alcune ingenuità, questo non è il primo libro di Andrea Alba ma il secondo, e ha come titolo L’ombra di Kafka (Arkadia editore, 2025). È la storia di tre coinquilini nell’anno 1999, quando i prezzi delle case a Roma erano ancora accettabili e il quartiere di San Lorenzo conservava ancora la sua anima popolare. Fabio con le due ragazze tra cui Cristina, che conosce già da tempo, di cui è innamorato ma non lo dice nemmeno a sé stesso, anche se dopo una festa o dopo aver alzato troppo il gomito si ritrovano a letto insieme più volte. Appunto Cristina, bella, sensuale, che non si vede poi così avvenente, che deve laurearsi in lettere, con grande rammarico da parte della madre che è un’inflessibile insegnante di matematica, stimata da tutti, che ritiene gli studenti di materie letterarie dei pelandroni, dei futuri disoccupati. Fabio è pigro di suo. Ama la sua stanzetta romana e ci resta giorni e giorni, ed esce solo per mangiare. Adora Cristina, come già scritto, ma il sentimento di lei è di adorazione amicale, in quanto cerca un altro ragazzo. Fabio non vuole fare niente e guardare solo film in televisione, ma la nuova videoteca cerca personale (siamo nel 1999, ndr) e lui si presenta senza speranza, ma l’amore sconfinato per il cinema convince il gestore e Fabio non è solo contento di lavorare tra i film, ma da casa sua, deve solo attraversare la strada per andare al lavoro. E poi c’è Giulia, la nuova arrivata ma già adottata, che si ritrova da due persone che la baciano in continuazione sulle guance, le fanno un letto a una piazza e mezzo, nel caso ci fosse un fidanzato che non c’è. La sua iscrizione a architettura è stato un patto con la famiglia, che la voleva in un’università inglese o di gran nome. Perché, pur tenendo nascosta la verità anche a sé stessa, Giulia appartiene a una famiglia alto borghese che vive in una casa enorme.
Cristina sta preparando una tesi su chi ha tradotto per primo Franz Kafka in italiano. Come sappiamo, la vicenda dello scrittore si basa su un tradimento: il suo migliore amico Max Brod era un uomo diretto e aveva capito che conservare gli scritti di Kafka era un omaggio alla cultura internazionale e quindi giurò il falso. Sta di fatto che nemmeno Brod abbiamo dimenticato, perché la vera letteratura è fatta di talento e di promesse non mantenute.
Tornando ai nostri amici, che non vengono più trattati da personaggi, perché il narratore ci ha tenuto a farci a sapere che questa storia era sua anche nell’evenienza non fosse stata pubblicata, subiscono il fascino del ritrovamento di un uomo chiamato Gregorio Boemo. Già dal nome si capisce che lo scrittore e narratore gioca col lettore e la sensazione è che un libro molto bello, scritto in modalità new millennium, perda qualche pezzo di autenticità o di disonestà. Fate voi.
Vincenzo Mazzaccaro
La recensione su SoloLibri