“La bella virtù” su Luciaguida
Reading Tips: “La bella virtù” di Marisa Salabelle e “Via dalla pazza folla” di Thomas Hardy
La bella virtù di Marisa Salabelle
Uno spaccato familiare fornito attraverso punti di vista e di riferimento diversi è al centro del romanzo di Marisa Salabelle “La bella virtù”. In un arco temporale di svariati decenni a cavallo tra il secondo dopoguerra e il primo ventennio del terzo millennio i componenti di una medesima famiglia articolano i propri ricordi, vissuti o ricevuti tramite narrazione da terzi, animati da sentimenti contrastanti: di profonda nostalgia per Felice, anziano professore universitario, di insofferenza contenuta per Maria Ausilia moglie devota di questi; di filiale accondiscendenza verso entrambi per Carla, loro figlia, e di scoperta per Kevin, figlio di quest’ultima e giovane laureato alla ricerca di un filo conduttore comune che possa legare in maniera coerente i rami dell’albero genealogico di famiglia nell’attimo in cui decide di farlo diventare oggetto della sua tesi magistrale. Il racconto si snoda in punta di penna spaziando tra i conflitti di Felice, sensibile al richiamo della vita ma sempre pronto a rendere il suo senso di gratitudine esistenziale per quanto ricevuto in un’ottica marcatamente religiosa; le rivendicazioni di Maria Ausilia, colonna portante di questo nucleo familiare e femminista ante litteram pentita, divisa, come per certi versi accade anche a sua figlia Carla, tra la voglia di spiccare il volo in autonomia e il senso del dovere che la tiene legata a colui che ha scelto come compagno. E infine Kevin, personaggio dissacrante, capace di mantenersi distaccato per analizzare con impegno e indubbia obiettività le vicissitudini dei suoi avi, qualcuno più famoso di qualcun altro, senza concedersi il lusso di parteggiare per nessuno. Il romanzo, seguito de “Gli ingranaggi dei ricordi” procede in maniera fluida conducendo agevolmente il lettore verso l’ultima pagina sino a fargli prefigurare un ulteriore attesissimo prosieguo narrativo.
Via dalla pazza folla di Thomas Hardy
Due giovani ambiziosi cercano di farsi strada nel mitico Wessex hardyano (attuale Dorset); il primo, Gabriel Oak, è già un abile fattore quando incontra Batsheba Everdere, orfana povera e di belle speranze. I due si piacciono ma Batsheba fatica a impegnarsi e ad accettare le profferte serie dell’uomo che a lei vuol votarsi per il resto dei suoi giorni. Il mondo vittoriamo vorrebbe dipingere la ragazza come una volubile coquette che ama irretire gli uomini che le si avvicinano senza mai concedersi, ma Batsheba è molto di più: è pervasa da una gran voglia di affermarsi come donna dal punto di vista professionale a mo’ di suffragetta in anticipo sul flusso della storia. Il destino sembra quasi darle una mano nell’attimo in cui riceve in eredità da uno zio che ha intravisto in lei capacità e intelligenza una fattoria. Diversa sorte, invece, per Gabriel che per circostanze avverse perde il suo gregge ed è costretto a tornare alla sua antica attività di pastore oramai privo dei suoi possedimenti. Batsheba va avanti per la sua strada che però si incrocia più di una volta con quella del suo antico innamorato che le resta accanto anche quando lei sceglie di legarsi al sergente Troy, un uomo che non la ama perché vive nel ricordo di un antico affetto per un’altra donna, la dolce Fanny, da lui ingiustamente trascurato e poi sublimato dal senso di rimorso che lo attanaglia. In questo circolo amoroso sui generis trova posto anche l’innamoramento del fittavolo Boldwood per la Everdene che lo ha reso umano e vulnerabile inviandogli per gioco un valentine. A lei il signorotto di campagna si legherà ossessivamente per la vita sino a compromettersi irrimediabilmente. Nell’eterno gioco delle parti trova giusta collocazione anche il folto microcosmo umano rurale rappresentato dai dipendenti della signora Everdene/Troy che per la loro padrona, tuttavia, non hanno mai parole di biasimo riconoscendone la grande capacità imprenditoriale e l’impegno profuso verso di loro sin dall’inizio perché la tenuta ottenuta in gestione potesse fruttare al meglio conservando la stabilità lavorativa di ciascuno di essi. Un romanzo evergreen di grande impatto capace di ispirare ben due versioni filmiche e un serial televisivo, in cui Thomas Hardy, sapiente architetto nella narrazione e nelle suggestive descrizioni di ambientazioni e territori da lui lungamente amati, si riconferma grande e abile osservatore dell’animo umano scandagliato sino alle pieghe più profonde e insondabili.
Lucia Guida
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