“Il tema di Ethna” su La poesia e lo spirito
“Il tema di Ethna”, di Anna Bertini
Anna Bertini, Il tema di Ethna (Arkadia, 2025)
Forse non è un caso se ho finito di leggere questo libro e ho scritto la prima stesura di questa recensione durante il mio recente volo verso la Florida per alcuni incontri universitari, mentre ero sospeso tra due continenti. Il tema di Ethna di Anna Bertini è il secondo romanzo della scrittrice toscana edito da Arkadia dopo Le stelle doppie (del 2020). La storia qui raccontata è anch’essa, infatti, sospesa tra molti mondi, ma principalmente tra due, l’Irlanda e l’Italia – cosa che mi trova quanto mai in linea, dato che la verde isola è per me, spiritualmente, una seconda casa. La vicenda narrata è quella di Ethna Sarfatti, figlia di Enzo, un tipografo italiano (e in seguito professore d’inglese) emigrato a Dublino negli anni ’30 (ma figlia solo sul piano legale, perché biologicamente era nata da un irlandese scapestrato, Jeffrey, che ben presto avrebbe abbandonato sua madre Lora). Ethna (pronunciato “Enna”) è una violoncellista e compositrice che si fa strada nonostante il segreto che, a partire dalla confessione di Enzo poco prima di morire, deve portarsi dentro, e che la carica di rabbia e rancore. Di lei seguiamo tutto l’itinerario esistenziale, fin dagli anni ’60, quando era una ragazzina, per arrivare agli esordi del Duemila, benché il nucleo vivo della sua storia si ambienti tra gli anni ’80 e il 2004-2005 – tra Dublino, Livorno, la rocca di Castel Sonnino e Firenze, dove a un certo punto i suoi decisero di trasferirsi. Ed è proprio sul finire del penultimo decennio del Novecento che, sulla costa toscana, Ethna incontra un uomo, Lorenzo, che la affascina e travolge ogni suo freno, coinvolgendola in una storia sentimentale breve ma intensa. Questa segnerà la loro vita a venire tanto da innescare un “domino” di conseguenze che la costringeranno ad affrontare i fantasmi del suo passato. La narrazione non è lineare, benché segua un andamento nel complesso cronologicamente progressivo, e procede tra sprazzi di tempo lontano e anticipazioni di futuro, combinando squarci di paesaggio solare tirrenico, con la loro luce calda e vivida e il sapore intenso dei loro cibi e delle loro bevande, e istantanee dilatate di vedute irlandesi e gallesi (è infatti in Galles che fuggì il padre biologico di Ethna, che lei si ostina a non voler rivedere), con la loro dolcezza malinconica e pacificante. La penna di Anna Bertini (scrittrice “cittadina del mondo”, altra cosa che ci accomuna) sa raccontare tutto ciò con grande intensità, imprimendo una vita vera, interessante e perfino toccante a personaggi inventati, sì, ma che sembrano quasi “elementali” dei mondi da cui provengono, pur se spesso impegnati a schizzare qua e là per il mondo, per lavoro o per il piacere di ritrovarsi. E davvero le coincidenze non finiscono mai, perché mentre leggevo il romanzo (dove peraltro compaiono anche personaggi realmente esistiti, come Horace Gibson, fondatore della International School of Florence), lo schermo della signora seduta davanti a me in aereo trasmetteva, sottotitolato in inglese, Dražen, film sulla vita (magnifica e tragica) di un altro grande globe-trotter, il cestista croato Dražen Petrovi?, uno dei migliori di sempre nella pallacanestro, morto in un incidente automobilistico nel 1993. Così, mentre le righe de Il tema di Ethna scorrevano agili e coinvolgenti, anche quel sottofondo filmico evocava molteplici Altrove e innumerevoli epifanie di amore, lontananza e “mancanza di”, caricandomi di una nostalgia che però, al contempo, era sinonimo di proiezione su un avvenire da cui ci si sente chiamati da una vocazione profonda. E questo valeva per me durante il mio viaggio (e vale ancora), e soprattutto vale per i personaggi del romanzo di Anna Bertini, dove i rimpianti e l’urgenza di chiarimenti sul senso del passato contano, spingono e “bruciano”, ma prevale la necessità improrogabile di lasciare che si riveli il percorso esistenziale verso il futuro.
Giovanni Agnoloni
La recensione su La poesia e lo spirito